L'UOMO 
DELLE CALDARROSTE

di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

      Il vero piacere, per chi ama gustare caldarroste, sta nel levare la buccia quando sono ancora bollenti. In quei momenti la voglia di metterle in bocca sembra fare a pugni con la paura di scottarsi le dita, eppure non so resistere a questa tentazione. 
   E' un vero peccato che un frutto così squisito si possa assaggiare soltanto nella stagione fredda. Forse è questa una delle ragioni per cui l'autunno è il periodo dell'anno che antepongo al resto delle altre stagioni.
    - Assaggiane una, dai, non fare lo schifiltoso. - dico a Fabrizio che cammina al mio fianco mentre sto per recarmi a lezione.
   Uscendo da casa era lì che mi aspettava davanti al portone e non ho potuto fare a meno di evitarlo.
   Camminiamo una di fianco all'altro da una decina di minuti. Alle nostre spalle abbiamo lasciato Ponte Verdi e siamo prossimi a mettere piede nel Parco Ducale. E' in uno dei vecchi padiglioni della ex fiera, trasformato da qualche anno in aula universitaria della Facoltà di Lettere, che sono diretta. 
   - Non mi piacciono le castagne, dovresti saperlo. Impastano la bocca e mi rimangono i denti impiastricciati.
   - Come sei noioso. Uffa! Continua a masticare il tuo chewing-gum allora! Quello sì che rovina i denti per davvero.
   - Ma chi ti dice niente! Sei tu che mi rompi le palle offrendomi delle castagne.
   La verità è che non ho saputo resistere al profumo delle caldarroste, e alla tentazione di acquistarne un sacchetto quando siamo transitati dinanzi al banchetto di un venditore ambulante. Cibarmi di castagne abbrustolite mentre cammino per la strada è una delle poche buone abitudini che ho appreso da mia madre, perché dei suoi vizi ne ho assimilati ben pochi per fortuna.
   Trovo abbastanza strano che per un uomo e una donna sia abbastanza facile trovare le parole per amarsi, mentre è molto più difficile trovare quelle per dirsi addio. Però a Fabrizio non posso nascondergli che non lo amo più. Potrei cominciare dicendogli che fra noi non può funzionare e non funzionerà mai, ma non so se lo capirebbe perché è troppo innamorato di me. Mi costa dovergli dire che non voglio più stare con lui, ma devo trovare in me stessa la forza per dirglielo facendo ricorso alle parole giuste, per il mio e il suo bene. 
   Darsi la possibilità di cambiare a volte è necessario per ogni coppia di amanti, specie per due passionali come noi due, soprattutto perché io e Fabrizio siamo fratellastri. In comune abbiamo la stessa madre mentre i padri sono diversi. Non siamo coetanei, infatti, Fabrizio è più vecchio di dieci anni rispetto a me, però la cosa non ha mai fatto differenza.
   Ci sono frasi per ogni momento della vita, ma in questo momento non so trovare quelle giuste per dire a Fabrizio che dobbiamo mettere fine alla nostra relazione incestuosa. In momenti come questo diventa più semplice trovare le parole da non dire piuttosto che il contrario. Ma non voglio arrendermi. Costi quel che costi devo dirgli che non dobbiamo più vederci. 
   Quello che vorrei sentirmi dire da lui è che ho ragione e che condivide la mia scelta, ma so già che non sarà così perché sono consapevole che farà di tutto per farmi desistere dal mio proposito. In ogni caso sono decisa a non cedere, non voglio lasciarmi impietosire dalle sue parole. No, stavolta proprio no. 
   Quando un amore finisce, così come è finito il mio amore per lui, ci si sente in colpa come mi sto sentendo in colpa io adesso, penso sia normale. Ho cercato di capire, di farmene una ragione, ma non so spiegarmi come tutto l'amore che provavo per lui sia finito. Forse non c'è una ragione precisa che spieghi quando un amore finisce. E' la vita, che è fatta così.
   Devo dirgli tutto e subito, mentre mangio le castagne, perché come l'amore, anche il dolore deve essere preso a dosi massicce affinché abbia l'effetto liberatorio sperato, altrimenti rischiamo che si compia una lunga agonia, e diventerebbe più difficile per entrambi staccare la spina in modo definitivo. Meglio un colpo di spugna che cancelli tutto di brutto e dopo non rimanga più niente.

