|
GRAFFITI
D'AVANSPETTACOLO
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Alberto
Tarantino, Fanfulla, i fratelli De Vico,
Trottolino, Luciano Carano. Sono
soltanto alcuni degli artisti
d'avanspettacolo che hanno
reso grande il Teatro di Varietà.
Potrei citarne tanti altri, ma di uno
serbo un ricordo particolare: Nando
Torri.
La prima volta che mi capitò
d’assistere a uno spettacolo di varietà
avevo sedici anni, ma ne dimostravo
qualcuno di più. Fisico atletico,
sguardo sornione, mi presentai alla
biglietteria del teatro munito della
carta d'identità fresca di stampa. La
cassiera soltanto dopo avere verificato
la data di nascita sul documento decise
di staccare il biglietto d'ingresso e mi
fece accomodare nella sala.
Sul palcoscenico del Cinema
Teatro Ritz, nei primi anni 70, si
esibivano le migliori compagnie italiane
di avanspettacolo. Tutte offrivano
novanta minuti di puro divertimento e
sano erotismo, ma la commedia dell'arte
aveva in Nando Torri un insuperabile
capocomico.
Padrone della scena sapeva
divertire e divertirsi. Dotato di una
verve comica fuori dell'ordinario era
coadiuvato sulla scena da bellissime
donne, ma era soprattutto lui, con la sua
presenza sul palcoscenico, l’effettiva
garanzia di successo dello spettacolo.
Quando si esibiva al Teatro
Ritz, con Marisa Borrini (soubrette
della compagnia e sua compagna nella
vita), il teatro era sempre esaurito.
Gli spettatori arrivavano da tutto il
territorio parmense e persino dalle
province limitrofe per assistere alle
sue rappresentazioni.
Spettacolo raffazzonato, di
gusto grossolano e volgare. In questo
modo i critici etichettavano il teatro
d'avanspettacolo. Ma per noi del
pubblico, attenti spettatori, non la
pensavamo allo stesso modo perché coinvolti dalle divertenti
improvvisazioni dei comici e dalle
eccitanti movenze di ballerine,
soubrette e spogliarelliste, che si
esibivano sul palcoscenico.
Alla fine degli anni
settanta le compagnie di avanspettacolo
si sciolsero una dopo l'altra
soppiantate da nuove forme
d'intrattenimento. Recuperato all'uso
come cinema a luci rosse il Teatro Ritz
sopravvisse ancora per qualche anno
grazie a questo genere di
programmazione, perdendo il fascino che
aveva quando sulla scena si esibivano le
compagnie di avanspettacolo, poi chiuse
i battenti in modo definitivo.
E' accaduto sulle poltrone
del Teatro Ritz che all'età di sedici
anni ho visto per la prima volta come è
fatta dal vero una fica. Prima
d’allora l'avevo vista raffigurata
sulle pagine patinate di qualche rivista
pornografica su cui avevo praticato dell'autoerotismo.
La sera in cui misi piede
per la prima volta al Teatro Ritz ero in
compagnia di Leonardo, un compagno di
scuola. Con lui accanto presi posto
nella galleria del teatro, abbastanza
lontano dal palcoscenico. Ricordo che
provai un certo imbarazzo nell'essere circondato da un gran numero di uomini
anziani che occupavano i posti a sedere
tutt'intorno a me. Sprofondai nel sedile
sottraendomi alla loro vista, auspicando
che le luci della sala si spegnessero al
più presto e lo spettacolo iniziasse
per non essere visto da qualcuno di mia
conoscenza.
Francesco, l'amico che mi
aveva accompagnato, frequentatore
assiduo del teatro, si era portato
appresso un ingombrante binocolo della
marina militare italiana per guardare da
vicino l'esibizione delle
spogliarelliste. Soltanto quando sulla
ribalta comparve il comico e
successivamente il fantasista acconsentì
a consegnarmi, seppure temporaneamente,
il binocolo, ma pretese che glielo
restituissi quando sulla scena
comparvero di nuovo le spogliarelliste.
Soltanto a conclusione della serata,
prima dell'inizio dell'ultima esibizione
di strip-tease, forse perché stanco di
reggere il binocolo oppure preso da
compassione, mi consegnò il binocolo.
