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AGLI
UOMINI PIACE
PALPARE IL CULO ALLE DONNE
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Essere
al centro delle attenzioni di qualche
erotomane, specie quando viaggio in
autobus, oramai ci ho fatto l'abitudine.
Da adolescente,
timida com'ero, mi limitavo a spostarmi
di posto, sottraendomi alla manomorta di
chi mi importunava. A quell'età non
avevo sufficiente coraggio per
ribellarmi, invece avrei dovuto urlare
tutto il mio disprezzo all'indirizzo
delle persone che mi molestavano.
Viaggiare appiccicati come
sardine sui pullman, specie quando mi
recavo a scuola, era una situazione
pressoché normale, tanto che se uno dei
viaggiatori fosse rimasto vittima di un
malore, magari perdendo i sensi, sarebbe
rimasto ritto in piedi, incastrato fra
le persone all'oscuro del suo
stato di estrema sofferenza.
Col passare degli anni mi
ero ingegnata ed escogitato una
efficace arma di difesa verso coloro che
meditavano di molestarmi con la
manomorta. Infatti, mantenevo lo
zainetto penzoloni sulle spalle, quasi a
contatto delle natiche, evitando in
questo modo che qualcuno fra i
passeggeri mi accostasse il cazzo contro
il culo. E se qualcuno, nonostante la
presenza dello zainetto, provava a
infastidirmi,
azzardandosi a palparmi le tette, davo
gomitate a tutto spiano allontanando chi
osava importunarmi.
La prima volta che un
maschio si è azzardato ad accostarmi il
cazzo contro il culo, molestandomi,
avevo all'incirca 13-14 anni. Era
accaduto al Luna Park, mentre, al buio,
in compagnia di un paio di amiche,
percorrevo a piedi il sentiero della
"Casa degli spiriti".
A quell'età ero
impreparata a ricevere questo genere di
attenzioni e ne rimasi shockata. Lungo il percorso
all'interno del baraccone, sino all'uscita, un
ragazzo mi aveva molestata accostando il cazzo
contro le mie natiche. Terrorizzata non
avevo trovato sufficiente coraggio per
reagire a quella violenza anche se avrei
voluto farlo. In quella occasione avevo "solo" pianto, nascondendo la
molestia subita, senza confidare a
nessuna delle mie compagne ciò che mi
era accaduto, lasciando credere che il
pianto fosse originato dallo spavento
che mi ero presa inoltrandomi nella "Casa degli
spiriti".
Una esperienza sgradevole
la visita al Luna Park. A distanza di dieci
anni ricordo con benevolenza
quell'episodio, pensando a quanto era
stato stronzo
quel ragazzo.
Da liceale, unica femmina
in una classe di venticinque maschi,
equipaggiata con una quarta di seno, mi
era capitato in più di una occasione di
subire molestie da parte di molti di
loro. Uno
in particolare, spaccone e pieno di
brufoli in viso, mi oltraggiava a parole
per farsi bello con i compagni di
classe. Ma il giorno in cui si era
azzardato a palparmi una tetta gli avevo
fatto arrivare uno sganascione sul viso
che gli aveva fatto torcere il collo.
Non pago ci aveva riprovato, e allora
gli avevo piantato le unghie su una
guancia facendogliela sanguinare,
minacciandolo che se avesse seguitato a
molestarmi una terza volta lo avrei
castrato. Affermazione che mi fece
guadagnare il rispetto di tutti i compagni di
classe.
Col passare degli anni ho
preso coraggio e, viaggiando in autobus,
ho imparato a ribellarmi, rivolgendomi ad
alta voce a chi mi importunava
con la frase: "Le spiace togliermi
la mano dal culo?".
La cosa ha avuto degli
effetti insperati. Di solito i
passeggeri che avevo intorno si giravano
verso l'uomo che mi importunava e lo
guardavano schifate. Quest'ultimo,
sentendosi osservato dalle persone
accigliate, alla prima fermata
abbandonava in tutta fretta il bus.
