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ANO-ORGASMA
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
"Devi
smetterla di leggere quelle porcate di
romanzi erotici!". E’ ciò che mi
ripeteva mamma quando mi sorprendeva in questo genere di letture.
Sosteneva che mi sarei rincretinita
leggendo quelle storie e avrei finito
per confondere la realtà con la
fantasia. Beh, devo ammettere che non
aveva tutti i torti.
Ora che ho ventisette
anni e sono madre di un figlio di appena
un anno, ho ripreso a leggere romanzi
erotici. Ma se lo faccio è soltanto per
acquietare, seppure in parte, le mie
necessità sessuali rimaste per troppo
tempo inappagate.
Ogni
volta che porto a termine queste letture
vado in crisi. Succede perché mi
innamoro dei personaggi maschili e
femminili protagonisti delle vicende di
sesso raccontate nei romanzi. Eccitata
dalla lettura di quelle pagine mi viene
spontaneo rivolgere le mie attenzioni
verso uomini e donne che mi gravitano
d'intorno nell'agenzia assicurativa per
cui lavoro, come se ciascuno di loro
potesse diventare un potenziale amante
con cui potrei scopare nel caso decidessi di
rendermi disponibile, magari facendogli
perdere la testa come succede nei
romanzi che leggo, cosa che mi sembra
persino impossibile da realizzare per
una donna ingenua come me.
So
bene che questo genere di romanzi,
specie quelli che mescolano tenerezza e
sesso estremo, mettendo in scena
l’accettazione e l’inflizione
volontaria del dolore, sono un genere di
letture che vanno di moda oggigiorno,
specie fra noi donne, infatti, non è un
caso se molte vetrine delle librerie
propongono, a differenza di quanto
succedeva in passato, una vasto
assortimento di libri oscenamente
scandalosi sul tema dell'erotismo.
I
libri erotici mi stuzzicano la fantasia
e mi eccitano da morire. Leggendo le
pagine di questi romanzi mi capita di
fare il pieno di emozioni. E poi mi
bagno facilmente fra le cosce come mi
succedeva da adolescente quando finivo
per sgrillettarmi la passera,
regalandomi un piacere solitario,
leggendoli di nascosto a mia madre.
Nella
mia vita ho vissuto una sola storia
d’amore vera, ed è quella che ho con
Giancarlo, mio marito. Eppure da
adolescente ho seguitato a lungo a dire
a me stessa che prima di legarmi in modo
definitivo con un uomo avrei dovuto
provare di tutto e di più, scopando con
tanti ragazzi per fare
dell’esperienza, invece quando ho
conosciuto Giancarlo mi sono legata a
lui e ci siamo sposati.
Non
gli ho mai chiesto il numero delle donne
con cui ha avuto
delle storie prima di conoscermi,
nemmeno m’interessa saperlo. Io in
pratica ho avuto solo lui e questo mi
pesa non poco.
Sono
una donna irrequieta, con addosso una
dannata voglia di fare esperienze di
sesso con altri uomini, perché
sessualmente mi sento inappagata. A
Giancarlo ci sono affezionata e sono
certa che farebbe qualsiasi cosa per
rendermi felice, magari anche
permettermi di avere un amante.
Nonostante tutti questi
cattivi pensieri seguito a vedere in mio
marito il mio futuro, ma per quanto
riguarda il sesso non ho assolutamente
termini di paragone avendolo praticato
soltanto con lui. Però non voglio in
alcun modo allontanarmi da lui anche se
basterebbe davvero poco avvicinarmi a qualsiasi
altro uomo, stante la situazione in cui
mi trovo, per farmi perdere la testa e
scoparmi.
La
curiosità di sapere cosa proverei
scopando con un uomo diverso da mio
marito me la trascino da molto tempo,
specie dopo che è nato nostro figlio e
Giancarlo ha in pratica smesso di
cercarmi, cosicché ogni volta che mi
ronza d’intorno qualche prototipo
d'uomo figo, e ce ne sono tanti fra i
miei colleghi di lavoro, mi chiedo come
potrebbe cambiare la mia vita se
scopassi almeno una volta con uno di
loro.
Forse,
anzi senz’altro, ho sbagliato a non
fare altre esperienze di sesso prima di
legarmi con mio marito. Tuttavia mi sono
chiesta parecchie volte, specie negli
ultimi mesi, se vale la pena che
polverizzi, buttandoli nel water come
merce avariata, tutti questi anni
trascorsi accanto a Giancarlo. Magari
potrei accontentarmi di una scappatella,
tanto per soddisfare la mia curiosità,
specie nel caso mi capitasse un uomo
superdotato, magari di quelli dotati di
due cazzi! Che poi sarebbero anche
troppi per le mie esigenze… forse.
