ANCORA... ANCORA... ANCORA!
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

         Da quando mi sono separato da mia moglie, circostanza che si è verificata all’incirca due anni fa, ogni fine settimana effettuo scorribande notturne in balere e discoteche della Bassa Parmense. Da poco ho compiuto quarantacinque anni, ma riesco ancora a placare la voglia di sesso delle donne abituali frequentatrici delle sale da ballo.

    La voce di Giorgia, impegnata in un duetto con Alicia Keys, esce dalle casse degli altoparlanti multi-amplificati, sistemati nell’abitacolo del Bmw, e mi tiene compagnia in questo mio peregrinare notturno verso Reggio Emilia. 
    A quest’ora, manca poco meno di mezzora a mezzanotte, la Via Emilia è intasata di autovetture che mi puntano contro i fari rendendomi quasi cieco. 
    La grossa insegna al neon del Minotauro, collocata sul tetto della discoteca dove sono diretto, richiama la mia attenzione. Rallento la corsa e mi infilo con il muso del Bmw nello stradello che conduce al parcheggio riservato ai clienti della discoteca.
    Da poco ha smesso di piovere e un forte vento scuote le bandiere issate sui pennoni sistemati sul tetto dell’edificio. Una infinità di autovetture occupano l’intera area del parcheggio. Arresto le ruote del Bmw a poca distanza dall’edificio, sul cui tetto capeggia un'enorme insegna al neon con effigiato il nome del locale, e spengo il motore.
      La discoteca, molto in auge negli anni settanta e ottanta col nome di Picchio Giallo, ha ospitato grandi personaggi della canzone italiana come Patty Pravo, Loredana Berté e Cocciante, ma anche complessi musicali del calibro dell’Equipe 84, Camaleonti, New Trolls e tante altre celebrità. Negli anni novanta, con il sopraggiungere della tecno-music, i gestori del locale sono stati costretti a chiudere i battenti al pari di molte discoteche che si affacciavano sulla Via Emilia. Soltanto a partire dal 2007 il locale da ballo ha ripreso l'attività e il successo di pubblico è stato immediato, grazie soprattutto all’oculata gestione dei nuovi proprietari che hanno saputo restituire al locale una immagine accattivante, dando vita a serate riservate agli estimatori della musica degli anni sessanta e settanta, ma anche agli amanti dei balli latino americani e alle feste danzanti con l'ausilio del karaoke. Attualmente il Minotauro è frequentato da uomini e donne di mezza età della vicina Reggio Emilia, ma anche da persone che provengono dalle province limitrofe.

    Scendo dall’autovettura e mi dirigo verso la grande porta a vetri in corrispondenza dell’ingresso del Minotauro. Tutt'a un tratto mi monta una forte erezione e ho l’ansia addosso. Mi viene da pensare che stasera non avrò bisogno di ricorrere alla pastiglia di Viagra che ho riposto nella tasca della giacca prima di uscire da casa.
    Metto piede nel foyer e subito mi sorge spontaneo dare una occhiata alle lancette del Rolex Daytona che per l'occasione mi sono premurato di indossare al polso. Mancano pochi minuti alla mezzanotte. E' tardi, e rimpiango di non essere arrivato almeno mezzora prima nel locale. 
    Il foyer della discoteca è arredato in modo originale. Una grande varietà di specchi dalle cornici multicolore conferiscono al locale una identità particolare rispetto alle balera da quattro soldi sparse nel territorio parmense. Dal corridoio che conduce verso la sala da ballo, sul cui percorso si affaccia il guardaroba, mi giunge chiara alle orecchie la voce devastante e appassionata di Mina che canta "Un anno d’amore".
   
