A
occuparmi di marmocchi ho iniziato a
farlo quando avevo appena dodici anni.
Il provvisorio incarico di baby-sitter
mi fu conferito, senza alcun preavviso, da
mamma e papà una sera che si
assentarono da casa per recarsi a un
veglione.
La baby-sitter che doveva
prendersi cura della sottoscritta e dei
miei tre fratelli durante la loro
assenza diede forfait all'ultimo
istante, adducendo gravi motivi di
salute, senza premurarsi di trovare una
adeguata sostituta. Per non rinunciare
al veglione di fine anno mamma e papà
stabilirono che mi sarei dovuta occupare
io di Paolo e Francesco, fratelli gemelli,
che all'epoca avevano soltanto cinque
anni e anche di Marianna che di anni ne
ha due meno dei miei.
Quando mi attribuirono
l'incarico di baby-sitter ero a tutti
gli effetti un'adolescente, anche se
mamma e papà mi consideravano poco più
di una bambina. Invece a quell'età
avevo già sviluppato gran parte degli
attributi femminili e a tutti gli
effetti ero una donna. Il menarca mi era
comparso due anni prima, all'età di
dieci anni, e poi a dirla tutta non ero
nemmeno più vergine.
Mamma e papà non lo
sapevano, per fortuna, altrimenti chissà
che casino sarebbe successo. Ci aveva
pensato il postino a saccheggiare il mio
corpo privandomi dell'innocenza. Lo fece
durante una delle consuete visite
mattutine per la consegna della posta. Approfittò del fatto che
ero sola in casa per intrufolarsi
nell'appartamento e violentarmi.
Terrorizzata dalla furia con cui abusò
del mio corpo, non riuscii a esprimere
un solo urlo, né a difendermi dalla sua
prepotenza. Prese possesso della materia
che avvolgeva il mio scheletro il tempo necessario per deflorarmi e
raggiungere l'orgasmo, poi se ne andò
via lasciandomi in compagnia delle mie
lacrime e del terrore.
All'età di sedici anni,
dopo avere messo a frutto l'esperienza
accumulata accudendo i miei fratelli,
cominciai a fare da Mary Poppins ai
figli dei miei conoscenti. A quell'età
avvertivo la necessità di guadagnare un po' di
denaro per fare fronte alle piccole
spese. La paghetta che ricevevo dai miei
genitori era troppo modesta per
soddisfare i capricci di una
adolescente.
Non c'era baby-sitter
migliore della sottoscritta in tutto il
quartiere. Ero richiestissima e con un
calendario ricco d'impegni. I genitori
dei bambini affidati alle mie cure
andavano pazzi per me, soprattutto i
padri, ed io facevo di tutto per
risultare simpatica ai loro occhi.
Adoravo i bambini e loro
amavano la sottoscritta. Mettevo in
pratica mille espedienti per tenerli
occupati e farli divertire. Lavorando
in quel modo ero sempre richiestissima.
Mi piaceva entrare
nell'intimità della casa di cui ero
ospite per accudire, seppure per poche
ore, i bambini affidati alle mie cure.
Non desideravo altro che renderli felici
quei marmocchi.
Le abitazioni delle
famiglie per cui lavoravo mi mettevano addosso una strana
eccitazione. Approfittavo dell'assenza
dei genitori per passare a setaccio le
camere. Mi piaceva rovistare nei
cassetti dei comodini e soprattutto
quelli dei comò. Sfiorare con le dita
delle mani gli indumenti intimi delle
donne e annusare il profumo dei capi di
lingeria fresca di bucato mi eccitava
tantissimo. A volte mi masturbavo,
specie quando mi capitava di scoprire
nelle stanze da letto, occultati nei
cassetti nei comodini, dell'oggettistica
proveniente da qualche sexy-shop.
Spesso approfittavo dei
momenti in cui i bambini affidati alle
mie cure dormivano per eclissarmi nelle
vasche a idromassaggio, se
l'appartamento ne era dotato, per
restare a lungo con il corpo in ammollo.
A quell'età avevo una vera
fissazione per le Jacuzzi, le uniche
vasche da bagno capaci di garantirmi il
beneficio di un piacevole relax, e
questo piacere lo provavo quando
m'immergevo nuda nella vasca. In quei
momenti la fatica e lo stress sembravano
galleggiare, liberandomi corpo e mente
dallo stato di affaticamento e dalle
tensioni che mi portavo addosso.
