ABOLIAMO IL NATALE
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

    Fiocchi di neve ammantano di bianco strade e tetti delle case. Sto con la punta del naso pigiato al vetro della finestra e osservo i rari passanti che si affrettano verso casa. Tutt'a un tratto, dal fondo della strada, scorgo la sagoma di una automobile che avanza lenta.
   L'autista guida con prudenza. Seguo il progredire della vettura sul sottile strato di ghiaccio che ricopre il selciato. In prossimità del mio condominio l’auto ha tutta l'apparenza di arrestare la corsa. Una delle ruote anteriori sbatte sul cordolo del marciapiede poi la vettura si ferma definitivamente poco più in là.
   Un uomo scende dalla vettura. E' Carlo, l'inquilino del terzo piano. Solleva il portellone posteriore della station-wagon, mette in braccio alcuni pacchi, lo rinchiude, e si allontana.
   Ho cenato alle 19.00 precise, come ogni sera, da solo. Dalle sottili pareti del mio appartamento sono raggiunto dalle voci festanti dei vicini. Ne percepisco la gioia, l'allegria, gli schiamazzi. Per tutta la sera sono rimasto in attesa di una telefonata di Giusy, ma non è arrivata. A quest'ora è a tavola con il marito e i due figli, probabilmente avranno già terminato di cenare. Saranno tutt'e quattro intorno all'albero di Natale indaffarati ad aprire i pacchi dei regali. Chissà se avrà aperto il mio. Senz'altro non lo farà in presenza del marito, le sarebbe troppo difficile giustificare un body in tulle nero come quello che le ho dato in regalo.
   L'ho scelto con molta attenzione, pensando al colore olivastro della sua pelle. Conosco i suoi gusti e le forme del corpo. Taglia quarantadue per le mutandine e la terza misura di reggiseno. Non avrà bisogno di riportare il body al negozio dove l'ho acquistato per cambiarlo con un altro. Ne sono certo. 
   Stappo la bottiglia di spumante. Il liquido, ricco di bollicine, fuoriesce dal collo della bottiglia e si riversa in parte sulla tovaglia. Riempio una coppa di cristallo, l'avvicino alle labbra e inizio a gustare il sapore del prelibato nettare. Verso dell'altro spumante nel bicchiere e lo bevo specchiandomi ogni volta nel fondo vuoto.
   Il Natale mi spaventa sempre. Lo abolirei.
   L'orologio alla parete segna le 22.00. Decido d'andarmene a letto. Entro nel bagno e lascio che la vescica svuoti nel water di maiolica l'urina che contiene.
   A letto m'infilo sotto le coperte, mi corico sul ventre e aderisco col petto al materasso. Con le mani cingo il cuscino e lo attiro verso la guancia. Fatico a prendere sonno. Mi rigiro più volte nel letto. L'immagine di Giusy si propone di continuo nella mia mente e non mi dà pace.
   Il cazzo molliccio sta a contatto del materasso. Appoggio entrambi i gomiti sulla superficie di gommapiuma e sollevo il ventre. Con le mani inizio a strizzarmi i capezzoli con energia, poi muovo il bacino in avanti sfregando la parte posteriore dell'uccello sul lenzuolo che avvolge il materasso.
   Bastano pochi colpi e l'uccello è duro. Proseguo nell'esercizio con maggiore passione. Avvicino le dita alle labbra depositandoci un po' di saliva. Inumidisco la cappella e riprendo a sfregare l'uccello sul materasso.
   Sprofondo il viso nel cuscino. Ho difficoltà nel respirare. Sono sempre più in affanno. Il ritmo cardiaco è accelerato. Vengo eiaculando fra le dita e mi accartoccio sotto le coperte.
   Dalla parete accanto mi giungono soffuse le voci dei vicini. A mezzanotte sono ancora sveglio, mi rigiro nel letto e tutto quel che avverto è il rumore dei fiocchi di neve che imbiancano i tetti delle case. Questa del Natale è una notte falsa. Non sono felice, ma sono ancora vivo.

 

 

 
 

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