Nella penombra della grande struttura, dalla forma circolare, realizzata in cemento armato, spicca in maniera inequivocabile la pista da ballo circondata da poltrone e divanetti, disposti in modo da creare nicchie confidenziali dove i clienti possono condurre a profitto rapporti di amicizia. Dal soffitto, soprattutto in corrispondenza della pista da ballo, pendono grappoli di stelle filanti di colore giallo, rosso e verde, mentre dei faretti stroboscopici tranciano la sala di luci colorate che illuminano le persone senza pietà.
  Come succede tutte le volte che mi metto a caccia di figa, anche stasera sono terribilmente eccitato. Mi avvicino al bancone del bar e prendo posto su uno sgabello a trampolo. Mi si avvicina il barman e ordino un Monjito. Mentre è intento a preparare il cocktail di origine cubana mi guardo d’intorno alla ricerca di figa.
    Il locale è stipato all’inverosimile da uomini e donne desiderosi di mettersi in mostra. La clientela di nottambuli che frequenta il Minotauro è piuttosto eterogenea, con una età media compresa fra i trenta e i sessantacinque anni, ed è costituita in massima parte da scapoli, zitelle, separati e divorziate in cerca di riciclaggio, ma anche da playboy dismessi, scarti di vetrina, e coppie regolari che frequentano il locale con il solo scopo di divertirsi ballando.
    Di belle fighe sedute sopra le poltrone non ne vedo. Di solito, appena mettono piede nel locale, sono subito abbordate dagli uomini e a quest’ora saranno già impegnate a ballare sulla pista. Quindi se voglio mettere in ammollo l'uccello fra le cosce di qualche zoccola, non mi resta che mettermi alla ricerca di una tipa non troppo bella, anzi meglio se decisamente brutta perché sono quelle che te la danno senza porsi troppi problemi e nemmeno pretendono che le lusinghi con eccessive smancerie.
    Il rumore delle voci che riempiono la sala è coperto da quello dalla musica che le sovrasta. Mentre osservo l'atteggiamento degli uomini che si muovono famelici fra le fila di poltrone e, al pari del sottoscritto, hanno come unico scopo di ricuperare una qualsiasi baldracca da scopare. 
    Concentro lo sguardo sulle donne che occupano le poltrone posizionate a ridosso della pista da ballo. L’attenzione mi cade su una brunetta dal viso vomitevole, seppure dotata di tette di porcellana. 
    Capelli castani, freschi di messa in piega, è senz’altro reduce da un lettino abbronzante. Occupa una poltrona distante una decina di metri dalla mia postazione e sembra volgere la propria attenzione verso le coppie che stanno divertendosi sulla pista da ballo.
    L’impressione che ne ricevo è della classica zoccola in attesa di un uomo che la inviti a ballare per poi farsi scopare senza opporre troppa resistenza. Decido di non lasciami sfuggire quella che ai miei occhi appare come una facile preda. Mi muovo dritto nella sua direzione e do inizio alla caccia.
Mentre mi avvicino provo a chiedermi quanti anni avrà: quaranta o più di cinquanta? Boh!

