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BEAUTY
CASE
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Il
professor Bertolazzi digitò sulla
tastiera del cellulare una sequela di
numeri, dopodiché avvicinò
l'apparecchio telefonico all'orecchio.
- Centro benessere
"Anima & Sensi". - diede
risposta una voce femminile.
- La signora Flora?
- Vado a informarmi, ma
penso sia impegnata con un cliente. Chi
devo dire?
- Bertolazzi, professor
Bertolazzi!
Trascorse qualche minuto
prima che una voce femminile, diversa
dalla precedente, desse risposta.
- Sono Flora professore, ha
bisogno?
- Sì, avrei necessità del
solito trattamento. E' possibile
eseguirlo oggi stesso?
- Purtroppo non sono in
grado di soddisfare la sua richiesta. Ho
difficoltà nel reperire la merce di cui
ha bisogno per oggi. Posso mettergliela
a disposizione domani. Le sta bene
ugualmente?
- Sì, penso di sì, se
proprio non è possibile reperirla per
oggi pomeriggio.
- Oggi no, mi spiace, dovrà
arrangiarsi da solo. - disse la donna
abbozzando un malizioso sorriso che il
Bertolazzi non fu in grado di cogliere,
ma di cui immaginò l'esistenza.
- Allora ci conto.
- Stia tranquillo, ci
vediamo domani alle cinque. Le sta bene?
- disse la signora Flora assumendo un
tono consono al proprio ruolo di
ruffiana.
- Sì.
- A presto, allora.
- Arrivederci.
Il professor Bertolazzi
ripose il cellulare nella tasca
dell'impermeabile e riprese a camminare
sul Lungoparma, con il solo rumore delle
acque del torrente a tenergli compagnia.
Accese una sigaretta, l'ultima della
mattina, consapevole che non sarebbe
riuscito a fumarne un'altra sino
all'uscita dal liceo Manzoni dove era
diretto per fare lezione.
Sollevò il bavero del
trench, stirò la tesa del cappello
verso il basso, e accelerò il passo.
Proseguendo nel suo cammino si trovò a
percorrere Ponte Caprazzucca.
Le acque torbide del
torrente scivolavano verso la pianura
impetuose trascinando con sé detriti di
ogni sorta e persino carcasse di
animali.
Quando mise piede
nell'androne dell'edificio scolastico si
era già premurato di spegnere per
terra, premendoci sopra la suola di una
scarpa, il mozzicone di sigaretta che
fino a qualche istante prima gli pendeva
dalle labbra.
La conversazione telefonica
con la signora Flora gli aveva messo
addosso una forte eccitazione. In quello
stato, col cazzo che gli pulsava sotto
la patta dei pantaloni, gli sarebbe
stato difficile entrare in classe per
fare lezione, stante la presenza nei
banchi di ragazze dal contegno
provocante, ai limiti della decenza, che
sempre più spesso gli procuravano
tempeste ormonali.
Ritrovò parte della sua
proverbiale tranquillità quando mise
piede nella sala riservata agli
insegnanti.
Il locale era affollato di
docenti. Salutò Malinverni, pure lui
insegnate di lettere, e la signora
Cattabiani insegnante di matematica, una
zitella acida che i colleghi erano
soliti scansare come la peste bubbonica.
Si liberò
dell'impermeabile e l'appese
all'attaccapanni prima che la Cattabiani
gli rivolgesse la parola. Tolse dal
cassetto dove aveva riposto i registri
di classe quello della 5a M, dopodiché
abbandonò la stanza.
La campanella
dell'intervallo era squillata da un paio
di minuti quando entrò in aula.
Il tanfo di sudore e
l'esalazione di essenze profumate, di
cui erano pregni gli abiti e la pelle
delle ragazze, avevano contaminato
l'atmosfera del locale. Ordinò di
spalancare le finestre per favorire il
ricambio dell'aria, infischiandosene
delle proteste degli alunni che
occupavano i banchi a ridosso delle
finestre.
- Non lamentarvi come al
solito, eh! Un po' d'aria fresca non può che
fare bene alla vostra salute.
