DAVANTI ALLO SPECCHIO
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

  
   
       L'autobus della linea 14 arrestò la corsa alla fermata dei magazzini ABLASCO. Le tre porte a soffietto del mezzo pubblico si spalancarono e molti passeggeri scesero sulla banchina del marciapiede. Sedotta dall'enorme insegna che capeggiava sui tetti del centro commerciale rimasi a fissarla per qualche istante, attraverso il vetro di un finestrino, prima di abbandonare il sedile che occupavo sul bus.
   Con fatica riuscii a farmi largo fra le persone che popolavano il corridoio del torpedone. Rifilai qualche gomitata a destra e manca e raggiunsi la porta d'uscita prima che il veicolo riprendesse la corsa verso la fermata successiva.
   Una pioggerellina sottile bagnava il marciapiede quando misi piede a terra. Allungai il passo decisa a mettermi al riparo sotto i portici della galleria commerciale.
   Superai la barriera antitaccheggio, collocata a ogni porta d'ingresso dei grandi magazzini, decisa a raggiungere il terzo piano dell'edificio per adocchiare i saldi di fine stagione.
   Davanti alla porta dell'ascensore rimasi scoraggiata dalla ressa di persone in attesa di salire ai piani superiori. Misi piede su un gradino della scala mobile e mi lasciai trasportare verso l'alto. Non mi diedi pensiero di visitare il materiale esposto ai primi due piani e raggiunsi il terzo piano.
   La commessa con cui, in altre occasioni, avevo scambiato qualche opinione e ricevuto consigli in merito alla scelta degli abiti non era presente. Al suo posto, dietro il bancone della cassa, incrociai una ragazza dall'aspetto impeccabile, alta e dal viso pieno di lentiggini. Non mi rivolsi a lei, ma preferii rovistare da sola nelle file di abiti dalle fogge e taglie più disparate. Impiegai un po' di tempo per rintracciare l'abito per cui ero andata lì.
   Il vestito a fiori che a inizio primavera avrei desiderato acquistare, dal prezzo esorbitante per le mie povere tasche, era collocato fra gli abiti in saldo. Su una delle maniche era appiccicato un talloncino con il contrassegno che ne attestava lo sconto del 50% sul prezzo d'origine.  Raccolsi l'abito e, congiuntamente a un altro abito di colore azzurro, me lo portai appresso in uno dei camerini riservati alle prove.
   Mi tremavano le gambe e la figa mi friggeva per la trepidazione. Addosso avevo la medesima emozione del giorno in cui avevo messo piede in uno di quei camerini, insieme a Lorenzo, per provare il medesimo abito a fiori che adesso ero propensa ad acquistare. Stavolta però ero sola.
   Appena dentro il camerino mi liberai dei jeans e della ti-shirt. Mi ritrovai con il solo reggiseno e il perizoma a guardarmi nello specchio che rifletteva la mia immagine. In quel momento mi tornarono alla memoria le parole che Lorenzo aveva pronunciato quando mi aveva osservata, mezza nuda, mentre mi apprestavo a indossare l'abito per la prova.
   - Stai meglio così, senza abiti addosso. - disse  senza staccare lo sguardo dal mio corpo, dopodiché si era premurato di abbassare la patta dei pantaloni mostrandomi il cazzo in piena erezione.
   - Succhiamelo. - disse, stupendomi non poco. E gli ubbidii.
   Mi inginocchiai ai suoi piedi e strinsi il cazzo nella mano cercando di mantenerlo perpendicolare alle labbra. Chiusi gli occhi e misi in movimento la lingua. Da prima sul bordo della cappella e poi inghiottendolo tutto fino alla radice, scuotendo di brividi tutto il corpo di Lorenzo .
   Quando cominciò a muovere la cappella avanti e indietro nella bocca, con un andirivieni quasi meccanico, gli strinsi per bene il cazzo fra lingua e palato fintanto che Lorenzo irrigidì i muscoli di tutto il corpo. Subito dopo depose le mani sul mio capo e mi impose, con la spinta delle mani, il ritmo del pompino.
   Venne fra le mie labbra con un primo schizzo a cui ne seguì un secondo più abbondante che mi riempì la bocca di sperma. Qualche goccia cadde sull'abito che mi ero proposta d'indossare, insieme ad altre gocce cadute inopinatamente sul pavimento durante l'eiaculazione.
   Una volta usciti dal camerino andai a riporre l'abito nella rastrelliera dove l'avevo tolto in precedenza, seppure macchiato di sperma.

   A distanza di alcuni mesi mi ritrovai ancora una volta nel medesimo camerino, ma stavolta a tenermi compagnia non c'era Lorenzo. Rimasi a rimirami davanti allo specchio con addosso l'abito a fiori che la volta precedente non ero riuscita a indossare. Sul davanti, all'altezza dell'ombelico, trovai alcune macchie. Erano di sperma: quello di Lorenzo.
   In quel momento ebbi l'impressione di sentire l'odore resinoso del suo corpo su di me. Mi prese una dannata voglia di toccarmi illudendomi che avrei percepito il medesimo piacere che avevo provato nel succhiare il cazzo a Lorenzo la volta precedente.
   Feci scivolare la mano sotto la veste, dopodiché attraversai l'esile tessuto del perizoma. Incomincia a toccarmi il clitoride. Le gambe mi andarono in liquefazione per la troppa eccitazione. Mentre mi masturbavo non distolsi mai lo sguardo dallo specchio che mi stava di fronte. Faticai a riconoscere l'immagine del mio viso colmo di piacere.
   Mentre con una mano mi masturbavo con l'altra accostai pollice e indice ai capezzoli, nel gesto di chi indica i soldi, e li strinsi più volte. Fui colta da spasmi violenti e fu come se il mio corpo singhiozzasse di gioia all'approssimarsi dell'orgasmo.
   Mi lasciai cadere col culo sul pavimento e mi accartocciai su me stessa, infine venni di un piacere unico.
   Quando uscii fuori dal camerino nella mano stringevo due appendiabiti con sopra il vestito a fiori e quello azzurro. Stavo riponendo gli abiti al loro posto quando la commessa mi si avvicinò e mi chiese se poteva essermi utile.
   - No, grazie. - le risposi. - Ho fatto tutto da sola.
   Seguitai a gironzolare all'interno dell'esercizio commerciale frugando fra abiti e appendiabiti alla ricerca di non so cosa. L'unica cosa di cui ero certa era che Lorenzo mi mancava tantissimo, ma purtroppo aveva preferito mettersi insieme a un'altra donna.

   Ho passato la vita a guardarmi nello specchio a truccarmi il viso e pettinarmi, ma non riesco a ricordare com'ero dieci anni fa, nemmeno cinque anni fa, oppure soltanto ieri. Eppure ricordo alla perfezione il volto di ognuno degli uomini con cui ho fatto l'amore in questi anni, e sono tanti.

 

 

 
 

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