ESSERE O AVERE?
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

        Quella di condurre una vita agreste è il sogno proibito di uomini e donne che consumano una esistenza caotica in città. Sono molte le persone desiderose di vivere in campagna, svolgendo una attività lavorativa in simbiosi con la natura, ma il lavoro dei campi, contrariamente a quanto è facile supporre, è un impegno faticoso, ciò nondimeno le soddisfazioni che ne ricava chi di mestiere fa l'agricoltore sono ineguagliabili.
   Chi conduce la propria vita in città non conosce la callosa realtà di chi lavora la terra, ignora le rotazioni delle colture, non conosce i ritmi di lavoro nelle fattorie, e non sa nemmeno distinguere una gallina da un cappone. Allo stesso modo chi è cresciuto in campagna considera chi vive in città degli alienati a causa del tipo di vita che conducono.

   Wolmer è nato in uno dei tanti cascinali di campagna che occupano la grassa striscia di terra, sulla riva destra del Po, nel tratto del fiume che attraversa il territorio della Bassa Parmense. L'umidità, la nebbia, il tipo di ventilazione e la temperatura dell'aria, sono i principali elementi atmosferici che determinano l'habitat naturale del territorio in cui da sempre a vissuto. Nonostante il naturale altalenarsi delle temperature e dell'umidità e la vicinanza del grande fiume, che in più di una occasione ha rischiato di alluvionare le sue terre, non ha mai avvertito la necessità di trasferirsi altrove adattandosi ai ritmi biologici, apparentemente avversi, della sua terra.
   Vivere in campagna lo considerava una condizione naturale. Tutte le volte che si affacciava al davanzale di una qualsiasi finestra del cascinale, poteva scorgere la bellezza dei campi, sborniarsi con il profumo dei fiori, cogliere i colori del cielo, ascoltare il cinguettare dei passeri, il gracidare delle rane e il frinire di grilli e cicale, mentre oltre l'argine, a un centinaio di metri dalla sua abitazione, poteva distinguere il letto del fiume che scorreva placido e lento. Se invece fosse vissuto in città quello che avrebbe visto davanti a sé, aprendo le finestre, sarebbero state delle mura di cemento.
   In campagna aveva a sua disposizione il silenzio per riflettere sul senso della vita, e soprattutto molto tempo per essere felice, ma dopo che gli anziani genitori gli erano mancati, uno dopo l'altro nel volgere di pochi mesi, la solitudine gli era diventata di peso. 
   Il paese più vicino alla sua cascina, poche case raccolte attorno al campanile di una chiesa, era simile a molti altri piccoli centri abitati che occupano il lembo di territorio a ridosso del grande fiume. Raggiungeva il paese, distante un paio di chilometri dalla sua abitazione, il sabato sera, quando, in sella alla bicicletta, si recava al Bar Sport per giocare alle carte in compagnia degli amici.
   Quello che desiderava dalla vita era di seguitare a vivere in campagna, in completa libertà, condividendo questa sua scelta con una donna. All'età di trentadue anni desiderava intraprendere una relazione amorosa, semplice e sincera, ma a causa della sua timidezza, fomentata da una grossolana balbuzie, non aveva mai avuto occasione di instaurare rapporti amorosi con una donna.
   Nel corso della vita aveva soddisfatto le sue pulsioni erotiche facendo sesso con le puttane, soprattutto con le nigeriane che notte e giorno si prostituivano ai bordi della Via Emilia, distante una manciata di chilometri dalla sua abitazione, ma a lungo andare quel tipo di donne lo aveva lasciato insoddisfatto tant'è che aveva smesso di frequentarle preferendo arrangiarsi da solo.
   Trovare una donna carina con cui condividere il resto della vita la considerava una impresa niente affatto facile, anche se si considerava un uomo affidabile, dolce e protettivo. Infatti, piuttosto che sposare una donna dal carattere focoso, capace di amare un uomo in maniera passionale, era più propenso ad accostarsi a una donna dinamica, abile nel coadiuvarlo, nel limite del possibile, nei lavori della fattoria. Spinto da un impellente bisogno di avere una moglie accanto a sé, stanco del romitaggio cui l'obbligavano gli impegni dell'azienda agricola che non gli permettevano di avere sufficiente tempo libero da dedicare agli svaghi, aveva preso la decisione di rivolgersi a un'agenzia matrimoniale, scegliendone una a caso fra le tante che comparivano sull'elenco  telefonico della vicina Parma e avevano come peculiarità quella di organizzare feste, incontri e cene, a favore degli iscritti in modo da farli socializzare, e offrivano profili reali di uomini e donne da incrociare secondo le esigenze degli associati.
   Queste opportunità lo avevano intrigato parecchio. Una volta iscritto all'agenzia aveva persino iniziato a frequentare discoteche e palestre illudendosi di riuscire, prima o poi, a rendersi interessante a qualcuna delle donne con cui l'agenzia lo aveva messo in contatto, ma dopo sei mesi di incontri e cene non era riuscito a concludere alcunché, seguitando ad arrangiarsi da solo nel soddisfare le proprie pulsioni sessuali. Dell'insuccesso aveva dato la colpa al fisico rozzo, tipico di chi lavora i campi, mentre agli occhi delle donne era soprattutto la balbuzie di cui era affetto che faceva della sua persona un partito poco appetibile.

