Betty
Blu aveva fatto la sua comparsa sulle
pagine del newsgroup "it.sesso.racconti"
di soppiatto, postando due racconti nel
volgere di una sola settimana, dopodiché
era scomparsa lasciando come strascico
una odorosa scia di sensualità. Era
ricomparsa qualche mese più tardi,
all'inizio dell'estate, riprendendo a
deliziarmi con storie impudiche e
sonetti licenziosi.
Betty Blu utilizzava
l'account di posta elettronica
BettyBlu62@yahoo.it. Questo tipo di
utenza, al pari dei suoi racconti,
avevano richiamato la mia curiosità.
Ero impaziente di conoscere chi si
celava dietro quell'indirizzo di posta
elettronica. Di sicuro doveva trattarsi
di una donna, ma chi era questa Betty
Blu brava ad accendermi di calore fra le
cosce ogni volta che mi mettevo a
leggere uno dei suoi racconti?
Betty Blu, nome utilizzato
nell'account di posta elettronica, non
era di sicuro il suo vero nome di
battesimo. Ma quel numero 62, collocato
subito dopo, cosa stava a significare?
Oh, sì, avrebbe potuto indicare l'anno
di nascita. Infatti, pareva assai poco
probabile che Betty Blu avesse 62 anni,
perlomeno questo era ciò che pensai.
Tutto sommato la tesi più plausibile,
quella a cui diedi maggiore credito, era
che avesse confezionato l'account in
quel modo per indicare la data di
nascita: il 1962. Sì, ne ero certa,
doveva essere questa la ragione vera.
Betty Blu aveva tutta
l'aria d'essere una donna straordinaria.
Ricca non solo di talento, ma dotata di
una notevole carica sessuale. Una
femmina insaziabile! Ecco come me
l'immaginavo Betty Blu. Una figa
assatanata di sesso, col bernoccolo del
ballo sudamericano, e vogliosa di farsi
scopare dal primo lurker che l'avrebbe
magnificata riempiendola di complimenti.
Concentrandomi nella
lettura dei suoi racconti avevo tratto
l'impressione che fossero
autobiografici. Ma esisteva pur sempre
la remota possibilità che fossero
frutto di fantasia, cosa di cui
dubitavo. Erano racconti lussuriosi,
amari e ironici, quelli che produceva
traendo spunto dalla vita quotidiana,
soffermandosi nel raccontare particolari
di relazioni sentimentali, per lo più
finite male, che parevano essere state
vissute da lei medesima.
Seppure con qualche
perplessità avevo raggiunto il
convincimento che doveva trattarsi di
una donna non più giovanissima. Magari
una insegnante liceale, bisbetica, dal
carattere stravagante, litigiosa e
difficilmente contentabile; sessualmente
per intenderci. Una zitella, non troppo
giovane, con l'hobby della scrittura
erotica: ecco come me la immaginavo
Betty Blu. Ma se le avventure che
narrava con tanta ricchezza di
particolari, erano autobiografiche, come
le percepivo a pelle, allora doveva
trattarsi di una gran bella fica, pur se
un poco stagionata.
C'era la remota possibilità
che il numero 62 stesse a significare
qualsiasi altra cosa oltre all'età.
Magari la misura, espressa in
centimetri, della circonferenza dei
fianchi, oppure il numero civico della
sua abitazione, boh. Chissà!
Avevo preso in
considerazione anche un'altra ipotesi.
Infatti, invertendo le cifre 6 e 2, si
poteva ottenere il numero 26. Una
congettura piuttosto ardita, ma non da
scartare poiché Betty Blu avrebbe
potuto essere una donna giovane, anche
se questa eventualità era assai remota.
La più plausibile delle ipotesi, quella
degna di attendibilità, era che Betty
Blu avesse 42 anni al momento di
effettuare l'account di posta
elettronica. L'età giusta per
congiungersi a una troia come me,
pensai, dal momento che potevo vantare
qualche anno più di lei.
Le sue doti di scrittrice e
la complessità delle storie raccontate,
molte delle quali narrate producendosi
nell'uso della prima persona, l'avevano
posta all'attenzione degli autori
maschi, anche dei più attempati che
frequentavano il newsgroup
it.sesso.racconti, ma soprattutto degli
indistinti lurker che l'avevano presa di
mira bombardandola di missive
all'indirizzo di posta elettronica, come
ebbe a confessarmi in seguito. Ma non
c'erano solo fans uomini a ronzarle
d'intorno come cani da trifola
riempiendola di elogi. Anche le donne
avevano cominciato a circuirla,
ravvisando nelle disavventure amorose
della protagonista dei suoi racconti
molte delle proprie traversie d'amore,
cercando in lei solidarietà femminile e
qualcosa d'altro.
