ANO-ORGASMA
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

      "Devi smetterla di leggere quelle porcate di romanzi erotici!". E’ ciò che mi ripeteva mamma quando mi sorprendeva in questo genere di letture. Sosteneva che mi sarei rincretinita leggendo quelle storie e avrei finito per confondere la realtà con la fantasia. Beh, devo ammettere che non aveva tutti i torti. 
    Ora che ho ventisette anni e sono madre di un figlio di appena un anno, ho ripreso a leggere romanzi erotici. Ma se lo faccio è soltanto per acquietare, seppure in parte, le mie necessità sessuali rimaste per troppo tempo inappagate.
    Ogni volta che porto a termine queste letture vado in crisi. Succede perché mi innamoro dei personaggi maschili e femminili protagonisti delle vicende di sesso raccontate nei romanzi. Eccitata dalla lettura di quelle pagine mi viene spontaneo rivolgere le mie attenzioni verso uomini e donne che mi gravitano d'intorno nell'agenzia assicurativa per cui lavoro, come se ciascuno di loro potesse diventare un potenziale amante con cui potrei scopare nel caso decidessi di rendermi disponibile, magari facendogli perdere la testa come succede nei romanzi che leggo, cosa che mi sembra persino impossibile da realizzare per una donna ingenua come me.
    So bene che questo genere di romanzi, specie quelli che mescolano tenerezza e sesso estremo, mettendo in scena l’accettazione e l’inflizione volontaria del dolore, sono un genere di letture che vanno di moda oggigiorno, specie fra noi donne, infatti, non è un caso se molte vetrine delle librerie propongono, a differenza di quanto succedeva in passato, una vasto assortimento di libri oscenamente scandalosi sul tema dell'erotismo.
    I libri erotici mi stuzzicano la fantasia e mi eccitano da morire. Leggendo le pagine di questi romanzi mi capita di fare il pieno di emozioni. E poi mi bagno facilmente fra le cosce come mi succedeva da adolescente quando finivo per sgrillettarmi la passera, regalandomi un piacere solitario, leggendoli di nascosto a mia madre.
    Nella mia vita ho vissuto una sola storia d’amore vera, ed è quella che ho con Giancarlo, mio marito. Eppure da adolescente ho seguitato a lungo a dire a me stessa che prima di legarmi in modo definitivo con un uomo avrei dovuto provare di tutto e di più, scopando con tanti ragazzi per fare dell’esperienza, invece quando ho conosciuto Giancarlo mi sono legata a lui e ci siamo sposati.
    Non gli ho mai chiesto il numero delle donne con cui ha avuto delle storie prima di conoscermi, nemmeno m’interessa saperlo. Io in pratica ho avuto solo lui e questo mi pesa non poco.
    Sono una donna irrequieta, con addosso una dannata voglia di fare esperienze di sesso con altri uomini, perché sessualmente mi sento inappagata. A Giancarlo ci sono affezionata e sono certa che farebbe qualsiasi cosa per rendermi felice, magari anche permettermi di avere un amante. 
   Nonostante tutti questi cattivi pensieri seguito a vedere in mio marito il mio futuro, ma per quanto riguarda il sesso non ho assolutamente termini di paragone avendolo praticato soltanto con lui. Però non voglio in alcun modo allontanarmi da lui anche se basterebbe davvero poco avvicinarmi a qualsiasi altro uomo, stante la situazione in cui mi trovo, per farmi perdere la testa e scoparmi.
    La curiosità di sapere cosa proverei scopando con un uomo diverso da mio marito me la trascino da molto tempo, specie dopo che è nato nostro figlio e Giancarlo ha in pratica smesso di cercarmi, cosicché ogni volta che mi ronza d’intorno qualche prototipo d'uomo figo, e ce ne sono tanti fra i miei colleghi di lavoro, mi chiedo come potrebbe cambiare la mia vita se scopassi almeno una volta con uno di loro.
    Forse, anzi senz’altro, ho sbagliato a non fare altre esperienze di sesso prima di legarmi con mio marito. Tuttavia mi sono chiesta parecchie volte, specie negli ultimi mesi, se vale la pena che polverizzi, buttandoli nel water come merce avariata, tutti questi anni trascorsi accanto a Giancarlo. Magari potrei accontentarmi di una scappatella, tanto per soddisfare la mia curiosità, specie nel caso mi capitasse un uomo superdotato, magari di quelli dotati di due cazzi! Che poi sarebbero anche troppi per le mie esigenze… forse.
