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DEEP THROAT
(Gola
profonda)
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Sul
terrazzo della mia abitazione, al
settimo e ultimo piano del condominio,
presto ascolto alle parole di Giada. Seduta
per traverso sulla sedia a dondolo
mantiene le gambe accavallate, il capo
reclinato all'indietro, e mi guarda. In
questa notte ammantata di stelle il suo
corpo nudo, illuminato dalla luna, è
quanto di più bello mi è capitato
d'ammirare da molto tempo a questa
parte. Distolgo lo sguardo dal suo
splendido corpo, in apparente stato di
abbandono, e osservo con malinconia le
piante, ormai rinsecchite, interrate
dentro i grossi vasi di terracotta che
circondano l'intero perimetro del
terrazzo. La voliera che sino a poche
settimane fa ospitava una coppia di
canarini è vuota, senza vita. Merda!
Non ho saputo prendermi cura nemmeno di
loro. - penso con rammarico.
- Sei pensieroso. Non dai
ascolto alle mie parole, vero? Qualcosa
non va? - mi rimprovera Giada seduta
sulla sedia a dondolo di fianco alla
mia.
- Con l'avanzare dell'età
sto prendendo coscienza di quello che mi
sono lasciato sfuggire nel corso della
vita. Più di tutto ho preso
consapevolezza delle tante persone che
mi hanno amato, soprattutto donne, e che
non sono stato capace d'amare a
sufficienza.
Mi sono lasciato sfuggire
queste parole e ne sono già pentito.
Non avrei dovuto confessarle le mie
paure e mantenere solo
per me i dubbi che mi assillano.
- Io invece sono cresciuta
con la consapevolezza che un bel giorno,
nonostante le ripetute delusioni
sentimentali a cui sono andata incontro
nel corso della vita, si sarebbe
presentato alla mia porta quel Principe
Azzurro descritto nelle favole che nonna
mi leggeva quando ero bambina. Anche da adulta
non ho mai smesso di aspettarlo poiché,
il suo arrivo, avrebbe finalmente
riscattato tutti gli uomini che nel
corso della mia vita non mi hanno amata,
ma hanno soltanto pensato a saccheggiare
il mio corpo facendo di me quello che
volevano.
- A questo punto della vita
mi sono accorto che non sono più in
grado di sorridere a chi se lo merita.
Non so nemmeno abbracciare con trasporto
chi mi vuole bene. Non so dare, ma so
solo ricevere. Capisci?
- Da adolescente ho
convissuto con la certezza che avrei
offerto la mia verginità soltanto un grande amore, a colui che
avrei sposato, quello che avrebbe
cambiato il corso della mia vita.
- La verità è che,
preoccupato di essere amato, non ho mai
saputo amare. Ho posseduto molte donne e
mi sono innamorato più di una volta. Il
mio cuore le amava, ma non ho mai avuto
sufficiente coraggio di andargli dietro per paura
delle conseguenze che questo mio
contegno avrebbe potuto generare; forse
perché sono troppo legato alla mia
indipendenza. Mi considero razionale per natura e ogni decisione
che prendo è sempre ponderata. Seguendo il
cuore si corre il rischio di soffrire,
però agendo come ho sempre fatto io,
gestendo tutte le relazioni, mi sono
lasciato sfuggire molte occasioni per
essere felice. Ormai ne sono certo.
- Io invece sono persuasa
che non ci sia un unico modo d'amare.
Magari con le donne con cui hai avuto
una relazione volevi soltanto
divertirti. Probabilmente non hai mai
trovato la donna giusta d'amare, oppure
molto semplicemente non sei ancora
pronto.
- Cazzo! Ma ti rendi conto
che ho quarantadue anni!
- Amare è una cosa
spontanea che non viene soltanto dal
cuore. Amare è qualcosa che si prova
poche volte nella vita, devi solo
aspettare.
- Ne sei davvero convinta?
- Amare è un sentimento
che si raggiunge soltanto con una certa
maturità. Molto spesso chiamiamo amore
un sentimento intriso di gelosia e possessività. La cosa ci procura delle
paure, ansia, timore, angosce, e non ci
rendiamo conto che se fosse vero amore
allora tutte queste sensazioni negative
non troverebbero spazio nella nostra
mente. Il vero amore non può essere
intriso di effetti negativi. Se davvero
pensi di non avere sufficiente capacità
d'amare, questo dipende soprattutto dal
fatto che non hai mai imparato ad amare
te stesso. Se non ci sei mai riuscito,
allora non riuscirai in alcun modo ad
amare qualcun altro.
- E' assai probabile che tu
abbia ragione.
- Tutti, e mi ci metto
dentro anch'io, abbiamo paura d'amare.
La paura di incorrere in delusioni
rattrappisce il nostro cuore e
c'impedisce di vivere appieno l'amore.
La paura ci fa soffocare questa
bellissima emozione e ci fa diventare
possessivi, gelosi, egoisti,
determinando tutti quei dubbi che invece
estinguono l'amore.
- Dovrei prendere in mano
la mia vita e affrontare le mie paure,
ma ci vuole un coraggio da leone. E tu,
dimmi, hai imparato ad amare te stessa?
