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DURO
CHE DURI
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Camminava
sul marciapiede di Via Garibaldi,
diretto verso Piazza della Macina, ma
non poteva a fare a meno di pensare alla
notizia che occupava la prima pagina del
Corriere della Sera. Nel richiamare alla
memoria la fotografia della donna
oggetto di un eccezionale trapianto
d'organi, descritto nei dettagli sul
quotidiano milanese, non riusciva fare a
meno di associarla alla figura di
Frankenstein, mitica creatura del cinema
dell'orrore, ma anche supremo emblema
del "diverso".
Secondo quanto riportato
dal quotidiano milanese una equipe di
chirurghi italiani aveva trapiantato
entrambe le mani a una donna di
quarant'anni cui tre anni prima, causa
una gravissima infezione, la medesima
equipe medica aveva amputato mani e
piedi.
La notizia dell'eccezionale
trapianto d'organi aveva profondamente
turbato Lorenzo. Un simile intervento
chirurgico pareva pressoché impossibile
da realizzarsi, nonostante la scienza
medica negli ultimi decenni avesse
compiuto passi da gigante.
La notizia del trapianto
gli fece balenare l'idea che prima o
poi, dopo i trapianti di cuore, delle
cornee, del fegato, e persino della
pelle del viso, i medici sarebbero
riusciti, nel volgere di alcuni decenni,
a trapiantare il cervello e perché no,
anche il pene! Proprio l'intervento di
cui avvertiva l'assoluta necessità, non
perché lo avesse piccolo, anzi,
tutt'altro.
Infatti, quello che gli
pendeva fra le gambe era un pene dalle
dimensioni ciclopiche, un pene che gli
procurava parecchi problemi tutte le
volte che gli capitava di
scopare.
Essere dotato di un pene
dalle grosse dimensioni era una delle
fantasie ricorrenti che avevano
caratterizzato gli anni della sua pubertà.
Ma superata l'adolescenza il sogno si
era tramutato in una vera afflizione
stante lo sviluppo esagerato del proprio
organo di riproduzione.
Da bambino, quando non
aveva ancora sviluppato gli attributi
maschili secondari, aveva assistito a più
di una proiezione di film pornografici.
Il fratello, d'età maggiore di qualche
anno, li guardava di nascosto dai
genitori nella camera da letto che
condividevano insieme.
Emulando le
abitudini del fratello, abituato a
spararsi una sega dopo l'altra davanti
allo schermo del televisore, mentre
ammirava i protagonisti maschili e
femminili delle scopate, aveva
incominciato molto presto pure lui a
toccarsi.
In quelle occasioni, più
che sentirsi attratto dalle forme
giunoniche delle pornostar, provava una
ammirazione persino esagerata per le
performance degli attori protagonisti di
quelle pellicole, bramando in cuor suo
di essere dotato di un pene grosso come
il loro. Proprio quello che la natura
gli avrebbe fatto dono in seguito.
John Holmes, interprete
maschile di molte pellicole
pornografiche, entrato nella leggenda
del cinema americano per le dimensioni
ciclopiche del pene, che in piena erezione
raggiungeva la ragguardevole lunghezza
di 32 cm, circonferenza di 20 e diametro
di 6, aveva rappresentato per Lorenzo
una leggenda, al contrario di
quanto succedeva ai suoi coetanei che
consideravano il pornoattore un fenomeno
da baraccone.
A quell'età era convinto
che se fosse stato superdotato come John
Holmes avrebbe avuto ai suoi piedi
sciami di ragazze, offrendo a ciascuna
di loro quell'appagamento sessuale che
nessun altro uomo avrebbe mai potuto
offrirle, placando i loro bisogni, ma si
sbagliava... forse.
Un cazzo normale è lungo
non più di 15-20 cm. E quello gli
sarebbe piaciuto avere fra le gambe.
Alle dimensioni del proprio pene stava
pensando mentre camminava sul
marciapiede per raggiungere Piazza della
Macina dove aveva appuntamento con una
donna.
Navigando in internet era
venuto a conoscenza che erano molti i
maschi, complessati dalle ridotte
dimensioni del proprio pene, che si
rivolgevano a medici specialisti in
andrologia con la speranza di
modificarne le dimensioni, magari
disposti a spendere qualsiasi cifra,
sottoponendosi a ogni genere di
operazioni chirurgiche e supplizi con
strumentazioni particolari per
allungarlo. Contrariamente a tutti loro
lui aveva il problema opposto poiché la
natura lo aveva dotato di un pene,
seppure ben proporzionato, della
lunghezza in piena erezione di 30 cm e
di una circonferenza spropositata.