    Sono una donna di ventisette anni che non ha mai raggiunto l'orgasmo vaginale e a tutt'oggi non so spiegarmene la ragione. L'orgasmo lo raggiungo soltanto con la stimolazione del clitoride. L'ultima volta che ho fatto sesso con mio marito, una settimana fa, ancora una volta non sono riuscita a raggiungere l'orgasmo con la penetrazione perché dopo poco che scopavamo gli si è afflosciato il cazzo. 
    Ho una dannata voglia di fare l'amore, ma da parte di mio marito quello che colgo è un vero e proprio muro. Giancarlo non mostra d'avere nessun desiderio sessuale, perlomeno verso la mia persona, e io mi intristisco ogni giorno di più. 
    Se le mie amiche venissero a sapere del mio stato potrebbero obiettare che la penetrazione non è così importante nella vita di una donna, specie se l'uomo che ti sta accanto riesce comunque a farti raggiungere l'orgasmo in altro modo, magari leccandoti la figa, oppure soddisfacendo il piacere dell'orgasmo da sola, sgrillettandomi la passera. Viceversa per me, ma penso che questo valga per la maggioranza delle donne, la penetrazione è molto importante; anzi è tutto!
    La sensazione che si prova quando l'uomo ti penetra è bellissima: perlomeno questo è ciò che raccontano le mie amiche perché io non ho mai raggiunto l’orgasmo vaginale. I brividi e il tipo di piacere che loro affermano di percepire prima di raggiungere l'apice del piacere non è paragonabile a un orgasmo raggiunto tramite una leccata di figa. Eppure tutte le volte che ho il cazzo di Giancarlo dentro di me che si muove, entrando e uscendo, è comunque eccitante e piacevole. Abbiamo persino messo al mondo un figlio lui e io!
    Sono priva di una vita sessuale soddisfacente. Mi considero una donna profondamente frustrata che conduce una vita priva di orizzonti soddisfacenti, in una piccola città di provincia come Parma che produce in me una terribile insoddisfazione, e con il rischioso pericolo dell’abbrutimento psichico che neppure la nascita di mio figlio, avveratasi un anno fa, ha saputo porvi rimedio.
    La verità è che mi considero sfigata. Infatti, con il passare del tempo e dopo le continue debacle da parte di mio marito, con cui non riesco ad avere soddisfacenti rapporti sessuali con la penetrazione, ho ripreso a leggere libri erotici perché se non altro hanno il merito di mantenermi intatto l’appetito sessuale che riesco a soddisfare soltanto sgrillettandomi la passera.
    Ormai mi sono fatta l’idea che quello che c'è rimasto di bello fra me e Giancarlo è soltanto affetto reciproco. Eppure le poche volte che si avvicina alla mia persona e mi sfiora il corpo, carezzandomi la schiena, il culo o le tette, mi eccito da morire. Di conseguenza qualcosa che non è solo affetto c’è pure rimasto, altrimenti non mi farebbe questo effetto.
 
    Sono una bomba erotica pronta a scoppiare da un momento all’altro e non so quali e quanti danni potrei arrecare nel rapporto con mio marito. Se Giancarlo non mi scopa riesce comunque a farmi venire tutte le volte che mi lecca la figa, ma quando poi mi penetra gli si affloscia il cazzo e siamo costretti a smettere di fare l’amore in quel modo. Nemmeno succhiandoglielo riesco a mantenerglielo duro a lungo.
    Ormai sono sei anni che la nostra storia va avanti in questo modo e penso di essere arrivata al capolinea. Mica posso continuare a lungo a soddisfare le mie esigenze sessuali dandomi piacere da sola. Quello che avverto è la necessità di sentirmi libera e cercare un uomo normale che sia in grado di soddisfarmi sessualmente come è giusto che sia.