- Professore fa freddo! -
brontolò Anna Bonfanti, una delle
alunne che occupava un banco a ridosso
di una finestra.
- Bonfanti la smetta di
lamentarsi. La finestra rimarrà aperta
un paio di minuti, dopodiché potrà
chiuderla.
Le parole del professor
Bertolazzi diedero avvio a una sequela
di lagnanze, soprattutto da parte delle
ragazze.
Tutte, nonostante la
stagione invernale, vestivano in maniera
succinta con minigonne e camicette
vaporose abbondantemente aperte su
davanti.
Terminato l'appello il
professor Bertolazzi diede disposizione
di chiudere le finestre.
- Dove eravamo rimasti
l'ultima volta?
- All'armistizio firmato da
Badoglio. - disse Aldo Vernizzi, uno
spilungone dal viso scarnato e con i
capelli rasati a zero che occupava uno
dei quattro banchi di prima fila.
- Ah, sì, dunque.
Insegnare storia agli
studenti prossimi alla maturità
procurava al professor Bertolazzi
maggiore soddisfazione rispetto a quando
faceva lezione agli alunni del primo
anno del liceo.
Condusse la lezione di
storia nel rispetto delle sue abitudini,
articolando una parola dopo l'altra,
senza interruzioni di sorta, spostando
di continuo lo sguardo sul viso degli
alunni, catalizzando con la sua
eloquenza la loro attenzione.
A dispetto dell'età, da
poco aveva compiuto cinquant'anni, il
professor Bertolazzi era ancora un
bell'uomo e non gli mancavano le
occasioni per scopare. A volte gli
succedeva di riuscire a farlo con
qualche collega insegnante, ma non aveva
mai avuto relazioni stabili e durate per
lungo tempo.
All'amore di una bella
donna preferiva di gran lunga fare sesso
con una puttana, con loro non doveva
mettere in gioco nessun sentimento. E
poi scopare barattando la figa in cambio
di denaro lo eccitava più di ogni
conquista.
L'ambulatorio del centro
benessere "Anima & Sensi"
era ubicato al secondo piano di un
antico palazzo le cui finestre si
affacciavano in Strada Bixio, nel
quartiere dell'Oltretorrente.
L'edificio, disadorno, con
l'intonaco dei muri scrostati, era
provvisto di un giardino interno. Al
centro di una siepe trovava posto una
peschiera, dalla forma circolare, sulla
quale capeggiava un putto di marmo dal
cui pisello fuoriusciva uno zampillo
d'acqua.
Il professor Bertolazzi
raggiunse in anticipo sull'ora convenuta
il portone del palazzo. Nella mano
stringeva una valigetta in pelle, a
forma di bauletto, in cui custodiva una
serie di arnesi erotizzanti e diversi
oggetti utili al camuffamento.
Suonò il campanello e una
voce femminile diede risposta al
citofono.
- Chi è?
- Bertolazzi, sono atteso
dalla signora Flora.
- Le apro.
- Grazie.
Risalì a piedi i due piani
di scale che lo separavano dal centro
benessere "Anima & Sensi".
Nella mente gli frullavano diverse
ipotesi sull'identità della ragazza che
la signora Flora gli avrebbe messo a
disposizione, anche se da un po' di
tempo erano sempre le medesime
prostitute che si alternavano nel suo
letto.
Gli sarebbe andato bene di
scopare con Ombretta, ma anche Laura con
il suo faccino che pareva un bijou lo
soddisfaceva, e poi c'era sempre
Stefania, la pettinatrice, quella che più
di ogni altra sapeva prosciugargli il
cazzo quando si adoperava a fargli un
pompino.
Chissà che tipo di ragazza
gli aveva messo a disposizione la
signora Flora, pensò mentre attendeva
che si aprisse la porta del centro
benessere davanti a sé.
- Si accomodi. - disse
Bianca, una anziana donna avvolta in un
camice bianco che faceva da governante
al postribolo.
Quando il professor Bertolazzi si trovò
nel corridoio vide la signora Flora
venirgli incontro.
Era vestita in modo
accurato, con tailleur blu e camicetta
bianca, come sua consuetudine. I capelli
scuri erano tirati all'indietro, a coda
di cavallo, e una frangetta le scopriva
la fronte.