Sono
una donna di ventisette anni che non ha
mai raggiunto l'orgasmo vaginale e a
tutt'oggi non so spiegarmene la ragione.
L'orgasmo lo raggiungo soltanto con la
stimolazione del clitoride. L'ultima
volta che ho fatto sesso con mio marito,
una settimana fa, ancora una volta non
sono riuscita a raggiungere l'orgasmo
con la penetrazione perché dopo poco
che scopavamo gli si è afflosciato il
cazzo.
Ho una dannata voglia
di fare l'amore, ma da parte di mio
marito quello che colgo è un vero e
proprio muro. Giancarlo non mostra
d'avere nessun desiderio sessuale,
perlomeno verso la mia persona, e io mi
intristisco ogni giorno di più.
Se le mie amiche
venissero a sapere del mio stato
potrebbero obiettare che la penetrazione
non è così importante nella vita di
una donna, specie se l'uomo che ti sta
accanto riesce comunque a farti
raggiungere l'orgasmo in altro modo,
magari leccandoti la figa, oppure
soddisfacendo il piacere dell'orgasmo da
sola, sgrillettandomi la passera.
Viceversa per me, ma penso che questo
valga per la maggioranza delle donne, la
penetrazione è molto importante; anzi
è tutto!
La
sensazione che si prova quando l'uomo ti
penetra è bellissima: perlomeno questo
è ciò che raccontano le mie amiche
perché io non ho mai raggiunto
l’orgasmo vaginale. I brividi e il
tipo di piacere che loro affermano di
percepire prima di raggiungere l'apice
del piacere non è paragonabile a un
orgasmo raggiunto tramite una leccata di
figa. Eppure tutte le volte che ho il
cazzo di Giancarlo dentro di me che si
muove, entrando e uscendo, è comunque
eccitante e piacevole. Abbiamo persino
messo al mondo un figlio lui e io!
Sono
priva di una vita sessuale
soddisfacente. Mi considero una donna
profondamente frustrata che conduce una
vita priva di orizzonti soddisfacenti,
in una piccola città di provincia come
Parma che produce in me una terribile
insoddisfazione, e con il rischioso
pericolo dell’abbrutimento psichico
che neppure la nascita di mio figlio,
avveratasi un anno fa, ha saputo porvi
rimedio.
La
verità è che mi considero sfigata.
Infatti, con il passare del tempo e dopo
le continue debacle da parte di mio
marito, con cui non riesco ad avere
soddisfacenti rapporti sessuali con la
penetrazione, ho ripreso a leggere libri
erotici perché se non altro hanno il
merito di mantenermi intatto
l’appetito sessuale che riesco a
soddisfare soltanto sgrillettandomi la
passera.
Ormai
mi sono fatta l’idea che quello che c'è
rimasto di bello fra me e Giancarlo è
soltanto affetto reciproco. Eppure le
poche volte che si avvicina alla mia
persona e mi sfiora il corpo,
carezzandomi la schiena, il culo o le
tette, mi eccito da morire. Di
conseguenza qualcosa che non è solo
affetto c’è pure rimasto, altrimenti
non mi farebbe questo effetto.
Sono
una bomba erotica pronta a scoppiare da
un momento all’altro e non so quali e
quanti danni potrei arrecare nel
rapporto con mio marito. Se Giancarlo
non mi scopa riesce comunque a farmi
venire tutte le volte che mi lecca la
figa, ma quando poi mi penetra gli si
affloscia il cazzo e siamo costretti a
smettere di fare l’amore in quel modo.
Nemmeno succhiandoglielo riesco a
mantenerglielo duro a lungo.
Ormai
sono sei anni che la nostra storia va avanti in questo modo e penso
di essere arrivata al capolinea. Mica
posso continuare a lungo a soddisfare le
mie esigenze sessuali dandomi piacere da
sola. Quello che avverto è la necessità
di sentirmi libera e cercare un uomo
normale che sia in grado di soddisfarmi
sessualmente come è giusto che sia.
Sfiduciata
sono persino arrivata al punto di
considerare l’idea che se Giancarlo
non ce la fa a mantenere una erezione
consistente la colpa è soltanto mia.