Un giorno mentre stavo
facendo ritorno da scuola in autobus mi
era capitato di scorgere un uomo con la
mano infilata nella tasca dei pantaloni
che si toccava il cazzo, e nello stesso
tempo lo strofinava sul culo di una
ragazza che gli stava davanti.
Lei pareva non essersi
accorta di quanto stava accadendo alle
sue spalle, perlomeno questa era
l'impressione che ne avevo ricevuto, così
l'avevo informata di quanto stava
facendo l'uomo.
La ragazza, arrossita in
volto per la vergogna, si era girata
verso l'uomo, un tipo attempato sulla
sessantina, che aveva smesso subito di
toccarsi. Ma, stupendomi, aveva
commentato il fatto con queste testuali
parole: "Che schifo gli
uomini" dandomi l'impressione che
non le fosse per niente dispiaciuto di
avere ricevuto quel tipo di attenzioni,
anzi a posteriori sono certa che se ne
era accorta.
Ieri ho compiuto ventitré
anni, frequento il 4° anno della Facoltà
di Medicina, e ho un moroso, Maurizio,
con cui ho una vita sessuale
soddisfacente. Seguito a viaggiare sugli
autobus e a volte mi capita di essere
palpeggiata nel culo e a volte anche
alle tette. Con l'andare del tempo ho
scoperto che la cosa mi eccita
parecchio, tanto che arrivo a bagnarmi
fra le cosce se la molestia si prolunga
a dismisura; magari prima o poi potrei
anche raggiungere un orgasmo. E' quello
che spero.
*
* *
Maurizio è in attesa del mio arrivo
dinanzi all'ingresso delle aule della
Facoltà di Medicina. Come al solito
sono maledettamente in ritardo: 15
minuti per la precisione. Probabilmente
la lezione di patologia medica sarà già
iniziata da un po'.
Mostra d'avere l'aria
scocciata e batte con insistenza la
punta del piede sull'asfalto. A tutti i
costi devo trovare una giustificazione
plausibile per legittimare il mio
ritardo, magari inventandomi un
improvviso impedimento, ma non so cosa
escogitare.
- Cazzo! Jessica! Sei la
solita stronza, sempre in ritardo!
Riuscirai almeno una volta a essere
puntuale?
- Mah.
- Adesso non stare a
inventarti delle scuse eh, perché non
credo a nessuna delle tue parole.
- E' già arrivato il Prof?
- Sì, è già in aula, e
ha dato inizio alla lezione. - mi
risponde Maurizio mentre saliamo la
scalinata che conduce all'ingresso
posteriore dell'aula.
- Oggi, se non sbaglio, il
tema della lezione del Prof. Marconi
dovrebbe essere sull'osteoporosi. E' un
argomento che mi preme, specie dopo che
mia madre è entrata in menopausa. Mi
interessa apprendere tutto quello che c'è
da sapere sui vari tipi di terapia.
- Beh, allora potevi
sbrigarti a risolvere le tue faccende e
arrivare puntuale.
- Dai non fare il cretino,
smettila di lamentarti.
Maurizio mi precede lungo
lo scalone che conduce all'aula.
Oltrepassiamo la porta d'ingresso e lo
seguo dappresso cercando di fare meno
rumore possibile con i tacchi per non
disturbare gli altri studenti e
l'oratore.
L'aula è del tipo
gradinato, a forma di anfiteatro, e
dispone di un centinaio di posti a
sedere. Levo il cappotto e insieme a
Maurizio occupiamo un paio di posti
lasciati liberi in una delle ultime file
di banchi, distanti dalla cattedra dove
sta parlando il relatore.
L'aula è gremita di
studenti all'inverosimile. Sono perlopiù
ragazze quelle che occupano i posti a
sedere, forse perché maggiormente
interessate all'argomento trattato dal
Prof. Marconi.
Seduta fra un maschio,
Maurizio, e una ragazza che nemmeno conosco,
incomincio a prendere appunti sulla
agenda che mi sono premurata di togliere
dalla borsetta.