Misi a punto gli oculari
del cannocchiale fino a raggiungere un
perfetto allineamento dell'immagine e un
campo visivo perfettamente circolare,
cosa che accadde nel momento in cui sul
palcoscenico fece la sua comparsa
l'ultima spogliarellista della serata
inseguita nelle movenze da un fascio di
luce a occhio di bue.
Il corpo seminudo della
donna, si mostrò in primo piano ai miei
occhi grazie all’uso del binocolo,
mentre gli atteggiamenti impudichi che
la spogliarellista assunse sulla scena
mi fecero arrapare non poco (a quell'età
bastava poco per la verità). Si liberò
poco per volta degli indumenti
dimenandosi al ritmo della colonna
sonora che accompagnava l’esibizione.
Quando rimase con addosso
soltanto il perizoma e il reggipetto mi
sembrò nuda anche se non la era.
Seguitai a fare attenzione a ogni suo
gesto, attratto dai sensuali movimenti
del corpo, stupito dalla bravura con cui
la donna eseguiva l'esercizio di
spogliarello. La musica, che all'inizio
dello strip-tease era lenta e sensuale,
raggiunse un ritmo convulso. La
spogliarellista si fece consegnare da
dietro la scena un boa di piume e
incominciò a farlo passare fra il pube
e le natiche, trascinandolo avanti e
indietro, come un lungo serpente.
La maschera di piacere che
le copriva il volto la faceva sembrare
eccitata, ma con il senno d'oggi sono
portato a credere che stesse prendendosi
gioco di tutti noi. Con mio grande
stupore si liberò di una spallina del
reggipetto e subito dopo anche
dell'altra, premurandosi di mettere un
avambraccio a protezione delle tette che
celò alla vista del pubblico. Infine
gettò in aria l'indumento. Un caloroso
applauso accompagnò il gesto della
spogliarellista quando si decise ad
allargare le braccia e mostrare nel loro
splendore le tette.
Soltanto un tessuto
pregiato di lustrini e paillettè le
celava l’inguine. Nessuna delle
colleghe che l'avevano preceduta sul
palcoscenico si era azzardata
a liberarsi del perizoma. Il pubblico
prese a incitarla, sovreccitato,
desiderando che togliesse dal pube
l'esile tessuto. Lei invece sembrò
tergiversare.
Pareva indecisa sul da
farsi. Stéphanie, questo era il nome
d'arte della spogliarellista, lo ricordo
bene, si avvicinò alla passerella della
platea. Il pubblico delle prime file,
ritto in piedi, l'incitava affinché si
liberasse del copri sesso. Il cuore mi
pulsava celermente e l'uccello l’avevo
duro come il marmo. Stéphanie diede le
spalle al pubblico assiepato
tutt’attorno alla passerella, divaricò
le gambe, chinò il capo verso il
parquet e si liberò del perizoma
mostrando fica e buco del culo in una
volta sola, poi altrettanto rapidamente
scomparve dietro le quinte accompagnata
dalle urla.
Seguitai a frequentare il
Ritz fino a quando le compagnie di
rivista si sciolsero definitivamente,
una dopo l'altra, nel giro di pochi
anni. Il falso progresso le aveva
emarginate e condannate a una lenta
agonia.
Insieme agli altri
spettatori condividevo un sogno: scopare
una delle spogliarelliste, ma non
accadde mai. Il sabato sera, subito dopo
avere cenato, avevo un appuntamento a
cui non potevo mancare. Alle otto ero
appostato all'ingresso del Teatro Ritz,
pronto ad accapigliarmi con due dozzine
di fanatici andati lì per accaparrarsi
una delle poltrone di prima fila,
accanto alla passerella.
- GUARDATELI BENE - disse
una sera Nando Torri puntando l'indice
verso la platea. - SAPETE CHI SONO
QUESTI? SONO I DANNATI DELLA PRIMA FILA
-.
Fra la gente che occupava
quei sedili, a contatto con la
passerella dove a fine spettacolo
ballerine e artisti avrebbero sfilato,
c'ero anch'io. Quella è stata l'ultima
volta che ho visto Nando Torri.
fotografie
di: Giovanni Ferraguti
|
|
|