Probabilmente non sono in grado di
eccitarlo a sufficienza, ma ho anche
preso in considerazione l'ipotesi che
possa avere un’altra donna, cosa che
però mi sento di escludere. Comunque la
situazione che sto vivendo è assurda,
desidero essere desiderata ma a mio
marito la cosa non interessa granché.
In
quest'ultima settimana Fabrizio, un
collega di lavoro neolaureato, mi ha
lusingato con apprezzamenti benevoli,
adulando la bellezza del mio corpo. In
più di una occasione mi ha rovesciato
addosso delle proposte indecenti che ho sempre
rifiutato. Questa mattina mentre ero in
una stanza adiacente al mio ufficio,
impegnata a eseguire una serie di
fotocopie, si è collocato alle mie
spalle e c'è rimasto a lungo senza
pronunciare una sola parola,
osservandomi mentre portavo a compimento
il lavoro per cui ero impegnata alla
fotocopiatrice.
Soltanto
quando ho avvertito l’alito del suo
respiro intiepidirmi il collo, e il suo
corpo appiccicato contro la schiena, mi
sono girata e l’ho visto. Non mi sono
scostata, anzi ho lasciato che premesse
il cazzo contro le mie natiche, eccitata
dal piacere che sapeva trasmettermi, ma
quando si fatto più sfacciato e ha
steso le braccia tutt'intorno al mio
torace, circondando con il palmo delle
mani i seni, mi sono tolta da parte per
paura che qualcuno dei nostri colleghi
potesse scorgerci.
Subito dopo,
ostentando un atteggiamento sfrontato,
mi ha afferrata per un braccio e mi ha
trattenuta a sé. Mi sono liberata dalla
stretta e ho abbandonato la stanza.
Una volta terminato l'orario di lavoro
mi si è avvicinato dandomi appuntamento
alla Caffetteria Bablù per bere un caffè
e scambiare quattro chiacchiere, e io ho
accettato l’invito.
La
caffetteria Bablù è ubicata a un solo
isolato dall’a agenzia assicurativa in
cui lavoro. Prima di lasciare l'ufficio mi sono trattenuta in bagno per una
decina di minuti. Il tempo necessario
per lavarmi i denti, passare un paio di
volte il filo interdentale e ingoiare
una menta piperita per render
maggiormente gradevole l’alito, e poi
mi sono premurata di fare il bidè.
Contrariamente
a quanto concordato Fabrizio non è ad
attendermi alla caffetteria. Intravedo
la sua figura al posto di guida del Suv
Nissan parcheggiato poco distante
dall’ingresso del Bablù.
Procedo a piedi verso la
caffetteria, scodinzolando le natiche da
un lato all’altro del marciapiede,
fingendo di non essermi accorta della
sua presenza nell'abitacolo del Suv.
Viceversa sono terribilmente eccitata,
come e forse più del giorno in cui,
davanti all'altare, mi sono unita in
matrimonio con Giancarlo.
Nel
momento in cui raggiungo la porta
d’ingresso della caffetteria il suono
di un clacson attira la mia attenzione,
arresto il passo e faccio finta di
guardarmi intorno, spaesata, fintanto
che incrocio lo sguardo di Fabrizio
dietro il parabrezza del Suv. Con un
cenno del la mano mi invita ad
avvicinarmi e spalanca la portiera che
si trova dalla parte del marciapiede. Mi
accosto verso l’automobile con la
paranoia di chi suppone d'avere l'alito
pestilenziale, nonostante la caramella
alla menta piperita che ho ingoiato poco
prima di uscire dall’ufficio. Arresto
il passo davanti alla portiera
spalancata del Suv con la bocca secca
perché l’effetto della menta piperita
è svanito. Forse farei bene a entrare
nella caffetteria e bere tutto d’un
fiato mezzo litro d’acqua minerale per
calmare l’arsura, ma dopo sarei
soggetta a controllare la vescica e mi
sentirei in imbarazzo trovandomi in
intimità con Fabrizio.
-
Monta su in macchina, dai. - è
l’invito che mi sento rivolgere in
modo rozzo da Fabrizio.
-
Non dovevamo ritrovarci a bere un caffè?
