E ADESSO... BACIAMI!
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

        Una distesa di negozi dalle saracinesche abbassate, su cui i proprietari hanno appiccicato i cartelli “vendesi” o ”affittasi”, è la visione apocalittica di cui sono testimone mentre, in sella alla bicicletta, pedalo lungo Via Bixio dopo essermi lasciata alle spalle Piazza della Rocchetta. All’incrocio con Via della Costituente scorgo, all’altezza dell'Antica Pasticceria Fiorentina, l’inconfondibile silhouette di Simonetta, e rallento la corsa.
   Simonetta è la mia donna ed è lesbica, tutta. Io invece sono bisessuale, anche se è passato parecchio tempo dall'ultima volta che ho stretto un cazzo fra le cosce.
   Osservo con curiosità il suo incedere elegante mentre, presumo, è diretta verso casa. Nonostante indossi una gonna dozzinale, probabilmente acquistata in qualche mercato rionale, e una maglietta bianca a maniche corte, il corpo ha una armoniosità incredibile, anzi fuori dal comune, perlomeno è così che appare ai miei occhi. 
   A passo lento, con fare disinvolto, procede verso la fermata del bus, ma quando la raggiunge prosegue oltre. Una borsa della spesa le pende da un braccio ma non sembra esserle d'ostacolo nei movimenti. 
   Più mi perdo a guardarla e più mi è chiaro che madre natura l'ha dotata di un corpo che sembra scolpito dalle mani di un artista. Ha un corporatura temprata da anni di palestra ed è impossibile non notare quanto sia armonica, specie quando come ora si muove in mezzo alla gente calamitando l’attenzione di uomini e donne su di sé.
   L’affianco poco oltre la colonnina della fermata del bus indispettita dall'atteggiamento provocante con cui sculetta le anche. Prima che si accorga della mia presenza faccio in modo di richiamare la sua attenzione su di me.
   - Ehi, Simo… posso sapere dove stai andando così di fretta?
   - Oh, ciao! - risponde, sorpresa, volgendo lo sguardo nella mia direzione. Mi viene incontro, sistema tutt’e due le braccia intorno al mio collo e mi dà un bacio sulla guancia. Contraccambio il gesto e mi rivolgo di nuovo a lei.
   - Scusa, ma a quest’ora non dovresti essere in servizio in ospedale?
   - Sì, certo, però ieri mattina mi sono scambiata di turno con Giuditta.
   - Come mai?
   - Avevo un impegno e non potevo assolutamente rimandarlo. - risponde in modo vago come se fosse sua intenzione nascondermi qualcosa d’importante. Probabilmente non vuole in alcun modo rivelarmi dove è stata.
   - Non ti va di dirmi perché hai chiesto il cambio turno? E’ forse un segreto?
   - Beh, mi stai facendo un terzo grado? Non sarai mica gelosa, eh? - reagisce stizzita arrestando il passo, incenerendomi con lo sguardo dei suoi occhi, costringendomi ad azionare i freni e scendere dalla bicicletta.
   Simonetta non si smentisce, infatti, la stronza ha sempre la battuta pronta e sa come fare per zittirmi. E’ una donna di carattere e non ha nessuna intenzione di rivelarmi dove è stata. Nemmeno mi va d’insistere perché finiremmo per litigare. Quando un paio di anni fa ha preso servizio come infermiera nella stessa clinica dove lavoro anch’io, proveniente da Monte Sant’Angelo, piccola cittadina della Puglia, pensavo fosse la classica ragazza stupida, dal fisico perfetto e il trucco sempre a posto, rassegnata a dare ragione a qualsiasi persona le rivolgesse la parola. Invece, conoscendola intimamente, ho scoperto che è dotata di una intelligenza pronta e vivace, con delle capacità operative nettamente superiori alla media delle mie colleghe di lavoro dovute non solo alla preparazione tecnica, ma soprattutto alle qualità intellettuali innate. E questa è una delle ragioni che hanno concorso a farmi innamorare di lei
   - E tu Erika stamattina dove sei stata?
   - Io?
   - Sì tu. Adesso tocca a me farti il terzo grado.
   - Io non ho nulla da nascondere.
   - E allora non farai fatica a dirmi cosa hai fatto.
   - Beh, stamattina sono uscita di casa con l’intenzione di recarmi in Piazza Ghiaia per fare shopping. Oggi, come sai, è giorno di mercato, così sono andata in giro fra le bancarelle, e ho fatto un po’ di spese. A proposito, ho scoperto che alla panetteria Mercadanti, quella dove ogni tanto mi fermo per acquistare il pane di montagna, stanno smantellando gli arredi. La cosa potrebbe stare a indicare che i proprietari sono impegnati a rinnovare i locali, ma è assai probabile, con le arie che tirano, che abbiano deciso di cessare l’attività.
   - E’ un vero peccato. Mi piaceva, di tanto in tanto, gustare quel tipo di pane. Ha una fragranza molto particolare, forse è per merito del tipo di acqua con cui è eseguito l’impasto oppure molto più semplicemente perché è ancora cotto nei forni a legna. Boh!
   - I negozi di Piazza Ghiaia sono in sofferenza perché non sono più in grado di reggere la concorrenza dei centri commerciali. Anche il negozio di biancheria intima di Borgo Cavallerizza, ma sì, dai, quello dove sono solita rifornirmi di calze, l'ho trovato chiuso.
   - Accidenti, pure quello ha spento le luci? - replica Simonetta delusa.
   - Hai fatto caso che tutte le strade intorno a Piazza Garibaldi sono popolate quasi esclusivamente di snack-bar, caffetterie, banche e uffici, mentre i negozi tradizionali seguitano a svuotarsi uno dopo l'altro. E sempre più spesso chi si azzarda ad aprire un negozio dopo neppure un anno chiude i battenti per la disperazione.