L'argomento trattato dal
docente sembra non interessare la mia
vicina di banco. Seguita a guardarmi con
sfacciato interesse e sembra avere tutta
l'intenzione di mettermi in imbarazzo.
Gioca con la matita mantenendola
infilata fra le labbra. La succhia, la
morde, la aspira e la estrae di continuo
dalla bocca come stesse facendo un
pompino. Giro più volte il capo nella
sua direzione e osservo il profilo del
suo viso con curiosità. Di sicuro non
è una delle mie compagne di quarto
anno, altrimenti l'avrei riconosciuta.
Deve essere iscritta al secondo o terzo
anno. Comunque bella la è davvero. Sto
pensando a come è carina quando nella
sala si attenuano le luci. Sullo
schermo, alle spalle del docente,
appaiono in breve sequenza una serie di
diapositive.
Tutt'a un tratto il
ginocchio della ragazza sfiora il mio
ginocchio. La cosa potrebbe essere
casuale e non ci faccio troppo caso.
Invece insiste a toccarmi strusciando il
ginocchio più volte contro la mia
coscia. Sono colta dal panico e non so
come reagire alla sua provocazione. Mi
mostro indifferente alla manovra di
adescamento. Allontano la coscia dalla
sua, ma vengo di nuovo rincorsa e
ripetutamente sfiorata dalla sua coscia.
Il cuore mi martella nel petto e il
clito mi pulsa turgido fra le labbra
della fica.
Nonostante mi sia scostata,
facendole capire di non essere
interessata alle sue avance, lei si
incaponisce a toccarmi senza curarsi
della presenza di Maurizio, attento a
seguire la lezione.
Tutt'a un tratto lascia
cadere la mano sulla mia coscia.
Sorpresa dalla sua
sfrontatezza mi si ferma il respiro. Non
paga seguita a lusingarmi trascinando il
palmo della mano dal basso verso l'alto,
eccitandomi all'inverosimile. Non faccio
nulla per dissuaderla, anzi accetto le
sue carezze allo stesso modo dei
palpeggiamenti che subisco quando
viaggio sugli autobus. Nemmeno mi
ritraggo quando la sua mano si avventura
sotto la gonna, supera il bordo
dell'autoreggente, e raggiunge lo slip.
Dal modo in cui ho
cominciato ad ansimare deve essersi
accorta che sto godendo. Mi alzo in
piedi di scatto e comunico a Maurizio
che ho urgente bisogno di recarmi in
bagno seguita dappresso dalla ragazza
che mi sta seduta accanto.
Il bagno delle donne è
deserto. Entro per prima nel locale e
vado ad appoggiare la schiena contro la
parete di uno dei due gabinetti. Lei mi
si avvicina, allampanata, con le tette
sporgenti, e chiude la porta dietro di sé.
Le sue mani scivolano sotto
la mia camicetta, abbrancano i capezzoli
e li stringono forte sino a farmi male.
Si inginocchia ai miei piedi, afferra il
bordo degli slip e li trascina fino alle
caviglie. Non paga affonda le guance fra
le mie cosce, sollevandomi la gonna
verso l'alto, e si impadronisce di
quanto più prezioso ha il mio giovane
corpo.
E' un orgasmo fulmineo
quello che mi coglie dopo poco che ha
cominciato a succhiarmi il clito. Rimane
inginocchiata ai miei piedi, stringendo
le mie gambe a sé, godendo degli spasmi
di piacere che scuotono il mio
scheletro.
Fuggo dal bagno mezza nuda,
scompigliata, inseguita dalla mia
compagna di giochi di sesso. Finisco di
vestirmi nel corridoio che conduce verso
l'aula, infine raggiungo Maurizio nel
banco che occupavo in precedenza.
- Ti sei persa la parte più
interessante della lezione. Il Prof.
Marconi ha già illustrato i diversi
tipi di terapia dell'osteoporosi.
- Davvero? - dico
sorridendo mentre la mia occasionale
compagna ha ripreso posto accanto a me
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