-
Sì, ma lo faremo dopo…
Salgo
sull’autovettura e sistemo il culo sul
sedile a fianco di Fabrizio. Allaccio la
cintura di sicurezza attenta a farla
passare tra il solco dei seni, mentre
il tratto orizzontale, tenuto basso, lo
tengo tirato sulla pancia appena sopra
le cosce. Fabrizio non mi dà
nemmeno il tempo di assestarmi che già
ha acceso il motore del Suv ed è
partito verso una meta a me del tutto
sconosciuta.
-
Posso almeno sapere dove siamo diretti?
-
Non lo immagini? - dice lasciando cadere
il palmo di una mano sulla mia coscia;
quella a lui più vicina.
Non
mi scanso e lascio che mi accarezzi. Lui
si fa più audace e senza distogliere lo
sguardo dalla strada, affonda le dita
fra le mie cosce, che ho mantenuto
opportunamente scavallate, e risale
piano piano verso l’alto, fermandosi
all’altezza delle mutandine.
Il respiro mi si è fatto affannoso
mentre il cuore ha preso a pulsarmi di
gioia. Una scossa elettrica, dovuta
all’adrenalina messa in circolo in
grande quantità dal mio organismo, mi
attraversa il corpo da capo a piedi per
il piacere che sa trasmettermi la strana
situazione in cui sono venuta a
trovarmi.
Abbandoniamo
la città e ci dirigiamo verso la
campagna. Ho la figa fradicia d'umore e
non mi riesce di pronunciare una sola
parola, nemmeno Fabrizio è
particolarmente loquace diversamente da
quanto lo è in ufficio. So bene quello
che gli frulla per la testa: dopotutto
è la stessa cosa che agita le ali nella
mia passera e lui questo lo sa bene.
Tutt’a
un tratto abbandona la strada asfaltata
e prende un sentiero sterrato di
campagna che affianca l’argine del
fiume Taro. Infila il muso del Suv in un
bosco di pioppi, arresta la corsa, e
spegne il motore.
Presumo che mi salterà
addosso da un momento all’altro e sono
pronta ad accettare le sue avance,
concedendomi, invece rimane con le mani
strette al volante.
-
Ho voglia di fare l’amore con te dal
primo giorno che ci siamo conosciuti. - sono le prime parole che escono dalle labbra di Fabrizio
dopo che ha arrestato il Suv all’ombra
del bosco di pioppi.
Mi
piacerebbe rispondergli allo stesso
modo, magari aggiungendo che desidero
che mi saccheggi la vagina ficcandomi il
cazzo dritto fra le cosce, ma desisto
dal farlo perché correrei il rischio di
fare la figura della puttana.
Lascio cadere la mano sulle
dita di Fabrizio che stringono il
volante e gliele accarezzo delicatamente
finendo per intrecciarle con le sue. Lui
gira lo sguardo nella mia direzione e mi
fissa a lungo. Trascina le mie dita
lontano dal volante e le avvicina alla
bocca. Si mette a baciarle e succhiarle,
una dopo l’altra, infilandole nella
bocca. Con pazienza risale con le labbra
lungo il mio avambraccio, leccandolo e
baciandolo, riempiendomi di brividi.
Senza
rendermene conto mi ritrovo abbracciata
a lui, travolta da un vortice di
passione, e contraccambio il suo primo
bacio sulla bocca. Seguitiamo a
titillare la lingua, l’una contro
quella dell’altro, accrescendo il
piacere che entrambi proviamo. Tutt’a
un tratto si fa audace e appoggia una
mano sul mio seno. Incomincia a
carezzarlo con delicatezza sino a farmi
inturgidire il capezzolo. Non gli sono
da meno e lascio cadere la mano sulla
patta dei suoi pantaloni interessata a
saggiare la consistenza del rotolo di
carne che tiene nascosto sotto la
stoffa. Ce l'ha duro il cazzo! Perlomeno
questo è quanto riesco a cogliere e la
cosa mi fa godere al pensiero che presto
me lo infilerà fra le cosce.
-
Mettiamoci comodi, dai. - mi sussurra
all’orecchio mentre s’ingegna ad
abbassare tutt’e due i sedili sino a
renderli perfettamente orizzontali e
simili a due materassini.
Senza
perdere altro tempo inizia a togliersi
gli abiti dalla pelle e rimane con solo
il boxer addosso. Mi guarda come per
dirmi: “E tu cosa aspetti a
svestirti?”. Lo imito, conformandomi a
lui, e mettendo da parte ogni residuo
pudore incomincio a spogliarmi.