    Sfiduciata sono persino arrivata al punto di considerare l’idea che se Giancarlo non ce la fa a mantenere una erezione consistente la colpa è soltanto mia. Probabilmente non sono in grado di eccitarlo a sufficienza, ma ho anche preso in considerazione l'ipotesi che possa avere un’altra donna, cosa che però mi sento di escludere. Comunque la situazione che sto vivendo è assurda, desidero essere desiderata ma a mio marito la cosa non interessa granché.


    In quest'ultima settimana Fabrizio, un collega di lavoro neolaureato, mi ha lusingato con apprezzamenti benevoli, adulando la bellezza del mio corpo. In più di una occasione mi ha rovesciato addosso delle proposte indecenti che ho sempre rifiutato. Questa mattina mentre ero in una stanza adiacente al mio ufficio, impegnata a eseguire una serie di fotocopie, si è collocato alle mie spalle e c'è rimasto a lungo senza pronunciare una sola parola, osservandomi mentre portavo a compimento il lavoro per cui ero impegnata alla fotocopiatrice.
    Soltanto quando ho avvertito l’alito del suo respiro intiepidirmi il collo, e il suo corpo appiccicato contro la schiena, mi sono girata e l’ho visto. Non mi sono scostata, anzi ho lasciato che premesse il cazzo contro le mie natiche, eccitata dal piacere che sapeva trasmettermi, ma quando si fatto più sfacciato e ha steso le braccia tutt'intorno al mio torace, circondando con il palmo delle mani i seni, mi sono tolta da parte per paura che qualcuno dei nostri colleghi potesse scorgerci. 
   Subito dopo, ostentando un atteggiamento sfrontato, mi ha afferrata per un braccio e mi ha trattenuta a sé. Mi sono liberata dalla stretta e ho abbandonato la stanza. Una volta terminato l'orario di lavoro mi si è avvicinato dandomi appuntamento alla Caffetteria Bablù per bere un caffè e scambiare quattro chiacchiere, e io ho accettato l’invito.

    La caffetteria Bablù è ubicata a un solo isolato dall’a agenzia assicurativa in cui lavoro. Prima di lasciare l'ufficio mi sono trattenuta in bagno per una decina di minuti. Il tempo necessario per lavarmi i denti, passare un paio di volte il filo interdentale e ingoiare una menta piperita per render maggiormente gradevole l’alito, e poi mi sono premurata di fare il bidè.
    Contrariamente a quanto concordato Fabrizio non è ad attendermi alla caffetteria. Intravedo la sua figura al posto di guida del Suv Nissan parcheggiato poco distante dall’ingresso del Bablù. 
   Procedo a piedi verso la caffetteria, scodinzolando le natiche da un lato all’altro del marciapiede, fingendo di non essermi accorta della sua presenza nell'abitacolo del Suv. Viceversa sono terribilmente eccitata, come e forse più del giorno in cui, davanti all'altare, mi sono unita in matrimonio con Giancarlo.
    Nel momento in cui raggiungo la porta d’ingresso della caffetteria il suono di un clacson attira la mia attenzione, arresto il passo e faccio finta di guardarmi intorno, spaesata, fintanto che incrocio lo sguardo di Fabrizio dietro il parabrezza del Suv. Con un cenno del la mano mi invita ad avvicinarmi e spalanca la portiera che si trova dalla parte del marciapiede. Mi accosto verso l’automobile con la paranoia di chi suppone d'avere l'alito pestilenziale, nonostante la caramella alla menta piperita che ho ingoiato poco prima di uscire dall’ufficio. Arresto il passo davanti alla portiera spalancata del Suv con la bocca secca perché l’effetto della menta piperita è svanito. Forse farei bene a entrare nella caffetteria e bere tutto d’un fiato mezzo litro d’acqua minerale per calmare l’arsura, ma dopo sarei soggetta a controllare la vescica e mi sentirei in imbarazzo trovandomi in intimità con Fabrizio.
    - Monta su in macchina, dai. - è l’invito che mi sento rivolgere in modo rozzo da Fabrizio.
    - Non dovevamo ritrovarci a bere un caffè?
    - Sì, ma lo faremo dopo…
    Salgo sull’autovettura e sistemo il culo sul sedile a fianco di Fabrizio. Allaccio la cintura di sicurezza attenta a farla passare tra il solco dei seni, mentre il tratto orizzontale, tenuto basso, lo tengo tirato sulla pancia appena sopra le cosce. Fabrizio non mi dà nemmeno il tempo di assestarmi che già ha acceso il motore del Suv ed è partito verso una meta a me del tutto sconosciuta.