Quando a diciassette anni,
superata l'età dello sviluppo, aveva
preso coscienza delle mirabolanti
dimensioni del pene cresciutogli fra le
cosce, di cui nessuno dei coetanei era
parimenti fornito, si era sentito
appagato, persuaso che gli altri maschi
avrebbero guardato a lui con invidia.
La notizia della bestia che
nascondeva sotto le brache si era
diffusa nel liceo grazie al passaparola.
La sua vita era stata stravolta e da
brutto anatroccolo, come era stato
sempre stato considerato dalle ragazze,
d'incanto si era trovato a essere il
maschio più corteggiato della scuola.
Nessuna ragazza
incontrandolo si soffermava a guardarlo
negli occhi, tutte finivano per
abbassare lo sguardo più in basso,
stupite dallo spessore della tumescenza
che traspariva dal tessuto dei
pantaloni.
A differenza di quanto
aveva supposto possedere un pene dalle
dimensioni stratosferiche gli aveva
procurato notevoli problemi, infatti, la
quasi totalità delle ragazze aveva
manifesto dolore nel momento in cui
forzava con la cappella per entrare in
vagina, tanto che nessuna aveva voluto
saperne di ripetere quell'esperienza per
le conseguenze dolorose che le aveva
procurato.
Nonostante le difficoltà a
cui era andato incontro avvicinando
molte liceali, eccitate dalla curiosità,
queste non avevano smesso di cercarlo
limitandosi a fargli delle seghe, ma
c'era anche chi non aveva resistito alla
tentazione di gratificarlo con dei
pompini.
Se gli anni del liceo erano
stati prodighi di seghe e pompini la
stessa cosa non era accaduta
all'università. Lì aveva fatto
conoscenza con Loredana, una ninfomane
con cui aveva intrattenuto una storia
durata pochi mesi. Facendo sesso con lei
aveva imparato qual era il segreto per
non procurare eccessivo dolore alle
donne al momento della penetrazione.
L'accorgimento consisteva nel prolungare
per quanto possibile i preliminari.
Loredana lo aveva
catechizzato spiegandogli di non
tuffarsi come un caprone fra le cosce di
una donna, cercando di soddisfare
esclusivamente il proprio piacere, ma a
riversare sulle labbra della vagina, e
soprattutto sul clitoride, dei
prolungati passaggi di lingua in modo da
rilassare i muscoli della vagina e
prepararla alla successiva penetrazione,
senza procurarle dolore come era
accaduto le prime volte in cui avevano
scopato.
Inoltre, grazie al paziente
aiuto di Loredana, aveva imparato, e
messo in pratica, diverse variazioni nel
congiungere i corpi, scoprendo che
alcune posizioni del Kamasutra
sembravano studiate apposta per chi come
lui era dotato di un pene dalle grosse
dimensioni.
Nonostante Loredana fosse
una porca erotomane, disponibile a
qualsiasi tipo d’esperienza, non aveva
mai accettato di farsi sodomizzare da
lui, e lo stesso rifiuto lo aveva
ricevuto da tutte le donne con cui aveva
praticato del sesso.
Inculare una donna era il
cruccio, all'apparenza insolubile, che
lo assillava da tempo memorabile e a cui
avrebbe voluto dare soluzione. Era
questa la ragione che lo aveva spinto a
pubblicare un annuncio su alcuni forum
erotici, sempre più numerosi in
internet, sottoponendo all'attenzione
delle donne interessate all'annuncio
alcune foto che ritraevano il suo pene
in erezione a fianco di un righello con
triplo decimetro, dicendosi disponibile
a incontrare soltanto donne domiciliate
a Parma, la sua città, disposte a farsi
sodomizzare.
Fra le e-mail rinvenute
nella casella di posta elettronica,
perlopiù di maschi affascinati dalle
dimensioni del suo cazzo, una lo aveva
particolarmente incuriosito. Quella di
una ragazza che si era premurata di
allegare alla lettera di risposta una
propria fotografia e avevano concordato
un appuntamento, consapevole che avrebbe
anche potuto essere uno scherzo, ma non
gliene importava granché e poi non
avrebbe corso nessun rischio
presentandosi all'incontro; se non quello
di non trovarla.
Quando raggiunse Piazza
della Macina, proveniente da Via Cavour,
non ebbe difficoltà a distinguere la
figura della ragazza con cui aveva
appuntamento. Si materializzò su una
delle poltrona di vimini che occupavano
lo spazio dirimpetto al Bar delle Rose.