Resto con indosso le sole
mutandine e il reggiseno indecisa se
proseguire o meno a togliermi anche
quelli. Soltanto quando scorgo Fabrizio
che si toglie i boxer e mette in mostra
il cazzo turgido, ben scappellato,
decido di sganciare il reggiseno e lo
faccio cadere in avanti mostrandogli le
tette che, nonostante il periodo di
allattamento da poco terminato, sono
rimaste belle sode e per niente cadenti.
Fabrizio
si accosta a me, afferra con le mani il
bordo delle mie mutandine e le abbassa
facendole scorrere lungo le cosce sino
alle caviglie. Dalla sua posizione,
coricato sul sedile di fianco al mio, mi
guarda e la cosa m’imbarazza parecchio
tanto da costringermi a coprirmi il pube
con il palmo di una mano, nascondendogli
quanto ho di più prezioso.
Come gli apparirà il
mio corpo rispetto a quello delle altre
donne che ha posseduto? Non faccio in
tempo a darmi una qualsiasi risposta
alla domanda che mi sono posta che
Fabrizio è già sopra di me. Allargo le
cosce per fargli spazio sperando che non
gli passi per la mente di infilarmi
subito, senza alcun preliminare, il
cazzo nella vagina e scoparmi.
Non
lo fa, per fortuna, e si mette a
baciarmi sulla bocca mentre con la mani
percorre il mio corpo accarezzandolo da
capo a piedi. Mugolo di piacere mentre
mi riempie di coccole e baci e
soprattutto mi accarezza le tette,
tormentandomi i capezzoli con le dita,
strizzandoli ripetutamente, dandomi
l’impressione di essere il tipo d'uomo
che passerebbe volentieri tutta la vita
fra le tette di una donna dal modo in
cui si è appropriato delle mie. Io non
gli sono da meno perché mugolo di
piacere come una cagna in calore e mi
abbandono al godimento che sa
consegnarmi con le sue carezze.
Tutt’a
un tratto il suo corpo scivola verso il
basso. Si inginocchia sul pavimento
dell’abitacolo e mi divarica le cosce
aiutandosi col palmo delle mani. Si
tuffa con la bocca sulle labbra della
vagina e comincia a leccarmela
tutt’attorno, dedicandosi soprattutto
a mordere e baciare l’interno delle
cosce. Chiudo gli occhi mentre più di
un brivido di piacere mi trapassa la
vagina e scende lungo la linea del perineo
per andare dritto verso l’ano.
Ha
preso a leccarmi le grandi labbra dopo
che si è premurato di mantenerle
spalancate. Ci passa sopra la lingua
sfiorandomi la mucosa, facendomi sentire
sulla pelle l’alito caldo del suo
respiro. Si dilunga in una maratona di
baci sulle piccole e grandi labbra
finendo per incunearsi con la punta
della lingua sempre più in profondità.
Più
o meno tutti gli uomini sanno quali sono
le zone erogene più sensibili della
figa, e come occorre comportarsi per
fare godere una donna. Leccare una figa
un po' a caso può sì dare piacere, ma
non in modo così intenso come chi sa
farlo nel modo giusto e Fabrizo lo sa
fare. Infatti, non focalizza il proprio
interesse soltanto sulla figa, ma non
trascura di porre la propria attenzione
sulle altre parti del mio corpo
dilungandosi a baciarmi pancia, seno,
collo e viso.
-
Sei bellissima! - mi sussurra
all’orecchio mettendomi in imbarazzo,
ma eccitandomi ancora di più. – Mi
piace inebriarmi con il profumo che
sprigiona il tuo stupendo corpo, e
soprattutto abbeverarmi con l’umore
che sprigiona la tua figa.
Mi
lecca le grandi labbra con delicatezza,
come se stesse passando la lingua su un
gelato alla crema facendo ricorso a dei
movimenti lunghi e morbidi della lingua
mantenuta “rigida”.
Mi
abbandono al godimento che sa darmi con
la lingua e ho una dannata voglia che si
dedichi a succhiarmi il clitoride. E
glielo dico.
-
Succhialo! - lo imploro lasciando da
parte ogni pudore, se mai ne ho avuto.
-
Eh?
-
Leccami il clitoride, dai… e fammi
godere. - lo supplico sorprendendolo non
poco con la mia franchezza, anche se
sono certa che sa molto bene che il
clito è la parte del corpo di una donna
a cui un uomo deve dedicare maggiore
attenzione. E lui deve farlo se vuole
farmi impazzire di piacere.
