SONO UN FETICISTA 
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

  
  
    A
ll'ombra della torre Eiffel, in Avenue Gal Tripier, si affaccia il Maconnais. Il bistrot è un piccolo esercizio commerciale, a conduzione familiare, dove i gestori mettono in vendita i sandwiches più gustosi di Parigi a prezzi modesti. Sino a un paio di mesi fa ero solito farci un salto almeno un paio di volte alla settimana, soprattutto verso l'ora di pranzo, intrattenendomi nel locale il tempo necessario per gustare un sandwiches e bere un bicchiere di beaujolais, dopodiché facevo ritorno al posto di lavoro. Ma dopo che nel locale ha fatto la sua comparsa una certa ragazza, di cui a tutt'oggi non conosco nemmeno il nome, le mie visite sono diventate pressoché quotidiane.
   E' un tipo longilineo dalle forme non troppo pronunciate. Alta, bionda, capelli tagliati cortissimi, un sorriso luminescente, occhi verdi e pelle chiara, ha le gote impreziosite da lentiggini che le conferiscono un aspetto particolarmente seducente, perlomeno ai miei occhi.
   Prima di conoscerla ero solito pranzare con un sandwiches, consumandolo in fretta e furia, seduto sopra uno degli sgabelli a trampolo che occupano lo spazio dinanzi il bancone della mescita, per poi fare ritorno al posto di lavoro. Adesso, allo scoccare del mezzogiorno, me la squaglio dall'ufficio, eludendo gli inviti a pranzo di colleghe e colleghi, e mi precipito qui. Di solito occupo un tavolo in prossimità del bancone dove la ragazza è solita intrattenersi a bere un caffè, inoltre a differenza del passato non ordino un sandwiches ma il piatto del giorno, in questo modo posso trattenermi più a lungo nel locale in attesa che lei compaia; cosa che succede puntualmente almeno un paio di volte alla settimana.

   L’interesse verso la ragazza dai capelli corti e biondi è sbocciato dalla prima volta che l'ho vista. In quella occasione stavo seduto su uno degli sgabelli a trampolo, davanti al bancone della mescita, quando si è seduta accanto a me. Ha acceso una sigaretta, ordinato un caffè, e a più riprese ha guardato nella mia direzione gettando degli anelli di fumo verso i miei occhi. Tutt'a un tratto ha lasciato il posto e, lanciandomi un'occhiata a dir poco indecente, si è diretta verso i servizi igienici. L'ho guardata con curiosità, inseguendola con lo sguardo mentre, ancheggiando, ha aperto la porta del bagno dei maschi, sorprendendomi non poco. Ho terminato di bere il beaujolais che riempiva il bicchiere sul bancone, davanti a me, e mi sono avvicinato al bagno riservato ai maschi.
   Quasi mi ha sbattuto la porta in faccia nel momento in cui è uscita dalla toilette. I nostri occhi si sono incrociati e le pupille sono rimaste sospese in aria per qualche secondo. Ha fatto una smorfia ed è filata via mentre la inseguivo con lo sguardo, fissandole il didietro, e lei faceva ritorno verso il bancone.
   Quando ho messo piede nella turca non mi sono subito accorto del capo di biancheria appeso a uno dei pomelli dell'attaccapanni alle mie spalle. L'ho notato soltanto dopo che ho orinato, mentre abbottonavo la patta dei pantaloni, e mi apprestavo a uscire dal cesso. 
   Un paio di coulotte di colore lilla pendevano dall'attaccapanni fissato alla porta, oggetto del tutto estraneo al bagno per soli uomini. Ho guardato il capo di biancheria con curiosità, senza toccarlo, dubbioso sulla provenienza di quell'oggetto, dopodiché sono uscito dalla toilette. 
   Sbalordito dallo strano rinvenimento ho fatto ritorno al bancone e ho pagato la consumazione. Stavo riponendo nella tasca dei pantaloni alcune monete, ricevute come resto dal gestore del locale, quando la ragazza ha abbandonato lo sgabello che occupava accanto a me ed è entrata una seconda volta nel bagno riservato agli uomini.
   Non ho potuto ignorare il ripetersi di quello strano episodio, tuttavia ho raggiunto di fretta l'uscita del bistrot per fare ritorno al lavoro. Sulla porta che si affaccia sulla strada ho esitato prima di decidermi ad allontanarmi dal locale, intimorito dalla pioggia che cadeva fitta, quando, tutt'a un tratto, la ragazza mi ha affiancato. 
   Siamo usciti insieme dal bistrot, sfidando le gocce di pioggia, ma prendendo direzioni opposte. Mentre mi allontanavo ho girato il capo nella sua direzione, anche lei ha fatto la stessa cosa esibendomi un sorriso accattivante. Istintivamente, colto da un presentimento, sono tornato sui miei passi e mi sono precipitato nel bagno riservato agli uomini. Appena dentro ho rivolto lo sguardo all'appendiabiti e mi sono reso conto che le coulotte di colore lilla erano sparite. Allora tutto mi è stato chiaro.