    - Posso almeno sapere dove siamo diretti?
    - Non lo immagini? - dice lasciando cadere il palmo di una mano sulla mia coscia; quella a lui più vicina.
    Non mi scanso e lascio che mi accarezzi. Lui si fa più audace e senza distogliere lo sguardo dalla strada, affonda le dita fra le mie cosce, che ho mantenuto opportunamente scavallate, e risale piano piano verso l’alto, fermandosi all’altezza delle mutandine.
    Il respiro mi si è fatto affannoso mentre il cuore ha preso a pulsarmi di gioia. Una scossa elettrica, dovuta all’adrenalina messa in circolo in grande quantità dal mio organismo, mi attraversa il corpo da capo a piedi per il piacere che sa trasmettermi la strana situazione in cui sono venuta a trovarmi.

    Abbandoniamo la città e ci dirigiamo verso la campagna. Ho la figa fradicia d'umore e non mi riesce di pronunciare una sola parola, nemmeno Fabrizio è particolarmente loquace diversamente da quanto lo è in ufficio. So bene quello che gli frulla per la testa: dopotutto è la stessa cosa che agita le ali nella mia passera e lui questo lo sa bene.
    Tutt’a un tratto abbandona la strada asfaltata e prende un sentiero sterrato di campagna che affianca l’argine del fiume Taro. Infila il muso del Suv in un bosco di pioppi, arresta la corsa, e spegne il motore. 
   Presumo che mi salterà addosso da un momento all’altro e sono pronta ad accettare le sue avance, concedendomi, invece rimane con le mani strette al volante.
    - Ho voglia di fare l’amore con te dal primo giorno che ci siamo conosciuti.  - sono le prime parole che escono dalle labbra di Fabrizio dopo che ha arrestato il Suv all’ombra del bosco di pioppi.
    Mi piacerebbe rispondergli allo stesso modo, magari aggiungendo che desidero che mi saccheggi la vagina ficcandomi il cazzo dritto fra le cosce, ma desisto dal farlo perché correrei il rischio di fare la figura della puttana. 
   Lascio cadere la mano sulle dita di Fabrizio che stringono il volante e gliele accarezzo delicatamente finendo per intrecciarle con le sue. Lui gira lo sguardo nella mia direzione e mi fissa a lungo. Trascina le mie dita lontano dal volante e le avvicina alla bocca. Si mette a baciarle e succhiarle, una dopo l’altra, infilandole nella bocca. Con pazienza risale con le labbra lungo il mio avambraccio, leccandolo e baciandolo, riempiendomi di brividi.
    Senza rendermene conto mi ritrovo abbracciata a lui, travolta da un vortice di passione, e contraccambio il suo primo bacio sulla bocca. Seguitiamo a titillare la lingua, l’una contro quella dell’altro, accrescendo il piacere che entrambi proviamo. Tutt’a un tratto si fa audace e appoggia una mano sul mio seno. Incomincia a carezzarlo con delicatezza sino a farmi inturgidire il capezzolo. Non gli sono da meno e lascio cadere la mano sulla patta dei suoi pantaloni interessata a saggiare la consistenza del rotolo di carne che tiene nascosto sotto la stoffa. Ce l'ha duro il cazzo! Perlomeno questo è quanto riesco a cogliere e la cosa mi fa godere al pensiero che presto me lo infilerà fra le cosce.
    - Mettiamoci comodi, dai. - mi sussurra all’orecchio mentre s’ingegna ad abbassare tutt’e due i sedili sino a renderli perfettamente orizzontali e simili a due materassini.
    Senza perdere altro tempo inizia a togliersi gli abiti dalla pelle e rimane con solo il boxer addosso. Mi guarda come per dirmi: “E tu cosa aspetti a svestirti?”. Lo imito, conformandomi a lui, e mettendo da parte ogni residuo pudore incomincio a spogliarmi. 
