DOMINAZIONE &
SOTTOMISSIONE

di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

       All'uscita nelle sale cinematografiche, a metà degli anni 70, il film "Il portiere di notte” fece parecchio scalpore, sia di critica che di pubblico. Perlomeno questo è ciò che ho trovato scritto nell'opuscolo della rassegna cinematografica dedicata alla regista Liliana Cavani promossa dal Cineclub Truffaut. Stasera avrò modo di assistere alla proiezione del film al cinema D'Azeglio e sono curioso di presenziarvi. Il film non è un capolavoro, lo so bene, ma per il solo fatto che parli di un argomento tabù come il sadomasochismo ciò lo rende degno di attenzione, perlomeno ai miei occhi, tanto più che la protagonista femminile della pellicola è una giovanissima e affascinante Charlotte Rampling; attrice fra le mie preferite.
    Il tema del sadomasochismo trattato nel film dalla Cavani è stato ripreso da molti registi e scrittori, suscitando molto meno scalpore di quanto, a suo tempo, è accaduto all'uscita di questo film. Al giorno d'oggi immagini e raffigurazioni di pratiche erotiche, basate sull'imposizione di sofferenze fisiche, sono rappresentate in molte pellicole e non fanno più scandalo. Malgrado ciò sono curioso di assistere alla proiezione della pellicola.

    Mentre cammino lungo Via D'Azeglio diretto verso il cinema D'Azeglio, distante pochi isolati dalla mia abitazione, non posso fare a meno di pensare alle persone che praticano il sadomasochismo, tema trattato nel film a cui sto per assistere.
   Non sono un moralista e nemmeno un bacchettone, infatti, quando mi capita di fare sesso non mi pongo limiti di sorta, anzi penso sia lecito mettere in atto tutte le pratiche erotiche in grado di soddisfare il piacere sessuale di entrambi i partner. Infatti, sono consapevole che esistono giochi erotici violenti, che per alcune persone possono diventare fonte di appagamento sessuale, ma resto dell'idea che debbano essere accettati in maniera consapevole da ambo i partner. Tuttavia sono altrettanto convinto che certe pratiche sadomaso, con l'ausilio di manette e corde, vissute fuori da un contesto di pieno accordo, debbano essere assimilate al pari di una violenza sessuale. 
   Non ho mai praticato il sadomaso però sarei pronto a sperimentarlo con una donna, purché dotata di fascino e disposta a essere sottomessa al mio potere, oppure potrei esercitare io stesso questo ruolo assoggettandomi all'arbitraria autorità di una mistress. Se così fosse potrei sorprendermi a scoprire che il sadomasochismo è un gioco erotico interessante, ma non ho sufficiente coraggio per metterlo in pratica, specie con una donna a me del tutto estranea.

   Il cinema D'Azeglio è l'unica sala cinematografica rimasta in attività fra quelle che sino a una decina di anni fa popolavano il centro storico. Gli altri cinema hanno chiuso i battenti uno dopo l'altro per fare spazio, dopo un'adeguata ristrutturazione dei locali, a sportelli di banche, ristoranti cinesi e moderni condomini a sette e più piani. 
   Nell'immediata periferia della città, in prossimità della tangenziale, sono sorti i cosiddetti multiplex, cinema al top del comfort, provvisti di più sale per la proiezione contemporanea di film. A tale proposito ce né uno, inaugurato di recente, inglobato all'interno di un moderno centro commerciale, che riunisce in un unico complesso più sale per la proiezione di pellicole congiuntamente a locali d'intrattenimento e ristoro. Una moda, quest'ultima, che detesto, così come trovo insopportabili i rumori di chi al cinema, durante le proiezioni, sgranocchia pop-corn e aspira con cannucce il fondo di un bicchiere colmo di aranciata o Coca-Cola, sovrapponendosi agli effetti sonori del dolby surround, rovinando la visione della pellicola agli spettatori.
   E poi trovo fastidiose le persone che, nel buio della sala, non lasciano trascorrere più di dieci minuti senza dimenticarsi di controllare il display del cellulare. Come se le sorti del mondo dipendessero dall'arrivo di un SMS. Detesto anche chi, incurante del posto in cui si trova, mantiene la suoneria del cellulare accesa e risponde alle chiamate mentre sullo schermo viene proiettato il film. A tutte queste persone mi verrebbe voglia di spiccicarglielo nel culo il telefonino.

