E'un mondo strano,
fantasioso, ma tutto sommato semplice,
quello che gravita nelle botteghe di
lavabiancheria self service, popolato in massima parte
da persone di razza ed età diversa. Un
luogo dove ho trovato più lealtà,
complicità e solidarietà, che in
qualsiasi altro posto che sono solito
frequentare. E poi è lì che ho fatto
conoscenza con Hé Huã una ragazza cinese
il cui nome tradotto in italiano è Fiore
di Loto.
Quando ho messo piede per la
prima volta alla lavanderia Mille bolle
blu era un piovigginoso pomeriggio
dell'inverno scorso. Sollecitato da mia
moglie mi ero prefissato di portare a
termine il lavaggio dei capi di
biancheria, malamente interrotto a causa
della rottura della nostra lavatrice, e
riportare a casa la roba asciutta. Era
domenica e appresso mi ero portato un
libro che avrei letto, in attesa che la
lavatrice a gettoni portasse a compimento
il programma di lavaggio e asciugatura.
La lavanderia, in
quella occasione, era
spopolata di clienti. Uniche spettatrici
dei cestelli che seguitavano a girare,
seguendo un ritmo regolare, con i tessuti
che annaspavano nella schiuma bianca del
detersivo, erano due donne: una di razza
nera, l'altra asiatica. Mi avvicinai
alla macchina distributrice di gettoni e
scambiai una banconota da 10 Euro.
Caricai nel cestello di una
lavatrice disponibile all'uso la
biancheria non colorata, dopodiché chiusi
lo sportello dell'oblò. Scelto il
programma di lavaggio inserii un paio di
gettoni nella macchina e premetti il
pulsante di avvio. Effettuai la medesima operazione avvalendomi della lavatrice
attigua alla precedente dove sistemai la
biancheria colorata. Inserii ancora una
volta i gettoni nell'apposita feritoia
della lavabiancheria e premetti il
pulsante di avvio, ma stavolta, a
differenza di quanto era accaduto in
precedenza con l'altra macchina,
quest'ultima non si mise in moto. Premetti
più volte il pulsante di avvio senza
ottenere alcun risultato.
Dovetti fare compassione alla
ragazza asiatica seduta su una delle
panche, perché si alzò e mi venne in
soccorso.
- Problemi? - disse in un
corretto italiano.
- La macchina sembra non
volerne sapere di prendere avvio.
- Ha provato a premere il
pulsante per il recupero dei gettoni?
- No.
- Lo faccia, allora!
Premetti il pulsante e in un
baleno recuperai i gettoni che credevo
oramai persi e definitivamente
inutilizzabili.
- Forse le conviene cambiare
macchina lavabiancheria. Magari quella che
sta utilizzando è guasta.
- E' probabile. Adesso tolgo
la biancheria che c'ho messo dentro e
provo a fare partire il tutto con un'altra
macchina. Grazie dell'aiuto.
Mentre toglievo la biancheria
dalla lavatrice per collocarla in quella
accanto, pensai che l'idea di lavare le
cose mie e di mia moglie in quel posto era iniziata male. Inseriti i gettoni diedi
inizio al ciclo di lavaggio, dopodiché mi
avvicinai alla panca e andai a sedermi
accanto alla ragazza asiatica, intenta a
leggere un libro, che poco prima mi era
stata di grande aiuto. Lei alzò lo
sguardo nella mia direzione come fosse sue
intenzione scambiare qualche parola oppure
iniziare un discorso. Mi soffermai a
guardarla e non potei fare a meno di
osservare che carina la era per davvero.
Capelli neri a caschetto,
frangetta a coprirle la fronte, occhi a
mandorla, bocca piuttosto piccola, non troppo alta, era la classica
bambola asiatica.
- E' da molto tempo che porta
a lavare dei capi di biancheria in questo
posto? - dissi prendendo la parola.
- Abbastanza.
- E si trova bene?
- Trovo che le lavatrici a
gettone siano molto pratiche, ma soprattutto
lo sono in maggior misura le asciugatrici.
Si risparmia molto tempo e servirsene non
costa granché. Le asciugatrici le uso
soprattutto nei giorni di pioggia e nebbia
perché altrimenti non saprei dove
appendere ad asciugare la biancheria e la
roba d'abbigliamento.