Negli anni di
frequentazione del newsgroup -
it.sesso.racconti - avevo assistito a
molte dispute sui diversi modi di
scrivere racconti erotici. Ne avevo
tratto il convincimento che un racconto
erotico è eccitante quanto più
l'autore è abile nel raccontare delle
storie facendole sembrare vere, attuali,
magari facendo uso della voce narrante
in prima persona per dare maggiore
spessore e credibilità al racconto. Non
è un caso che gran parte dei giovani
autori che si affacciano sul newsgroup -
it.sesso.racconti -, si affatichino nel
fare precedere il testo del racconto con
una prefazione in cui informano i
lettori che si tratta di una opera
autobiografica.
Betty Blu era brava nello
scrivere, sapeva emozionare e
coinvolgere il lettore affrescando
storie ricche di amori e di cocenti
delusioni. Pene d'amore sviscerate con
profonde introspezioni psicologiche, ma
condite con ironia e sarcasmo. Le storie
che narrava con tanta maestria
sembravano tutte vere, perlomeno ai miei
occhi, senza nessuna eccezione. Mi
eccitavo nel leggere le vicende da lei
narrate di cui ero certa fosse ella
stessa la protagonista.
Di frequente mi masturbavo
interrompendo la lettura del brano.
Seduta davanti al monitor, con lo
schermo saturo delle sue parole, calavo
le mutandine fino alle caviglie,
sollevavo la gonna, e mi deliziavo nello
stordirmi il clitoride fino ad arrecarmi
dolore. Lo facevo senza fretta,
pigramente, pensando a lei, e ai suoi
occhi che immaginavo dovessero essere
simili a quelli di Bettyboop
dell'omonimo cartone animato. Seguitavo
a trastullarmi la fica fintanto che ero
prossima a raggiungere l'orgasmo. Ero
brava nel procurarmelo, socchiudevo le
palpebre e fantasticavo sognando
d'averla addosso, su di me, con la bocca
affaccendata nel succhiarmi il
clitoride, poi infilavo due dita nella
fica e mi masturbavo fino a venire.
A volte mi succedeva di
masturbarmi mentre ero in ammollo nella
vasca da bagno, coperta da cristalli di
schiuma fino al collo, intenta a leggere
uno dei suoi racconti, che apposta avevo
provveduto a stampare su fogli di carta.
Carezzarmi le tette, comprimere i
capezzoli, penetrarmi fica e il culo con
le dita, era quanto di meglio potessi
fare mentre leggevo le storie da lei
scritte.
Betty Blu apparteneva alla
ristretta schiera di autrici a cui
rivolgevo le mie attenzioni quando avevo
voglia di masturbarmi. Nella
frequentazione del newsgroup avevo fatto
conoscenza, seppure in maniera virtuale,
con diverse autrici. Molte si mostravano
compiaciute nell'esibire un proprio
stile di scrittura, piuttosto che
accendere di calore il cazzo degli
uomini e la fica di chi come me ambiva leggere racconti erotici per eccitarsi e
in subordine imparare nuovi giochi
amorosi da mettere in atto con le mie
partner.
Non sempre chi è abile
nell'affabulare favole, novelle, e
storie comiche, è altrettanto bravo nel
comporre racconti erotici. C'è chi lo
fa compiacendosi di fare uso di vocaboli
poco comuni, intrecciandoli fra loro con
snobismo, senza darsi pensiero
dell'aspetto erotico della storia, ma
attento a stupire i lettori con frasi
ridondanti e ampollose. Betty Blu era
una eccezione, infatti i suoi racconti
non erano enfatici e per niente
pornografici, ma pur sempre dotati una
raffinata carica erotica, in grado di
farmi bagnare la fessura fra le cosce
come nessun'altra autrice sapeva fare.
Al contrario di molti
autori di racconti erotici e lurker non
le avevo mai scritto in privato, fatta
eccezione per un messaggio di auguri
natalizi, con allegata la foto di un
dipinto del 700 che ritraeva due donne,
nude a mezzobusto, affaccendate nel
pizzicarsi i capezzoli, a cui però non
aveva avuto la compiacenza di
rispondermi.
Qualche frecciatina,
seppure scherzosa, ce l'eravamo
scambiata a proposito della mia passione
per il cinema francese, in particolare
per quei registi: Truffaut, Rohmer,
Leconte di cui ammiro le opere
cinematografiche. Ma quando le avevo
fornito lo spunto per uno scambio
d'idee, confidandole che avevo un debole
per Dominique Sanda, Juliette Binoche e
Anouk Aimee, aveva glissato preferendo
non rispondermi.