Immersa nella vasca, con i
getti d'acqua a deliziarmi la pelle,
avevo l'impressione di subire qualcosa
di molto simile a un massaggio shiatsu,
perché tale era il benessere che si
diffondeva in tutto il corpo per effetto
dell'idromassaggio.
*
* *
La villa dei coniugi Latella era ubicata
alla periferia della città, verso
Collecchio, sulle prime colline. Raggiunsi l'abitazione in
leggero anticipo rispetto all'ora
concordata. Mancava qualche minuto alle
otto di sera quando arrestai il
cinquantino davanti la villa. Anna e suo
marito erano pronti a uscire di casa
quando suonai il campanello al cancello
d'ingresso.
- Mi raccomando! Non
lasciare che Filippo si trattenga fino a
tardi davanti alla tivù, quando sono le
dieci mettilo a letto. Mi posso fidare
di te, eh!
- Non si preoccupi signora
farò come dice lei.
Prima di andarsene mi diede
un bacio sulla guancia esortandomi a non
lasciarmi incantare dalle storie che
avrebbe inventato quel birbante del loro
figlioletto, poiché avrebbe fatto di
tutto per restare alzato fino a tarda
ora, nonostante i suoi otto anni di età.
- A che ora presumete di
fare ritorno lei e suo marito? - chiesi
mentre li accompagnavo alla porta.
- Non prima delle due,
penso. - disse il marito di Anna.
- Sì, è così, andiamo a
cena con una combriccola di amici e può
darsi che si vada pure a ballare. Ma non
credo. - disse sorridendo.
- Buon divertimento allora.
- augurai a entrambi mentre
oltrepassavano l'uscio di casa.
- Grazie!
Rimasi a guardarli mentre
salivano sul Bmw parcheggiato sotto il
porticato della villa. Anna era una
donna incantevole, e l'abito da sera che
aveva indossato per l'occasione le
conferiva un aspetto particolarmente
seducente. Mentre usciva di casa
avevo guardato con invidia la profonda
scollatura a V che metteva in risalto
l'attaccatura delle tette, molto più
sviluppate delle mie e ne rimasi
fulminata.
Prima di quella sera c'ero
stata altre volte ospite in quella casa e in
ogni occasione Anna si era mostrata
particolarmente gentile verso di me.
Mostrava d'avere trent'anni e non uno di
più, ma era dotata di una sensualità
fuori dal comune. In nessuna altra donna
avevo riscontrato tanta pulsione erotica
quanta c'era in lei. Nel momento in cui
si congedò, sfiorandomi la guancia con
le labbra, mi sentii ribollire il sangue
per il calore che mi trasmise quel bacio
furtivo. Mi sarei lasciata scopare
all'istante se solo me lo avesse
chiesto.
Filippo rimase incollato
davanti al televisore durante tutta la
serata sorbendosi un telefilm della
serie CSI su Italia1. Gli feci compagnia
sbalordita dalla trama della pellicola
che tanto sembrava interessarlo.
Nello stomaco di uno squalo
tigre, recuperato da un gruppo di
pescatori, c'era il tronco di un uomo.
L'anatomopatologo chiamato dalla polizia
per fare l'autopsia dei resti umani trovò
alcune pallottole conficcate nella pelle
dell'uomo.
Erano le dieci e mezza
quando accompagnai Filippo a letto. Gli
rimasi vicino fintanto che si addormentò,
poi feci ritorno in salotto e mi misi a
guardare la tivù.
A mezzanotte ero nuda
dentro la Jacuzzi.
I bagni termali sono una
esperienza di gran lunga superiore a una
semplice pulizia personale, oserei dire
che sono uno strumento di benessere
senza uguali. Sprofondata nella vasca
godevo del piacere che sapevano offrirmi
i continui getti d'acqua. Gli spruzzi
massaggiavano ogni parte del corpo
attenuando lo stato di affaticamento di
cui soffrivo prima di coricarmi nella
vasca.
Ero immersa nei miei
pensieri, con il corpo in ammollo,
quando la porta del bagno si spalancò
d'improvviso. Istintivamente mi misi
seduta nella vasca e portai le braccia a
coprirmi le tette.
Davanti a me c'era Anna, la
padrona di casa.
- E tu cosa ci fai qui? -
disse.
