BOCCA SDENTATA
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

  
   
  Le corsie degli ospedali sono trafficate in maniera esagerata. In quei luoghi di sofferenza si spaccia di tutto, dalla droga alla carta igienica. Presupposti che inducono la gente a pensare che medici, infermieri, tecnici, portantini e addetti alle pulizie, siano più impegnati ad arrotondare lo stipendio con attività illecite anziché prodigarsi nell’assistenza dei malati. Ipotesi che non è credibile anche se fra medici e paramedici c'è chi ha saputo mettere a profitto fantasia e creatività per arricchirsi alle spalle della povera gente.

   Natalino presta servizio come inserviente presso la 9
a divisione di medicina dell'ospedale San Francesco. Sennonché invece d'impegnarsi a favore dell'Azienda Ospedaliera da cui dipende, occupa il tempo trafficando materiali di qualsiasi natura durante l'orario di lavoro.
   Trapiantato a Parma da più di vent'anni, ma di origine napoletana, ha mantenuto intatta la fantasia della gente della città del Vesuvio. Calvo, basso di statura, obeso, arrotonda lo stipendio commerciando prodotti di ogni specie. Alle molteplici attività unisce anche quella d'intermediario, infatti, mette a disposizione di chiunque gliene fa richiesta operai e artigiani abili nelle piccole riparazioni domestiche. E' a lui che sono solita rivolgermi in caso di necessità.
   Ieri mattina, quando ho messo piede nella cucina della 9
a divisione di medicina, là dove Natalino presta servizio, un delizioso aroma di caffè aleggiava nella stanza. Una Moka e un paio di tazzine da caffè colpivano l'occhio sul tavolo. Natalino reggeva nella mano una sigaretta, mentre le dita dell’altra mano tamburellavano nervosamente sul piano del tavolo.
   - Ciao, Natalino, come va? - ho detto affacciandomi sulla porta.
   - Bene, bene.
   Ha aspirato il fumo dalla sigaretta e ha lasciato che i polmoni dilatassero a dismisura la gabbia toracica, poi ha cacciato il fumo nella direzione della mia persona.
   - Ho bisogno del tuo aiuto.
   - Dai, accomodati Erika. Posso offrirti una tazza di caffè? - ha detto investigando in maniera indecente le curve del mio corpo a forma di clessidra.
   - No grazie, l'ho appena consumato in reparto.
   - Una sigaretta allora? - ha insistito.
   Mi sono accomodata nella sedia di fronte a lui. Ho accavallato le gambe di proposito, ben sapendo che durante la manovra il suo sguardo sarebbe immancabilmente caduto sulle cosce.
   - Non fumo mai di mattina. - ho replicato a giustificazione del rifiuto.
   - Io invece sono schiavo del tabacco, non ne posso fare a meno. Ti trovo bene, sei meravigliosa. Come sempre.
   - Ti ringrazio. E' un piacere sentirselo dire da te.
   I suoi complimenti erano sinceri. Provenivano da un uomo che, nonostante le apparenze, di donne se ne intende. Nessuno vedendolo potrebbe supporre che si sia scopato le più avvenenti infermiere dell'ospedale, eppure è così.