   - Immagino che il principale problema per chi decide di avviare una nuova attività commerciale, oppure per mantenerla in funzione, sia il costo d’affitto dei locali. I proprietari, perlomeno qui a Parma, propongono dei canoni salatissimi. Questi prezzi potevano avere un senso una decina di anni fa, quando non c’era la crisi economica e per i commercianti gli affari andavano a gonfie vele. Nel giro di pochi anni, con la globalizzazione, è cambiato tutto, ma la maggior parte dei proprietari dei locali sembrano non volersi adeguare al periodo crisi che stiamo attraversando e decidersi ad abbassare i canoni d’affitto. Che stronzi, perché in questo modo rischiano di ritrovarsi con i locali vuoti senza la prospettiva di non riuscire ad affittarli.
   - Che la situazione economica sia drammatica è sotto gli occhi di tutti, ma sono altrettanto convinta che il fondo del precipizio non l’abbiamo ancora toccato e che il futuro riserverà a noi tutti delle cattive sorprese.
   - Se non altro noi due abbiamo la fortuna di lavorare in un ambiente che non teme le crisi. Accada quel che accada l'ospedale non chiuderà mai i battenti.
   - E’ una crisi talmente profonda quella che stanno attraversando i negozianti che sembra non debba finire mai. La ripresa è lontana, probabilmente, e ci vorranno parecchi anni prima che si possa tornare ai livelli precedenti.
   - Sai bene che non sono il tipo di donna che ti dà ragione qualsiasi cosa tu dica, però stavolta la penso come te. - mi ammonisce Simonetta.
   - A proposito di crisi. Non mi hai ancora detto perché hai cambiato turno di lavoro e dove sei stata stamattina.
   - Stai scherzando, vero? Ma ti rendi conto che mi stai facendo una piazzata di gelosia?
   - Soltanto perché insito a chiederti dove sei stata stamattina?
   - Sì.
   - Non ho forse diritto a chiedertelo?
   Simonetta rimane silenziosa, come se fosse sua intenzione trattenersi dal rispondermi. Tutt’a un tratto arresta il passo, probabilmente indecisa sul da farsi, infine si rivolge a me.
   - Mi rinfacci sempre che sono egoista, frivola, una che dà importanza soltanto all’aspetto fisico, che non ti ascolta e ha sempre da ridire. Invece sono molto peggio.
   - Sì, in effetti, sei un po’ troia. - mi lascio sfuggire stizzita.
   - Tutto questo perché non voglio rivelarti dove sono stata?
   - E ti sembra poco?
   Simonetta riprende a camminare e si allontana da me. La rincorro e le vado appresso, spingendo a mano la bicicletta, insoddisfatta della risposta che mi ha dato.
   - Ci scommetto che sei stata in compagnia di una amica. Avevi un appuntamento, vero? E’ così? Te lo chiedo perché hai il tipico atteggiamento di una lesbica che ha appena scopato con un’altra donna. E’ così? Confessa! Guardami negli occhi. Non continuare a mentirmi. Non mi trovi più adeguata a te? Voglio sapere la verità, non sopporto le bugie.
   - Posso sapere cosa ti sei fumata? Ci scommetto che dopo avere fatto visita alle bancarelle del mercato di Piazza Ghiaia sei passata da Piazza della Pace. E' così? E uno dei pusher che stazionano lì, notte e giorno, ti ha venduto della roba che ti ha bruciato qualche neurone della testa. Ho ragione?
   - Ce li avrai tu i neuroni bruciati, mica io.
   - Mi hai chiesto se ho un’altra donna, giusto? E allora sai cosa ti dico? Che ho un uomo, anzi due, da cui mi faccio scopare contemporaneamente! Contenta adesso?
   - Se davvero è così, allora nessuno può farci niente: al cuore… ehm alla fica non si comanda.
   - Che stronza…
   - E io sai che ti rispondo? - riesco a dirle mentre le lacrime mi scendono dagli occhi rigandomi le guance. - Che me ne frego di te e delle tue storie di lesbica da quattro soldi!
   - Ma allora sei proprio scema. - mi interrompe Simonetta.
   - Eh?
   - Mi hai appena chiesto se scopo con un’altra donna. E ancora mi sto chiedendo se la tua è stata una domanda importante oppure no. Perché se non lo hai capito io amo solo te.
   - Dici davvero?
   - Sì.
   - Forse non dovevo chiederti dove sei stata. Ti ho mancato di rispetto. E' cosi?
   - E allora perché me lo hai chiesto?
   - Ho sbagliato a chiedertelo?
   - Sì.
   - Scusami.
   - Tieni, è per te. - sembra volermi rassicurare mentre mi consegna il sacchetto che per tutto il tempo della nostra conversazione ha mantenuto stretto nella mano, e su cui solo adesso mi accorgo che fa spicco il logo di un rinomato negozio d’intimo femminile.
   - E’ per me?
   - Volevo farti una sorpresa e consegnartelo domani, ma dopo la piazzata che mi hai fatto penso che questo è il momento giusto per dartelo.
   - Domani? Perché proprio domani?
   - Che stronza! Domani è l’anniversario del giorno in cui, un anno fa, ci siamo scambiate il primo bacio. Nemmeno lo ricordi, eh?
   Smarrita, incapace di una qualsiasi reazione, resto immobile e la guardo dritta negli occhi, azzurri come il mare, sino a lacerarle l’anima, e con gli occhi le sussurro tutto quello che con la bocca non riesco a trovare sufficiente coraggio per dirle che è tutto per me.
   La sua bocca si storce in una smorfia e capisco quanto mi vuole bene. L’abbraccio senza curarmi della gente intorno e l’attiro forte a me.
   - Scusami. - le sussurro in un orecchio.
   - Guarda piuttosto se il regalo è di tuo gradimento. - risponde Simonetta.
   - Qui, adesso?
   - Perché no?
   - Preferirei scartarlo a casa tua se ti va.
   - Va bene, andiamo a casa mia.