- Buongiorno professore, mi
fa piacere vederla di nuovo qui. E'
giunto in leggero anticipo, la ragazza
non è ancora arrivata.
- Mi scusi, ma non me n'ero
accordo. Se vuole attendo giù in strada
e ritorno più tardi.
- No, per carità, si
accomodi nella stanza, fra poco la
ragazza sarà qui. Sa come sono queste
giovinette. Questa poi è una
acquisizione recente.
- Una ragazza nuova?
- Sì, e spero sia di suo
gradimento.
- Lo spero anch'io, è
sempre eccitante avere a che fare con
delle novizie.
- Mi fa piacere.
- Bene, bene.
Il centro benessere
"Anima & Sensi" era
provvisto di due locali adibiti ad
ambulatori, utili a fare da paravento
all'attività di prostituzione, mentre
tre stanze da letto erano riservate agli
habitué che si intrattenevano con le
prostitute.
La signora Flora lo
accompagnò sino alla camera ubicata sul
fondo del corridoio.
- Si accomodi, professore.
- disse la donna introducendolo nella
stanza da letto.
La camera, molto sobria,
era arredata con un letto a colonne, un
lavandino, un bidet e poco altro.
- Spero che la ragazza sia
di quelle che piacciono a me.
- Certo, è proprio una
bella ragazzina. Ma le assicuro che è
maggiorenne, seppure da poco tempo.
- E' davvero nuova?
- Sì, è qui soltanto da
una settimana.
- Asiatica? Nera?
- Non trattiamo quel genere
di merce. E' una studentessa.
- Bene, bene.
- E' nostro desiderio che i
clienti siano soddisfatti dell'operato
della casa. Le ragazze che proponiamo
sono una merce pregiata, lei dovrebbe
saperlo ormai.
- Si, certo.
- La lascio, ci vediamo più
tardi.
La signora Flora abbandonò
la stanza e il professor Bertolazzi si
ritrovò solo con se stesso, impaziente
di vedere la ragazza oggetto della sue
prossime attenzioni.
Aveva il cuore in tumulto e
il respiro in affanno. Fare sesso con
donne giovani gli metteva il fuoco
addosso. A scuola, durante le ore di
lezione, subiva le insolenti
provocazioni sessuali delle alunne senza
avere la possibilità di reagire,
accontentandosi dell'eccitazione che sapevano causargli.
Nella stanza da letto della
signora Flora, invece, poteva dare sfogo
alle sue fantasie erotiche e chiedere
alle ragazze che si prostituivano quelle
attenzioni che con le altre donne gli
erano precluse.
Aveva cominciato a scopare
con le prostitute all'età di sedici
anni e da allora non aveva mai smesso di
frequentarle. La sua era una necessità
fisiologica, un bisogno sessuale di cui
non poteva fare a meno.
Con le prostitute non aveva
bisogno di apparire ciò che non era,
contrariamente a quanto gli succedeva
quando corteggiava una qualsiasi altra
donna.
Con le prostitute era se
stesso. Poteva vestirsi da donna,
scoparle, e farsi scopare nel culo se ne
aveva voglia, senza doversi giustificare
e apparire ai loro occhi come un
degenerato.
Nel postribolo della
signora Flora si avvicendavano
prostitute professioniste, ma non
difettavano le donne sposate che
arrotondavano il magro bilancio
famigliare mettendo in vendita il loro
corpo in maniera saltuaria.
Al professor Bertolazzi
piaceva fare l'amore con donne giovani,
e per soddisfare questo suo desiderio
era disposto a pagare quel sovrappiù di
denaro che la signora Flora pretendeva
quando gli metteva a disposizione
prelibati bocconcini di ragazze.
Appena la maitresse fu
uscita dalla stanza il professor
Bertolazzi dischiuse il beauty case,
tolse gli oggetti che gli sarebbero
serviti per il camuffamento, e cominciò
a spogliarsi.
Sotto l'abito indossava un
coordinato composto da guêpière (del
tutto invisibile sotto la camicia) con
coppe preformate, sottili spalline
elastiche e regolabili, il tutto
abbinato al reggicalze.