- Ah.
- Sono comodissime le
lavatrici giganti da 14 Kg. All'occorrenza
ci metto dentro trapunte e piumini che
altrimenti non entrerebbero nelle
lavatrici domestiche.
- E' obbligatorio rimane
seduti ad aspettare che la macchina
termini il ciclo di lavaggio oppure ci si
può allontanare?
- Io di solito mi intrattengo e leggo un libro, ma all'occorrenza mi
allontano per effettuare qualche commissione.
- Ma se il ciclo di lavaggio
finisce prima che lei abbia fatto ritorno?
Non c'è pericolo che qualcuno si
impadronisca della roba?
- Le lavatrici a gettoni sono
provviste di count-down. Quindi una volta
accesa la macchina e fatto partire il
programma si sa quanto tempo ci mette a
effettuare il lavaggio. Se mi allontano
programmo la suoneria del mio cellulare in
modo da ritirare la biancheria poco prima
che finisca il lavaggio. E poi ci sono le
telecamere di sicurezza che controllano
l'ambiente.
- Mah!
- Il bucato viene fuori dal
lavaggio pulito e profumato e caldo dopo
mezz'ora di asciugatura nella centrifuga.
- Lei viene spesso in questo
posto?
- Vengo tutte le volte che ne
ho necessità. E quando sono libera dal
lavoro.
- Che mestiere fa?
- Massaggiatrice. - disse
guardandomi dritta negli occhi,
lasciandomi senza parole per lo stupore.
Prima di riprendere a parlare
lasciai trascorrere alcuni secondi, mentre
la prima delle due lavatrici che avevo
riempito di biancheria prese ad andare in
centrifuga.
- Massaggiatrice? - ripetei.
- Sì, lo trovi strano? -
disse dandomi del tu.
- No, beh, sì...
- Ti piace farti massaggiare?
Sei sposato?
- Non ho mai avuto la
necessità di essere massaggiato.
- Beh, c'è sempre una prima
volta.
- E' vero. - dissi
guardandola più attentamente in viso
rispetto a quanto avevo fatto sino allora.
Maggiorenne doveva esserla, anche se non
ero in grado di darle l'età. Indossava
una minigonna vertiginosa, delle mutandine
bianche, e una canotta da cui
fuoriuscivano le spalline del reggiseno.
- Magari... - disse sbattendo
più volte le ciglia, coprendo gli occhi a
mandorla. - Potresti provare...
- Non ci siamo ancora
presentati il mio nome è Lorenzo. Il tuo?
- dissi curioso di sapere il suo nome,
dandole anch'io del tu.
- Il mio è Hé Huã.
- Tradotto in italiano?
- In italiano vuol dire Fiore
di Loto.
- E' un nome bellissimo. Sei
Cinese?
- Sì, sono nata in un
piccolo paese nella provincia di Shanghai.
- Sei in Italia da molto
tempo?
- Due anni.
- Parli bene l'italiano,
complimenti!
- Grazie.
- E durante tutto questo
tempo ti sei guadagnata da vivere facendo
la massaggiatrice?
- Sì.
- Ah.
- Vuoi provare a essere
massaggiato? - disse rinnovando l'invito
che già mi aveva dispensato qualche
istante prima.
- E quanto mi verrebbe a
costare?
- Potresti provare quello che
nel tariffario è indicato come
"massaggio romantico" costa
soltanto 30 Euro... più gli eventuali
extra.
Il prezzo era allettante,
perlomeno, questo fu quello che pensai. La
ragazza era carina e poi mi incuriosiva
quella parola "extra"
pronunciata con fare seducente.
- Possiamo provare. - dissi
sorprendendomi non poco.
- Appena abbiamo portato a
compimento il lavaggio e asciugato la
nostra roba ti conduco al mio posto di
lavoro, va bene per te?
- Sì. - dissi deciso,
curioso di scoprire cosa sarebbe accaduto
da lì a poco.