   Col passare degli anni, da poco ne ho compiuti quarantadue, sono sempre più intollerante verso la gente che mi sta attorno. Infatti, al cinema, non reggo chi, oltre a mangiare e bere, abbandona rifiuti sotto e sopra le poltrone, come non sopporto chi appoggia i piedi sul sedile davanti e disturba gli altri spettatori. Al cinema si dovrebbero guardare i film in silenzio e basta. Cazzo! E poi se qualcuno ha davvero voglia di mangiare e bere, vada al ristorante. E che cavolo! 
   Di natura sono un tipo ottimista, altrimenti non avrei mai scelto di fare il medico, e spero sempre che questi atteggiamenti cafoni delle persone si modifichino, ma sono conscio di essere soltanto un povero illuso. E' pur vero che da adolescente, nel buio di qualche cinema, specie nelle sale a luci rosse, anch'io ho mantenuto degli atteggiamenti indecorosi masturbandomi mentre assistevo alle scene erotiche proiettate sullo schermo. 
   A quell'età soddisfare il piacere sessuale masturbandomi a tutta manetta, anche più volte al giorno, era una pratica abbastanza comune per i ragazzi della mia età, anzi probabilmente una necessità fisiologica. Una abitudine che non ho mai abbandonato nonostante l'avanzare dell'età. A tale proposito, quando mi capita di guardare alla tivù un qualsiasi film interpretato da Woody Allen, non posso fare a meno di ripensare alla frase che l'attore pronuncia nel film - Io e Annie - di cui è protagonista insieme a Diane Keaton, quando dice: "Non bisogna denigrare la masturbazione perché è fare del sesso con qualcuno che si ama!". 
   Procurarmi piacere sessuale, toccandomi il cazzo, è una pratica a cui neanche da adulto ho saputo rinunciare. Però non l'ho mai considerata una pratica erotica capace di sostituire o compensare il piacere sessuale che può darmi una donna. Obiettivamente masturbarsi è un vero toccasana per il mio corpo e anche per la mia mente perché lo reputo un potente antistress. E poi è una pratica erotica che esiste da sempre, anzi è l'unico modo che uomini e donne conoscono per fare del sesso sicuro.
   Il genere di piacere che raggiungo masturbandomi è assai diverso da quello che ottengo facendo sesso con una donna. Toccarmi è un piacere che non ha paragoni. Non sto a dire se è meglio o peggio di una scopata, è soltanto diverso. La stessa cosa penso che accada a tutte le donne quando si sgrillettano la passera.
   Da quando navigando in  internet sono incappato nel sito di You-porn anche il modo che pratico nel masturbarmi si è raffinato. Infatti, ho scoperto che godo tantissimo toccandomi mentre guardo le immagini che hanno come protagoniste pornostar orientali, soprattutto giapponesi. Guardandole mentre fanno l’amore mi sono accorto che sono molto più belle e sexy rispetto a tutte le altre donne. E poi, fatto non trascurabile, nei film si fanno scopare da maschi asiatici per niente superdotati, ma con un cazzo grande pressappoco come il mio! 
   Masturbarmi mentre tengo lo sguardo fisso sui corpi nudi di donne orientali mi fa raggiungere dei portentosi orgasmi, anche se, trovandomi davanti allo schermo di un computer, non mi è dato di toccare, odorare e guardare il corpo di una donna in carne e ossa con cui praticherei volentieri del sano sesso.

   La passione per il cinema ce l'ho nel sangue. Nessuno me la può togliere. Sono un uomo irrequieto, dall'indole turbolenta, che agisce d'istinto, però quando arriva sera, dopo che ho trascorso l'intera giornata fra le mura dell'ospedale a occuparmi di malati terminali, non ho nessuna voglia di rinchiudermi fra le mura di una multisala per assistere alla proiezione di qualche cinepanettone o dell'ennesima commedia all'italiana di Federico Moccia. Beh, piuttosto che stare a guardare queste oscenità preferisco stare seduto su una poltrona, davanti alla tivù, ed entusiasmarsi davanti all'ennesima replica di un vecchio film. Una eccezione la faccio per le serate organizzate dal Cineclub Truffaut, infatti, sono certo che stasera mi ritroverò in compagnia di un pubblico di persone attente e ricettive, e mi sentirò a mio agio in mezzo a loro.