Un perizoma e delle calze a
rete nere completavano il travestimento
che nelle sue intenzioni sarebbe servito
a sedurre e provocare la ragazza con cui
avrebbe fatto sesso, seppure a
pagamento.
Era soprappensiero, davanti
alla finestra, con ai piedi delle scarpe
con tacco da dodici centimetri, intento
a fantasticare sul tipo di ragazza che
lo avrebbe raggiunto da lì a poco,
quando la porta alle sue spalle si
schiuse.
Voltandosi si trovò di
fronte alla ragazza messagli a
disposizione dalla signora Flora.
Per poco non gli venne un
malore tanta fu la vergogna che provò
in quell'istante.
La ragazza che gli stava
davanti la conosceva bene. Era Elena
Giubertini, una alunna della 5a M.
Soltanto il giorno prima, facendo
lezione nella classe della ragazza,
aveva incrociato più volte il suo
sguardo angelico. Ora se ne stava lì,
davanti a lui, pronta a compiacerlo in
ogni sua necessità.
Impacciato dall'inusuale
presenza femminile, con il fiato che a
fatica gli usciva dalle labbra, non
aveva cognizione del tipo
d'atteggiamento che avrebbe dovuto
mantenere.
Ogni volta che aveva avuto
a che fare con ragazze giovani e belle
le invitava a togliersi gli abiti,
suggerendo a ognuna di farlo con grazia,
lentamente, prendendosi cura di
toglierle lui stesso l'intimo dalla
pelle.
In presenza di Elena si
sentì in difficoltà. Pensò di
rivestirsi e andarsene via da lì, ma
non lo fece. Ci pensò la ragazza a
toglierlo d'impaccio.
- Che faccio? Mi spoglio?
- Sì, certo. - le disse
con voce incerta.
Elena aveva un corpo
sottile e dei seni alti e tondi. Il
colore della pelle era abbrunito
dall'impiego di lampade abbronzati. Le
cosce larghe e piene la facevano
sembrare più matura dei suoi freschi
diciotto anni.
Si liberò delle mutandine
e le fece scendere lungo le cosce, oltre
le ginocchia, passandole sotto le
caviglie.
Il professor Bertolazzi non
cessò di toglierle gli occhi di dosso
mentre si liberava dei capi d'intimo,
stupendosi nel vedere la figa
completamente depilata.
- Cosa vuole che faccia,
eh?
Lui la guardò compiaciuto.
Abbassò il perizoma che aveva indosso e
le mostrò il cazzo in piena erezione.
Più di ogni altra cosa aveva voglia che
Elena gli succhiasse il cazzo e glielo
disse.
- Succhialo!
Elena s'inginocchiò ai
piedi del professor Bertolazzi. Strinse
il cazzo nella mano, poi incominciò a
menarglielo stirando la cappella più
volte verso di sé.
Prima di prenderlo in bocca
avvicinò l'involucro argentato che
custodiva un preservativo alle labbra e
lo strappò, stirandolo con i denti,
dopodiché si preoccupò d'incappucciare
la cappella.
Soltanto dopo avere
dispiegato la sottile guaina di gomma
fino alla radice del cazzo avvicinò la
cappella alla bocca.
Quando la ragazza
introdusse fra le labbra la cappella e
incominciò a succhiarla al professor
Bertolazzi sembrò di toccare il cielo
con un dito.
Elena aveva una bocca
piccina e questo particolare gli
trasmise un piacere indefinibile. La
ragazza incominciò a stringere con
forza le labbra attorno al cazzo
accrescendo in questo modo l'appagamento
dell'uomo che le stava davanti.
Al professor Bertolazzi
presero a tremargli le gambe. Non gli
riuscì di stare in piedi per la forte
eccitazione. Indietreggiò di alcuni
passi e si mise seduto sul letto con la
pianta dei piedi appoggiata sul
pavimento. Elena fu lesta a sospingergli
la schiena all'indietro, poi gli fece
sprofondare il capo sulla trapunta di
piumino. Gli fu sopra con la bocca e
affondò il cazzo in gola.
