SEI LA PIU' 
BELLA DEL MONDO

di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

           Stanotte, tornando a casa, ho scorto l'auto di Sergio parcheggiata poco distante dal portone d'ingresso del mio condominio. Sarebbe stato pressoché impossibile non notarla. In città sono poche le persone proprietarie di un Maggiolone cabriolet, giallo canarino, come il suo. Ho immaginato che fosse ospite di Francesca e la cosa mi ha fatto stare male. Raggiunto il mio appartamento sono andata dritta in bagno e ho aperto l'armadietto dove custodisco i medicinali. Ho assunto due compresse di Tavor, dopodiché mi sono infilata sotto le coperte. Il farmaco non ha sortito alcun effetto benefico, dovevo prevederlo arrabbiata com'ero in quel momento.
   Mi sono rigirata nel letto per tutta la notte senza prendere sonno. Una persiana ha seguitato a sbattere contro il muro per effetto del vento e di un temporale che ancora adesso sta accanendosi sulla città. Alle prime luci dell'alba mi sono alzata da letto senza curami di mio marito che russava come un elefante accanto a me. Nemmeno si è accorto del mio stare male. Mi sono infilata sotto la doccia con la voglia di togliermi di dosso il sudore sospeso sulla pelle e non solo quello. 
   Ero eccitata, molto eccitata, e non riuscivo a liberarmi dalla mente l'immagine di Francesca e di Sergio che facevano sesso due piani sopra la mia testa.
   Il getto d'acqua calda ha investito il mio corpo e ha dilatato i pori della pelle rendendoli permeabili al tocco delle mani. Le punte dei capezzoli hanno preso a dolermi per l'eccitazione. Li ho pizzicati consapevole del piacere che sanno trasmettermi quando mi adopero a carezzarmi le tette con le dita. Da ragazza, contrariamente a quanto mi succede ora, non ero solita toccare le parti intime del mio corpo, infatti, di rado praticavo l'autoerotismo, anche da sposata l'ho fatto rare volte, poi ho conosciuto te e tutto è cambiato nella mia vita.
   I vapori dell'acqua calda hanno appannato i vetri smerigliati del box. Ho allargato le cosce e asperso di sapone il pube, poi ho cominciato a carezzarmi la fica con l'estremità delle dita. Addossata al muro di mattonelle, con le gambe divaricate, ho seguitato a strofinare le dita sul clitoride fintanto che sono venuta, arrabbiata, dopodiché mi sono accasciata sul pavimento della doccia mentre mi è montato l'orgasmo che mi ha mandato in confusione il cervello.
  In piedi davanti alla finestra della cucina osservo le gocce di pioggia gelida che cadono sulla città. Due studenti dall'altra parte della strada, mano nella mano, camminano sul marciapiede del lungoparma diretti al vicino liceo.
   Tutt'a un tratto la ragazza barcolla e perde l'equilibrio, forse per colpa dei tacchi delle scarpe che trovano cattivo appoggio sull'acciottolato del marciapiede. Si fermano tutt'e due sotto un lampione, rimasto acceso  per colpa del temporale che ingrigisce il panorama, e si guardano dritti negli occhi. Il ragazzo lascia cadere sul marciapiedi l'ombrella che li riparava dalla pioggia e avvicina le labbra a quelle della ragazza, dopodiché incominciano a disegnare baci tutti uguali.
   Resto con lo sguardo fisso sui due studenti che seguitano a scambiarsi la lingua fra le labbra. Mi chiedo se io e Francesca siamo come loro, prese dall'amore, ma non so darmi una risposta.
   Da quando occupo quest'appartamento, un anno appena, mi capita spesso di mettermi alla finestra e perdermi a osservare le persone che camminano sul marciapiede del lungoparma, dall'altra parte della strada. E' lì che ho scorto Francesca per la prima volta. Indossava una giacca di foggia maschile e una gonna della stessa stoffa picchiettata. A coprirle il seno aveva una camicetta bianca, con un volant che superava il bavero della giacca. Mi è piaciuta da subito e l'ho desiderata. Non potevo immaginare che era venuta ad abitare nel mio stesso palazzo, due piani sopra la mia abitazione. Sono rimasta sorpresa quando l'ho vista attraversare la strada e venire verso il portone della mia abitazione. Ha guardato all'insù e ha scorto il mio viso dietro il vetro della finestra, accorgendosi che ero la nuova inquilina dell'appartamento al primo piano dell'edificio, rimasto sfitto da troppo tempo.