   Il cinema D'Azeglio è un'isola felice fra le molte brutture dell'Oltretorrente, il quartiere popolare che lo ospita, dove gli appassionati di cinema sono soliti ritrovarsi per assistere alla proiezione di film. Le serate organizzate dal Cineclub Truffaut assomigliano ai cineforum a cui prendevo parte in parrocchia da ragazzino. Le rassegne cinematografiche sono in prevalenza dedicate a registi d'avanguardia le cui opere non privilegiano l'aspetto commerciale, ma il valore artistico, l'impegno sociale, e la sperimentazione del linguaggio cinematografico. 

   La platea del cinema D'Azeglio può ospitare all'incirca quattrocento persone. Appena metto piede in platea occupo una poltrona a metà sala e rimango in attesa che inizi la proiezione. Mi guardo d’intorno sorpreso nel costatare che questa sera la sala, di solito semideserta, si sta riempiendo poco per volta di spettatori, probabilmente incuriositi dal tema scabroso della pellicola, penso. Si spengono le luci nella sala e sullo schermo prendono forma le immagini del film.

   La storia rappresentata da Liliana Cavani ha come protagonisti una donna ebrea, austriaca, (Charlotte Rampling) e un ex-ufficiale nazista (Dirk Bogarde) che a suo tempo, incontratisi in un campo di concentramento tedesco, si erano amati in un ambiguo rapporto di dipendenza "vittima-carnefice".
   Vent'anni dopo la tragica esperienza vissuta nel lager nazista la donna ebrea scopre, nelle vesti di un portiere di notte, in un hotel di lusso austriaco, l'ex ufficiale nazista e insieme rinsaldano il loro enigmatico e ambiguo legame.

   La proiezione a cui ho assistito stasera è un'opera particolarmente complessa che può essere interpretata in vari modi, lo intuisco da come si sta evolvendo il dibattito in platea. Fatico a seguire il discorso di chi, fra il pubblico femminile, coglie nel film una metafora femminista sulla donna oggetto. Nemmeno mi trovo d'accordo con chi sostiene che la regista ha voluto più di tutto sviluppare il tema dell'Olocausto. Trovo invece che il film sia pregno di una fascinazione torbida, seppure a mio parere romantica, anzi sembra quasi che la regista abbia voluto privilegiare l'aspetto erotico della storia, dando a intendere a noi spettatori che il rapporto sadomasochistico fra i due protagonisti della pellicola, rappresenta soltanto una possibilità fra le tante combinazioni dell'eros di cui tutti possiamo godere in natura. Mi trovo a condividere il pensiero di chi fra il pubblico sostiene quest'ultima interpretazione, ma non ho nessuna voglia di prendere la parola a sostegno della tesi.