Betty Blu me l'ero
immaginata identica ad Anouk Aimee.
Elegante, di belle maniere, occhi
profondi, e con un certo francesismo
determinato dalle origini valdostane.
Detesto chi si comporta da
leccaculo, spandendosi in complimenti,
specie quando commenta un racconto
scritto da un autore con un nick
femminile. Ammetto di non essere cortese
e smancerosa, ma sono così anche nella
vita privata: insopportabile, lo so. Il
più delle volte, commentando un
racconto, mi lascio trascinare dalla
franchezza e dico quello che penso col
rischio di offendere chi è dall'altra
parte.
In effetti, sono troppo
critica con chi è capace di scrivere,
mentre dovrei essere più morbida
nell'esprimere commenti. So bene che la
maggior parte delle donne preferisce
essere blandita di complimenti, anche se
ciò che scrive è di poco conto. Molte
autrici sono persuase che i commenti
fatti da chi le lusinga con elogi e
sperticati apprezzamenti siano genuini,
invece fanno parte di un unico progetto
di seduzione degli uomini. Molte donne
preferiscono non tenerne conto,
illudendosi che siano complimenti
spontanei, solo perché hanno un dannato
bisogno di essere gratificate da
qualcuno, e sbavano per questo.
Con Betty Blu mi ero
comportata in maniera schietta dal primo
racconto apparso sul newsgroup
it.sesso.racconti. Lo avevo commentato
facendole osservare delle distrazioni.
Frasi a mio parere troppo lunghe che
avevano bisogno di essere alleggerite
con qualche virgola o dei punti, perché
leggendo quelle righe il lettore poteva
rischiare di rimanere senza respiro. Col
tempo la sua tecnica di scrittura era
andata via via affinandosi. Smisi di
commentare le sue storie, poi un giorno
trovai nella cartella della posta
elettronica in arrivo una e-mail
speditami da Betty Blu.
La nostra amicizia ha avuto
inizio con quella lettera. Una simpatia
fatta di confidenze, soprattutto da
parte sua, e di confessioni intime. Lei
mostrava una grande voglia di aprirsi
con qualcuno. Io, al contrario, mi ero
ben guardata dal lasciarmi andare a
rivelazioni sulla mia identità e alla
vita privata.
Se prima d'intrattenere un
rapporto epistolare con Betty Blu avevo
preso l'abitudine di masturbarmi
leggendo un suo racconto, dopo cominciai
a farlo sprofondandomi nella lettura
delle lettere che raggiungevano la mia
casella di posta elettronica a getto
continuo. In più di una occasione le
avevo chiesto di spedirmi una sua
fotografia per verificare se
assomigliava per davvero ad Anouk Aimee,
ma si era rifiutata di farlo.
"Se ti va di
conoscermi puoi venire di persona qui, a
casa mia, allora ti toglierai ogni
curiosità", mi aveva suggerito in
più di una occasione. L'estate scorsa,
dopo tanti tentennamenti, sono andata a
farle visita in Valle D'Aosta.
*
* *
L'autostrada A21 che da Piacenza conduce
a Torino era affollata di autotreni.
Allo svincolo per Alessandria imboccai
la A26, in direzione del traforo del
Monte Bianco, diretta verso Chamonix e
la Francia, ma non era lì che ero
diretta. A quell'ora della mattina il
traffico sulle due corsie di marcia
straripava di automezzi. La giornata era
uggiosa come ce ne sono tante al nord. Guidavo la Panda con prudenza ma avevo
la testa da tutt'altra parte. Da un po'
di tempo Betty Blu era il mio pensiero
fisso, la prima cosa a cui pensavo al
risveglio, ma forse dovrei dire che ce
l'avevo per la testa ancora prima di
aprire gli occhi.
Presa nei miei pensieri
guidavo cercando di trovare le parole
che avrei dovuto dirle presentandomi
davanti a lei. Insieme saremmo andate a
Martigny, in territorio svizzero, oltre
il traforo del Gran San Bernardo. Lì
avremmo fatto visita alla Fondazione di
Pierre Giannadda, un museo bunker noto
in tutta Europa per l'organizzazione di
mostre d'arte di famosi artisti.
Stavolta l'esposizione
estiva era dedicata a Kandinski,
accreditato come uno degli iniziatori
dell'arte astratta. Mi struggevo dalla
voglia di riuscire a trascorrere la
notte a Martigny con Betty Blu anche se
non avevo provveduto a prenotare la
camera d'albergo, ma pensavo che non
sarebbe stato difficile trovarne una
doppia.
Mentre viaggiavo in
direzione di Aosta considerai la
possibilità di scoparmela, 'sta Betty
Blu. Avevo la fica bagnata e il
clitoride turgido che pulsava come un
ossesso, e non vedevo l'ora di essere al
suo cospetto.
