BALLO & SBALLO
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

      Stasera lo spogliatoio della clinica, dove presto servizio come infermiera, è popolato da un gran numero di colleghe in procinto di lasciare il posto di lavoro. Mi affretto a liberarmi della divisa e la ripongo nell'armadietto. Sto per calzare una delle autoreggenti, spiccia a cambiarmi d'abito, quando una delle colleghe pronuncia il mio nome.
   - Ehi, Erika esci con noi stasera?
   - Eh?
   - Vieni a ballare con me e Paola?
   So bene cosa intende Emma quando m'invita ad andare a ballare. Di sicuro ha un forte prurito alla fica e una gran voglia di farsi qualche stracazzo di macho. Le succede spesso in serate calde come questa.
  
- Beh, non so. 
  
- Noi andiamo a fare quattro salti di là del Po, nel cremonese. Mezz'ora di macchina e siamo al Laguna Blu. Ti va?
   - Sinceramente opterei per un locale più intimo e soprattutto meno ricco di zanzare. 
   - Dai, non fare la schifiltosa, ci mettiamo tutt'e tre alla caccia di qualcuno con cui fare una sana scopata e ci divertiamo un po'. Ti va questo?
   - Ehmm... già!
   - Che troia sei.
   - Beh, il modo in cui mi metto in mostra l'ho appreso da te. Cara la mia porcona.
   La conversazione prosegue fra le risa delle altre ragazze che si azzardano a metterci in ridicolo con salaci battute. Infine accetto di prendere parte al raid notturno e vado dietro a Emma e Paola quando escono dalla clinica.

   Oltrepassato il ponte Verdi di Ragazzola ci lasciamo alle spalle le acque avvelenate del Po. Oltre l'argine maestro, in territorio lombardo, c'è il Laguna Blu.
   Una insegna al neon, colore turchino, sovrasta il tetto della ex casa colonica che ospita il pub. Mancano pochi minuti a mezzanotte quando parcheggiamo l'auto nell'area cortilizia del Laguna Blu.
   - A proposito, ragazze. Siete provviste di profilattici? Se ne avete necessità, non fatevi scrupolo, in macchina ne ho di tutti i tipi.
   Paola apre lo sportello alla destra del cruscotto ed estrae alcune confezioni di preservativi.
   - Sono provvista di profilattici in lattice, sottili, ultrasottili, anatomici e extra larghe. Non fate complimenti prendete ciò che più vi piace.
   - Grazie, sono a posto, ho già i miei. - rispondo.
   Emma schiude la borsetta ed esplora il contenuto.
   - A posto! Ho tutto ciò che mi serve.
   Prima d'incamminarci verso l'ingresso del locale effettuiamo un ultimo maquillage al viso e provvediamo a profumarci là dove gli occhi degli uomini, per ora, non possono approdare.
   Al bancone del bar ci mettiamo cavallo degli sgabelli a trampolo che circondano la mescita. Il barman viene verso di noi e ordiniamo tre caffè.
   La ressa di persone che circonda la pedana da ballo, poco distante dal posto dove siamo sedute, produce un chiasso assordante. Mi guardo attorno e ho l'impressione che le persone siano venute in questo posto per una sola ragione: scopare. D'altronde anch'io e le mie amiche siamo qua per il medesimo motivo.

   La musica di una samba brasiliana mi mette il calore addosso. Scendiamo in pista tutt'e tre e andiamo a muovere il culo sulla pedana da ballo.
   Stasera indosso una gonna corta, elasticizzata, e una canotta che mi consente di muovermi senza impedimenti. Le luci psichedeliche, pensate per accompagnare con il ritmo della musica le persone che si muovono sulla pista da ballo,
hanno un effetto allucinogeno su di me. Mi succede ogni volta che ne vengo in relazione.
   La musica afro cubana attraversa il mio corpo e scoppia come una bomba nelle viscere. Sono sudata da capo a piedi e sto divertendomi un casino.
   - Balli bene, complimenti!
   Chi pronuncia la frase è un tipo belloccio, piuttosto prestante. Sta di fronte a me e sa muoversi abbastanza bene con il corpo andando dietro al ritmo della musica. Scruto il suo volto senza dargli l'impressione di essere interessata a lui. "Cavoli è davvero figo!" penso.
   Una camicia bianca, sbottonata sul davanti, gli copre solo in parte il petto privo di peli ma vigoroso. E' alto, molto più di me, anzi fin troppo.
   Sono costretta a guardarlo dal basso all'alto, ma non m'imbarazza, anzi mi fa piacere. Ha capelli scuri, brillantati, tirati all'indietro con lunghe basette che gli donano un aspetto da macho. Di proposito ho lasciato trascorre qualche secondo prima di rispondergli, poi mi apro in un famelico sorriso. 
   - Dici? Mah! Non ne sono proprio sicura.  
   - Mi chiamo Marco, ma gli amici mi chiamano Mark.
   - Erika, il mio nome è Erika.
   - Non ti ho mai notata da queste parti. E' la prima volta che vieni qua?
   - Sono in compagnia di alcune amiche. Veniamo da Parma.
   - Si sente l'accento parmigiano. Hai una erre arrotata che trovo assai provocante.
   - Dici?
   - Beh, e non solo quella.

