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LA
FIGA E' UNA FERITA
CHE NON SI CHIUDE MAI
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
La
tivù satellitare abbonda di canali
erotici che a ogni ora del giorno e
della notte mandano in onda film erotici. A differenza dei film thriller
quelli pornografici non offrono nessuna
suspance, infatti quando li guardo posso
assopirmi senza avere nessun rimpianto,
tanto so già come vanno a finire. E’
questo uno dei motivi che me li fanno
preferire a tutti gli altri generi di
film quando a tarda sera mi corico a
letto.
Tutto
sommato mi addormento meglio quando ho
la possibilità di cullarmi prestando
attenzione alle immagini e ai gemiti che
escono dalle bocche delle pornostar,
anziché assopirmi guardando le immagini
di un thriller o un qualsiasi altro
spettacolo televisivo.
Di
solito programmo lo spegnimento
automatico del televisore servendomi del
timer del telecomando. In questo modo
non corro il rischio di ritrovarmi nel
bel mezzo della notte con lo schermo
acceso. Infatti, mi spiacerebbe
svegliami di soprassalto infastidito
dalla luce del tubo catodico o
dall'eccessivo volume dell'audio, specie
quando sono nel bel mezzo di un sogno
erotico.
Assistere alla proiezione
di un film pornografico mi aiuta a
maturare sogni piacevoli. Mi è capitato
anche stanotte di farne uno piccante.
Stamattina mi ritrovo con il cazzo
dritto come un palo della luce, ma non
credo sia soltanto merito del sogno che
ho fatto. Forse la colpa o il merito, se
così è possibile definirlo, è del
sopraggiungere della stagione primaverile.
Adesso
che ci penso mi accorgo che ho un
ricordo confuso del sogno che ho fatto.
L'unica cosa di cui sono certo è che mi
sono trovato a inculare una capra e
stranamente godevo come quando scopo una
donna. Ancora stento a crederlo.
Vado alla ricerca fra le
coperte e le lenzuola del telecomando
del televisore. Non so dove l'ho
cacciato prima di addormentarmi. Dopo
tanto cercare lo trovo sul parquet a
fianco del letto. Premo il pulsante su
cui ho memorizzato i canali satellitari
da me preferiti e mi sintonizzo su SexAnal.
Uno
stallone superdotato, dalla pelle scura
come il tabacco, sta affondando il cazzo
nel culo di una bionda sistemata gattoni
davanti a lui. Mi perdo a guardare le
punte dei capezzoli della ragazza
eccitato dal colore rosato dell'areola.
Le tette siliconate pendono verso il
basso, ma non accompagnano i movimenti
del corpo della donna come invece
dovrebbe accadere se fossero naturali,
invece paiono immobili tanto sono finte.
Il cazzo mi pulsa come un
ossesso fra le cosce. Decido di farmi
una sega senza scoprire il lenzuolo.
Inizio a giocare con l'asta per
costatarne la durezza mentre una
sensazione di calore mi si diffonde in
tutto il corpo. Arrotolo le dita
tutt'attorno al cazzo e incomincio a
masturbarmi.
Seguito
a fare scorrere la mano avanti e
indietro, molto lentamente sull'esile
pelle del prepuzio, per regalarmi un
immancabile appagamento sessuale, ma
senza venire troppo presto. La mano di
una qualsiasi donna non sarebbe in grado
di trasmettermi le medesime sensazioni
di piacere che sanno darmi le mie dita.
E' questa la ragione per cui ogni volta
che faccio l'amore con una donna non mi
faccio mai fare una sega. Preferisco di
gran lunga farmelo succhiare il cazzo,
questo sì.
Ho il cuore in gola. Sullo
schermo osservo il cazzo che penetra nel
culo della pornostar dilatando a
dismisura il lume dell'intestino. Entro
in sincronia con i movimenti degli
attori, impegnati a fare sesso sullo
schermo, e sospingo il cazzo dentro
l'apertura della mano che lo avvolge
tutt'attorno. Potrei seguitare a
masturbarmi a lungo senza mai venire, ma
non posso prolungare all'infinito questo
piacere perché da un momento all'altro
mia madre potrebbe affacciarsi sulla
porta della camera come capita spesso la
mattina.
Ansimo per il piacere che so darmi da
solo. Oramai sono prossimo a venire. Lo
scroto si è rappreso all'inverosimile.
Le gambe mi tremano e lo sperma
fuoriesce a spruzzi dall'uretra. Il
liquido filamentoso tracima fra le dita
unica barriera all'uscita del seme che
lascio defluire sui peli del pube.
Resto
immobile mentre sullo schermo del
televisore il protagonista maschile del
film, imperlato di sudore, prosegue
ostinato a inculare la pornostar mai
sazia.
Sto facendo tutto il
necessario per pulire il cazzo,
utilizzando il bordo del lenzuolo,
quando sulla porta della camera si
affaccia mia madre.
- Sempre a guardare le
porcate alla tivù, eh.
Presumo che abbia intuito
che stavo masturbandomi, anche se ho
celato il cazzo sotto le coperte.
