BIKE EXPRESS
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

         Lavoro alle dipendenze del più importante corriere di posta celere della città. Sono un Bixe Express e della mia occupazione ne vado fiero, anche se la gente preferisce considerarmi al pari di un qualsiasi portalettere. In sella alla bicicletta consegno pacchi, plichi e lettere al domicilio di sconosciuti. La gente, vedendomi sfrecciare per strada, resta allibita dall’abilità con cui so districarmi nel traffico cittadino, infilandomi fra un'automobile e l'altra, eludendo buche, risalendo i cordoli dei marciapiedi, esibendo movenze del tutto simili a quelle di una gazzella.
   Nell'esercizio della mia professione proteggo lo scheletro da eventuali cadute, ahimè sempre in agguato, indossando ginocchiere, copricapo protettivo, paraspalle e occhiali scuri. Molte persone, vedendomi vestito in questo modo, manifestano un certo stupore considerandomi al pari di un marziano. Beh, io me ne sbatto dei loro giudizi, infatti, preferisco essere deriso piuttosto che scarsamente protetto nel caso di cadute e in grado di fare fronte a qualsiasi imprevisto.
   All’interno di una delle due sacche, poste ai lati del portapacchi della bicicletta, conservo una pompa telescopica, un tubolare di ricambio, due camere d'aria, un tubetto di mastice, delle pezze, e un set di attrezzi meccanici necessari per effettuare piccole riparazioni. Nell'altra sacca serbo una borraccia di alluminio, provvista di custodia termica, un giubbotto impermeabile per ripararmi dalla pioggia e alcuni indumenti di ricambio.

   Considero la bicicletta molto più di un semplice mezzo di locomozione, perché simboleggia una filosofia di vita. E poi è grazie a questo genere di lavoro che sono entrato a contatto con le più disparate sfaccettature della vita e soprattutto dell'amore. Ci sono riuscito spostandomi da una periferia all’altra della città, andando su e giù dagli ascensori, consegnando pacchi e lettere di ogni tipo a uomini e donne, ma non scorderò mai quello che la sorte mi ha riservato durante una domenica dello scorso inverno.
   Quella mattina le previsioni del tempo non lasciavano presagire nulla di buono. Il cielo era bigio e una pioggerella sottile inumidiva l'asfalto delle strade rendendole viscide e pericolose. Pedalavo con impegno nella direzione del centro città per effettuare l'ultima consegna del mattino, dopodiché, ultimato il turno di lavoro, sarei andato a pranzo.
   Le ruote della bike, nonostante la pioggia, erano stabili, incollate al bitume dell'asfalto, senza mai scartare di lato nelle continue frenate. Mentre mi affaticavo, spingendo sui pedali della bicicletta, il cercapersone seguitava a squillare mostrando sul display il numero 333: il mio. Lasciai che seguitasse a trillare senza prendermi la briga di dare risposta all'indicazione telefonica che proveniva dalla centrale operativa. Pedalavo speditamente intenzionato a recapitare, puntuale a mezzogiorno, come previsto, il pacco che custodivo nella sacca del portapacchi di cui, fra l'altro, ero perfettamente a conoscenza del contenuto.
   La città, come ogni domenica mattina, aveva un ritmo blando. Sui marciapiedi di Via Mazzini non c'erano persone dinanzi alle vetrine delle banche, impegnate a controllare sui monitor il listino della borsa come nei giorni feriali, perché la domenica i monitor erano tutti spenti. 
   Tutt’a un tratto un ciclista sbucò da Via Oberdan e s'inserì nella mia traiettoria. L'uomo, piuttosto anziano, stringeva nella mano il manico di un ombrello e sembrò non accorgersi della mia presenza. Lo evitai scartandolo di lato e proseguii, impavido, nella mia corsa verso Via Garibaldi.
   Dopo che le autorità comunali avevano proibito la circolazione delle automobili e dei motocicli nelle giornate festive le strade della città erano pressoché deserte. Si riempivano soltanto nelle ore pomeridiane quando la gente si riversava nel centro città per fissare lo sguardo sulle vetrine dei negozi.
   All'apparire della luce rossa arrestai la Bike al semaforo di Via Mazzini all’incrocio con Via Garibaldi. Girai lo sguardo nella direzione dei negozi alla mia destra, e mi soffermai a guardare la mia immagine riflessa nella vetrina di un esercizio commerciale ubicato sotto i portici.
   Il giubbotto di Gore-tex, giallo canarino, con strisce catarifrangenti bianche e blu mi rendevano visibile anche da lontano. Ma più di tutto mi persi a osservare, riflesso nella vetrina, il telaio della mia bike, colorato rosso Ferrari, compiaciuto di possedere una due ruote speciale.
   La tripla corona anteriore e i dieci pignoni sistemati nella ruota posteriore mi consentivano diverse combinazioni di velocità, ponendomi in grado di superare qualsiasi ostacolo. Un modello di bicicletta che sembrava costruito apposta per chi come me svolge il mestiere di Bike Express.