   Un amico agricoltore, che da poco tempo si era unito in matrimonio con una ragazza tailandese, gli aveva consigliato di mettersi in contatto con una agenzia matrimoniale bolognese, sufficientemente affidabile, che da una decina di anni fungeva da intermediaria nel condurre in Italia ragazze asiatiche e sudamericane disposte a sposare uomini italiani. A Wolmer erano sempre piaciute le ragazze dagli occhi a mandorla e il consiglio dell'amico lo aveva intrigato parecchio.
   L'impiegata dell'agenzia matrimoniale con cui si era messo in contatto, una donna tutta di un pezzo, ma dal temperamento apparentemente bonario, l'aveva messo subito a proprio agio assicurandogli che tutte le ragazze proposte dalla loro agenzia erano di buona famiglia, sane sia nel corpo che nella mente, e soprattutto fedeli all'uomo che le avrebbe sposate perché così le avevano educate le loro madri.
   L'unico problema che si era trovato ad affrontare, era che nessuna delle ragazze tailandesi proposte dall'agenzia parlava l'italiano. Qualcuna biascicava qualche parola d'inglese ma erano davvero rare. E lui si portava appresso una inguaribile balbuzie che non lo avrebbe facilitato nel relazionarsi con qualsiasi donna, ma ancora di più con una ragazza orientale. 
   "Siamo sicuri che nessuna di loro abbia lavorato in qualche bordello?" aveva chiesto all’impiegata dell'agenzia con cui era entrato in contatto e che, stizzita, l'aveva rassicurato dicendogli che tutte le ragazze da loro proposte erano povere, bisognose di affetto, e con un solo ideale: creare una stabile e tradizionale famiglia. 
   "Nessuna delle ragazze che propiniamo pensa a fare carriera oppure alla propria emancipazione. Il loro unico desiderio è quello di diventare regine della casa dell'uomo che deciderà di prenderle in moglie." l'aveva assicurato l'impiegata dell'agenzia mettendogli davanti un album da sfogliare, con le fotografie di numerose ragazze thailandesi fra cui scegliere quella o quelle che più lo ispiravano.
   "Una volta che avrà deciso quali di queste ragazze potrebbero interessarla" aveva detto l'impiegata "Dovrà segnalarmi il nome, il codice indicativo, e la pagina dell'album, dopodiché mi metterò in contatto con ciascuna di loro, le parlerò, e chiederò se sono disponibili ad accettare la scelta che lei ha fatto".
   Il costo d'iscrizione all'agenzia e l'acquisizione dei servizi messi a disposizione (assistenza, consulenze, traduzioni, corrispondenza, eventuale organizzazione del viaggio della ragazza in Italia) per chi desiderava una partner proveniente dall'oriente, era parecchio sostanziosa. Infine la scelta era caduta su una bellissima ragazza thailandese di appena vent'anni che si era resa disponibile a trasferirsi subito in Italia e sposarlo.