L'odore del sesso appena consumato sono
certo che dovrebbe sentirsi nell'aria,
spero soltanto che mamma abbia il
raffreddore.
- Dai, dormiglione, alzati
dal letto. Sono già le nove! Non devi
andare a lezione all'Università?
Non scoperchia le lenzuola,
come fa spesso quando è arrabbiata,
esponendo alla luce del giorno il cazzo.
Cristo! Mi troverei in imbarazzo se lo
vedesse umido di sperma com'è. Invece
si allontana dopo avermi informato che
caffè e biscotti, la mia colazione,
sono già sul tavolo della cucina.
*
* *
L'androne
che immette alle aule della facoltà di architettura è
popolato di studenti. Saluto un paio di
amiche e tiro dritto verso l'aula magna
senza soffermarmi a parlare con loro.
Per mia natura non sono capace di
instaurare amicizie decenti con nessuna
delle ragazze con cui vengo a contatto.
Con alcune ci scopo, se capita
l'occasione, ma le uniche donne con cui
ho un rapporto decente sono le
protagoniste dei film porno e, davanti a
loro, mi sparo delle seghe attratto
dalla loro figa, uno squarcio operoso che per fortuna non si
chiude mai. E questo me le fa
desiderare.
All'età di ventitré anni dovrei essere
abbastanza maturo invece non lo
sono. Sempre più spesso mi chiedo che
tipo di vita è la mia. Sono disilluso e mi
manca la voglia di impegnarmi nello
studio. Con le scarse prospettive di
lavoro che il futuro mi riserva penso
che alla fine del programma di studi finirò per
essere uno dei tanti laureati frustrati
che, per colpa della crisi economica,
non riusciranno a trovare un lavoro
decente.
Seguiterò a essere considerato un
bamboccione, assoggettato alla sottana
di mia madre fino a quarant'anni.
D'altronde anche il ministro Brunetta,
uno dei tanti politici che predicano
bene e razzolano male, è arrivato sino
all'età di trent'anni senza essere in
grado di rifarsi il letto. Lo ha
confessato lui stesso dicendo che ha
imparato a farlo soltanto quando è
andato a vivere da solo. Anch'io farò
così, forse.
Mi mancano soltanto cinque
esami per conseguire la laurea. Ancora
un anno di studi dopodiché, sarò
architetto, sennonché l'unica
prospettiva di lavoro che mi riserva il
futuro è il precariato.
Sono davvero pochi i
laureati che riescono a trovare un
lavoro adeguato alle proprie
aspettative. Conosco tanti architetti
che per costruirsi un futuro sono stati
costretti a lasciare l'Italia e
trasferirsi all'estero. Io non lo farò
mai. Forse avrei dovuto abbandonare per
tempo l'Università e intraprendere un
lavoro che mi permettesse di guadagnare
abbastanza denaro da rendermi autonomo
dai genitori, invece mi trovo nella
condizione di proseguire negli studi.
So di tanti laureati in architettura che
non trovano lavoro. Gente capace che ha
ottenuto il titolo di laurea con 110 e
lode, magari anche più intelligenti di
me. Laureati costretti a inviare
curriculum alle agenzie interinali,
oppure a cercare una qualsiasi
occupazione consultando le offerte di
lavoro sulle pagine dei giornali o sui
siti internet. Uomini e donne bisognosi
di una occupazione, attenti ai tanti
passaparola, che finiscono per
ritrovarsi a fare un miserevole lavoro
occasionale, magari di soli tre giorni
alla settimana, per mantenersi.
Una volta laureto potrei anche augurarmi
di vincere un concorso pubblico, ma sono
pochi i fortunati che riescono a
superare le selezioni senza una forte
raccomandazione. Quello che sicuramente
potrebbe fregarmi, se in futuro fossi
chiamato a sostenere qualche colloquio
da qualche azienda, sono le prove
psicoattitudinali. Detesto sottopormi a
test psicologici. Vorrei essere
giudicato per quello che sono e per la
preparazione che ho, quello e basta.
Intanto,
con la paghetta che mi dispensano i miei
genitori, sono persino costretto a
rinunciare a una pizza da consumare in
compagnia degli amici, negandomi
qualsiasi momento di svago per mancanza
di denaro.
Eppure qualcosa dovrei
decidermi a fare se voglio uscire dallo stato
comatoso in cui mi ritrovo, invece non
faccio niente. Ho l'impressione che la
vita mi stia passando accanto, forse
perché da tempo memorabile ho
smesso di sognare.
Mentre mi avvicino
all'ampia scalinata che conduce all'aula
universitaria dove ho lezione, intravedo
Beatrice. Anche lei sembra accorgersi
della mia presenza. Si scosta dal muro
dove mantiene appoggiata la schiena e mi
viene incontro.
- Ciao! Anche tu a lezione
oggi? - dice dopo che ci siamo scambiati
un doppio bacio sulle guance.
