AMORE DI MAMMA
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

         Quando ero un bambino la mia matrigna mi proibiva di chiamarla "Mamma", specie in presenza di estranei, infatti, preferiva che mi rivolgessi a lei chiamandola con il nome di battesimo: Dorothy. Sosteneva che dovevamo mantenere un contegno amichevole, mostrandoci agli altri come fossimo degli amici anziché madre e figlio, forse è questa la ragione che ci ha spinto a diventare compagni di letto, oppure è stato il destino a deciderlo per noi.
   Gli anni della mia adolescenza si sono rivelati delle stagioni particolarmente bollenti, specie se raffrontati a quelli dei miei coetanei. Sino all'età di vent'anni sono rimasto legato all'ombelico della mia matrigna, compiaciuto dall'appagamento sessuale che sapeva offrirmi.
   Dorothy e mio padre si erano conosciuti dopo che mia madre era fuggita di casa per mettersi insieme a un ballerino cubano senza più dare notizie di sé, poi da Los Angeles si erano trasferiti a Santa Monica in una villa di Hollywood Hills, località prediletta dalla comunità di artisti che operano nell'ambiente del cinema.
   Prima d'intraprendere la carriera di attrice Doroty aveva preso parte a numerosi concorsi bellezza. Nel 1985 si era aggiudicata la fascia di Miss California sbaragliando un gran numero di aspiranti reginette. Come attrice non era granché, tuttavia era fornita di belle tette e di un corpo da fare impazzire gli uomini. Mio padre se l'era sposata in seconde nozze, ma dopo solo tre anni di matrimonio avevano divorziato e mi ero ritrovato affidato a lei.
   Come molte attrici del suo stampo intratteneva amicizie con produttori, registi e attori in grado di farle ottenere parti, seppure di poco conto, in qualche sit-comedy e film movie di bassa qualità realizzati per la televisione. In cambio di questi favori Dorothy andava a letto con ciascuno di loro, riconoscente per le occasioni di lavoro che le procuravano.
   Negli Studios' c'era chi la considerava una ninfomane per il grande bisogno di fare sesso, una necessità che la spingeva a darsi a uomini e donne.
   La storia di sesso cui Dorothy e io siamo stati interpreti ha avuto inizio la mattina in cui nella scuola che frequentavo scoppiò un incendio. Quel giorno, dopo che i vigili del fuoco, sopraggiunti a sirene spiegate con un notevole dispiegamento di uomini e autopompe, tornai a casa in anticipo rispetto al solito.
   Districandomi nel traffico cittadino, in sella alla mountain bike, mi precipitai verso casa infilandomi fra un'automobile e l'altra. Risalii i cordoli dei marciapiedi, eludendo buche e avvallamenti, impaziente di raggiungere casa e raccontare a Doroty dell'incendio scoppiato a scuola.
   La giornata era umida, l'aria irrespirabile, il caldo soffocate. Quando raggiunsi la nostra abitazione avevo la camicia bagna fradicia di sudore. Abbandonai la mountain bike sul terreno erboso davanti casa e mi precipitai oltre la porta d'ingresso. Gridai più volte il nome di Dorothy per attirare la sua attenzione, ma della mia matrigna non c'era traccia in nessuna delle stanze.
   Quando l'avvistai era in giardino in compagnia di Brenda. Nuda, con le gambe divaricate, se ne stava seduta su una delle poltrone gonfiabili al margine della piscina. La sua migliore amica, Brenda, era inginocchiata davanti a lei con le guance affondate fra le cosce della mia matrigna.
   Entrambe parevano nutrire piacere da quella posa, ma nella mia beata ingenuità, nonostante da poco avessi compiuto sedici anni, non riuscivo a comprendere come Brenda potessero godere nel prendere in bocca il sesso di un'alta donna o farsela leccare come stava succedendo a Dorothy.