   Continua a piovere ed è giorno fatto. Mancano pochi minuti alle 8.00 e mio marito dorme ancora. Oggi è sabato e non deve recarsi al lavoro in ufficio. Ieri sera siamo stati a teatro e abbiamo fatto le ore piccole. Probabilmente né lui né io abbiamo più l'età per fare le ore piccole.
   Afferro il cellulare, terminato non so come sul divano del salotto, e mi rifugio dentro il bagno, lontano dallo sguardo di mio marito nel caso decidesse di alzarsi da letto.
   Mi guardo allo specchio e mi accorgo che ho il viso sfatto. Tutta colpa della notte passata in bianco a fare congetture. E’ lei la causa di questo malessere che mi soffoca il respiro.
   Il telefono squilla a lungo in un appartamento che so non essere vuoto. Sto per riattaccare quando percepisco il rumore di un clic e una voce di donna mi dà risposta.
   - Pronto.
   Seduta sul coperchio del water, la schiena appoggiata contro le mattonelle della parete, resto in attesa e non pronuncio una sola parola.
   - Pronto. Con chi parlo?
   Seguito a non parlare e Francesca non si decide a riattaccare. Colgo l'ansimare del suo respiro. Sono tentata di non aprire la bocca, evitando di risponderle, infine cedo alla tentazione di parlarle. E, senza dire chi sono, parlo.
   - Eri addormentata?
   - Ah, sei tu? Lo immaginavo. Sì, stavo dormendo.
   D'improvviso penso a mio marito che sta di là, nel letto, addormentato, e seguita a russare al caldo del piumino. Per lui provo tanta tenerezza, pare si dica così quando non si ama più una persona. Tenerezza è quando non si prova più desiderio fisico per l'altro, e a me sta succedendo nei suoi confronti. Stiamo insieme da dieci anni e da un po' di tempo ci comportiamo come fratelli. Scopiamo un paio di volte alla settimana, con trasporto, ma da quando ho conosciuto Francesca penso di non essere mai stata capace di fare l'amore e in questo momento vorrei correre da lei. E' perfettamente inutile che le chieda cosa ha fatto ieri sera, dove è stata e con chi è uscita, e a che ora è tornata a casa. Non servirebbe a niente, se non a farmi ingelosire ancora di più.
   Presa come sono nei mie pensieri fatico a risponderle. Ma è Francesca a rompere il silenzio.
   - Ti sei già alzata? - soggiunge facendomi capire di non essersi ancora sollevata dal letto e di non avere aperto le persiane. - Continua a cadere la pioggia?
   Azzardo a dirle qualcosa d'altro per prolungare la nostra conversazione, mentre sto pensando che anche lei sta affaticandosi a fare lo stesso. Ma non riesco a trovare niente di meglio che un grottesco.
   - Continua a dormire e... comportati bene, eh.
   Mi sembra d'intravederla, nuda sotto le lenzuola, più bionda che rossa, con l'odore della pelle che al risveglio ha un fragranza particolare, odore di donna misto a quello delle rose. I capezzoli turgidi, la fica calda, priva di peli tutt'attorno, che quando la sfioro con la punta della lingua produce in lei tanto piacere.
   - Beh, ci sentiamo più tardi, allora.
   - Sì, certo, a più tardi. - do risposta mentre aspetto che interrompa la comunicazione. Cosa che succede nel volgere di una frazione di secondo.
   Non ho avuto l'audacia di chiederle se Sergio è ancora lì. Sarebbe stato ingenuo domandarglielo, lo so. Perché non avrebbe dovuto esserci? Forse ha ascoltato la nostra conversazione, magari le ha mantenuto la mano affossata fra le cosce, oppure le ha trascinato la mano sul cazzo e si è fatto masturbare nella penombra della camera.

   La cucina profuma di caffè. Prima di entrare in bagno mi ero premurata di mettere la moka su una delle piastre del fornello elettrico e ora la bevanda è pronta. Accendo la radio per rendere più sopportabile l'atmosfera deprimente di questa mattinata. 
   Le onde radio diffondono “Sei la più bella del mondo”, una canzone di Raf, la stessa che ho ascoltato a casa sua la prima volta che ci siamo baciate. Mi avvicino alla finestra con la tazza fumante stretta nelle dita e guardo verso il torrente. I lampioni sul lungoparma sono spenti. Sono spariti i riflessi di luce sulla superficie dell'acqua, anche i due innamorati che ho visto baciarsi poc'anzi non ci sono più.

 

 

 
 

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