   Il grande cancello che da Ponte Verdi conduce all'interno del Parco Ducale a quest'ora del mattino è spalancato. Mentre camminiamo seguito a sbucciare castagne e trovo la forza di parlare. 
   - Penso che dovremmo troncare la nostra relazione. - dico tutto d'un fiato prima di ingoiare l'ennesima caldarrosta e mettermi a tacere. 
   - Ma come ti è venuta in mente 'sta cosa? Sei ammattita? 
   - No, dico sul serio.
   Fabrizio arresta il passo e rimane immobile qualche metro alle mie spalle. Io invece proseguo nel mio cammino, giù per la strada ghiaiata, in leggera discesa, che conduce verso Palazzo Ducale e le aule della Facoltà di Lettere. 
   - Beh? Ti sei rincoglionita? Oppure ti sei innamorata di qualcun altro? E' questa la ragione? Dimmi la verità.
   Non presto attenzione alle frasi che mi sta urlando addosso, seguito a camminare senza dargli risposta. Fabrizio, sorpreso dal mio atteggiamento, mi rincorre e mi affianca di nuovo.
   - Non hai capito che siamo legati da un vincolo indissolubile? Credi a me, il tuo è soltanto un momento di smarrimento. - si interrompe e mi guarda, poi riprende a parlare. - Dimmi che è così.
   Ha percepito le mie parole come un rifiuto nei suoi confronti. Ha reagito in maniera violenta, come farebbe una qualsiasi persona ferita. Il suo atteggiamento è di chi vorrebbe farmi sentire una persona spregevole, invece sa bene che non è così. E' stato lui, dieci anni fa, a dare inizio alla nostra storia. 
   Sto per dirgli che mi spiace se con il mio atteggiamento lo farò soffrire, ma riesco a trattenermi dal dirglielo.
   - Ti ho amato più di me stessa, perfino della mia vita. Ma non possiamo seguitare ad amarci stando nascosti, lontano dagli sguardi della gente, col rischio di farci sorprendere. Prima o poi ci scoprirebbero e le conseguenze le puoi bene immaginare. L'amore non è fatto di misteri, e quello che desidero è amare un uomo con cui stare abbracciata alla luce del sole. Uno da cui avere dei figli, mentre tu e io non possiamo correre il rischio di metterne al mondo essendo consanguinei. Ti riesce difficile capirlo? Non sono una donna felice, ma se voglio diventarlo occorre che tu e io ci lasciamo per sempre.
   - Sai bene che quello che provo per te non è soltanto una forte attrazione fisica. Mia moglie è soltanto qualcosa più di una amica, se vuoi la lascio anche subito, basta che me lo chiedi. Sposandomi ero certo che mi sarei disinnamorato di te, invece starmene lontano mi ha fatto ancora più male. Sei troppo importante per me, in certi momenti mi sembra d'impazzire se non ti ho vicina.
   - Dobbiamo smettere di vederci se non lo hai ancora capito. Come te lo devo dire?
   - E' ingiusto quello che stai dicendo. Se abbiamo dei problemi allora risolviamoli, se invece hai la certezza che qualcosa nel nostro rapporto non funziona allora in quel caso non vale davvero la pena continuare, ma sono convinto che non è così. Sono certo che tu mi ami ancora, lo so. 
   - Molte coppie passano mesi e forse anche anni a riflettere su delle relazioni che giudicano insoddisfacenti. E' quello che è successo anche a me. Voglio troncare la nostra relazione perché so che dopo starò meglio.
   - E' un passo difficile quello che vuoi fare, specie dopo i tanti anni che abbiamo vissuto insieme, lo sai?
   - Sì, lo so, e mi fa paura la solitudine in cui mi verrò a trovare. Già dubito della decisione che ho preso.
   - Allora hai dei dubbi?
   - Beh.
   Fabrizio mi prende per mano e mi trascina verso la serra situata a lato del Palazzo Ducale. Cerco di liberarmi della morsa della sua mano, ma non ci riesco. Gli sto addosso e lascio che mi trascini sino a una grossa quercia. Mi ritrovo con la schiena appoggiata alla corteccia dell'albero con Fabrizio che si getta su di me e inizia a baciarmi sul collo. Scosto il capo di lato quando esprime l'intenzione di baciarmi sulla bocca. Mi sbottona il Woolrich Boudler e mi ritrovo le sue braccia strette intorno alla vita. Un brivido di freddo mi fa inturgidire i capezzoli. Ho le tette gonfie, provo vergogna, ma ho una forte eccitazione addosso.
   Il desiderio di fare del sesso prende il posto dell'amore che non c'è più. La sua bocca mi cerca e non so resistere al richiamo delle labbra che sfiorano le mie. Iniziamo a disegnare baci tutti uguali sulle bocche, incuranti della gente che potrebbe vederci, seppure infrattati nella boscaglia. 
   Le sue mani mi cercano. Ha una venerazione per la mia carne, so che non mi farebbe mai del male e lo lascio fare. Conosce ogni piega del mio corpo e io del suo.
   - Sei morbida e profumata come un petalo di una rosa. - mi sussurra all'orecchio fra un bacio e l'altro. E mi viene da ridere al pensiero che questa frase non ha nulla di originale, ma sembra rubata da un libro di Harmony.
   Ho la figa in liquefazione. Ormai ho abbandonato ogni difesa, se mai ne ho avute. Con le ginocchia Fabrizio ha aperto un breccia fra le mie cosce fasciate da calze velate. Ha infilato una mano sotto la gonna jeans ed è arrivato a toccarmi la porta del paradiso.
   Di sicuro si è accorto che sono tutta bagnata. E' più forte di me, non posso farci niente se mi eccito quando mi tocca. E' una cosa che va avanti da quando avevo poco più di quattordici anni, allorché mi ha posseduta sverginandomi. Siamo amanti da quasi dieci anni e non so liberarmi della sua presenza nella mia vita anche se scopo con altri uomini, ma nessuno sa eccitarmi come lui. Forse è destino che i desideri non riescano a cambiare lo stato delle cose, perché vorrei lascialo e mettere fine alla nostra relazione, ma non so fare a meno di lui.
   Mi penetra la bocca con la lingua e fa altrettanto con un paio di dita che mi infila nella vagina. Il cuore sembra trapassami il torace tanto pulsa forte e va veloce. Un miscuglio di piacevoli sensazioni mi attraversano il corpo e ansimo di piacere. Contraccambio i suoi baci e non vedo l'ora che mi ficchi il cazzo fra le cosce, consapevole del rischio che stiamo correndo facendo l'amore all'aperto. 
   Fabrizio mi prende una mano e l'accompagna sopra la patta dei pantaloni. Ha il cazzo duro che più duro di così non l'ho mai sentito. Sono lesta ad abbassargli la cerniera e glielo tiro fuori, il cazzo. Lo stringo nella mano e incomincio a menarglielo, lentamente, senza fretta, perché è così, di solito, che vuole glielo tocchi. Ogni tanto do dei colpi affrettati e subito dopo ritorno a muovere la mano lentamente, attenta a sfiorargli la cappella. Lui fa lo stesso prendendosi cura del clitoride gingillandosi attorno con l'estremità delle dita.
   Abbasso le mutandine senza che Fabrizio me lo dica, mentre lui si dà da fare a stropicciarmi i capezzoli dopo che ha inserito le mani sotto il maglione e la camicia. 
   Schiena appoggiata alla corteccia della quercia, braccia avvolte attorno al collo di Fabrizio, lascio che mi sollevi le anche con la forza delle braccia. Attorciglio le caviglie attorno ai suoi fianchi mentre bada a infilarmi la cappella fra le cosce.
   E' arrabbiato Fabrizio, mi penetra con violenza, sbuffando, mandando fumo dalle narici che noto perché tutt'attorno fa un freddo cane. Lascio che sia lui a muoversi dentro di me, ma contraccambio la sua furia con dei gemiti di piacere. Andiamo avanti a scopare per una decina di minuti fintanto che viene dentro di me senza che io raggiunga l'apice del piacere.