Imbarazzata non fui in
grado di snocciolare una sola parola, ci
pensò lei a trarmi d'imbarazzo. Si
liberò dell'abito da sera e lo lasciò
cadere ai suoi piedi. Tolse le mutandine
di pizzo che indossava e si avvicinò
alla Jacuzzi, decisa a entrare nella
vasca, non troppo grande per contenere
due persone.
Il corpo abbronzato
appariva ai miei occhi seducente come
mai l'avevo visto. Le tette mostravano
l'areole dei capezzoli piuttosto
piccole, ma con l'estremità appuntita.
Il pube esibiva un cespuglio di peli
scuri e una fessura di pelle rosa.
Anna prese posto nella
vasca e si mise a sedere di fronte a me,
nell'altra parte della Jacuzzi. Per
farle posto mi sistemai seduta con le
tette a sfiorare il bordo dell'acqua.
- Ti piace così tanto
restare in ammollo nella vasca?
- Deve scusarmi se ne ho
approfittato, ma non volevo disturbare.
- Ma lascia stare.
- Forse e meglio che me ne
vada, non crede?
- Perché?
- Suo marito potrebbe
arrivare da un momento all'altro. Chissà
cosa penserebbe.
- Chi lui? Non è il tipo
da impressionarsi per queste cose. E poi
stanotte non tornerà a casa.
- Ah.
I suoi occhi verdi mi
penetrarono a fondo. Me li sentii
addosso unitamente alla punta di un
piede che mi lambiva la passera. Mi
abbandonai al tocco leggero della parte
estrema della sua gamba lasciando che le
dita del piede mi masturbassero il
clitoride senza reagire a quei tocchi.
Incominciai ad ansimare in
balia di una intensa emozione. Lei non
si accontentò di accarezzarmi la
passera col piede. Tutt'a un tratto mi
trovai il suo corpo riverso sopra di me
con le labbra incollate alle mie.
Subii il saccheggio della
sua lingua che prese a frugarmi nella
bocca. Contraccambiai le
carezze e i baci, senza scansarla,
lasciando che mi depredasse di un
piacere che sembrava non dovesse mai
finire. Sarei rimasta incollata al suo
corpo per tutta la notte, prigioniera
delle sue braccia, aggrappata al lei
come una sanguisuga se me lo avesse
concesso.
I getti dell'idromassaggio
seguitarono a stimolare ogni parte del
mio corpo, ma ancora più rilevante fu
il calore delle carezze e dei baci che
mi fecero raggiungere l'estasi
dell'estremo godimento. Mi trovai
sottomessa al suo volere, pronta a darle
tutto ciò che poteva reclamare da me.
Si catapultò con le labbra sui miei
capezzoli, ispessiti, e incominciò a
succhiarli, rosicchiandoli con i denti.
Mi ritrovai a respirare con
affanno e ansimare a ogni bacio e tocco
delle sue labbra. Tutt'a un tratto ci
ritrovammo inginocchiate nella vasca
nella medesima posizione una dinanzi
all'altra. Le sue mani si posarono sul
mio petto e mi riempirono di carezze,
prima sulle tette e soprattutto fra le
cosce. Mi avventai sulla sua pelle
dandole dei morsi sul collo e non smisi
di farlo fintanto che raggiunsi un
meraviglioso orgasmo: merito delle due
dita con cui prese a scoparmi.
Non so come accadde, sta di
fatto che mi ritrovai sdraiata sul
pavimento della stanza da bagno con le
gambe spalancate e le guance di Anna
infilate fra le mie cosce, con lei che
si dannava l'anima a succhiarmi il
clitoride fino a farmi venire più di
una volta in breve successione.
Il marito di Anna non fece
ritorno a casa quella notte. Rimasi nel loro
letto matrimoniale fino all'alba
scopando e gemendo di piacere fra le
braccia di Anna. Dopo quella notte di
passione, poche altre volte mi concesse
di restare sola con lei. In quelle rare
occasioni scambiammo soltanto qualche
bacio e niente più. Non ho mai capito
perché mi sfuggisse dopo avermi fatta
sua. Di sicuro, dentro la Jacuzzi,
quella notte si comportò da troia.
Sono passati molti anni da
quella avventura, oggi ho trentadue anni
e non ho una compagna fissa. La gente mi
considera una donna strana. Io vorrei
essere come i bruchi, perché la natura
gli ha messo a disposizione la
possibilità di mutarsi in farfalle e
mettersi a volare, ricominciando,
seppure per breve tempo, una nuova vita.
E' quello di cui ho bisogno anch'io: una
nuova vita.
|