Nel momento in cui il
professor Bertolazzi depositò nelle
mani della signora Flora i trecento euro
pattuiti la tenutaria del postribolo
sorrise compiaciuta.
- Tutto bene? E' rimasto
soddisfatto dell'operato di Margherita?
- Margherita?
- Sì, la ragazza con cui
si è appartato.
- Ah, sì, certo. - disse
fingendo di non conoscere la vera
identità della ragazza.
- Sono contenta, spero che
vorrà rivederla al più presto.
- Sì, penso di sì. -
disse avvicinandosi alla porta d'uscita.
- Arrivederci. - lo salutò
la signora Flora prima di chiudergli la
porta alle spalle.
- A presto. - rispose il
professor Bertolazzi.
L'incontro con Elena si era
protratto fino alle sei del pomeriggio.
Dopo che la ragazza gli aveva fatto il
pompino avevano preso posto sotto le
lenzuola ed avevano ripreso a fare
sesso.
Il corpo della ragazza era
morbido. Il professor Bertolazzi ne
aveva preso possesso poco per volta,
leccando ogni centimetro della pelle,
insinuandosi con la lingua in ogni
anfratto.
Per tutto il tempo in cui
era rimasto in compagnia della ragazza
aveva mantenuto addosso la guêpière e,
contrariamente alle sue abitudini, non
aveva fatto ricorso agli arnesi che
custodiva come preziose reliquie nel
beauty case che si era portato appresso.
Elena sembrava non avere
fatto troppo caso al travestimento del
professor Bertolazzi. Lo aveva
assecondato in tutto, anche quando
l'aveva sistemata carponi sulla trapunta
di piumino, con il muso affondato nel
cuscino e le aveva infilato il cazzo nel
culo venendo abbastanza in fretta per la
troppa eccitazione.
Via Bixio era piena di
gente che si affrettava a eseguire delle
compere prima della chiusura dei negozi.
In mezzo a loro il professor Bertolazzi
si muoveva come una marionetta,
spaventato, disorientato, conscio per la
prima volta di essere un pervertito.
Dopo l'euforia dei momenti
trascorsi fra le braccia di Elena si
trovò a riflettere su quanto gli era
accaduto e fu preso dal panico. Tutt'a
un tratto ebbe paura che la ragazza
potesse raccontare a chiunque dei suoi
travestimenti.
Ragazze come Elena,
disposte a prostituirsi per una manciata
di euro, ne aveva conosciute altre,
eppure lo stato di eccitazione a cui era
pervenuto facendo sesso con la sua
allieva non lo aveva raggiunto con
nessun'altra prima di lei.
Rivide Elena seduta sul
banco della scuola qualche giorno più
tardi e ancora una volta si comportò da
integerrimo insegnante. Evitò di
guardarla in viso per non trovarsi in
imbarazzo, lei invece seguitò a
rivolgergli lo sguardo con insistenza,
come se volesse sfidarlo, per niente
disturbata da quanto era successo al
centro benessere. A letto invece si era
mostrata timorosa, rivolgendogli solo
poche parole, fingendo di non
conoscerlo. Lo stesso aveva fatto lui.
Incontrandola nel loro
ambiente naturale, quello della scuola,
constatò che nulla negli atteggiamenti
della ragazza lasciavano intendere che
conduceva una doppia vita. Per una
intera settimana non fece che pensare a
lei, terrorizzato dalla concreta
possibilità che la ragazza lo
smascherasse davanti agli altri allievi
tacciandolo di essere un pervertito.
Un pomeriggio telefonò
alla signora Flora.
- Avrei necessità del
solito trattamento, possibilmente con la
ragazza con cui sono stato in compagnia
la volta scorsa. Margherita, credo sia
il suo nome.
- Margherita?
- Sì, c'è qualche
difficoltà?
- No, affatto.
- E allora?
- Ero persuasa che non le
fosse piaciuta.
- In effetti, è un tipo
acerbo, di poche parole.
- Di poche parole? Ma se
gli altri clienti si lamentano perché
è troppo esuberante.
- Ah, sì?
- Magari è lei che le
incute timore, professore. La metta alla
prova sollecitandola con richieste
particolari. E' brava! Sa fare di tutto,
lo dicono i clienti.
