C'è
sempre una prima volta nel corso della
vita di ciascun uomo o donna. La prima volta
che mi è capitato di assumere del cibo,
servitomi sul corpo nudo di una donna, è
accaduto un paio di anni fa. In quella
occasione ero a Londra per prendere
parte a un simposio di radiologia
vascolare e interventistica, cui ero stato
invitato come relatore qualificato da un
decennio di esperienze nel trattamento
endovascolare della aorta addominale,
quando, una sera in cui ero libero da
impegni congressuali, Gianni; collega
radiologo che opera nella medesima
struttura universitaria di radiologia di
cui sono il direttore, mi propose di
consumare la cena in uno dei ristoranti di
Soho, il quartiere più trendy di Londra,
anziché cenare nel ristorante
dell'albergo di cui eravamo ospiti.
Un paio di anni addietro,
durante una visita nella capitale inglese,
compiuta in compagnia della moglie, Gianni
aveva avuto modo di consumare, a suo dire,
una fantastica cena afrodisiaca in uno dei
ristoranti giapponesi di maggiore prestigio
di Soho. Trovandosi di nuovo a Londra era
sua intenzione ripetere la medesima
esperienza culinaria coinvolgendomi in
quell'iniziativa, inoltre si premurò di
allargare l'invito a due colleghi medici
milanesi presenti al congresso di
radiologia di cui entrambi eravamo amici.
Per invogliarci ad accettare
la sua proposta disse che avremmo potuto
godere di una cena memorabile, ma si guardò
bene dal rivelarci il genere di sorpresa
che ci avrebbe riservato il locale
giapponese cui, una volta ricevuto il
nostro assenso, si premurò di prenotare
la cena con una semplice telefonata.
Affollato sia di giorno sia
di notte il quartiere di Soho è noto in
tutto il mondo per essere il quartiere di
Londra consacrato alla trasgressione. La
presenza di una grande quantità di sexy
shop, ma soprattutto di night club dove a
tutte le ore del giorno e della notte vanno in scena spettacoli
porno, lo hanno reso un luogo
particolarmente appetibile alla
maggioranza dei turisti che visitano la
capitale anglosassone. Malgrado negli
ultimi anni i locali a luci rosse siano
andati via via scemando, per lasciare posto a
negozi d'alta moda, eleganti bar, pub e
ristoranti, il quartiere ha saputo
mantenere intatto il fascino bohèmien che
per molti secoli lo ha reso celebre
richiamando da tutta Europa truffatori di
ogni specie, dandy, prostitute e
soprattutto gay.
In compagnia dei due colleghi
milanesi, convegnisti al simposio di
radiologia, Gianni e io prendemmo posto
sul taxi che in breve tempo ci condusse a Piccadilly Circus, cuore umorale
del piccolo quartiere di Soho.
I display luminosi e le
grandi insegne a led, sistemate sulle
pareti di alcuni edifici che si affacciano
nella piazza, ci diedero il benvenuto nel
famoso quartiere a luci rosse. Essendo
nuovo del quartiere rimasi stupito dalla
massa di gente che, a quell'ora della
sera, riempiva le strade come non avevo
visto da nessuna altra parte della
capitale.
Il ristorante Nyotaimori dove
eravamo diretti era ubicato in una
traversa di Gerrard Street, la strada
principale del quartiere cinese di
Chinatown. Una grossa insegna azzurra, al
filo di neon, raffigurante una sirenetta,
era posta sopra la porta d'ingresso del
ristorante situato nel mezzo tra un club a
luci rosse, preso d'assalto da turisti
alla ricerca di stramberie, e un pub
verosimilmente frequentato da gay e trans
perché non potei fare a meno di notarne
un gruppo che sostava sulla porta
d'ingresso del locale.
Il cameriere dagli occhi a
mandorla che ci venne incontro appena
mettemmo piede nel ristorante Nyotaimori,
cui Gianni si rivolse spiegandogli in
perfetto inglese che avevamo prenotato un
Naked Sushi, termine di cui nemmeno
conoscevo il significato, ci indicò una
stanza appositamente riservata a noi
quattro dove avremmo consumato la cena.