Fabrizio
aumenta il ritmo della leccata e la
pressione che esercita sulle piccole
labbra mordicchiandole a più riprese.
Passa a leccarmi il clitoride che
avverto esteso e gonfio. Seguita a
leccarmelo delicatamente fintanto che lo
ingloba completamente fra le labbra e
incomincia a spompinarlo, esercitando
una certa pressione attorno
l'escrescenza erettile del mio corpo,
muovendo il capo avanti e indietro.
Appoggio
le mani sul suo capo e accompagno il
ritmo della succhiata, cercando di
fargli capire qual è la cadenza che
deve mantenere se vuole darmi maggiore
godimento.
-
Non ti fermare! Mi piace! - lo supplico
- Mantieni questo ritmo e fammi godere
sempre di più.
Fabrizio
seguita a succhiarmi il clito mentre con
le mani mi accarezza le tette, la pancia
e le cosce. Spero soltanto che non gli
venga un crampo alla lingua, perlomeno
non prima che io abbia raggiunto
l’orgasmo. All’apice del piacere
tremo tutta e urlo la mia gioia serrando
le cosce e allontano definitivamente il
capo di Fabrizio dalla figa.
Quella
che sto conducendo è una esperienza
esplosiva e non vedo l’ora che mi
penetri nella vagina.
-
Ho voglia di scoparti. - mi dice infine
Fabrizio.
-
Però lo facciamo come voglio io. - gli
dico certa di sorprenderlo non poco
ancora una volta.
-
Cioè?
-
Nella posizione dello smorzacandela…
con me inginocchiata sopra di te.
-
Come vuoi…
Fabrizio
sale sul sedile che ho tenuto occupato
sino a ora col mio corpo e si mette
supino in attesa che lo cavalchi. Mi
metto inginocchiata, ben piazzata col
culo sulle sue cosce. Gli afferro il
cazzo e ficco la cappella nella vagina.
Colloco tutt’e due le mani sul suo
torace e incomincio a dondolarmi mentre
Fabrizio stende le mani sui miei seni e
li accarezza.
Con la cappella infilata a
fondo corsa incomincio a muovere il
bacino avanti e indietro mantenendo
costantemente infilato il cazzo nella
vagina, una successione di spostamenti
che preferisco al praticare il su e giù,
ovvero un dentro e fuori senza dovere
sfilare il cazzo del tutto, perché,
anche se il movimento del cazzo è
ridotto, mi consente di strusciare
l’osso pelvico contro il suo osso
pelvico e quindi d'avere una buona
sollecitazione del clito e magari
raggiungere un orgasmo clitorideo se,
come mi è sempre accaduto, non riesco
ad avere un orgasmo vaginale.
Stiamo
scopando da una decina di minuti. Sono
sudata fradicia, ansimo di piacere, ma
ancora non riesco ad avere un orgasmo
vaginale. Fabrizio invece sembra ormai
prossimo a venire, me ne accorgo dal
rantolo che gli esce dalle labbra e ho
una dannata paura che mi sborri nella
vagina. Lo anticipo, prevenendo che
questo possa succedere, e mi stacco da
lui. Mi chino col capo sul cazzo, lo
infilo in bocca, e comincio a
succhiarglielo portando a termine il
pompino. Mi viene nella bocca nel
volgere di pochi secondi e lascio che lo
sperma scivoli in gola.
Le
lancette dell’orologio che ho
allacciato al polso segnano le 18.00
quando suono il campanello
all’appartamento dei miei genitori.
Mamma mi apre il portone di casa e salgo
in ascensore sino al loro pianerottolo.
-
Sei in ritardo. - sono le prime parole
che mamma dice appena mi vede.
-
Nicola? - le chiedo pronunciando il nome
di mio figlio.
-
Tutto bene, non preoccuparti. Quando è
con me non ha mai problemi.
-
Lo so, è per questo che te lo affido
ogni giorno quando sono al lavoro,
anziché portarlo all'asilo nido.
Mi
sposto versa la mia vecchia camera da
letto e lì ci trovo Nicola
addormentato. Lo prendo in braccio e
insieme a lui faccio ritorno a casa dove
ad attendermi c’è mio marito.
A volte sto a chiedermi se
è stata una decisione saggia quella di
sposare un uomo che con i suoi attuali
65 anni ne ha 37 più dei miei, ma
quando l’ho conosciuto, frequentando
l’università, da docente di storia
medievale aveva un fascino straordinario
e ancora oggi, per certi versi, ne ha su
di me.
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