   Qualche giorno dopo il fortuito episodio me ne stavo di nuovo seduto a un tavolo del Maconnais, intento a consumare una porzione di quiche di zucchine e porri, insaporite con del formaggio brie, quando la ragazza dai capelli corti e biondi, quella che aveva lasciato di proposito il capo di lingeria femminile sull'attaccapanni del bagno degli uomini, si è affacciata alla porta del bistrot. Incuriosito dalla sua presenza ho seguitato a guardarla mentre si avvicinava al bancone. Ha ordinato un caffè, poi ha girato il capo verso i tavoli occupati dai clienti fintanto che ha incrociato il mio sguardo e mi ha sorriso.
   Ho sempre avuto un debole per ragazze con le lentiggini sul viso. Da piccolo stravedevo per Pippi Calze Lunghe. Non so perché ma tutte le volte che incontro una ragazza con il volto ingentilito da quelle piccole efelidi il sangue mi va in ebollizione.
   Siamo rimasti a guardarci per qualche interminabile secondo senza dire una sola parola. Ha abbassato gli occhi, avvicinato la tazza di caffè alle labbra, dopodiché ha abbandonato la postazione davanti al bancone e ha preso la direzione dei servizi igienici. Anche in quella occasione è entrata nel bagno riservato agli uomini e, come la volta precedente, c'è rimasta soltanto un minuto o poco più, poi ne è uscita fuori. Ho smesso di mangiare la quiche di zucchine e porri, assaggiata soltanto a metà, e mi sono precipitato nel bagno degli uomini prima che chiunque altro vi mettesse piede.
   Dietro la porta, appeso a uno dei due pomelli dell'appendiabiti, c'era agganciato un paio di mutandine in pizzo nero. Con il cazzo duro che pulsava sotto i pantaloni le ho afferrate e strette nel palmo della mano. Ho avvicinato il tessuto alle narici e le ho annusate a lungo, narcotizzandomi col profumo di figa di cui erano pregne, infine ho tirato fuori la lingua e ho cominciato a leccare là dove presumevo fossero venute a contatto con le grandi labbra della ragazza. 
   Speravo di rinvenire qualche pelo del suo pube e sono rimasto deluso quando non ne ho trovato traccia alcuna. Ho seguitato a leccare le mutandine con il cazzo duro e una voglia matta di spararmi una sega. Mi sarebbe piaciuto venire nelle mutandine e riporle imbrattate di sperma sull'attaccapanni, invece non mi sono azzardato a compiere quel gesto certo che lei non lo avrebbe gradito.
   La ragazza stava ad attendermi fuori dalla porta. Aveva la schiena appoggiata alla parete in attesa che uscissi.  Ho incrociato il suo sguardo, ma stavolta non mi ha sorriso, ha afferrato la maniglia della porta e l'ha chiusa con violenza dietro sé. Mentre mi allontanavo ho percepito il rumore del chiavistello chiudersi alle mie spalle.
   La quiche di zucchine e porri era fredda quando ho raggiunto il tavolo che occupavo in precedenza. Ho finito di mangiare ciò che era rimasto della crostata salata, e ho accompagnato la digestione con un bicchiere di beaujolais, senza mai staccare gli occhi dalla porta dei servizi igienici dove era entrata la ragazza. Stavo mettendo in bocca l'ultima fetta di pasta brisée e zucchine quando la ragazza è uscita dal bagno. 