   Resto con indosso le sole mutandine e il reggiseno indecisa se proseguire o meno a togliermi anche quelli. Soltanto quando scorgo Fabrizio che si toglie i boxer e mette in mostra il cazzo turgido, ben scappellato, decido di sganciare il reggiseno e lo faccio cadere in avanti mostrandogli le tette che, nonostante il periodo di allattamento da poco terminato, sono rimaste belle sode e per niente cadenti.
    Fabrizio si accosta a me, afferra con le mani il bordo delle mie mutandine e le abbassa facendole scorrere lungo le cosce sino alle caviglie. Dalla sua posizione, coricato sul sedile di fianco al mio, mi guarda e la cosa m’imbarazza parecchio tanto da costringermi a coprirmi il pube con il palmo di una mano, nascondendogli quanto ho di più prezioso.
    Come gli apparirà il mio corpo rispetto a quello delle altre donne che ha posseduto? Non faccio in tempo a darmi una qualsiasi risposta alla domanda che mi sono posta che Fabrizio è già sopra di me. Allargo le cosce per fargli spazio sperando che non gli passi per la mente di infilarmi subito, senza alcun preliminare, il cazzo nella vagina e scoparmi.
    Non lo fa, per fortuna, e si mette a baciarmi sulla bocca mentre con la mani percorre il mio corpo accarezzandolo da capo a piedi. Mugolo di piacere mentre mi riempie di coccole e baci e soprattutto mi accarezza le tette, tormentandomi i capezzoli con le dita, strizzandoli ripetutamente, dandomi l’impressione di essere il tipo d'uomo che passerebbe volentieri tutta la vita fra le tette di una donna dal modo in cui si è appropriato delle mie. Io non gli sono da meno perché mugolo di piacere come una cagna in calore e mi abbandono al godimento che sa consegnarmi con le sue carezze.
    Tutt’a un tratto il suo corpo scivola verso il basso. Si inginocchia sul pavimento dell’abitacolo e mi divarica le cosce aiutandosi col palmo delle mani. Si tuffa con la bocca sulle labbra della vagina e comincia a leccarmela tutt’attorno, dedicandosi soprattutto a mordere e baciare l’interno delle cosce. Chiudo gli occhi mentre più di un brivido di piacere mi trapassa la vagina e scende lungo la linea del perineo per andare dritto verso l’ano.
    Ha preso a leccarmi le grandi labbra dopo che si è premurato di mantenerle spalancate. Ci passa sopra la lingua sfiorandomi la mucosa, facendomi sentire sulla pelle l’alito caldo del suo respiro. Si dilunga in una maratona di baci sulle piccole e grandi labbra finendo per incunearsi con la punta della lingua sempre più in profondità.
       Più o meno tutti gli uomini sanno quali sono le zone erogene più sensibili della figa, e come occorre comportarsi per fare godere una donna. Leccare una figa un po' a caso può sì dare piacere, ma non in modo così intenso come chi sa farlo nel modo giusto e Fabrizo lo sa fare. Infatti, non focalizza il proprio interesse soltanto sulla figa, ma non trascura di porre la propria attenzione sulle altre parti del mio corpo dilungandosi a baciarmi pancia, seno, collo e viso.
    - Sei bellissima! - mi sussurra all’orecchio mettendomi in imbarazzo, ma eccitandomi ancora di più. – Mi piace inebriarmi con il profumo che sprigiona il tuo stupendo corpo, e soprattutto abbeverarmi con l’umore che sprigiona la tua figa.
    Mi lecca le grandi labbra con delicatezza, come se stesse passando la lingua su un gelato alla crema facendo ricorso a dei movimenti lunghi e morbidi della lingua mantenuta “rigida”.
    Mi abbandono al godimento che sa darmi con la lingua e ho una dannata voglia che si dedichi a succhiarmi il clitoride. E glielo dico.
    - Succhialo! - lo imploro lasciando da parte ogni pudore, se mai ne ho avuto.
    - Eh?
    - Leccami il clitoride, dai… e fammi godere. - lo supplico sorprendendolo non poco con la mia franchezza, anche se sono certa che sa molto bene che il clito è la parte del corpo di una donna a cui un uomo deve dedicare maggiore attenzione. E lui deve farlo se vuole farmi impazzire di piacere.