   Il dibattito volge al termine. Il pubblico abbandona le poltrone e spopola la sala. Mi accodo alle persone che si dirigono verso l'uscita e raggiungo il foyer. 
   Il tragitto che mi separa da casa è abbastanza breve: fra dieci minuti sarò a letto, sotto le coperte. Sto camminando sul marciapiede quando alle mie spalle avverto un'insistente picchiettio di passi. Giro il capo e la vedo. Lei mi riconosce e mi saluta concedendomi un sorriso a trentadue denti.
   - Buona sera dottore.
   La donna che mi ha salutato è una delle mie pazienti. Capelli biondi, morbidissimi, taglio impeccabile, tette come pompelmi, maglietta di due taglie sottomisura, jeans a vita bassa. Insomma una gran fica. Non ricordo il suo nome, eppure non è il tipo di donna da passare inosservato. Rallento il passo e lascio che mi affianchi, poi mi rivolgo a lei.
   - Probabilmente è soltanto una mia impressione, però ho notato che stasera si è accalorata parecchio nel corso del dibattito.
   - Ne è sicuro?
   - Beh, adesso non vorrà negare che ha contestato quasi tutto quello che sostenevano gli altri spettatori. Lo ha fatto con una tale enfasi e passione da suscitare un certo scompiglio fra la gente presente in sala. 
   - Lei condivide quello che ho detto?
   - Fatico ad accettare la sua versione. A mio parere quello che la regista ha voluto comunicarci con questo film è molto complesso. A favore della Cavani occorre dire che ha avuto molto coraggio, tenendo conto dell'epoca in cui è stato realizzato il film, nel trattare un tema scomodo e disturbante come quello della trasgressione sessuale, anche perché a rendere il film ancora più scandaloso è il contesto in cui è ambientata la storia. Sono dell'idea che il film non vuole essere soltanto una parabola sul masochismo, altrimenti sarebbe stato come sminuirlo, non crede?
   - Balle! E lei dottore lo sa bene, vero? 
   - Perché dice questo? - dico arrestando il passo guardandola negli occhi.
   - Ci scommetto che lei si è eccitato parecchio nell'osservare le scene di sesso dove Charlotte Rampling è vittima delle attenzioni erotiche del suo carnefice. A lei, da spettatore, che effetto ha fatto questo amore perverso?
   Mentre pronuncia queste parole sembra essere ancora sotto gli effetti dell'adrenalina che ha caratterizzato la veemenza dei suoi interventi durante il dibattito. Riprendo a camminare e lei accompagna il mio avanzare nella direzione del Ponte di Mezzo.
   - Lo sguardo sferzante di Charlotte Rampling - prosegue la donna. - I seni minuscoli, con i capezzoli pronunciati, sono simbolo di una sensualità ambigua, emblema di una perversione, ma anche di libertà, non lo ha notato?
   - Durante il dibattito mi sono trovato a condividere il pensiero della spettatrice che ha sostenuto l'idea che il film è un autentico inno all'amore libero, anche se, aggiungo io, è un amore pregno di violenza e sadismo nella sua depravazione. Se devo essere sincero ho poca cognizione delle pratiche di sadomasochismo, però non sono il tipo che si scandalizza se c'è chi le mette in atto. Comunque, detto questo, penso che ogni persona deve sentirsi libera di vivere la propria sessualità come meglio crede. 
   - Secondo lei chi non ha mai praticato il sadomaso pensa che sia soltanto un insieme di rituali sessuali imperniati sul gioco della sottomissione, vero? In realtà il sadomaso è un universo di piacere, infatti, i partner possono mettere in pratica straordinari modi di agire che però hanno come unico scopo quello di raggiungere l'appagamento sessuale.
   - Lei lo pratica?
   - Sì.
   - L'ho capito da come ne ha parlato durante il dibattito.
   - Le pratiche sadomaso sono talmente varie ed eccitanti che tutti dovrebbero provarle almeno una volta nella vita. Le garantisco che, una volta sperimentato, il sadomaso non si abbandona più.
   - Penso di non essere portato a praticare il sesso in modo violento.
   - Sbaglia! Il sadomaso è tutt'altra cosa. Difatti, è soltanto un bellissimo gioco di ruolo in cui si crea complicità fra dominatore e sottomessa.
   - Sottomessa?
   - Ho detto sottomessa?
   - Sì.
   - Comunque il sadomaso non è una semplice pratica sessuale come molti erroneamente tendono a credere. E' una sperimentazione continua del piacere, un modo per liberare le proprie pulsioni sessuali in pieno accordo con il partner.
