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AMMUCCHIATA
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Ammucchiati
gli uni sugli altri, con i corpi devastati
dal piacere, non ci accorgiamo di chi ci
sta attorno. Qualcuno mi ha ficcato il
cazzo nel culo e spinge con insistenza
la cappella dentro e fuori le mie
viscere.
Carponi sul pavimento serro
fra le labbra il cazzo di un uomo di cui non distinguo il volto, per
niente interessata alla sua identità ma
solo al piacere che provo a succhiarlo.
La stanza priva di luce è resa luminosa
dagli sterpi di legno che fiammeggiano
nel caminetto e propagano calore
all'ambiente.
Ammassi di corpi,
completamente nudi, giacciono sul
parquet di legno. Uomini e donne sono
impegnati a infilare, levare, accogliere
e scambiare emissioni organiche d'ogni
sorta. Ho persino la sensazione che
qualcuno stia per perdere i sensi tanto
è stranito, ma forse quello che provano
è solo paura, patimento, oppure enorme
soddisfazione.
Godo! Cazzo, se godo!
Sentire la cappella che scivola dentro e
fuori il mio culetto mi fa stare bene.
Mi sento appagata come raramente mi
succede quando scopo a casa o sul posto
di lavoro in ospedale.
Accompagno i movimenti del
cazzo, che trattengo stretto nel culo,
con quelli delle labbra con cui serro
un'altra cappella.
Ho preso l'abitudine di
fare sesso simultaneamente con più
persone e non riesco più a farne meno.
Porto a compimento questa perversione
una sola volta al mese, quando mi è
permesso farlo, però sarebbe mio
desiderio riuscire a farlo più spesso.
Rantoli di piacere si
sovrappongono ai movimenti dei corpi
bollenti che mi circondano. Stasera ho
la figa inviolata, nessuno di coloro che
partecipano al rito orgiastico mi ha
avvicinato per cercarmela. Strano, ma è
quello che sta succedendomi.
Il culo mi brucia, sopporto
con piacere il dolore che mi provoca
l'essere sodomizzata, ma ho voglia di
essere scopata al più presto nella
vagina.
Sfilo il cazzo dalle labbra
e continuo a menarlo fintanto che un getto di sperma mi
coglie in pieno viso, mentre l'uomo che
mi sta dinnanzi inizia a tremare. Serro le dita
intorno al cazzo e infilo ancora la
cappella fra le labbra. Lascio che lo
sperma seguiti a uscire dall'uretra,
poi lecco la cappella fino a renderla
opaca.
L'uomo che mi sta inculando
è ostinato nella sua opera. Lo aiuto
muovendo il bacino in modo da mettermi
in sincronia con i suoi spostamenti.
Vorrei che qualcuno si
facesse largo fra la massa di corpi che
mi circondano e mi ficcasse il cazzo
nella vagina, perlomeno potrei godere di
una duplice penetrazione, ma nessuno si
fa avanti. Accarezzo il clitoride e
provo un dolce piacere nel toccarmi.
Meglio tenere due dita nella figa
piuttosto che niente, penso, mentre
l'uomo che ho dietro il culo continua a
pomparmi.
Stando insieme a questi
uomini e donne ho la percezione di
quanto sia sottile il confine fra vita e
morte. Privilegio di pochi è il sapersi
conquistare gli attimi di godimento che
abbiamo a disposizione in questa nostra
esistenza terrena.
Stasera sono qui, ancora
una volta, a godere dei piaceri della
carne. L'ansimare del mio partner è
avvisaglia dell'imminente orgasmo che
sta per raggiungere. Accelero il
movimento delle dita sul clitoride per
non essere da meno al mio ospite e
raggiungere insieme a lui l'estremo
piacere. Invece mi precede sborrandomi
nel culo. Lo fa attirando a sé le mie
natiche, giovandosi della forza delle
braccia con cui mi ha abbrancato i
fianchi.
La Via Emilia a quest'ora
della notte è occupata da una
moltitudine di autovetture. Persone che
vagano, apparentemente senza meta,
spostandosi per le strade della città.
L'aria fresca entra dal finestrino dell'Opel
Tigra e mi dispensa un gradevole
refrigerio. In un baleno sono oltre il
torrente, a pochi isolati dalla mia
abitazione.
Abbandono la borsetta sulla
cassapanca, tolgo le scarpe e a piedi
nudi mi dirigo verso la stanza da bagno.
Mi libero degli indumenti ed entro nel
box della doccia, decisa a rimuovere le
tracce di sudiciume che ho depositato
sulla pelle dopo avere consumato il
sesso di gruppo.
Detergo le mani di sapone
liquido e mi aspergo i seni dell'essenza
profumata. Scendo con le dita fino alla
pelvi, raggiungo l'ano e sfrego i due
peduncoli emorroidali che si trovano ai
lati dell'orifizio. Poco dopo entro a
piedi nudi nella stanza da letto.
Luca è addormentato. Mi
libero dell'accappatoio di spugna e
scivolo fra le lenzuola. Il mio uomo se
ne sta coricato sul fianco in posizione
fetale. Avvicino il ventre alla sua
schiena e lo circondo con le braccia
attorno al torace. Luca si gira e
bisbiglia alcune parole.
- Già qui?
- Sono le tre.
- E' andato tutto bene?
- Sì.
- Ti sei divertita?
- Uhm... un po'.
Stendo la mano sull'addome
di Luca fino a raggiungere l'elastico
dello slip, poi inizio a tastargli il
cazzo che avverto turgido. Mi posiziono
cavalcioni sul ventre del mio uomo e
guido il membro nella vagina, poi inizio a
muovere il bacino spingendolo avanti e
indietro attorno al rotolo di carne che
si eleva fra le cosce di Luca.
Godo! Cazzo se godo! Mi
muovo senza sosta, sempre più in
fretta. Luca deposita le mani sui miei
seni le cui sporgenze erettili dei
capezzoli fremono a contatto delle dita.
Godo. Goodo! Mamma mia
quanto godo!
Trafiggo la carne di Luca
calcandogli le unghie sul torace in
prossimità delle clavicole. Lui ha un
sussulto e ansima di piacere. Ormai sta
per venire, lo percepisco dal respiro
sempre più affannoso. Anch'io sto per
raggiungere l'agognato piacere.
L'orgasmo arriva violento cogliendoci in
un incontrollato tremore.
Urlo come una pazza. Un
flash di calore sale dall'utero e
percorre per intero il mio corpo
scoppiandomi come un petardo nel
cervello. Mi accascio su Luca e piango.
La sua mano mi accarezza il capo ed è
l'ultima cosa che avverto prima di
addormentarmi fra le sue braccia.
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