    Fabrizio aumenta il ritmo della leccata e la pressione che esercita sulle piccole labbra mordicchiandole a più riprese. Passa a leccarmi il clitoride che avverto esteso e gonfio. Seguita a leccarmelo delicatamente fintanto che lo ingloba completamente fra le labbra e incomincia a spompinarlo, esercitando una certa pressione attorno l'escrescenza erettile del mio corpo, muovendo il capo avanti e indietro.
    Appoggio le mani sul suo capo e accompagno il ritmo della succhiata, cercando di fargli capire qual è la cadenza che deve mantenere se vuole darmi maggiore godimento.
    - Non ti fermare! Mi piace! - lo supplico - Mantieni questo ritmo e fammi godere sempre di più.
    Fabrizio seguita a succhiarmi il clito mentre con le mani mi accarezza le tette, la pancia e le cosce. Spero soltanto che non gli venga un crampo alla lingua, perlomeno non prima che io abbia raggiunto l’orgasmo. All’apice del piacere tremo tutta e urlo la mia gioia serrando le cosce e allontano definitivamente il capo di Fabrizio dalla figa.
    Quella che sto conducendo è una esperienza esplosiva e non vedo l’ora che mi penetri nella vagina.
    - Ho voglia di scoparti. - mi dice infine Fabrizio.
    - Però lo facciamo come voglio io. - gli dico certa di sorprenderlo non poco ancora una volta.
    - Cioè?
    - Nella posizione dello smorzacandela… con me inginocchiata sopra di te.
    - Come vuoi…
    Fabrizio sale sul sedile che ho tenuto occupato sino a ora col mio corpo e si mette supino in attesa che lo cavalchi. Mi metto inginocchiata, ben piazzata col culo sulle sue cosce. Gli afferro il cazzo e ficco la cappella nella vagina. Colloco tutt’e due le mani sul suo torace e incomincio a dondolarmi mentre Fabrizio stende le mani sui miei seni e li accarezza. 
   Con la cappella infilata a fondo corsa incomincio a muovere il bacino avanti e indietro mantenendo costantemente infilato il cazzo nella vagina, una successione di spostamenti che preferisco al praticare il su e giù, ovvero un dentro e fuori senza dovere sfilare il cazzo del tutto, perché, anche se il movimento del cazzo è ridotto, mi consente di strusciare l’osso pelvico contro il suo osso pelvico e quindi d'avere una buona sollecitazione del clito e magari raggiungere un orgasmo clitorideo se, come mi è sempre accaduto, non riesco ad avere un orgasmo vaginale.
    Stiamo scopando da una decina di minuti. Sono sudata fradicia, ansimo di piacere, ma ancora non riesco ad avere un orgasmo vaginale. Fabrizio invece sembra ormai prossimo a venire, me ne accorgo dal rantolo che gli esce dalle labbra e ho una dannata paura che mi sborri nella vagina. Lo anticipo, prevenendo che questo possa succedere, e mi stacco da lui. Mi chino col capo sul cazzo, lo infilo in bocca, e comincio a succhiarglielo portando a termine il pompino. Mi viene nella bocca nel volgere di pochi secondi e lascio che lo sperma scivoli in gola.

    Le lancette dell’orologio che ho allacciato al polso segnano le 18.00 quando suono il campanello all’appartamento dei miei genitori. Mamma mi apre il portone di casa e salgo in ascensore sino al loro pianerottolo.
    - Sei in ritardo. - sono le prime parole che mamma dice appena mi vede.
    - Nicola? - le chiedo pronunciando il nome di mio figlio.
    - Tutto bene, non preoccuparti. Quando è con me non ha mai problemi.
    - Lo so, è per questo che te lo affido ogni giorno quando sono al lavoro, anziché portarlo all'asilo nido.
    Mi sposto versa la mia vecchia camera da letto e lì ci trovo Nicola addormentato. Lo prendo in braccio e insieme a lui faccio ritorno a casa dove ad attendermi c’è mio marito. 
   A volte sto a chiedermi se è stata una decisione saggia quella di sposare un uomo che con i suoi attuali 65 anni ne ha 37 più dei miei, ma quando l’ho conosciuto, frequentando l’università, da docente di storia medievale aveva un fascino straordinario e ancora oggi, per certi versi, ne ha su di me.

 

 
 

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