Non capisco se è stupore
quello che manifesta oppure è soltanto
ironia. Mi persuado che sia felicemente
sorpresa di vedermi. Fra noi non c'è
niente, salvo una manciata di
preservativi che abbiamo consumato
quando siamo andati a letto un paio di
volte. Lavora per quattro ore al giorno
in un call center erotico, procurando
orgasmi via etere a uomini di ogni età
e classe sociale, per la misera somma di
seicento euro al mese, (pagamento in
nero) denaro che le è necessario per
togliersi qualche sfizio.
- Beh, lo trovi così
strano?
- No, dicevo così per
dire.
- Ah.
Beatrice mi precede
nell'aula a forma di anfiteatro, di tipo
gradinato, con più di duecento posti a
sedere. La seguo dappresso mentre risale
la corsia di gradini, fra le file di
banchi vuoti, esibendomi le forme
rotonde del culo.
Raggiungiamo una delle
ultime file di banchi verso l'alto e
finiamo per ritrovarci distanti dalla
cattedra. Su uno dei piani di scrittura
lascia cadere la borsetta. Mi guarda e
mi fa cenno di sedermi accanto a lei.
Beatrice è una ragazza
dotata di un quoziente intellettivo
superiore alla media, non a caso ha
fatto la scelta di iscriversi a una
facoltà come quella di Ingegneria
Civile fra le più impegnative
dell'Università. A questa virtù unisce
quella di una bellezza burrosa.
Sprigiona una simpatia che contagia, e
poi è una di quelle ragazze che non si
fa scrupolo a darla, la figa. Quello che
non capisco è perché insiste a
rivolgere le sue attenzioni a un
ritardato sessuale come me, pur avendo
tanti spasimanti che le gravitano
d'intorno.
L'aula, contrariamente al
solito, non è gremita di studenti. Ne
conto una trentina in tutto e non riesco
a spiegarmene la ragione.
Il sesso femminile è in
larga misura maggioritario nell'aula
quando il professor Battistini prende
posto dietro la cattedra. Le luci
dell'aula si spengono per dare modo a
noi studenti di seguire nel migliore dei
modi le immagini riprodotte dal
videoproiettore sullo schermo.
Finalmente inizia la
lezione.
Beatrice sembra poco
interessata alle parole del docente, ma
è più impegnata a mettermi in
imbarazzo. Gioca con la matita in bocca,
mentre con il ginocchio insiste a
strusciarsi contro la mia coscia.
Non raccolgo le sue
provocazioni e mi mostro indifferente
alla sua opera di seduzione, anche se ho
il cazzo duro che pulsa come un
indemoniato sotto il tessuto dei
pantaloni. S'incaponisce a toccarmi il
ginocchio fintanto che, senza curarsi
degli studenti presenti nell'aula,
lascia cadere la mano sulla mia coscia,
dopodiché si sofferma a carezzarmi la
protuberanza nascosta sotto la patta.
Eccitato dai continui
toccamenti mi lascio scivolare in avanti
sul sedile del banco. Beatrice abbassa
la cerniera della patta e con fatica
riesce a tirare fuori dalla tana il
cazzo. Io non faccio niente per
dissuaderla.
Mi lusinga con il movimento
della mano che fa scorrere partendo dalla radice del cazzo verso
l'alto. Eccitato dai toccamenti le metto
una mano sopra il capo e lo sospingo
verso il basso. Lei non fa niente per
dissuadermi, raggiunge con il muso la
cappella e ne prende possesso
assorbendola nella bocca.
Prima di cominciare a
succhiarmi il cazzo inumidisce la
cappella riversandoci sopra parecchia
saliva, dopodiché alterna dei colpi di
lingua con movimenti lenti delle labbra.
Dopo un po' che succhia mi stringe il
cazzo tutt'attorno alle labbra e
sospinge la cappella sino in gola.
Seguita a succhiare per una
decina di minuti fintanto che sono
prossimo a venire. Non la informo che
sto per eiaculare, forse dovrei farlo se
solo avessi rispetto per la sua persona,
ma non ne ho.
Da come ho cominciato ad
ansimare e tremare in tutto il corpo
sono certo che si è accorta che sto
venendo. Le riverso in gola parecchi
fiotti di sperma che lei deglutisce
senza staccare le labbra attorno alla
cappella. Si toglie soltanto dopo avermi
stirato il cazzo dalla radice fino alla
punta quando ormai non c'è più niente
che sgocciola dall'uretra. Restiamo
seduti uno accanto all'altra fusi in un
unico odore fintanto che nella
semioscurità dell'aula mi avvicina le
labbra a un orecchio e si rivolge a me.
- Sei stato bene? - mi
chiede.
Non le rispondo. Altrimenti
dovrei dirle che ho una profonda
avversione verso tutto. Che ho in odio
uomini e donne di questa città, ma i
politici soprattutto perché trovarmi a
vivere in mezzo a questa gente è come
essere tumulato in un cimitero.
Mio padre mi ripete di
continuo che nella vita contano soltanto
i soldi. Dice che dovrei mettermi a
cercare una donna, possibilmente ricca
di famiglia, e farmi mantenere.
Considerato quel poco che vale una
laurea oggigiorno, forse non ha tutti i
torti
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