La lavatrice della ragazza
concluse con un potente movimento di
centrifuga il lavaggio. Hé Huã trasferì
tutta la roba nell'asciugatrice e rimase
in attesa. Ci intrattenemmo per circa 30 minuti a
chiacchierare, senza mai parlare di sesso,
al termine dei quali mi avvicinai all'oblò
della lavatrice che aveva terminato il
ciclo di lavaggio e tolsi il bucato.
Buttai il tutto in uno dei due borsoni di
plastica che mi ero portato appresso e lo
stesso feci quando terminò il lavaggio la
seconda lavatrice.
Una volta usciti dalla
lavanderia feci accomodare la ragazza sul Bmw.
Seguendo le sue indicazioni mi ritrovai
dinanzi al portone di un palazzo signorile
poco distante dalla bottega in cui
c'eravamo incontrati. Ero terribilmente
eccitato all'idea di quello che sarebbe
potuto accadere dà lì a poco, ma anche
pensieroso poiché era la prima volta nel
corso della mia vita che conducevo una
esperienza di quel tipo e non sapevo come
mi sarei dovuto comportare. La seguii
dappresso sino al secondo piano
dell'edificio fintanto che si fermò
dinanzi a una porta e suonò il
campanello. Un volto femminile dagli occhi
a mandorla, piuttosto carina, ci fece
cenno di entrare. Si prese cura
dell'ombrello che gocciolava nelle mie
mani e mi accompagnò lungo il corridoio
sino a una stanza che pareva adibita a
sala di massaggio.
L'ambiente, contraddistinto
da una luce soffusa, piccolo ma pulito,
comprendeva un lettino professionale per
il massaggio, l'attaccapanni, uno sgabello
e un cestino. Mi invitò a spogliarmi
anche dell'intimo e si allontanò. Rimasi
nudo come un verme, seppure per niente
imbarazzato, e mi coricai a pancia sotto
sul lettino. Trascorse poco tempo prima
che Hé Huã,
la cinesina che mi aveva rimorchiato nella
lavanderia, si facesse viva. Si era
cambiata d'abito e indossava un camice di
colore rosa.
- Tutto bene? - disse
esibendo un garbato sorriso, distogliendo
lo sguardo dalla mia persona per preparare
l'olio che avrebbe utilizzato per il
massaggio.
- Sì.
Lasciò cadere alcune gocce
di olio profumato sulla mia schiena,
dopodiché le sue mani si posarono sul mio
corpo. Incominciò a muovere le dita
agendo con dei movimenti delicati,
morbidi, circolari, che ebbero sulla mia
persona un immediato effetto rilassante.
Si concentrò soprattutto sui muscoli
delle spalle sciogliendoli dalla tensione
di cui erano permeati, ungendoli e
massaggiandoli ripetutamente.
Hé Huã mi diede subito
l'impressione di cercare il contatto della
sua bocca con il mio corpo. Infatti, chinò
ripetutamente il viso, toccandomi ogni
volta col mento, mentre il movimento delle
mani aveva tutta l'apparenza di essere
ritmato da un respiro affannoso
amplificato dal silenzio che regnava nella
stanza.
Sopraffatto da tanta
delicatezza la reazione da parte mia non
tardò ad arrivare. Mi ritrovai con
l'uccello in piena erezione, accanto a una
bella cinesina che mi lusingava con
carezze, ansioso di appurare cosa sarebbe
accaduto in seguito.
Dopo avermi massaggiato la
schiena e le spalle scese a carezzarmi i
fianchi, le natiche, le cosce e infine si
deliziò a massaggiarmi i piedi
solleticandoli sino a farmi gemere di
piacere.
- Ti piace? - disse dopo un
po' che si era presa cura dei piedi.
- Sì, certo, sei brava. -
risposi ansioso di ricevere da lì a poco
un massaggio più intimo.
Hé Huã sbottonò il camice
e d'improvviso si mostrò completamente
nuda. Mostrava un corpo bellissimo con
seni piccoli e la figa calva. Salì sopra
il lettino e si mise cavalcioni sopra i
miei glutei. Mentre mi accarezzava la
schiena, intervallando le carezze con
martellamenti delle dita, seguitò a
strusciare la figa, umida di umore, contro
le natiche accrescendo il mio e forse suo
piacere.
- Girati! - mi sussurrò
all'orecchio dopo che, scesa dal lettino,
me la ritrovai di fianco a me, ritta in
piedi.