   Il culo di Brenda era fantastico. Non indossava reggiseno, calzava un paio di zoccoli di legno con tacchi alti e un perizoma che naufragava nei glutei rendendo le parti sporgenti particolarmente seducenti, perlomeno ai miei occhi, lasciandomi senza fiato.
   Dorothy e la sua amica non si accorsero della mia presenza E io feci di tutto per non farmi scorgere interessato alle loro performance erotiche. A quell'età, al pari dei miei coetanei, avevo già conosciuto il piacere che sapevo trasmettermi nel toccarmi il cazzo, ma sapevo ben poco del sesso, di quello vero intendo. Guardando Brenda e Dorothy fare l'amore mi ritrovai con il cazzo duro che premeva sotto la patta dei pantaloni.
   Non era la prima volta che scorgevo la mia matrigna nuda, anzi, era sua abitudine abbronzarsi al sole senza nessun indumento addosso, ma vederla mugolare di piacere in quel modo, sollecitata dai colpi di lingua di Brenda, mi diede l'impressione di una donna molto diversa da come l'avevano vista i miei occhi sino allora.
   La donna che mi stava di fronte non era più Doroty, la mia matrigna, bensì la mia amica Dorothy: una donna dal corpo particolarmente seducente.
   Tutt'a un tratto, in preda a una ventata di piacere, Dorothy prese a roteare il capo da un lato all'altro della poltrona gonfiabile, fintanto che si accorse della mia presenza. Arrestò il movimento del capo e si mise a mugolare con maggiore intensità mantenendo lo sguardo fisso su di me in maniera oscenamente provocante.
   Imbarazzato dall'espressione del suo volto abbandonai la mia postazione e mi diedi alla fuga. Trovai rifugio nella stanza da letto, al primo piano della villa, dirimpetto alla piscina. Da lì continuai a osservare le effusioni che Brenda e Dorothy si scambiavano.
   Nascosto alla loro vista dalla tenda posta davanti alla finestra strinsi nella mano il cazzo e cominciai a masturbarmi. Sborrai quasi subito imbrattando le dita di sperma. Dorothy raggiunse più di un orgasmo stimolata nel clitoride dalle labbra di Brenda. Anch'io mi masturbai una seconda volta pulendomi il cazzo con la stoffa della tenda.
   Quella sera stessa Doroty mi accompagnò al McDonald's, sulla Hollywood West, distante un paio di isolati dalla nostra villa. Succedeva raramente che mi conducesse lì, infatti, a lei non piaceva cenare in quel posto, ma quella sera aveva qualcosa da farsi perdonare e ci abbuffammo consumando un Big Mac, patatine e Coca-Cola.
   - Stamani sei tornato a casa prima del solito, come mai? - chiese mentre guidava diretti verso casa.
   - C'è stato un incendio a scuola.
   - Accidenti!
   - La scuola è stata invasa dal fumo di un fuoco violento scoppiato per combustione nei laboratori. Sono accorsi i vigili del fuoco e siamo stati costretti ad abbandonare le aule.
   - E me lo dici solo ora?
   - Ero tornato a casa per dirtelo, ma tu eri troppo troppo occupata con Brenda.
   - Sì, in effetti, ero occupata. - disse lasciandosi sfuggite un sorriso malizioso.
   - L'evacuazione della scuola è avvenuta in maniera ordinata, non si è fatto male nessuno. In passato avevamo fatto più di una esercitazione antincendio. Abbiamo messo in pratica quanto ci hanno insegnato.
   - Ah! bene, sono contenta.
   - Sì, lo so.
   Quella sera, contrariamente al solito, mi ritirai nella mia camera di buon'ora senza trattenermi a guardare la tivù insieme a Doroty come ero solito fare tutte le sere. Stavo togliendomi i jeans di dosso quando venne a farmi visita.
   - Beh, vai a letto così presto? - disse quando si affacciò alla porta.
   - Gli occhi mi si chiudono, ho sonno.
   - Non me la conti giusta. Posso sapere che hai?