Quando il professor
Bertolazzi raggiunse il Centro Benessere
Elena si era già infilata sotto le
coperte del letto. Si salutarono con un
cenno del capo, poi si spogliò.
Stavolta non aveva indosso né la guêpière
né un buster, come era solito fare le
volte in cui andava a scopare in quella
casa d'appuntamenti. Nemmeno si era
portato appresso il beauty case,
situazione davvero insolita per lui.
L'attrazione che Elena
esercitava su di lui lo aveva reso
impaziente ed emozionato. La baciò
sulla bocca, ma lei scostò il mento da
un lato sfuggendo alla pressione delle
labbra dell'insegnate.
- Non voglio essere
baciata. - disse quando il professor
Bertolazzi insistette nel volerla
baciare di nuovo.
- Perché?
- Perché no!
- Ah!
Contrariamente a quanto
sarebbe accaduto con qualsiasi altra
prostituta, la cosa non lo irritò,
anzi, aggiunse un altro tassello allo
stato di eccitazione in cui si era
venuto trovare.
- Cosa vuole da me? - disse
la ragazza.
- Da te?
- Sì, da me.
- Non lo so.
- Peccato.
- Perché?
- Potrei darle tutto, lo
sa?
- A me basta quello che mi
dai.
- Davvero?
- E cosa potresti darmi
ancora?
Elena non rispose alla
interrogazione e si mise cavalcioni
sopra l'addome del professor Bertolazzi,
che fu lesto a sollevarle le natiche con
le mani e infilarle il cazzo nella
vagina.
Da sotto, col capo
appoggiato sul guanciale, restò a
osservare il viso della ragazza che
roteava il bacino attorno al cazzo.
Con le dita prese a
sollecitarle i capezzoli spremendoli
fino a farla urlare dal dolore.
Ascoltare i gemiti, falsi o
presunti veri, che uscivano dalle labbra
di Elena lo fece godere. Ancora una
volta gli venne nel culo e così accadde
le volte seguenti quando si trovò a
fare di nuovo del sesso con lei.
Col trascorrere delle
settimane la passione per quella ragazza
si trasformò in una infatuazione. Le
giornate gli sembravano aride senza lei.
Accarezzare le tonde forme di quel
giovane corpo, scoparla in ogni
anfratto, divenne l'unica sua ragione di
vita.
Con l'arrivo della stagione
estiva e l'approssimarsi dell'esame di
maturità gli appuntamenti con Elena si
diradarono. Non la vide per tutta
l'estate, ma non mancò di tempestare di
telefonate la signora Flora per avere
notizie della ragazza. La maitresse non
fu in grado di offrirgli risposte
plausibili, inventando ogni volta mille
e una scusa per giustificare la
lontananza della ragazza.
In autunno, con l'inizio
dell'anno scolastico, riaprirono le
scuole. Il banco in precedenza occupato
da Elena fu usurpato da un ragazzo con
il viso foderato di pustole. Nonostante
le continue sollecitazioni la signora
Flora seguitò a rispondergli che non
sapeva nulla della ragazza.
- Mi spiace, ma non ho
notizie di Margherita da molto tempo.
Molte ragazze si prostituiscono solo per
brevi periodi, specie quando hanno
bisogno di denaro, dopodiché spariscono
senza lasciare traccia di sé. Forse ha
incontrato un uomo a cui legarsi, a
quell'età può succedere di tutto.
"No, lei no",
pensò il professor Bertolazzi.
"Lei non poteva fargli
questo".
Riprese a frequentare il
centro benessere "Anima &
Sensi". Recuperò il beauty case
che era solito utilizzare prima di
cominciare a scopare con Elena e indossò
di nuovo il guêpière.
La signora Flora gli mise a
disposizione nuove ragazze e il medesimo
letto dove era solito fare l'amore con
Elena, ma fare sesso con altre donne non
fu appagante come lo era stato con
Elena.
Le cose più orribili della
vita sono quelle cui non si può dare un
volto. Il professor Bertolazzi invece ne
aveva bisogno per sapere che fine aveva
fatto Elena e capire meglio se stesso.
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