   E' venuta dritta verso me, ma l'espressione del viso era quella di una femmina arrabbiata. E' uscita dal bistrot senza degnarmi di uno sguardo. Ho fatto appena in tempo a raggiungere il bagno degli uomini, prima che un ragazzino mi precedesse, ansioso di costatare che fine avevano fatto le mutandine.
   L'indumento femminile era scomparso dall'appendiabiti! 
   In quel momento, guardano il pomello nudo, mi sono chiesto se la ragazza era solamente una impertinente esibizionista, oppure una prostituta intenzionata a adescarmi. D'istinto ho dato maggior credito alla prima delle due ipotesi e non mi sono sbagliato.
   Il giorno seguente, poco dopo mezzogiorno, sono tornato al Maconnais. La ragazza era seduta davanti al bancone. Mi ha guardato e ho ricambiato lo sguardo. Non ho fatto in tempo a prendere posto a un tavolo che subito ha abbandonato la sua postazione. E' andata dritta verso il bagno degli uomini sculettando in maniera indecente. Come nelle precedenti occasioni indossava una camicetta scollata e una gonna sufficientemente corta da lasciare intravedere le forme delle natiche. Ho preso posto su uno degli sgabelli lasciati liberi davanti il bancone e ho ordinato un caffè. Il tempo di bere l'espresso e la ragazza è tornata a occupare lo sgabello a trampolo accanto al mio. Conscio di quanto era accaduto le volte precedenti mi sono alzato e ho raggiunto il bagno degli uomini.
   Un intimo in pizzo nero, per la precisione un tanga e un reggiseno, pendevano da un pomello dell'appendiabiti. Ho lasciato cadere pantaloni e mutande sul pavimento, dopodiché ho avvolto il tanga attorno l'uccello e con le spalle puntellate al muro ho cominciato a masturbarmi. Ho seguitato a farlo mantenendo gli occhi chiusi provando a immaginare le forme del corpo che avevano indossato quei capi di lingeria. Non ho impiegato molto tempo a venire. Ho imbrattato di sperma il tessuto del tanga collocandolo dinanzi all'uretra nell'istante in cui ho iniziato a sborrare.
   Quando sono uscito dal bagno non ho trovato la ragazza ad attendermi. Era seduta davanti al bancone, ma ha immediatamente abbandonato la postazione per dirigersi verso i servizi igienici appena ho raggiunto il tavolo. 
   Stavo gustando una zuppa di segala, cavolo e lardo, servitami dalla padrona del Maconnais quando la ragazza ha fatto capolino dal bagno degli uomini. Stavolta gli occhi le brillavano come non glieli avevo mai visti prima. E' andata a sedersi sulla medesima sedia a trampolo che occupava in precedenza e ha avvicinato le labbra alla tazza di caffè.
   Quando l'ho vista entrare nel bagno non aveva con sé nessuna borsetta, allora vedendola seduta davanti al bancone con le mani libere ho pensato che non poteva che averlo indossato il tanga, seppure imbrattato di sperma com'era, oppure era rimasto là dove l'avevo lasciato; appeso all'appendiabiti. D'altronde pareva impossibile che fosse finito nel buco della turca.
   Ancora una volta, come era accaduto nelle precedenti occasioni, ho abbandonato la mia postazione e mi sono diretto verso il bagno degli uomini. Nell'appendiabiti posto dietro la porta non c'era più traccia delle mutandine. Il mancato rinvenimento mi ha riempito di piacere, e l'uccello mi è tornato duro. Quando ho fatto ritorno nella sala la ragazza era scomparsa.