   Seguitiamo a camminare sul marciapiede, affiancate una all’altra, trainandoci appresso la mia bicicletta. Non vedo l’ora di aprire il sacchetto per scoprire cosa mi ha portato in dono, e rimpiango di non essere stata sufficientemente accorta come invece è stata lei nel richiamare alla memoria il primo bacio che ci siamo scambiate.
   Ho capito di essere innamorata di Simonetta quando ci siamo scambiate il primo bacio. Quella sera stavamo uscendo dal Parco Ducale, dopo avere assistito al concerto di Bob Dylan realizzato nell’ambito del Festival della Poesia, quando mi ha preso sottobraccio e insieme abbiamo attraversato Ponte Verdi.
   Mentre camminavamo mi ero accorta che insisteva a strusciare una tetta contro la mia, un movimento invadente che mi aveva mandato la fica in ebollizione. Lì per lì non ero riuscita a capire se lo stava facendo apposta oppure se lo sfregamento era del tutto casuale. A distanza di tempo non ho mai trovato sufficiente coraggio per chiederglielo. Tutt’a un tratto, indifferente alle persone che all'uscita dal concerto transitavano sul marciapiede del ponte, mi aveva spinto contro uno dei lampioni che illuminano il ponte, dopodiché si era chinata su di me e, dopo esserci fissate a lungo negli occhi, mi aveva baciata. Avevo ceduto volentieri alle lusinghe delle sue labbra soffici e delicate, infatti, non desideravo altro e avevo contraccambiato il suo bacio ficcandole la lingua nella bocca. E' in quella occasione che è cominciata la nostra storia.