    Al Minotauro sono parecchie le donne, specie di mezza età, che frequentano il locale con il solo scopo di raccattare un uomo con cui scopare, ma sono anche molti gli uomini che come il sottoscritto si spostano come trottole da un locale all’altro  per acchiappare l’avventura di una notte, magari mettendosi in concorrenza con quei tardoadolescenti che, anziché corteggiare ragazze della loro età, frequentano locali come questo alla ricerca di qualche tardona da cui farsi succhiare l’uccello lusingate dalla giovane età dei corteggiatori.
    Mentre sulla pista da ballo le coppie si muovono in una atmosfera ovattata, al ritmo di romantiche canzoni opportunamente selezionate dal disk jockey, mi vengo a trovare dinnanzi alla donna che ho preso di mira. 
  La tipa indossa un abito nero, super attillato, provvisto di un ampio décolleté che ne mette in rilievo le forme del seno.
    - Posso invitarla a ballare?
    La tipa dal viso truccato nerofumo mi squadra dal basso verso l’alto, divorandomi con gli occhi, fintanto che dalle labbra, dipinte con un rosso acceso e sfacciato, escono le sue prime parole.
    - Lo farei volentieri, ma in questo momento sto ricoprendo il ruolo di chi fa da sentinella alle borsette delle mie amiche impegnate a ballare.
    - Posso sedermi?
    - Come no, si accomodi pure. - replica indicandomi la poltrona libera di fronte al divanetto ad angolo dove è seduta.
    In virtù dell’esperienza che ho maturato, grazie a una assidua frequentazione di locali come questo, so bene che anche non ballando, ma stando comodamente seduti, è possibile comunicare in maniera riservata e discreta con una donna, ragione per cui sono lesto a occupare la poltroncina che mi ha indicato.
    - Grazie. - è tutto quello che riesco a dire dopo essermi seduto.
    - Lei non è di Reggio, vero?
    - Lo ha capito dall’accento?
    - Sì.
    - Infatti, abito a Parma. Lei invece di dov’è? - domando turbato dalle tette che mi punta contro come fossero dei cannoni.
    - Sono di Correggio. C’è mai stato?
    - No.
    - E’ il paese del cantante Ligabue.
    - Ah.
    - Mio fratello è stato compagno di scuola con Luciano quando frequentavano le classi elementari.
    - Di Correggio conosco, seppure soltanto di fama, Pier Vittorio Tondelli.
    - Non lo conosco. Comunque non credo di averlo mai incontrato in giro per Correggio, altrimenti me lo ricorderei. E’ per caso un cantante delle nuove leve? Ha partecipato a X-Factor come di recente ha fatto una nostra concittadina che si chiama Violetta?
    - Non importa… mi dica piuttosto se viene spesso al Minotauro?
    - Sono le mie amiche che insistono a trascinarmi qui. Io sinceramente ne farei volentieri a meno, ma confesso che mi piace molto ballare. 
    - Anche a me piace ballare! Purtroppo a Parma e in tutta la  nostra provincia non ci sono locali come il Minotauro dove la musica, protagonista delle serate, è quella in voga negli anni sessanta e settanta. 
    - Peccato!
    - E’ sì, è davvero un peccato, però non tutto il male viene per nuocere perché il Minotauro ci ha dato modo d’incontrarci.
    - E’ vero.
    Ho la sensazione che tutto stia filando per il verso giusto. Non vedo l’ora di trascinarla sulla pista da ballo e stringerla forte a me.
    Seguitiamo a parlare di tutto e del nulla fintanto che, alla nostra postazione, fanno ritorno due sue amiche. 
    Non le do nemmeno il tempo di presentarmele e la trascino sulla pista a ballare.
    - Andiamo?
    - Sì.
    L’impatto sino ad ora è stato dei migliori, adesso non mi rimane che stringerla forte a me, farle sentire la consistenza del cazzo duro, e stare attento a come reagisce. 