Capelli scuri come la pece, seno
corazzato dalla cui camicetta traspariva
il segno delle pinze appiccicate ai
capezzoli, anfibi, gonna gialla,
mostrava braccia e gambe colore del
cioccolato. Dalla bocca, le cui labbra
sporgenti non avevano niente da
invidiare a quelle di Angelina Jolie,
pendeva una sigaretta.
Trovandosela di fronte
rimase sorpreso dalla sua bellezza. Non
se l'era immaginata così sensuale e
provocante. Ancora prima di parlarle si
trovò con il pene in erezione, ben
visibile sotto la stoffa dei pantaloni.
Indeciso sul da farsi indugiò prima di
avvicinarsi. Si guardò intorno tradendo
un certo nervosismo, infine soffocò il
pruriginoso imbarazzo che l'aveva colto
quando l'aveva scorta e si avvicinò al
tavolo occupato dalla ragazza.
- Allyson? - disse.
- Sì, sono io. - rispose
la ragazza cacciando un getto di fumo
dalle labbra.
- Ehm... come avrai intuito
io sono Lorenzo, posso accomodarmi? -
farfugliò mostrando un certo imbarazzo.
- Sì, certo. - disse la
ragazza indicandogli la poltrona di
vimini libera dall'altra parte del
tavolo.
- Sei qui da molto tempo?
- Ho preferito arrivare un
po' in anticipo per godere del calore di
questo sole primaverile che ha fatto
capolino sulla città in questo
splendido pomeriggio.
- Posso ordinare qualcosa
da bere anche per te?
- Sì, grazie, un aperitivo
lo prendo volentieri. Nell'attesa ho già
consumato un caffè.
Lorenzo fece cenno al
cameriere di avvicinarsi al tavolo,
dopodiché ordinò uno spritz per lei e
un chinotto per sé. In attesa che gli
fosse servito quanto ordinato
cominciarono a familiarizzare. Quando il
cameriere, un tipo attempato dai piedi
piatti, vestito con un gilet nero e
giacca bianca, si premurò di collocare
sul tavolo ciò che gli era stato
ordinato lui e la ragazza erano entrati
in confidenza.
Spinta dalla curiosità di
sapere qualcosa in più su di lui la
ragazza incominciò a fargli delle
domande.
- Raccontami qualcosa del
tuo lavoro. Di cosa ti occupi nella
vita?
- Beh, diciamo che vengo
spesso a contatto con donne e uomini
nudi.
- Ah...???
- Scherzo, dai, anche se in
parte è vero, perché lavoro in
ospedale come tecnico di radiologia.
La donna accavallò le
gambe sotto il tavolo poi le stese in
avanti prima di riprendere a parlare.
- Raccontami qualcosa di
speciale. - disse esibendo un paio di
occhi larghi e scuri da mettere
sottosopra chiunque.
- A proposito di cosa?
- Del tuo cazzo, magari,
non siamo qui per questo?
Lorenzo si guardò attorno,
arricciò il naso soddisfatto di non
averle ancora rivelato nulla di sé.
Seduti a un tavolo accanto a loro un
gruppo ragazzi seguitavano a guardare
nella loro direzione sogghignando in
maniera esagerata, forse perché sedotti
dalla bellezza della ragazza.
- Ce l'hai una donna?
- No, non ce l'ho la
ragazza, perlomeno non una fissa. -
disse Lorenzo. - Ma perché me lo hai
chiesto?
- Trovo strano che un uomo
superdotato come asserisci d'essere non
abbia una ragazza. Lo sai che un cazzo
come il tuo non è facile da trovare? E'
questa la ragione per cui non vedevo
l'ora di conoscerti e... toccarti.
- Davvero è così
importante per voi donne la dimensione
del cazzo?
- Beh, se ti prendi la
briga di chiedere a qualunque donna se
le dimensioni del cazzo contano o meno
quando fanno l'amore ti risponderanno:
"certamente no". Mentono!
Perché tutte le volte che mi capita di
discutere di sesso con le mie amiche
regolarmente escono fuori delle battute
sulle dimensioni del cazzo degli uomini
con cui scopiamo, e non immagini cosa
arriviamo a dire.
- Scusa se te lo chiedo, ma
quando scopi pensi solo alle dimensioni
del cazzo dell'uomo con cui stai
scopando, a prolungare il rapporto,
oppure soltanto a godere?