   Il pacco che trasportavo proveniva dal "Porno Adamo", un emporio di articoli erotici aperto anche nei giorni festivi. Il commesso del negozio, dopo molto insistere, mi aveva reso partecipe del contenuto della confezione. Il pacco conteneva due paia di slip da donna di tipo commestibile, uno al gusto di fragola e l’altro all’anice; il mio gusto preferito.
   Prestando orecchio a quella rivelazione ero rimasto sbalordito, ma dinanzi al commesso ero stato bravo a dissimulare l’incredulità che mi aveva colto. Non mi era mai capitato di consegnare un articolo erotico di quel genere, di cui nemmeno ero a conoscenza dell'esistenza, anche se avevo appreso della presenza in commercio di canottiere di canapa indiana da alcuni amici che se l'erano fumate in compagnia.
   Trasportare articoli sexy era una delle commissioni che più di ogni altra mi piaceva condurre a termine. Ero curioso di sapere chi fossero i destinatari dei pacchetti che trasportavo. Ormai sapevo tutto sui tipi d'olio per massaggi e sui preservativi aromatizzati, mentre non avevo nessuna esperienza in merito a bocche vibranti, falli con vibratori a batteria e bambole gonfiabili, invece adoravo consegnare articoli di lingeria femminile, di tutti i tipi, ma slip commestibili non ne avevo mai recapitati alle clienti. 
   La destinataria del pacco abitava in Borgo delle Colonne, al primo piano di un vecchio stabile recentemente ristrutturato. Quando giunsi dinanzi al portone dell’abitazione, di cui conoscevo bene l'indirizzo, sistemai la bicicletta contro il muro dello stabile. Misi il lucchetto a U attorno alla ruota posteriore e m'infilai nel portone che trovai aperto.
   Conoscevo a memoria la planimetria del fabbricato, infatti, c'ero già stato un'infinità di altre volte lì, e non mi preoccupai di suonare il campanello della cliente, avvisandola del mio arrivo, prima di salire le scale.
   Il nome della destinataria del pacco era scritto a chiare lettere sulla bolla di accompagnamento. Non avevo avuto alcuna necessità di rileggerlo perché lo conoscevo a memoria al pari dell'identità del mittente.
   La coppia di amanti era di un tipo speciale. Fra i clienti del pornoshop erano quelli a cui ero maggiormente affezionato. Lei era solita accogliermi sulla porta dell'appartamento in vestaglia, ansiosa di ritirare il pacco e prendere visione della sorpresa che il compagno le aveva riservato.
   Ogni volta aveva l'abitudine di offrirmi un caffè o una bibita, dopodiché mi congedava con cinque euro di mancia, dandomi appuntamento per la domenica successiva. 
   Quando giunsi dinanzi alla porta dell'appartamento la trovai socchiusa. Suonai a lungo il campanello prima di decidermi a entrare. "Permesso" ripetei più volte senza ricevere risposta. M'inoltrai per il corridoio e proseguii in direzione della stanza da letto dove ero solito trovare lei e il compagno.
   Eva era riversa sul letto. I capelli rossi, mossi, dalla lunga chioma, le scendevano sulla schiena nuda e slavata. Il viso era riverso sul cuscino con entrambi gli occhi sbarrati. Il compagno era col busto piegato al fianco del corpo della ragazza. Un braccio le cingeva le spalle.
   "Permesso?" ripetei più volte senza ricevere risposta.
   I corpi nudi giacevano inermi sul letto. Rimasi lì come un cretino e piansi. Il mio cercapersone ricominciò a squillare e questa volta risposi alla chiamata.

   Sono un fattorino o meglio un BikeExpress e lavoro presso un'agenzia di posta celere, porto in giro plichi e lettere e merce di ogni tipo, ma dopo quell’episodio non consegno più merce ai clienti del Sexyshop.

 

 
 

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