    La pista da ballo, dalla forma circolare, ha un pavimento di marmo bianco, ben levigato e scorrevole, ma non è grandissima. Difatti, facciamo persino fatica a muoverci. La pista è affollata da troppe persone e ci si pesta l'un l'altro. Balliamo stretti da morire con il dramma delle tette, presumibilmente rifatte, che avverto appiccicate al petto e mi stanno provocando una forte erezione.
    Sono consapevole che deve essersi accorta del mio stato di eccitazione, però non fa niente per scostarsi dalla morsa con cui la tengo ancorata al mio corpo. Allora decido di approfittare della sua manifesta arrendevolezza e mi metto a strusciare il cazzo contro il suo addome.
    - Non ci siamo ancora presentati. - dico per toglierla dall’imbarazzo. - Il mio nome è Lorenzo.
    - Il mio Ombretta.
    - Non pensi che a questo punto dovremmo darci del tu?
    - Hai ragione, volevo chiedertelo anch’io e mi hai preceduta.
    Ci muoviamo sulla pista fendendo coppie impegnate a scambiarsi effusioni amorose al ritmo delle musiche selezionate dal disk jockey. 
    D’improvviso nelle orecchie mi giungono a sorpresa le note della voce di Mina che canta "Mi sei scoppiato dentro il cuore". Abbracciati seguitiamo a ballare, girando intorno a noi stessi costretti dalla calca di gente che occupa la pista, ma a tutt'e due poco importa. 
    Mi faccio più audace e lascio cadere il palmo di una mano su una natica della tipa. Mi azzardo a palparla in modo discreto, seppure dolce, per costatare quale può essere la sua reazione. Non reagisce e mi lascia fare, allora calo anche l’altra mano e mi metto a esplorarle entrambe le natiche, stavolta in maniera insolente, con il dramma delle tette che esibisce come piramidi davanti ai miei occhi sempre più accesi di desiderio.
    Stazioniamo al centro della pista, con Ombretta che ondeggia leggermente i fianchi allo stesso modo degli adolescenti, interpreti del film "Il tempo delle mele" che di recente mi è capitato di vedere in tivù, e le sussurro nelle orecchie degli ingannevoli apprezzamenti benevoli sulla sua persona. 
  Seguito a palparle il culo e mi è chiaro che la tensione erotica è ormai insopportabile per entrambi. Il suo respiro si è fatto affannoso e il battito del cuore, che sento aderire al mio petto, è accelerato. La cosa mi rassicura dal momento che esita a ritrarsi e mi convinco sempre di più che lei ci sta.
    La guardo negli occhi ed è con una certa trepidazione che sposto lo sguardo verso la bocca. Ombretta inumidisce più volte le labbra con la punta della lingua e morde il labbro inferiore rendendo più rosse, gonfie e invitanti le labbra, come se fosse sua intenzione dirmi: Baciami!
    Apre la bocca e avverto il calore del suo respiro. Accosto le labbra alle sue e i suoi denti si stringono sul mio labbro inferiore. Seguitiamo a baciarci, da prima lentamente e poi con foga. Sono lesto a infilarle la lingua fra le morbide labbra e con la punta sfioro la sua, infine cominciamo a titillarle una contro l’altra in una danza che sembra non avere mai fine.
    Sorprendendomi non poco congiunge le braccia intorno al mio collo e mi accarezza i capelli eccitandomi da morire. Io mantengo entrambe le mani affondate sulle sue natiche e l’attiro con forza verso di me. Ormai non balliamo più, siamo fermi sulla pista, impegnati a baciarci e risucchiare ognuno la lingua dell’altro.