- Quando faccio l'amore
penso soltanto al gusto della cosa, nel
senso del contatto, ma qualsiasi donna,
se sincera, ammetterà che quando il
cazzo raggiunge delle dimensioni
abbondanti lo si sente dentro di più.
- Ma a tutto c'è un
limite, non credi?
- Beh, il tuo cazzo non
l'ho ancora visto, ma se è come quello
che mi hai mostrato nella fotografia
allora non vedo l'ora di stringerlo fra
le cosce e nel culo.
- Una volta, scopando, ho
mandato una ragazza all'ospedale.
- Eh.
- Era un tipo minuto, bassa
di statura, probabilmente fisicamente
inadeguata per fare del sesso con un superdotato come me. E' questo che le ha
detto il ginecologo che l'ha visitata,
sta di fatto che gli ho sfondato
l'utero. Da allora non ho più voluto
saperne di scopare con donne esili e di bassa
statura, ma ho preferito farlo soltanto
con delle stangone.
- C'era tanto sangue?
- Ho dovuto accompagnare la
ragazza al Pronto Soccorso. Lì è stata
trasferita d'urgenza in ginecologia e
operata. Fortunatamente si è risolto
tutto bene, ma come puoi immaginare mi
sono beccato un bello spavento.
- A me non succederà, ne
puoi stare certo. Quando scopo lo faccio
scegliendo soltanto uomini dotati di un
cazzo bello grosso. Mi piace sentirmelo
bene dentro, e poi ce l'ho bella
elastica... la vagina.
- Non metto in dubbio
quello che dici, probabilmente lo si
sente di più quando è bello grosso, ma
c'è anche il rovescio della medaglia,
nel senso che col cazzo che mi ritrovo
non riesco andare su e giù allegramente
come invece vorrei fare.
- Allora non sei
soddisfatto delle dimensioni del tuo
cazzo?
- Non proprio, ma averlo di
queste dimensioni mi crea parecchi
problemi.
- Non capisco di cosa
parli. Quali sono questi problemi?
- Beh, tanto per farti un
esempio, nessuna donna ha mai voluto
farsi inculare da me.
- Tutto qui?
- E dici poco?
- Con me non ti devi
preoccupare ho deformabile anche il buco
del culo. L'importante è che tu sappia
fare il tuo dovere. Il mondo è pieno di
uomini che scopano senza neanche vederti
in viso, ma pensano soltanto a
soddisfare il loro esclusivo piacere.
Penso che il sesso debba essere
soprattutto un gioco in cui occorre
essere capaci di accelerare, rallentare,
incalzare, frenare, per poi ricominciare
invogliando in tutti i modi il proprio
partner. E poi se devo essere sincera
non posso negare, come donna, che alla
vista, al tatto, e il gusto di un cazzo
abbondante, come spero che lo sia il
tuo, non c'è paragone con uno piccolo.
Insomma l'importante è che sia grosso,
ma anche duro che duri.
Trascorsero una buona
mezzora seduti attorno al tavolo del Bar
delle Rose a parlare di sesso. Sfiancato
dalle insistenti domande della donna
scelse di troncare la conversazione per
trasferirsi nel proprio appartamento.
Non la fece accomodare
nella stanza da letto come lei
probabilmente si sarebbe aspettata.
Appena varcata la porta d'ingresso lasciò
cadere i pantaloni sul pavimento e mise
in mostra l'attrezzo che si ergeva
dritto fra le sue cosce, lasciando che
l'ospite se ne impadronisse.
Lorenzo non ebbe difficoltà
a incularla, lo sfintere della donna si
dilatò senza difficoltà, segno
evidente che in quel culo c'erano
passati cazzi di ogni tipo e dimensione.
Ma quello di cui non aveva tenuto conto,
appartandosi con lei, fu che per tutto
il tempo che restarono insieme non smise
per un solo istante di parlare e fargli
delle domande sfiancandolo più del
normale: una vera rompiballe, insomma!
Inculare una donna non si
rivelò particolarmente eccitante come
se l'era immaginato. In quella occasione
si convinse che le donne è possibile
suddividerle in 4 grandi categorie: le
suore (che il culo non lo danno a
nessuno); le puttane (che il culo lo
danno a tutti); le stronze (che il culo
lo danno a tutti tranne che a te); e le
rompiballe (che il culo lo danno a te e
solo a te). Ma nonostante tutto non si
perse d'animo e seguitò a frequentarla
quella troia dalla pelle nera.
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