- E' una domanda difficile
questa che mi hai fatto. Mi reputo una
donna soddisfatta di se stessa. Infatti,
non ho paura di restare sola, anzi
dopo tante delusioni ho scoperto il
piacere di stare scompagnata e sola con
me stessa.
- Allora è improbabile che
tu possa innamorarti. E' così?
- Invece è proprio il
contrario, infatti, proprio per questo
mio atteggiamento potrei ricominciare ad
amare profondamente. Mi piace ritrovarmi
nello stato di quando sono innamorata e
amo con tutta me stessa un'altra
persona, sia uomo o donna, senza alcuna
distinzione di sesso.
- E' molto bello quello che dici.
- Lo strano è che, per
qualche oscura ragione, ho sempre avuto
relazioni con uomini che abitavano
lontano da me. Forse è accaduto perché
ho un dannato bisogno di mantenere
invariati i miei momenti di solitudine.
- In effetti, l'uomo che
tempo fa mi hai presentato come il tuo
moroso non era di Parma. Se non sbaglio
abitava a Milano vero? Sarò curioso, ma
perché vi siete lasciati?
- Siamo stati insieme
all'incirca tre anni. Il nostro era vero
amore, come è stato amore quello che ho
provato con la maggior parte degli
uomini che ho avuto prima di lui. Se la
nostra storia è finita è perché
l'amore non è eterno. Ogni volta che
m'innamoro mi piace vivere le mie storie
come se lo fossero, ma con la
consapevolezza che niente è per sempre.
- E' normale avvertire un
grande bisogno d'amore. Per quanto mi
riguarda ho sempre pensato che per me
sarebbe stato molto difficile trovare
qualcuno d'amare. Tutti ne parlano,
uomini e donne sono sicuri di sapere
amare, ma ho dei seri dubbi sul fatto
che tutti sappiano amare. Come avrai
compreso non ho niente da insegnare a
nessuno in fatto d'amore, questo perché
non ho saputo amare nel corso della mia
vita.
- Non sono d'accordo con te
quando affermi che amare è un bisogno.
Le tue parole mi hanno fatto tornare
alla mente una frase che mi è capitato
di leggere in un libro di Erich Fromm.
E' questa, ascolta: "Ho bisogno di
te perché ti amo" e non "Ti
amo perché ho bisogno di te". Hai
capito adesso cosa intendo per amore?
- La differenza fra le due
frasi solo all'apparenza è
impercettibile, mentre è assai
profonda. Vero?
- In effetti, sono molte le
persone che amano per bisogno e non per
amore. Magari nella vita sono più
felici del resto della gente, forse
perché credono sia facile amare e che
l'amore sia soltanto un gioco. L'amore
invece è comparabile a un temporale
estivo. Non te lo aspetti perché il
cielo sino a qualche istante prima era
sereno, anche l'amore arriva
all'improvviso quando meno te lo aspetti
e quando arriva ti scoperchia le
viscere.
- Il cielo stasera è pieno
di stelle. Difficile che possa arrivare
un temporale.
- Resto dell'idea che nella
vita nessuno basta a se stesso. Bisogna
sapere dare e possibilmente ricevere
amore. L'amore non si mendica ma si
ricambia.
- Mi sono sentito dire più
volte che sono quello che sono perché
l'amore non lo cerco. Se sono così
diverso dagli altri uomini è perché ciò
che potrei offrire a una donna non è un
amore incondizionato, ma soltanto il mio
egoismo. Quindi non ho nessuna
intenzione di mettermi insieme a
qualsiasi donna e correre il rischio di
riempire la mia vita di stronzate.
Finirei per trovarmi sempre più solo e
chiuso in me stesso. E' questa la
principale ragione per cui la mia
affettività è rimasta ingabbiata in
questo "amore = paura", e
preoccupato come sono di essere amato
non ho mai saputo amare.
- L'impressione che dai
agli altri di te stesso è quella di una
persona che ha smarrito la propria
capacità d'amare. Forse sei solo un po'
arrugginito, bloccato, piegato su te
stesso, al pari di una fisarmonica che
non viene utilizzata da parecchi anni.
- Non lo so.
- Sei parecchio narcisista,
vero? Credi di essere speciale e che
soltanto le persone speciali possono
capirti. Io potrei essere una di quelle
persone speciali?
- Forse.
- Che stronzo sei. Lorenzo!
- Dai, non fare la cretina.
Avvicinati.
- Perché?
- Sono domande da fare?
- Ne hai ancora voglia?
- E tu, no?
- Abbiamo fatto sesso tutta
la sera. Non sei mai stanco?
- No.
- C'ho la figa asciutta
oramai. Non saprei nemmeno appagarti.
- E la bocca come ce l'hai?
- E' quella che desideri?
Vuoi baciarmi?
- Ho voglia che me lo
succhi, il cazzo.
Giada abbandona la sedia a
dondolo e viene a inginocchiarsi davanti
a me. Depone le mani sulle mie ginocchia
e mi allarga le cosce. All'istante il
cazzo mi si rizza e diventa turgido come
il palo di un lampione.