   Da un paio di mesi seguitiamo a recitare questa messinscena almeno un paio di volte alla settimana, soddisfatti entrambi del ruolo che ci siamo dati. L'articolo di biancheria intima che ogni volta lascia appeso all'attaccapanni non è mai lo stesso, anche se sembra preferire di gran lunga i tanga. Per quanto mi riguarda non ho preferenze, annuso, lecco, e mi masturbo eccitato qualunque sia l'oggetto che lascia incustodita sull'appendiabiti. 


   Mezzogiorno è passato da pochi minuti. Anche oggi sono in attesa che la ragazza dalle lentiggini, di cui nemmeno conosco il nome, faccia visita al bistrot. E' da una intera settimana che non la vedo e la cosa mi ha messo addosso un po' d'ansia. Sto pensando a quanto mi manca la sua presenza nel bistrot quando, al tavolo dove sto seduto, si avvicina la signora Andréanne che insieme al marito gestisce la caffetteria.
   - Cosa posso servirle oggi da pranzo?
   - Il piatto del giorno, come al solito.
   - Oggi serviamo stufato di salsicce e fagioli bianchi. Le sta bene?
   - Si, certo, e anche un po' di camembert. Grazie.
   - Le porto il tutto subito.
   - A proposito, mi scusi se glielo domando, ma è da un po' di giorni che non vedo a pranzo una mia amica. Ha presente quella ragazza bionda, dai capelli corti, lentigginosa, poco più che ventenne che almeno un paio di volte alla settimana, di solito verso mezzogiorno, frequenta il locale?
   - Si riferisce a Bénédicte?
   - Bénédicte? Sì, credo che sia questo il suo nome. Alta magra, vestita con gonne cortissime.
   Sto proseguendo nella descrizione della ragazza quando vengo interrotto dalle parole della signora Andréanne.
   - Ma davvero non l'ha saputo?
   - Cosa?
   - Era su tutti i giornali della capitale.
   - A quale proposito?
   - E' stata uccisa! Una coltellata dritta al cuore a opera del suo compagno. E' accaduto nel 7e Arrondissement, poco lontano da qui, in Rue de Gal Lambert. Il delitto è avvenuto per la strada, domenica scorsa, a metà pomeriggio. L'assassino ha confessato l'omicidio qualche ora dopo che la gendarmeria lo ha arrestato.
   - Ma come è potuto accadere? - dico allibito da quella rivelazione. 
   - Stando a quanto ho potuto leggere sulla pagina de Le Parisien, che riportava la notizia a tutta pagina, sembra che si sia trattato di un delitto passionale.
   - Lei lo tradiva?
   - Secondo quanto ho letto nell'articolo sembra che la ragazza fosse una viziosa e lui ne fosse gelosissimo. Probabilmente hanno avuto una discussione e lui ha ammazzato quella esibizionista! 
   - Esibizionista?
   - E' quanto l'uomo ha rivelato alla polizia. Forse era stanco di subire i perversi giochi erotici della ragazza.
   - Un delitto perpetuato nel mondo dei sadomasochisti?
   - Boh! Non lo so.
   - Accidenti quanti degenerati ci sono al mondo, eppure sembrava una ragazza così garbata e fine. Chi avrebbe potuto immaginare che si trattasse di una pervertita?
   - E' vero, e questa è la dimostrazione che al giorno d'oggi non ci si può fidare di nessuno. 
   - Vero.
   - Le porto subito il piatto del giorno.
   - No lasci stare, ho fretta, mi porti soltanto un sandwiches e un bicchiere di beaujolais, grazie.

   Mentre la signora Andréanne si allontana non posso fare a meno di pensare a quanto c'ero affezionato alla povera Bénédicte. E alle sue mutandine.

 

 
 

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