   Dalla posizione in cui ero seduta potevo notare il gonfiore malamente celato dalla patta dei pantaloni. La presenza fra le gambe di Natalino di un cazzo dalle ciclopiche dimensioni è cosa risaputa fra il personale femminile dell'ospedale. In più di una occasione, approfittando della mia mitezza, si è arrischiato a strofinarlo contro i miei glutei. E in quelle circostanze ho avuto modo di saggiarne la consistenza.
   - Come ti ho accennato poc’anzi avrei bisogno del tuo aiuto.
   - Se in qualche modo posso favorirti lo faccio volentieri.
   - Il water di casa ha una piccola perdita d'acqua, sei in grado di mandarmi un idraulico a ripararmelo?
   - Hai fretta?
   - No, ma non vorrei che l'acqua si infiltrasse nell'appartamento sottostante.
   - Ti telefono prima del cambio turno per confermarti la venuta di un operaio, va bene?
   - Sì, certo, sei un tesoro.
   - E', lo so. A proposito, oggi pomeriggio sei a casa? 
   - Sì, penso di sì. Se riesci a mandarlo oggi stesso te ne sarò grata.
   - Non ti preoccupare ci penso io.
   Mi sono alzata dalla sedia e, dinoccolando il culo, sono andata verso l'uscita della cucina, poi mi sono girata verso Natalino e l'ho salutato. Lui aveva lo sguardo puntato sul mio sedere. Ha acceso un'altra sigaretta, dopodiché ha operato un cenno del capo e ha espirato una lunga boccata di fumo.
   Invece di fare ritorno al mio reparto mi sono intrattenuta sul pianerottolo, a metà scalinata, e ho fatto una telefonata col cellulare.
    La linea era libera. Tutt’a un tratto la voce di Davide ha fatto capolino al mio orecchio.
   - Pronto.
   - Ciao! Sono io. Erika.
   - Cazzo! Sai bene che non voglio essere chiamato in ufficio. Hai bisogno?
   - Avevo voglia di sentire la tua voce, tutto qui
   - Non è il momento adatto per questo genere di smancerie, sto lavorando e non ho tempo da perdere.
   - A sì? E quand'è il momento? Non ci vediamo mai, ogni volta devo umiliarmi a elemosinare un paio d'ore da trascorrere in tua compagnia e tu vieni a dirmi che non vuoi essere disturbato sul posto di lavoro. Sei uno stronzo, ecco quello che sei!
   - Erika, non ho tempo. Sto lavorando, per Dio!
   - Mi sento sola, Davide. Ho bisogno di stare un po' di tempo con te.
   - Ne abbiamo parlato una infinità di volte, sai bene in che situazione mi trovo.
   - Perché continui a nasconderti dietro queste frasi fatte? Ti ho forse chiesto di lasciare tua moglie? Ti sto chiedendo di parlarmi. Non ti ho chiesto di restare con me per una notte intera. Ho bisogno di essere coccolata.
   - Dai, ne riparliamo la prossima volta che stiamo insieme. Oggi non ho tempo, magari domani. Ho promesso a Laura che l'avrei accompagnata a fare delle spese, non posso venire a casa tua.
   - Allora non hai tempo per me?
   - Te l'ho detto, non posso. Non ho tempo. Uffa! Erika! Mi hai rotto le palle.
   - Ah! Io ti ho rotto le palle!
   - Sì, con la tua insistenza mi hai proprio rotto le palle! 
   - Sai cosa ti dico allora? Che mi farò scopare dal primo pirla che mi capita fra i piedi! Così non ti romperò più le palle.
   - Dai non fare la cretina.
   - Ti saluto.
   Interrotta la comunicazione ho riposto il cellulare in una tasca del grembiule, dopodiché ho percorso gli ultimi gradini che mi separavano dalla porta vetrata del mio reparto, e sono tornata al lavoro.