Il bagliore provocato da
una insegna luminosa, proveniente
dall'altro lato della strada, filtrava
attraverso le tapparelle della stanza da
letto dell'albergo dove Betty Blu e io
c'eravamo rintanate dopo cena. Avevamo
trascorso l'intensa giornata insieme,
stregate una dell'altra, prese dalla
voglia di fare sesso. Betty Blu era
diversa da come me l'ero immaginata. Il
suo nome non aveva niente a che fare con
l'account di posta elettronica con cui
l'avevo identificata prima di conoscerla
di persona. Vista da vicino era più
interessante di quanto me l'ero
immaginata.
Le mani scorrevano discrete
sulle mie gambe risalendo con devozione
fino alle cosce. I movimenti erano
lenti, ripetuti, sempre identici. La
carne mi ribolliva ed ero percorsa da
intensi brividi che squassavano il mio
corpo. Con la punta della lingua si
soffermò a leccarmi la pianta dei
piedi, solleticandoli, insinuandosi
negli interstizi che separano le dita
una dall'altra. Incominciò a succhiare
l'alluce di un piede inglobandolo fra le
labbra, succhiandolo come si trattasse
di un enorme clitoride o di un piccolo
pene. Continuò nella sua opera
prendendosi cura anche delle altre dita
riempiendomi di piacere. La vagina mi si
contraeva di continuo con degli spasmi.
Mugolavo, eccome se mugolavo!
Ero posseduta da una
dannata voglia di raggiungere al più
presto l'orgasmo. Betty Blu risalì con
la lingua le cosce e la lasciò cadere
sulla mia fica. Iniziò a leccarla
tutt'intorno, poi allargò le grandi
labbra con le dita e stese la lingua sul
foro della vagina intestardendosi nel
penetrarmi con la estremità della
lingua resa rigida. Seguitò a scoparmi
in quel modo a lungo, poi sollevò il
capo e avvicinò la bocca alla mia
facendomi dono di un tenero bacio. Le
labbra in quanto morbidezza non avevano
niente da invidiare alla mucosa della
sua fica che avevo cominciato a sfiorare
con le dita.
Betty Blu cominciò a
scoparmi nella bocca facendo uso della
lingua, contraccambiai le movenze
incrociando la mia lingua con la sua.
Proseguimmo a baciarci rischiando di
perdere conoscenza per la mancanza di
ossigeno. Betty Blu s'impadronì delle
mie tette, traboccanti di eccitazione, e
prese a solleticarmi i capezzoli.
Lasciai che si prendesse cura del mio
corpo, poi mi liberai della stretta
delle sue mani, abbassai il capo, e
lasciai cadere la lingua sopra il suo
clitoride. Il bocciolo era turgido,
gonfio, e appetitoso. Lo scappucciai,
poi iniziai a succhiarlo ingorda di quel
prezioso frutto della natura. La
risposta di Betty Blu non si fece
attendere, iniziò a tremare e a
mugolare di piacere. All'apice
dell'appagamento la penetrai con due
dita nella fica e proseguii a scoparla
in quel modo fintanto che raggiunse
l'orgasmo. Un doppio orgasmo: clitorideo
e vaginale.
Congiunte una all'altra,
col capo affossato nella fica
dell'altra, riempivamo di piacere le
nostre bocche succhiandoci a vicenda il
clitoride. Gli orgasmi si susseguirono a
grappoli nel volgere di pochi secondi.
Proseguimmo a spremerci il clitoride
fino allo sfinimento, appagate dal
piacere che sapevamo donarci
reciprocamente. Le sue tette, sode, ma
meno voluminose delle mie, stavano a
contatto del mio addome e le percepivo
alzarsi e abbassarsi mentre succhiava il
clitoride. Mi divincolai dal suo
abbraccio e presi a leccarle le tette
dedicandomi soprattutto a mordere
l'areola dei capezzoli, poi li succhiai
uno a uno fino a quanto disse: basta!
Prima di raggiungere
l'apice del piacere le divaricai le
cosce, poi incrociai le gambe fra le sue
e inizia a sfregare il clitoride, ritto
e turgido, contro il suo e presi il
sopravvento sulla sua persona dando
inizio a una danza erotica che ci
condusse, liberate da ogni ritegno, a un
tipo di piacere che bene conoscevo.
Restammo sveglie per tutta
la notte a fare l'amore, allietate dalla
presenza di una luce azzurrina che
penetrava nella camera dall'insegna
luminosa all'altra parte della strada.
Il giorno seguente tornammo in Italia,
ma questa è un'altra storia.
|