Quello che più mi stupii,
appena mettemmo piede nella stanza, fu la
strana disposizione delle sedie. Difatti,
erano nel numero di quattro, ma tutte
sistemate su un unico lato della lunga
tavola, apparecchiata con una candida
tovaglia bianca, del tutto priva di
elementi di arredo quali: piatti, posate e
bicchieri.
Quando accennai a spostare
una delle sedie intenzionato a sistemarla
dirimpetto alle altre, sull'altro lato del
tavolo, fui redarguito dal cameriere e da
Gianni che, gentilmente, mi chiese di
sedermi sulla sedia posta su un lato
estremo della lunga tavola che avevo
cercato di spostare.
Dopo avere preso posto tutt'e quattro sulle sedie dislocate su un solo
lato del tavolo, fece il suo ingresso
nella stanza una bellissima ragazza
asiatica dagli occhi a mandola. Indossava
una verginale vestaglia di seta bianca che
ne nascondeva il corpo.
Dall'alto di tacchi a spillo vertiginosi
la ragazza fece pochi passi verso il
tavolo e rimase ferma. Ostentava una bocca
piccola a forma di ciliegia e delle guance
di pesca che le conferivano una immagine
di donna molto sensuale. Con un rapido
gesto della mano slacciò la cintura che
le stringeva la vita e con uno strip da
cardiopalma lasciò cadere la vestaglia ai
suoi piedi. Rimase completamente nuda
mettendo in mostra una pelle dalla
apparente consistenza fine e setosa,
mentre un'accurata depilazione del pube
regalò a tutti noi la purezza visione del bianco corpo.
Dopo che la ragazza si trovò
nuda, mostrando l'incomparabile bellezza
orientale del proprio corpo, rimasi senza
parole ammaliato dal fascino che emanavano
le appetibili forme.
Non perse tempo a raccogliere
la vestaglia. Appoggiò le natiche sul lato
della tavola opposto a quello dove ero
seduto e si sdraiò nuda sulla tovaglia
davanti a noi.
Tutt'a un tratto venni a
trovarmi con i capezzoli della ragazza
all'altezza dei miei occhi, paralizzato
dalla inusuale presenza femminile cui non
ero, affatto, preparato. Nemmeno ebbi il
tempo di abituarmi a quella strana
presenza femminile sul tavolo che, dopo
qualche istante, fece il suo ingresso
nella saletta lo chef.
L'uomo, un tipo sciancato con
indosso dei pantaloni neri e una camicia
bianca a manica corta, ridiede da fare a
ricoprire, seppure in modo artistico, il
corpo nudo della ragazza con delle
ghiottonerie di sushi e di altri cibi
tipici della cucina orientale.
Soltanto allora Gianni prese
la parola e c'informò che tutta la cena
ci sarebbe stata servita dallo chef sul
corpo nudo della ragazza, appositamente
assoldata per fungere da piatto umano,
informandoci che la ragazza, prima che
iniziasse il banchetto, si era premurata
di sottoporre il proprio corpo a un
accurato bagno caldo e in un secondo tempo
anche a una doccia gelida.
Questo era quanto, secondo
Gianni, imponeva quella particolare cena,
di antica tradizione giapponese, che ci
sarebbe stata servita da lì a poco,
inoltre ci informò che ai commensali non
sarebbe stato permesso in alcun modo di
parlare alla ragazza durante la cena, e
soprattutto di toccarle le parti
intime del corpo.
Le ragazze che partecipavano
a quel rituale afrodisiaco, secondo quanto
ci raccontò Gianni, erano state
sottoporse a un lungo periodo di
addestramento per abituarsi a rimanere
immobili per tutta la durata del
banchetto, sostenendo il peso del cibo che
lo chef avrebbe appoggiato sulla loro
pelle. In poche parole il corpo della
ragazza avrebbe funzionato da braciere,
anzi da scaldavivande, fornendo il calore
necessario per mantenere intiepidito il
cibo servitoci dallo chef che altrimenti
si sarebbe lentamente raffreddato.