   L’abitazione di Simonetta, una mansarda ubicata in una vecchia casa a tre piani di Borgo S. Domenico, si trova a pochi passi da Via Bixio. Appena oltrepassiamo la porta dell’appartamento mi prende per mano e mi conduce nella stanza da letto. Mi mette le braccia intorno al collo e mi bacia. Contraccambio il gesto come ho fatto la sera in cui, sul Ponte Verdi, ci siamo scambiate il primo bacio. Le sue mani sono abili come un passpartout e mi liberano della camicetta, subito dopo apre la lampo della gonna che con una mossa del bacino lascio cadere ai miei piedi. Rimango con il solo intimo addosso.
   - Adesso puoi togliere dalla borsa il regalo che ho acquistato per te.
   Levo dalla borsa l’involucro della confezione regalo e lo apro. Quello che trovo è un bellissimo body di pizzo nero, trasparente, che si caratterizza per un ricamo floreale di fili. Un vero gioiello!
   - E’ bellissimo! Sei pazza! Chissà quanto ti sarà venuto a costare. - dico dopo che ho scoperto l’etichetta La Perla.
   - Indossalo, dai.
   Mentre sfilo le mutande e il reggiseno Simonetta mi sorride maliziosa. La morbidezza del pizzo del body, abbinato alla elasticità del tessuto, dona al capo di biancheria una eccellente vestibilità. Me lo sento familiarmente addosso ed ho l’impressione che la trama di fiori dia particolarmente risalto al décolleté, forse perché mi ritrovo con le tette gonfie e i capezzoli ispessiti per l’eccitazione.
   - Ti sta da dio, sei bellissima Erika.
   Ho una gran voglia di rimanere in balia della sua bocca e del suo sesso per il resto della giornata. E glielo dico.
   - Ricorda bene che se un giorno venissi a sapere che c’ho una rivale in amore e sei innamorata di questa donna, allora guai a te e guai a lei!
   Le sollevo la maglietta cha ha indosso, la libero del reggiseno e della gonna. Scopro che da sua abitudine non indossa le mutandine e la cosa mi eccita da morire.
   Le lenzuola accolgono i nostri corpi nudi. Rimaniamo a lungo abbracciate, carezzandoci, mugolando di piacere senza spiaccicare una sola parola. La pesantezza dei suoi seni sulla mia pelle mi sta mettendo addosso una fantastica eccitazione. Mi giro sul dorso, apro le cosce, e ancora una volta mi lascio scopare dalla sua bocca. Mescoliamo la nostra libido in modo devastante, ventre contro ventre, seni contro seni, fica contro fica. Seguitiamo a scopare, scatenate, con le cosce che si sfregano, gli odori mischiati agli umori, sudore, e ditalini…
   Stiamo gemendo entrambi di piacere, prossime a raggiungere uno dei nostri orgasmi, di quelli che su di me hanno come effetto di farmi precipitare in stato confusionale. Mi trovo a pensare che se fosse vero, come ho letto da qualche parte, che una lunga serie di orgasmi a grappolo prolungano davvero la durata della vita, allora in questo caso potrei vivere sino e oltre i cento anni…
 

 

 

 
 

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