   - Non mi ha ancora svelato se il ruolo che lei assume quando lo pratica è quello di dominatrice oppure di sottomessa.
   - Secondo lei?
   - Uhm... sottomessa. Sbaglio?
   - E' bello sentirsi presa da un uomo e assecondarlo in modo da soddisfare ogni sua fantasia erotica, compiacendolo in tutti i modi. Mi piace sentirmi in suo potere, mi eccita terribilmente dirgli che è il mio padrone e da schiava essere sottomessa alla sua volontà.
   - Per esempio?
   - Beh, una delle prime volte che ho praticato il sadomaso mi è accaduto di ritrovarmi nuda, inginocchiata davanti al mio partner, e lui mi ha ordinato di prenderglielo in bocca, il cazzo. 
   - E allora, tutto qui?
   - Ho cominciato a succhiarglielo molto lentamente per non fargli raggiungere troppo presto l'orgasmo. Lui ha assecondato il movimento della mia bocca muovendo il bacino avanti e indietro in perfetta simbiosi con le mie labbra. Tutt'a un tratto, per sbaglio o forse no, ha strusciato la cappella contro i denti. Allora mi ha detto che dovevo essere punita per l'errore che avevo commesso. 
   - Naturalmente faceva parte del gioco, vero?
   - Non sapevo in che modo mi avrebbe punita, ma ero certa che lo avrebbe fatto. Faceva parte del gioco come ha detto bene lei.
   - In che modo è stata punita?
   - In un attimo l'adrenalina mi era salita a mille. Il cuore aveva preso a pulsarmi come una locomotiva e il fiato mi si era mozzato in gola. Ero eccitata e impaurita nello stesso tempo con i capezzoli turgidi e la fica in un acquitrino. Quando ha lasciato cadere sulla mia pelle nuda lo scudiscio, ripetendo quel gesto più volte, non ho potuto trattenermi da gridare anche se lui avrebbe voluto che non lo facessi. Per il solo fatto di essermi messa a urlare mi ha impartito un'altra punizione.
   - Cioè?
   - Ha cominciato a sculacciarmi con un altro scudiscio di cuoio solleticando le mie parti intime facendomi bagnare ancora di più. 
   - Dolore è sempre sinonimo di piacere?
   - A volte provo disgusto per me stessa e per il sadomaso, ma poi seguito a praticarlo perché mi piace da morire. Di solito il gioco finisce con il mio partner che mi mette quattro zampe e mi penetra con violenza... ehm.
   - E' questo quello che infine lei desidera? Essere violentata?
   - Sentire l'erezione del mio padrone che si muove dentro di me mi paralizza ogni volta di piacere. Mi piace essere sedotta dal cazzo che mi penetra mentre il suo corpo si contorce su di me sino a esplodere in un godimento che ogni volta sembra essere senza fine.
   - In poche parole lei si assoggetta a essere punita per fare godere il suo partner, è così?
   - Beh, mi piace anche farmi succhiare il clitoride quando sono legata e in suo potere, lui sa come fare a stordirmi di piacere. Questo di essere legata e da lui leccata, senza potermi ribellare, è un atto del sadomaso che trovo particolarmente piacevole.
   - In conclusione il sadomaso fa provare delle emozioni sconvolgenti.
   - Sì, basta provare. Lei dottore si sentirebbe maggiormente a proprio agio nel ruolo di dominatore o in quello di chi è sottomesso?
   - Io?
   Tutt'a un tratto penso che mi piacerebbe assumere il ruolo di dominatore e fare sesso con lei, governandola e sottomettendola alla mia volontà dopo averla legata e resa impotente. Un brivido percorre per intero il mio scheletro mentre camminiamo affiancati. Ho il cazzo in tiro e la cosa non mi sorprende. In effetti, non mi spiacerebbe se assecondasse tutti i miei desideri, magari anche punendola se vorrà, giocando col suo corpo, finendo per ficcarglielo dritto nel culo, il cazzo.
   - Io mi fermo qui. - dice indicandomi il cartello della fermata del bus. 
   I suoi occhi bruciano di passione, perlomeno questa è l'impressione che ne ricevo. Non so che fare, forse dovrei accompagnarla sino alla sua abitazione, ma ci vuole coraggio per farlo e io non ne ho a sufficienza.
   - Quando si pratica il sadomaso capita che ti trasformi in un'altra persona ed entri in un fantastico mondo di cui sei il padrone assoluto.
   Mentre finisce di pronunciare queste parole arriva il bus. La porta a soffietto si apre e lei sale sul mezzo pubblico. Appena è sopra il bus si rivolge a me.
   - Allora? - dice estendendo la mano nella mia direzione come se volesse invitarmi a seguirla.
   Guardo il bus allontanarsi e proseguo verso casa.

  

 

 
 

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