   Rajini la ragazza thailandese che in seguito sarebbe diventata sua moglie, il cui nome stava a significare *persona felice*, era giunta in Italia con un visto turistico di 90 giorni. All'aeroporto Marconi di Bologna ad attendere la promessa sposa c'era anche l'impiegata dell'agenzia matrimoniale con cui Wolmer avrebbe avuto un contenzioso a causa degli eccessivi costi relativi all'assistenza prestata. 
   Esplicate le formalità doganali Rajini aveva fatto la sua comparsa nella sala di arrivo dell'aeroporto mischiata a un gruppo di turisti asiatici. La foto della ragazza che Wolmer manteneva stretta nella mano non rendeva merito alla bellezza di Rajini. Longilinea, capelli neri, frangetta a sfiorarle le sopracciglia, viso angelico, vestiva in modo sbarazzino con jeans e una camicetta a fiori. 
   Wolmer era rimasto abbagliato da tanta bellezza, sorprendendosi nel costatare che una fanciulla così piacente sarebbe diventata sua moglie. L'impiegata dell'agenzia si era fatta incontro alla ragazza e aveva scambiato con lei poche parole in inglese, dopodiché le aveva presentato Wolmer che, emozionato com'era, sarebbe potuto morire d'infarto tanto era felice.
   Wolmer e Rajini si erano sposati con rito civile, davanti al sindaco, nella sala consigliare del municipio del paese, qualche settimana dopo che la ragazza era arrivata in Italia. I primi giorni di convivenza erano stati abbastanza complicati, soprattutto perché Rajini non parlava l'italiano. A Wolmer non gli era parso vero di avere tutta per sé una simile compagna. Era intimidito dalla sua presenza e non sapeva bene come si sarebbe potuto comportare a letto e quanto gli era lecito chiederle.
   Il corpo della ragazza era morbido e cedevole, delicato come i petali di una rosa. Rajini era vergine e la cosa lo aveva stupito parecchio. Lei si era presa subito cura di lui facendogli assaporare le gioie del matrimonio, e Wolmer si era presto convinto che non avrebbe potuto avere di meglio dalla vita.
   Rajini si era trovata a proprio agio nella piccola azienda agricola in riva al Po. Guidare il trattore, falciare l'erba, rivoltarla, imballarla e collocare le balle di fieno nella barchessa, al riparo dalla pioggia, erano tutte incombenze che aveva imparato abbastanza facilmente. Nell'eseguire i diversi lavori della fattoria era instancabile, si affaccendava con entusiasmo in tutte le mansioni proprie della vita agreste, anche nel mungere le vacche, ma le piaceva soprattutto prendersi cura degli animali da cortile. Da subito aveva imbastito una grande amicizia con Rocky, il pastore tedesco che faceva da cane da guardia alla cascina.
    Wolmer era soddisfatto dello spirito semplice con cui Rajini si era calata nella vita di campagna. La ragazza non aveva impiegato molto tempo a imparare l'italiano. Da subito avevano usato il linguaggio dell'amore, poi era arrivato tutto il resto. Facevano sesso tutte le notti, senza adottare nessuna precauzione. Wolmer desiderava avere dei figli al più presto e lei su questo era d'accordo col suo uomo.

   Era trascorso un anno da quando Rajini era giunta in Italia quando, una mattina, nella cassetta della posta, Wolmer aveva trovato una lettera in cui, l'anonimo autore, lo invitava a fare visita a una nota videoteca della città, e di chiedere in visione la videocassetta catalogata con la sigla Oriente 32B dal titolo "Coiti Orientali". 
  La lettera lo aveva lasciato freddo, indifferente, ravvisando in quel foglio un depliant pubblicitario e come tale lo aveva gettato nell'immondizia. Sennonché qualche giorno più tardi ne aveva ricevuto un'altra copia, pressoché identica alla prima, e la cosa stavolta lo aveva incuriosito fintanto che, al sopraggiungere di una terza lettera in cui l'anonimo autore faceva dei chiari riferimenti a Rajini, aveva deciso di recarsi a Parma per fare visita alla videoteca indicatagli nel foglio.