Gli uomini completamente
depilati trovo che siano ridicoli, però
non mi piace nemmeno mostrarmi a una
donna con una foresta di peli
all'inguine. Una sfoltita dei peli
intorno alla radice del cazzo e nella
zona dei testicoli è una pratica che
svolgo in maniera abbastanza regolare
perché sono conscio che possa rendere
molto più facile e gradevole il compito
di chi mi succhia la cappella.
Giada fa scorrere i
polpastrelli delle dita sulle mie cosce
ingrossando a dismisura il mio stato di
eccitazione. Ci sa fare, eccome! Ma non
è una sorpresa. Si dilunga ad
accarezzarmi i testicoli e tutta la
parte che lungo la striscia di pelle va sino all'ano senza decidersi a
prendermi in bocca il cazzo e
succhiarmelo.
Stende con la mano l'asta
del cazzo verso l'addome, poggiandovi la
cappella, scoprendo per intero lo
scroto. Incomincia a leccarmi le palle e
mordicchiarmi la pelle senza però farmi
male. Mi procurerebbe un immenso piacere
farmi leccare il buco del culo, ma nella
posizione che occupo, seduto
sulla sedia dondolo, la cosa è pressoché
impossibile. Tutt'a un tratto avvicina
le labbra alla cappella, la lecca a
lungo, poi la prende in bocca e
incomincia a succhiarla indugiando sul
frenulo consapevole che questa è il
punto che mi dà maggiore piacere.
L'apporto delle sue mani
intorno il cazzo è limitato. Lo tiene
stretto con una mano senza fare scorrere
la pelle del prepuzio. Se lo facesse,
muovendola dalla radice verso l'alto,
accompagnando il movimento della bocca,
il pompino diventerebbe una sega
favorita da qualche leccatina e nulla più.
Una pratica che ha comunque una sua
ragione d'essere, ma una sega non è un
pompino. Cazzo!
Mentre succhia, muovendo il
capo avanti e indietro, tengo entrambe
le mani appoggiate sul suo capo, le dita
infilate fra i capelli, e l'accarezzo.
Inginocchiata di fronte alla mia sedia a
dondolo riesce a stimolarmi a
sufficienza con i movimenti della lingua
sulla cappella. Il famoso deep throaf
non è una pratica indispensabile per
farmi godere, mi basta quello che già
fa con il movimento della lingua.
Dovremmo metterci a 69 per riuscire a
farlo, ma è troppo faticoso e qui sul
terrazzo non ne vale la candela,
anche se avrei voglia di spingerglielo
dentro sino in gola, il cazzo. Ma la
bocca non è una fica e non voglio
esagerare a spingerlo dentro con
violenza. Lascio che sia lei a muoversi
come più le aggrada.
- Mi piace come lo succhi,
sei brava, mi fai godere. - dico certo
di farle piacere mentre insisto a
carezzarle i capelli.
Le mia parole hanno
l'effetto di eccitare Giada. Insiste a
succhiare e avvicina una mano alla
fica, poi comincia a masturbarsi e
sgrillettarsi il clito. Quest'altra
situazione mi stimola da morire. Godere
in due è molto più bello che da solo.
Ansimo di piacere senza contenermi in
modo da farle intendere quanto mi è
gradito il pompino che mi sta facendo.
Ormai sono prossimo a
venire. Anche Giada è vicina
all'orgasmo. Mi piace venirle in bocca,
ma stasera ho la forte tentazione di
sborrarle in faccia anche se a lei la
cosa infastidisce parecchio. Mi piace
vedere lo sperma che le cola dalle
labbra e scivola giù sino al seno.
- Vengo! - le urlo addosso
con tutto il fiato che ho in gola senza
curarmi della eventuale presenza degli
altri inquilini che a quest'ora della
notte potrebbero ascoltare la mia voce.
Lo sperma caldo riempie di
brividi il corpo di Giada che seguita a
masturbarsi. Non riesco a controllare il
getto di sperma che le schizza in gola
come se uscisse da un idrante. E' una
sensazione strana e molto bella quella
che provo mentre siamo protagonisti di
questo mio e suo orgasmo.
Il cuore sembra uscirmi dal
petto. Ho persino la sensazione che
possa venirmi un infarto. Le vengo in
bocca sino all'ultima goccia mentre
Giada ha riaperto gli occhi e mi guarda
stupita. Tutt'a un tratto apre la bocca
e mi mostra tutto lo sperma che la
riempie la gola. Potrebbe ingoiarlo
platealmente come ha fatto un'infinità
di altre volte, dopodiché dischiudere
le labbra e mostrarmi la bocca vuota,
magari leccandosi le labbra, invece non
lo fa. Scivola sul mio corpo, avvicina
la bocca alla mia, e mi bacia dandomi in
dono il mio sperma.
Mentre bacio Giada mi viene
da pensare a tutte le volte che mi sono
perduto a riflettere sul significato
della vita senza mai riuscire a trovare
una risposta valida. In questo preciso
momento credo che la vita abbia un senso
per il solo fatto che sa regalarmi
momenti come questo di grande felicità.
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