    Alle due di notte, mentre il disk jockey diffonde attraverso l’impianto di amplificazione la voce di Mina che canta "Ancora Ancora Ancora", Ombretta e io prendiamo congedo dalle sue amiche dopo che mi sono offerto di riaccompagnarla a casa con il mio Bmw.
    Il parcheggio del dancing Minotauro, nonostante l’ora tarda, è un ammasso di autovetture ammonticchiate una vicina all’altra. Prendiamo posto sui sedili del Bmw, ma non mi do cura d’avviare il motore persuaso come sono che non potrei trovare posto migliore di questo per rimanere appartato con la tipa. 
  Mi accosto a lei e ancora una volta la bacio. Ombretta ricambia il mio gesto d'affetto, ma quello che voglio adesso è molto più che un semplice bacio e lei lo sa bene. Lascio cadere una mano fra le sue cosce, risalgo lentamente la pelle con le dita, sino a raggiungere il bordo superiore dell’autoreggente.
    Questo genere di carezze sembra eccitarla a dismisura perché ansima di piacere e seni e costato si sollevano a ritmo accelerato. Risalgo con le dita lungo la coscia sino a raggiungere le mutandine. Infilo le dita sotto l’esile tessuto e raggiungo le labbra della figa. 
  E’ bagnata fradicia!
    La nonnetta, perché dopotutto è di questo che si tratta, ha una gran voglia di farsi scopare ed io sono qui per assecondarla. Infatti, nella testa ho un unico pensiero: levarle le mutandine!
    Sto riflettendo, indeciso sul da farsi, quando è lei a prendere l’iniziativa. Mi abbassa la cerniera dei pantaloni e con un po' di fatica riesce a estrarmi il cazzo dalle mutande. Me lo stringe col palmo della mano e comincia a masturbarmi.
    Prendo l’iniziativa e le coccolo di amorevoli carezze il clito certo di offrirle piacere.
    Seguitiamo a masturbarci reciprocamente fintanto che, dopo una decina di minuti, vengo nella sua mano che si premura di stringere a pugno sulla cappella. I fazzoletti di carta che mi premuro di prelevare dal pannello di guida della vettura mi tornano utili per pulire la mano di Ombretta, imbrattata di sperma, e mondare la cappella.
    - Portami a casa. - mi dice appena si è ripulita le dita.
    - Come vuoi. - le rispondo imbarazzato.
    La strada che dal dancing Minotauro conduce verso Correggio non la conosco, ma viene in mio soccorso il navigatore satellitare che mi guida verso quella meta. 
  La musica che esce dagli altoparlanti dell’abitacolo ci tiene compagnia durante il viaggio. Supero il paese di Mancasale e dopo qualche chilometro attraverso Bagnolo in Piano. Da quando abbiamo abbandonato la discoteca fra noi è sceso il silenzio e non so spiegarmene la ragione. Forse è rimasta insoddisfatta perché non sono riuscito a condurla all’orgasmo quando nel parcheggio le ho carezzato il clito.
    La musica diffusa nell’abitacolo del Bmw riempie il vuoto che c’è fra noi. Tutt'a un tratto mi viene spontaneo chiedermi chi è la donna che sto conducendo verso Correggio. Avrà un marito che l’attende a casa? Dei figli? Magari saranno di sicuro maggiorenni e sposati. Sta a vedere che è pure nonna. Potrebbe essere semplicemente una vecchia zitella che ha una dannata voglia di fare sesso, oppure è divorziata, anzi ne sono certo, è separata dal marito! Sì, perché è troppo disinibita e poi ci sa fare parecchio con il sesso. Adesso però non mi va di chiederle alcunché, ma è stata davvero brava a farmi godere con la sega che mi ha sparato nel parcheggio: dopotutto era quello che desideravo da lei.
    Sto mettendo in ordine nella mia testa tutte queste possibilità quando i miei pensieri sono spezzati dalla sua voce.
    - Rallenta, dai…
    - Perché?
    - A qualche centinaio di metri, sulla destra, c’è un ipermercato. Quando scorgi l’insegna "Supermercati del Po" buttati dentro nel parcheggio con la macchina. Hai capito?
    - Sì, ma non capisco.
    - Credi davvero che io sia appagata dopo la sega che ti ho fatto?
    - Be'....
    Ombretta lascia cadere una mano sul mio ginocchio. Mi accarezza la coscia e contemporaneamente volge lo sguardo verso il mio viso. L’insegna dell’ipermercato è ormai prossima. Rallento la corsa e cerco d’individuare un punto di accesso al parcheggio. Intravedo una rampa d’ingresso e istintivamente inserisco la freccia del lampeggiante, quello della svolta a destra, prima di cambiare direzione e imboccare l’area di sosta.
    - Conduci la macchina sino là in fondo. In quell’angolo dove c’è poca luce. - mi suggerisce Ombretta.
    Le do ascolto e mi spingo sino al luogo che mi ha indicato. Arresto il Bmw, ma non ho ancora provveduto a spegnere il motore che Ombretta impugna con tutt’e due le mani il bordo della veste, se la sfila di dosso, e la fa passare tutt'intera sopra la testa.
    - Beh, che aspetti a svestirti? - dice rivolgendosi a me. - Hai bisogno che lo faccia io per te?
    - No…
    Mi libero della camicia, slaccio la cinghia dei pantaloni e in un baleno li lascio scivolare fino sotto le caviglie. Ombretta si è tolta le mutandine ed è impegnata a sganciare il reggiseno. Anch’io mi libero delle mutande e al pari di lei rimango nudo.
    - Datti da fare ad abbassare i sedili, dai.
    Do ascolto alle sue parole e aziono il comando elettrico che abbassa entrambi i sedili. Non mi lascia il tempo di assestarmi che subito mi è sopra, cavalcioni, col culo sistemato sulle mie cosce.
    - Di cosa hai voglia, eh? - mi chiede sovreccitata e piena di vita, nonostante i cinquant’anni suonati.
    - Secondo te?
    - Ci scommetto che ti piacerebbe mettermelo nel culo il tuo cazzo, vero?
    - Beh…
    - Levatelo subito dalla testa, eh!
    - Allora prova a dirmi cosa ti piacerebbe fare. - dico allungando le mani sulle tette che, essendo rifatte, non sono per niente pendule.
    - Beh, per prima cosa voglio incappucciartelo.
    Subito dopo mi prende il cazzo nella mano e incomincia a carezzarlo sino a quando è diventato bello duro.
    - Di cosa hai paura? Pensi che potrei essere portatore di qualche malattia?
    - Non ho paura di niente e di nessuno, ma ho imparato dalla vita a essere prudente e a non fidarmi degli uomini.
    - E fai bene! - la rassicuro mentre scorgo che afferra la borsetta ed estrae una confezione sigillata di un profilattico che subito si premura di aprire. Lo sistema sulla cappella e lo allarga per bene facendolo scivolare con una certa fatica verso il basso, sino alla radice del cazzo.
    - Ho voglia di scoparti ed essere scopata, hai capito? Adesso provaci a farmi godere, dai…
    Sistemata col culo sulle mie cosce afferra il cazzo nella mano e conduce la cappella a contatto della figa, poi ci si siede sopra e si lascia penetrare. Dentro è calda e morbida da morire. Appoggia entrambe le mani sul mio petto e comincia a dondolarsi imprimendo al bacino dei movimenti dall’alto al basso e viceversa.
    - Diventiamo selvaggi, ti va? - le dico
    - Non parlare e lasciati scopare, faccio tutto io! - mi rassicura in modo perentorio. - Mi raccomando di non fare lo stronzo e non guastare con le parole l’atmosfera che si è creta stanotte fra noi.
    - Io…
    - Stai zitto, zitto! Toccami ovunque e lasciati leccare. - mi esorta mentre china il capo sui miei capezzoli, che già stringe fra le dita, e li morde uno dopo l’altro facendomi urlare dal dolore. Tutt’a un tratto mi trovo perso in un banale déjà vu che a me piace da impazzire e lascio che sia lei a scoparmi.
    - Ci sai fare. - dico tanto per gratificarla. Lei smette di dondolare il bacino e dà risposta alle mie parole chinandosi su di me. Mi tappa la bocca con un bacio e riprende a cavalcarmi muovendo le natiche su e giù e avanti e indietro. Mi abbandono totalmente alle sue spinte, ma con il pensiero di non dovere venire troppo in fretta per darle modo di raggiungere per prima l’orgasmo.