   Contrariamente a quanto aveva supposto l'esercizio commerciale citato nella lettera anonima non era una qualsiasi videoteca, ma un Sex-Shop, munito di cabine video, preso quotidianamente d'assalto da un pubblico di clienti che si recavano nel negozio, oltre ad acquistare oggettistica sessuale, soprattutto per guardare film porno e masturbarsi al buio delle cabine. 
   Messo piede nella videoteca si era avvicinato alla ragazza che occupava lo spazio dietro il bancone e le aveva chiesto in visione il film catalogato con la sigla Oriente 32B, dal titolo "Coiti Orientali".
   La ragazza, dopo che Wolmer si era premurato di corrisponderle il denaro necessario al noleggio, gli aveva indicato la cabina dove avrebbe potuto assistere alla proiezione del film. 
    Sul pavimento delle cabina, rivestita con pareti in plastica facilmente lavabili, erano ben visibili le tracce di sperma e di fazzoletti di carta lasciati lì da chi lo aveva preceduto. La cosa non lo aveva sorpreso, aveva occupato il seggiolino a trampolo davanti allo schermo LCD, ed era rimasto in attesa che comparissero le immagini del film. 
   Non era la prima volta che assisteva alla proiezione di pellicole pornografiche, ne aveva una intera collezione di videocassette che però si era premurato di fare sparire, nascondendole nella legnaia, allorché Rajinie era andata a vivere con lui. Di masturbarsi non ne aveva più bisogno, sua moglie era brava ad assecondarlo in ogni fantasia sessuale, anche a prenderlo nel culo, specie nei giorni in cui era indisposta a causa del mestruo.
   Le immagini hard che comparvero sullo schermo, immediatamente dopo i titoli della pellicola, ritraevano la classica coppia di lesbiche dagli occhi a mandorla che si scambiavano baci sulla passera in un acrobatico sessantanove. Immagini che erano la gioia di tutti i segaioli e anche di tante ragazze attratte dal mondo lesbo. Di seguito erano apparse sullo schermo un gruppo di ragazze orientali affaccendate a masturbare con i piedi un paio di uomini dagli attributi piuttosto virili. 
   Dopo avere visionato per più di mezzora le immagini del film stava per abbandonare la cabina quando, sullo schermo, erano comparse le immagini di due lesbiche impegnate a carezzarsi e affondare la lingua nella bocca dell'altra. La sorpresa di scoprire in una delle due protagoniste del video hard la figura di Rajini lo aveva sconvolto. Era crollato sul pavimento della cabina, privo di conoscenza, a causa dello shock subito. 
   Ad accorgersi del malore di cui era rimasto vittima era stata l'impiegata del Sex-Shop che, a seguito del rumore provocato dalla caduta del corpo sul pavimento, aveva visto la porta della cabina aprirsi e lui steso a terra svenuto.
   Soccorso dai militi della Croce Rossa era stato condotto in ambulanza al Pronto Soccorso. Dimesso a distanza di poche ore dal ricovero in ospedale aveva subito fatto ritorno al Sex-Shop e, stupendo l'impiegata, si era di nuovo rinchiuso dentro la medesima cabina che aveva occupato in precedenza chiedendo alla ragazza di potere rivedere il medesimo film porno che gli aveva procurato lo svenimento.
   Avuta conferma che la protagonista del film hard era proprio Rajini, dal tatuaggio di una piccola farfalla che la moglie aveva sul dorso della spalla, si era messo a pensare a come affrontare, una volta tornato a casa, la sua sposa. 
   Alla ragazza che gestiva Sex-Shop aveva chiesto di mettergli a disposizione tutti i film asiatici che la videoteca aveva a disposizione per costatare se Rajini era protagonista di altre pellicole.
   Era ormai notte quando, dopo avere visionato un centinaio di film porno, con protagoniste ragazze asiatiche, aveva fatto ritorno a casa.
   Rajini in un primo momento aveva negato le accuse di Wolmer, infine, messa alle strette, aveva ammesso di avere preso parte a una decina di film porno, rassicurandolo che in quelle occasioni aveva fatto del sesso soltanto con donne.
   Wolmer aveva creduto alle parole della moglie, rassicurato dal fatto che quando avevano fatto l'amore per la prima volta si era stupito nel costatare che era vergine. In un secondo tempo aveva pensato alla possibilità che in quei film porno Rajini non si fosse fatta scopare nella fica, ma lo avesse preso nel culo o in bocca. Nemmeno si era mai preoccupato, prima di sposarla, di sottoporla a esami clinici e di sangue per rilevare il suo stato di salute. Questo e altri pensieri avevano turbato la sua esistenza per molti mesi ancora, fintanto che Rajini era rimasta incinta. E allora la loro vita matrimoniale era tornata a essere normale.
   Le lettere anonime avevano seguitato ad arrivargli per molto tempo ancora fino a esaurirsi. Non era mai venuto a sapere chi fosse stato a spedirgliele, ma un sospetto lo aveva: probabilmente era stata la ragazza dell'agenzia matrimoniale con cui aveva avuto un lungo contenzioso finito in tribunale, e risoltosi a proprio favore.

 

 

 
 

------------------------------------

 
 

Racconti
1 - 100

Racconti
101 - 200

Racconti
201 - 300

Racconti
301 - 400

Racconti
401 - 500

Racconti
501 - 600

Racconti 601-700


E' vietato l'utilizzo dei testi ospitati in questo sito in altro contesto senza autorizzazione dell'autore.
I racconti sono di proprietà di Farfallina e protetti dal diritto d'autore.
L'usurpazione della paternità dei testi costituisce plagio ed è perseguibile a norma di legge.