   - Niente.
   - E' da stamani che fai lo scontroso. Forse ti ha dato fastidio vedermi con Brenda?
   - No, che dici. - dissi abbassando il capo per la vergogna.
   - E' quello, eh?
   - Ma...
   Mi attirò a sé cingendomi il costato con le braccia. Per la prima volta sentii addosso tutto il calore del suo corpo. Prima di allora non avevo fatto caso allo spessore dei capezzoli che aderivano sulla mia pelle quando mi abbracciava.
   - Ehi, Cucciolo non sarai mica geloso, eh? - disse sfiorandomi con le labbra il collo e le guance senza mai smettere di carezzarmi la schiena con il palmo delle mani.
   - No, è che...
   - Non dire niente, non occorre. - disse con la sua calda voce.
   Avevo il cazzo duro che puntava dritto contro di lei. Dorothy se ne accorse e lasciò cadere una mano addosso alle mie mutande saggiando con le dita la consistenza del rotolo di carne. Lasciai che mi toccasse eccitato dal contatto della sua mano allo stesso modo in cui mi ero eccitato mentre mi masturbavo guardandola scopare con Brenda.
   Stringendomi a sé fece scivolare la mano sotto l'elastico delle mutande, afferrò il cazzo nella mano come se il gesto fosse il più naturale di questo mondo, poi cominciò a masturbarmi molto lentamente, con estrema delicatezza, eccitandomi non poco.
   Prigioniero del suo abbraccio non opposi alcuna resistenza godendo del piacere che sapeva donarmi la sua mano. Stordito dall'impudenza del suo gesto rimasi sconcertato dal modo in cui prese ad ansimare mentre accompagnava il gesto della mano sul mio cazzo. Lasciai che mi calasse del tutto le mutande facendole precipitare sul pavimento. S'inginocchiò ai miei piedi, piegò le labbra sui denti, e mi fece un pompino.
   Le sere successive m'impose il medesimo trattamento e lo stesso accadde le sere successive omaggiandomi ogni volta della sua bocca. Veniva a trovarmi prima di andare a letto augurandomi la buona notte in quel modo. Ormai venivo più velocemente fra le sue labbra che sparandomi una sega. 
   La fica di Dorothy si dimostrò tutt'altro che inespugnabile, infatti, col passare del tempo incominciammo a trascorrere molte notti nel medesimo letto. Succhiarmi il cazzo non le bastò, pretese sempre di più e io glielo diedi leccandola e scopandola nel buco da cui sono nato.
   Tagliare il cordone ombelicale, diventare autonomo a tutti gli effetti come ai maschi della mia età non è stato facile, ma ci sono riuscito. Mi ha aiutato una ragazza che ho conosciuto all'università e con cui convivo da un paio di anni. Dopo il successo editoriale di "Cuore di mamma", libro in cui racconto il rapporto che ho con la mia matrigna, posizionato a lungo ai primi posti nelle classifiche di vendita con due milioni di copie esaurite in soli tre mesi dall'uscita nelle librerie, la gente e i miei amici mi guardano con sospetto senza avere il coraggio di chiedermi se quanto è riportato nel libro è frutto di fantasia oppure corrisponde a verità. La medesima domanda me l'hanno fatta i giornalisti quando mi hanno intervistato, ma a nessuno ho voluto dare risposta alla domanda.
   Dorothy continua a fare comparsate nel cinema. Alla sua età, quarantacinque anni, mantiene un bell'aspetto e continua ad avere più di uno spasimante pronto a fare pazzie per lei. Negli ultimi tempi sta insieme a un commerciante di autovetture. Dopo la pubblicazione di "Cuore di mamma" ci vediamo raramente. Ancora non mi ha perdonato di averlo scritto, ma non sa che sto mandando alle stampe un secondo libro sullo stesso argomento. Ho ancora molte cose da rivelare al pubblico sulle notti trascorse insieme a lei.

 

 

 
 

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