   L'automobile di Mark è una berlina Alfa Romeo ideata per offrire il massimo comfort. Mark se ne sta steso sul sedile con le brache abbassate sulle ginocchia. Semiseduta al suo fianco lo masturbo.
   A fatica sono riuscita a persuaderlo che ho il mestruo e non desidero essere penetrata. Avrebbe voluto ficcarmi il cazzo nel culo, ma non gliel'ho permesso. Quello di farmi inculare è una cosa che riserbo soltanto a pochi uomini e lui non appartiene al genere di persone a cui permetterei di farlo, soprattutto per le dimensioni del suo attrezzo, davvero notevoli.
   Stringere un cazzo nella mano mi produce una sensazione molto particolare. Mi fa sentire importante e in grado di dominare la situazione che s'instaura fra me e l'occasionale compagno di scopata. Conduco la mano avanti e indietro masturbando il membro che avverto pulsare fra le dita. Attuo movimenti sfumati e delicati, Mark mi lascia fare assoggettandosi al mio volere. Ogni volta che effettuo un rovesciamento delle dita sulla cappella un fremito percorre il suo corpo. Menare un cazzo mi dà un piacere immenso ed è una iattura che abbia il mestruo.
   - Succhiamelo, dai.
   Mark è impaziente. Ha voglia di venire, ma anch'io mi struggo dal desiderio di mungergli il cazzo con la bocca. 
   - Aspetta, prendo un profilattico.
   Tolgo dalla borsetta una delle confezioni di preservativi che mi sono portata appresso. Ne conservo di colori e gusti più disparati. Ne afferro uno a caso e lo libero dall'involucro che lo custodisce. Provo a infilare l'anello di lattice su cui è avvolto il preservativo e provo a farlo aderire alla cappella di Mark, ma ho l'impressione che sia troppo grossa per essere contenuta nel preservativo.
   - Lascia, faccio io. - dice lui.
   Mark afferra il profilattico di lattice e con accortezza lo infila sulla cappella stirandolo fino alla radice del cazzo.
   Fagocito con le labbra la cappella e inizio a succhiarla. In verità preferirei farlo senza fare ricorso a questo dannato anticoncezionale, ma non mi fido a fare un pompino a un uomo che conosco a malapena senza proteggermi. Spremo la bocca attorno alla cappella e, aiutandomi con le dita, la faccio sfilare avanti e indietro nelle labbra.
   Prendere atto che Mark sta godendo mi fa immenso piacere. Non smette un solo istante di borbottare che sta godendo e m'invita ad aumentare la cadenza con cui glielo sto succhiando.
   Il profilattico ha il sapore di menta e m'invoglia a succhiare con maggior lena. Allontano le labbra dal cazzo e prendo a menarglielo con solo le dita, ma con una certa veemenza. Mark mi afferra il capo con una mano e spinge la mia bocca ancora una volta sul cazzo.
   - Vengo... vengo. - urla.
   Inglobo la cappella e riprendo a succhiare. Un tremore scomposto del suo corpo è il segno premonitore che sta per eiaculare. Subito dopo sborra nel serbatoio del preservativo.

   Sono le tre di notte quando Emma, Paola e io abbandoniamo il Laguna Blu. L'afa ristagna nell'aria e rende difficile la respirazione. Seduta sul sedile anteriore della Fiat Punto di Emma sono in attesa che ruoti la chiave d'accensione e accenda il motore. Sono sudata fradicia e ho l'impressione che le mie compagne d'avventura lo siano altrettanto o forse più di me.
   - Come è andata? - chiedo.
   - Bene... bene.
   Emma è la prima a parlare, probabilmente ha tanta voglia di rivelarci con chi si è intrattenuta in compagnia.
   - Ragazze! Sono stata con un tipo straordinario.
   - Ma va là. Tutte le volte ci racconti sempre la stessa fola. - dico con un cenno di riprovazione.
   - Vi assicuro che è così. Stasera mi sono fatta la più bella scopata della mia vita.
   - Io invece ho succhiato un bel cazzo. - replico.
   - E tu Paola? - dico, girandomi il capo verso la mia amica, seduta sul sedile posteriore della macchina, che fino a ora è rimasta zitta.
   - Beh, io l'ho preso in culo.
   - E allora? Che c'è di strano? - la interrompe Emma.
   - Niente... niente, proprio niente.
   La luna nel suo ultimo quarto rifrange la propria immagine nell'acqua del fiume Po. Poche centinaia di metri e, superato il ponte di Ragazzola, saremo di nuovo nella provincia di Parma. Sono stanca, ho sonno, e non vedo l'ora di coricarmi sul letto di casa per riposare. Oggi pomeriggio sarò ancora una volta di turno in quel luogo d'inferno che è la clinica in cui lavoro.

 

 

 

 

 

 
 

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