* * * 

   - E' qui che c'è un gabinetto da aggiustare? 
   - La manda Natalino?
   - Sì.
   - Venga dentro, si accomodi.
   Aprendo l'uscio di casa mi sono trovata davanti un uomo che è tutto l'opposto di Davide. Vestito in tuta da lavoro aveva un aspetto trasandato e per niente rassicurante.
   Mentre gli facevo strada, precedendolo verso la stanza da bagno, ho pensato alla promessa fatta a Davide soltanto poche ore prima. Meglio tradirlo con un tipo insignificante come questo, ho pensato, piuttosto che complicarmi la vita con un uomo che sa tutto di me. Una botta e via, per fare dispetto a quell'asino di Davide. E' quello che si merita.
   Raggiunta la stanza da bagno sono rimasta a osservarlo mentre si dava da fare a riparare il guasto, dopodiché, stupendolo, ho lasciato che la cintura della vestaglia si aprisse in modo che potesse vedere le forme nude delle tette e il minuscolo slip che mi copriva il pube.
   Lui ha subito intuito quali fossero le mie intenzioni e non si è lasciato sfuggire l'occasione per saltarmi addosso e scoparmi.
 

* * *

   Stava coricato su di me da una ventina di minuti e non sembrava decidersi a eiaculare. La sua pelle era unta, appiccicosa, ed emanava un odore acre. Il cazzo, di piccole dimensioni, scivolava nella vagina senza procurarmi alcun piacere. Si dannava l'anima spingendo le natiche in avanti per raggiungere con la cappella il fondo della vagina, ma il cazzo era troppo corto per soddisfare lo scopo. Ho lasciato che accarezzasse ogni parte del mio corpo dandogli a intendere di provare piacere anche se non era così.
   Ho mantenuto per tutto il tempo il viso girato di lato per non incrociare il suo sguardo, anche se a più riprese ha cercato di baciarmi sulle labbra, ma ogni volta ho opposto resistenza scansando la sua bocca.
   - Fammi di tutto ma i baci quelli no. - gli ho ripetuto più di una volta.
   Pensavo che avesse capito che non volevo essere baciata, invece, non pago, è tornato più volte alla carica smanioso di baciarmi.
   La sua bocca, in parte sdentata, ha seguitato a premere con forza sulla mia rovistandovi contro. Ho lasciato che stropicciasse le labbra sulle mie senza contraccambiare il gesto, poi sono riuscita a divincolarmi e ho girato il capo di lato.
   Abbiamo assunto diverse posizioni del Kamasutra senza che raggiungesse l'orgasmo. Prima di scopare con lui non avevo mai incontrato un uomo capace di fare durare tanto a lungo una scopata.
   Il cazzo di dimensioni assai ridotte non aderiva alla mucosa della fica. Motivo per cui non riusciva a venire, questo è quanto ho pensato, esasperata. Infine mi sono scostata e glielo preso nella mano, il cazzo. Sono state sufficienti tre dita per masturbarlo: pollice, indice e medio. Ma ogni volta, quando pareva sul punto di venire, si acquietava.
   Mentre glielo menavo ho scorto, vicino al bidet, la sua borsa dei ferri. Osservando gli attrezzi che sporgevano dal contenitore in cuoio ho posato lo sguardo su una lima tonda, e sono rimasta fulminata da una bizzarra idea.
   Ho afferrato il manico in legno dell'attrezzo e ho iniziato a strofinare i denti della lima sulla carne del cazzo, lentamente, con spirito di sacrificio, sostituendola alla mia mano. Eccitato da questa che per lui doveva essere una novità ha sborrato quasi subito. Fiotti di sperma gli sono usciti dall'uretra in breve successione insudiciandogli l'addome e la mia mano. Quando il liquido ha terminato di defluire ho abbandonato la presa. Mi sono rialzata e sono andata a darmi una rinfrescata nell'altro bagno di casa.
   L'uomo ha impiegato poco più di dieci minuti ad aggiustare il water. Terminato il lavoro ha riposto gli attrezzi nella borsa da lavoro e si è preparato a uscire dall'appartamento.
   - Quanto le devo per la riparazione?
   - Niente, signorina, siamo a posto così, sarà per un'altra volta.
   Entrambi sapevamo che non ci sarebbe stata una seconda volta. L'ho accompagnato alla porta e l'ho ringraziato per il duro lavoro svolto.
   Appena se n'è andato mi sono liberata della vestaglia e ho trovato rifugio nel box della doccia. Quello che ho avvertito era un impellente bisogno di fare pulizia fuori e dentro il mio corpo. 
    Davide è uno stronzo, l'ho sempre saputo, ma cos'altro avrei potuto aspettarmi da lui, forse amore? In effetti non mi ha mai ingannata, sono stata io a illudermi che potesse nascere qualcosa di serio fra noi. A modo suo è stato leale, lo sbaglio l'ho commesso quando mi sono messa insieme a un uomo sposato. Dovevo immaginarlo che sarebbe finita così, cosa potevo aspettarmi di diverso?
  

* * *

   Questa mattina ho incontrato Natalino alla garitta della portineria dove sono solita timbrare il cartellino nella macchinetta segnatempo all'ingresso dell'ospedale. L'orologio segnava le 05.45. Effettuata la timbratura ho controllato sul cartoncino le cifre dell'ora d'ingresso.
   - Ciao Erika, tutto bene?
   - Si, grazie. - ho risposto assonnata.
   - E' venuto l'operaio che ti ho mandato per la riparazione del water? 
   - Sì, è venuto. Altroché se è venuto.
   In sua compagnia mi sono avviata verso gli spogliatoi della clinica sperando che in reparto ci fosse poco lavoro.

 
 
 

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