   Quando poco dopo mezzogiorno esco dall'aula, dopo che ho assistito alla lezione universitaria, raggiungo Piazza S. Croce. 
   Le panchine attorno il chiosco specializzato nella vendita di panini e gnocco fritto sono occupate da anziani. Raggiungo l'altro lato della strada e mi soffermo dinanzi a un banchetto che commercia caldarroste. L'uomo addetto alle vendite è un africano dalla pelle nera. Mi rivolgo a lui e gli dico che voglio acquistare un sacchetto di caldarroste. Ne afferra una manciata da sotto un telo di juta e le colloca in un cartoccio di carta da giornale a forma d'imbuto, poi me le consegna.
   - Quanto ti devo?
   - Sono 7 euro.
   - Azz... ma sono molto care queste castagne. Stamattina ne ho acquistato un cartoccio del tutto simile a questo da un caldarrostaio, alla pensilina della stazione dei bus, e le ho pagate la metà. Neanche fossero dei marroni di qualità superiore. Posso sapere da dove provengono queste castagne? Dai monti attorno Parma?
   - Non sapere. - mi dà risposta. - me le dà il mio principale. 
   - Ah!
   Pago e mi allontano. Almeno una cosa oggi l'ho imparata: il caldarrostaio lavora in franchising.

 

 

 
 

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