Si mise a spalmare olio al
profumo di lavanda sopra il mio petto,
l'addome, e le cosce, sfiorandomi più
volte le parti intime con le braccia
mentre massaggiava le diverse parti del
corpo, fintanto che prese completamente
"in mano" la situazione e
cominciò a masturbarmi. Infine arrivò la
proposta che sino dall'inizio ero certo
che sarebbe arrivata.
- Vuoi che ti dia un bacio lì?
- disse senza nessun imbarazzo.
Tardai a risponderle indeciso
sul da farsi. Fu lei a togliermi dal
disagio ancora una volta.
- Se vuoi un bacio lì allora
devi darmi altri 20 Euro. Okay?
Abbandonai la posizione da
coricato. Mi misi seduto sul lettino con
le gambe penzoloni e attirai Hé Huã
verso di me, ansioso di succhiarle le
tette. Attorcigliai le gambe attorno ai
suoi fianchi, accavallando le caviglie in
modo che non potesse sfuggirmi. I
capezzoli li aveva piccoli e turgidi. Mi
dilungai a succhiarli e morderli fintanto
che lei mi afferrò le natiche decisa a
farsi penetrare senza farmi indossare il
preservativo.
Mi staccai piuttosto
velocemente senza arrivare ad esplorarla
nella figa. Le proposi d'incappucciarmi la
cappella prima di procedere oltre.
Acconsentì a proteggermi con un
preservativo e mi ritrovai a scoparla,
stando seduto sul lettino, con lei
sollevata sulle mie cosce e le sue gambe
incrociate intorno al mio bacino. Seguitò
a dondolarsi, sollevata da terra, leggera
come una piuma, dispensandomi una
carrettata di piacere. La figa era un
lago, morbida e calda, ma larga e poco
avvolgente contrariamente a quello che mi
ero immaginato. Tutt'a un tratto fui colto
dal desiderio di venire al più presto. Mi
impegnai al massimo delle forze e conclusi
la scopata sborrando nel preservativo.
Hé Huã levò via il
contraccettivo e prima di buttarlo dentro
un cestino si premurò di farci un nodo.
Mi fece di nuovo coricare sul lettino,
prese un asciugamano e si affrettò a
eliminare i residui di sperma che
imbrattavano l'uccello.
- Tutto bene? Sei rimasto
contento?
- Sì. - mi affrettai a dire
Hé Huã aveva tutta
l'intenzione di guadagnarsi dell'altro
denaro extra perché ricominciò a
massaggiarmi l'uccello facendolo rinvenire
dal torpore in cui era precipitato. La
cosa non mi risultò affatto sgradita,
anzi, tutt'altro, poiché mi venne una
gran voglia di ficcarglielo in bocca
l'uccello e acconsentii a farmi
massaggiare.
Dopo la scopata ero spossato
e con poche speranze di riavermi in
fretta. Invece, sorprendendomi non poco,
dopo alcuni minuti di massaggio l'uccello
mi tornò duro.
Stavolta lasciai che me lo
succhiasse senza l'ausilio del
preservativo. Dopo una decina di minuti di
massaggio venni sborrandole nel palmo
della mano, che si affrettò a depositare
sulla cappella prima che le spruzzassi lo
sperma in viso.
Alla ragazza, dopo essermi
rivestito, pagai come pattuito la somma
relativa agli extra mentre all'uscita
dalla stanza incocciai in due donne,
entrambi cinesi, che come mi aveva
anticipato Hé Huã pretesero 30 Euro.
Pagai senza ricevere scontrino o fattura,
però mi ringraziarono per avere scelto la
loro casa di appuntamenti. Infine mi
rilasciarono un tagliando di cartone, con
disegnata una posizione del kamasutra,
informandomi che con dieci di quegli
scontrini avrei avuto diritto a un
massaggio terapeutico gratuito.
Hé Huã mi accompagnò sino
alla porta. La salutai spiaccicandole un
bacetto sulla guancia. Lei, prima di
lasciarmi andare, mi prese la mano e
l'accompagnò direttamente fra le cosce
per farmi sentire quanto in quel buco
fosse ancora bagnata.
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