Assaggiare il cibo
giapponese, depositato sul corpo nudo di
una ragazza giovane e bella come quella
che avevamo davanti agli occhi, si dimostrò
particolarmente eccitante, paragonabile in
qualche modo a una pratica di feticismo
sessuale. Gianni, avendo già preso parte
a quel tipo di cena, trovò il modo di
piazzarsi all'altezza del pube
perfettamente rasato della ragazza. Io
invece mi ritrovai davanti alle mammelle,
seppure piccole ma sode, avido dei
capezzoli scuri e turgidi che mi sarebbe
piaciuto succhiare e mordere stringendoli
fra le labbra.
Stimolato dall'effetto visivo
del corpo nudo della ragazza e dall'aroma
che il cibo sprigionava, ma soprattutto
dall'innalzamento del tasso di
testosterone che normalmente circola nel
mio sangue, mi ritrovai con l'uccello duro
che pulsava con una certa insistenza sotto
la patta dei pantaloni.
Non rivelai a nessuno dei
commensali il mio stato di eccitazione,
nemmeno osai chiedere se qualcuno di loro
stava provando le mie stesse sensazioni.
Esaltato dall'intiepidirsi del cibo, per
merito del calore emanato dal corpo della
ragazza, il cui profumo era assai
seducente, seguitai a ingozzarmi di cibo.
La ragazza sdraiata sul
tavolo, verosimilmente assuefatta a
rimanere muta e immobile per tutta la
durata della cena, regalò a tutti noi
radiologi interventisti, abituati a
operare sui corpi delle persone con
procedure radiologiche invasive o
mini-invasive, diagnostiche e
terapeutiche, attimi di infinita purezza.
L'immagine della donna oggetto, dolcemente
accattivante, utilizzata dai proprietari
del ristorante come richiamo sessuale,
ebbe facile presa su tutti noi, di questo
ne eravamo pienamente coscienti, ma non ce
ne vergognammo perché, dopotutto, la sua
presenza era servita a farci gustare in
modo adeguato il cibo, preminentemente a
base di riso, preparato dallo chef, e
anche tutti gli altri ingredienti.
Durante la cena nessuno fece
cenno alla presenza della ragazza nuda
sdraiata sul tavolo. Seguitammo per tutto
il tempo a parlare di procedure invasive,
proprie del campo interventistico
radiologico, illustrate dai vari relatori
durante il simposio medico. Soltanto
all'uscita dal ristorante ci sbilanciammo
a parlare della ragazza utilizzata per
tutta la durata della cena da
scaldavivande.
Soprattutto ci ritrovammo
tutti d'accordo nel condannare l'operato
di chi sfruttava le donne, facendole
sdraiare nude su di un tavolo, per
guadagnare denaro. Sì, perché quella
dannata cena ci venne a costare parecchio
denaro, infatti, si trattò di un vero
salasso, ma tutt'e quattro fummo d'accordo
sul fatto che ne era valsa la pena.
Sono trascorsi all'incirca
tre anni da quando a Londra ho consumato
la cena al ristorante Nyotaimori insieme
ai mie colleghi radiologi. Dopo di allora
seguito ad avere una visione romantica
delle donne con gli occhi a mandorla,
perché ostentano una grazia e una
femminilità che nessuna altra donna di
etnia diversa dalla loro possiede.
La settimana scorsa ho fatto
di nuovo ritorno a Londra, ma stavolta in
compagnia di mia moglie e di una coppia di
comuni amici. Ci ha pensato lei, insieme
all'amica, a prenotare la cena nel
ristorante giapponesi di cui le avevo
tanto decantato il tipo di servizio. Ma
stavolta, a tavola, anziché il corpo nudo
di una ragazza dagli occhi a mandorla, mi
sono ritrovato come scaldavivande il corpo
di un uomo completamente nudo e la cena mi
è risultata piuttosto indigesta. A mia
moglie e alla sua amica invece è piaciuta
moltissimo!
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