    Mi cavalca da una decina di minuti. Ha la pelle madida di sudore e mugola di piacere. Su di me avverto per intero il calore del suo corpo dove vorrei immergermi dentro tutto sino a perdermi.
    - Lorenzo sei un Dio! - urla apparentemente felice mentre viene di brutto con un tremore inarrestabile che la squassa da capo a piedi.
    Me la ritrovo accasciata su di me stremata e senza parole.
    - Adesso lasciati scopare nel culo. Girati, dai… prometto che ti farò godere di nuovo. - le sussurro nell’orecchio.
    - Ce l’hai troppo grosso e sono sicura che mi faresti male. - risponde premendomi le palle col palmo della mano.
    Si mette in ginocchio sul pavimento della macchina. Si china su di me, infila la cappella ancora protetta dal preservativo nella bocca, e incomincia a farmi un pompino. Smetto di pensare e mi abbandono alle spinte della sue labbra fintanto che vengo anch’io.

    Sono le tre di notte quando arresto il muso del Bmw nella piazza principale di Correggio. Prima di scendere dalla automobile Ombretta mi dà un ultimo bacio sulla guancia e mi saluta con un semplice ciao. Nemmeno ci scambiamo il numero di telefono persuasi come siamo entrambi che dopo stanotte non ci vedremo mai più.

 

 
 

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