90 CHILI DI LIBIDINE
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

 

      Non è la nuvola di Fantozzi quella che staziona sopra la città, ma una enorme nube di colore grigio-nerastro che si espande a dismisura verso l'infinito.
   Osservo la cappa di smog, sconcertato da una simile bruttura, mentre alla guida del Bmw percorro la strada che da Berceto scende dalla montagna verso Parma.
   Ho trascorso l'intera giornata tenendo compagnia ai miei anziani genitori e adesso sono sfinito. Vivono isolati in una casa di montagna, distante solo una decina di chilometri dal Passo della Cisa, là dove hanno trascorso tutta la vita. Ho vissuto in quel posto per parecchi anni, sino al conseguimento della laurea, adesso ho casa e un lavoro in città, e non vedo l'ora di farci ritorno.
   Parma e il suo territorio, visti dall’alto, danno il voltastomaco. Un disastro ambientale la cui responsabilità è da imputare ai processi di combustione collegati all'uso dei motori a scoppio e agli impianti di riscaldamento, ma soprattutto alle polveri sottili generate dalle attività industriali sparse nella pianura.
   Sembra che a nessuno importi granché dell'inquinamento atmosferico, eppure basterebbe bloccare le sorgenti che producono sostanze tossiche, e di conseguenza danni biologici agli esseri umani, oltre agli animali e ai vegetali, per vivere meglio.
   Alla guida del Bmw, dai sedili un po' troppo rigidi per starci comodo, sto percorrendo la strada piena di curve e colma di buche che da Calestano scende verso Sala Baganza. 
   La musica di Radio Deejay esce dai diffusori hi-fi, sistemati ai lati del cruscotto della vettura, e mi tiene compagnia nel viaggio che conduco verso casa mentre il fumo di una Marlboro mi riempie i polmoni di catrame. Do ascolto alla musica, ma i miei pensieri sono proiettati oltre il muso del Bmw e alla nube tossica che sovrasta la pianura.

   Eccomi di nuovo in città. Ho impiegato meno di quaranta minuti a percorrere i cinquantadue chilometri che separano Berceto da Parma. Sto percorrendo la rotonda che s'incrocia con la tangenziale di Via Spezia quando, ahimè troppo tardi, un Sub nero, proveniente dalla mia destra, non arresta la corsa al segnale di stop e mi viene contro ignorando la mia precedenza.
   Non mi arrischio a premere il pedale del freno, anzi, d'istinto accelero la corsa nella speranza di scansare il Sub, ma non ci riesco. Il muso del fuoristrada urta con estrema violenza la fiancata posteriore del Bmw. Il rumore torvo delle lamiere che si contorcono, nell'attimo in cui le auto vengono a contatto, è assordante ma breve. Stringo le mani attorno il volante per attutire le conseguenze dell'impatto sulla mia persona. Il Bmw ruota più volte su se stesso e mi prende il terrore di morire.
   Stavolta, al contrario di quanto ho fatto qualche istante prima, calco il piede sul pedale del freno per arrestare la corsa della macchina che nel suo movimento è ormai inguidabile. Le gomme delle quattro ruote stridono sull'asfalto e producono un rumore stordente.
   Il paesaggio ruota intorno ai miei occhi per un paio di volte. Temo di cappottarmi dopo che il Bmw ha compiuto più di una carambola. Invece la vettura arresta la corsa ai margini della rotonda senza capovolgersi. Il Suv, dopo avermi speronato, ha proseguito la corsa finendo con le ruote sull'aiuola della rotonda dove si è fermato in modo definitivo.
   Il dispositivo dell'airbag di cui il Bmw è dotato non ha funzionato. Rimango per qualche istante sul sedile di guida mentre il cuore sembra uscirmi dal petto per lo spavento.
   Slaccio la cintura di sicurezza che mi ha evitato di sbattere la fronte contro il tergicristallo, dopodiché spalanco la portiera e mi ritrovo in piedi sull'asfalto. Le gambe mi tremano mentre resto a guardare la carrozzeria della mia automobile.
   Le ruote della fiancata, quelle sulla destra del Bmw, sono finite oltre il cordolo della pista ciclabile ai margini alla rotonda. E' un miracolo se non ho investito uno dei ciclisti che transitavano sulla pista ciclabile nel momento dell'urto. Grazie a Dio non ho niente di rotto e nemmeno sono ferito.
   Giro intorno al Bmw e mi accerto dei danni provocati dall'impatto sulla carrozzeria. Un infossamento della lamiera nella parte posteriore della vettura, appena dietro la ruota, ha spostato il portello del baule verso l'alto e lo ha reso pressoché inservibile.
   Costatato il danno incomincio a imprecare contro il conducente alla guida del Suv che non si è fermato allo stop. Giro lo sguardo nella direzione della vettura che mi ha investito, ma non scorgo nessuno accanto alla macchina investitrice. Probabilmente il conducente è ancora al posto di guida. Questo è ciò che mi viene da pensare.
   Il traffico attorno alla rotonda è completamente bloccato. Più di una persona è uscita dalla propria autovettura per sincerarsi dell'accaduto. Un automobilista che ha assistito allo scontro sostiene che devo considerami fortunato per non essermi ferito. Io non riesco trattenere la rabbia e mi lancio verso il Suv per aggredire a male parole il conducente dell'automezzo.
   Nessuno fa niente per trattenermi. Raggiungo la montagnola fiorita al centro della rotonda, là dove il Suv ha arrestato la corsa, e mi accosto alla vettura dalla parte del guidatore. 
  La portiera è spalancata. Una donna dall'aspetto pasciuto è riversa sul volante. Volge il viso nella mia direzione e mi dà l'impressione di essere svenuta.
   Mostra d'avere trent'anni o poco più, perlomeno questa è la percezione che ne ricavo. Provo a scuoterle una spalla per sincerarmi se è ferita oppure se è solo impaurita. Le parlo, ma lei non dà risposta a nessuna delle domande che le rivolgo. Finalmente, dopo tanto insistere, farfuglia qualche parola e apre le palpebre degli occhi. Non ha tracce di sangue né sul volto né sugli abiti. L'aiuto a rialzarsi dal volante. Le accosto il capo sul poggiatesta del sedile e la rassicuro.
   Nel frattempo tutt'intorno al Suv si è ammassato un gran numero di persone. Resisto alle spinte di chi, alle mie spalle, vorrebbe guardare da vicino il volto della conducente del Suv. Un uomo anziano, lo stesso che poc'anzi mi ha rivolto la parola, mi informa che ha provveduto a chiamare il 118 col suo cellulare. Lo ringrazio mentre assecondo i bisogni della conducente del Suv che seguita a piegare la testa in avanti e all'indietro sul volante e appare stordita.
   - Tiriamola fuori da lì. - suggerisce una voce alle mie spalle.
   - Meglio aspettare i militi del 118. - gli fa eco la voce di un uomo il cui viso non riesco a scorgere. - Se la muoviamo potremmo causarle dei danni, specie se ha delle fratture alla colonna vertebrale. A estrarla dalla vettura è meglio che se ne occupino dei professionisti.
   Per quello che ne capisco la donna non mi sembra grave, ma deve essere sotto shock, probabilmente a causa della botta che le ha causato l'incidente.
   - Non è niente, sto bene, sto bene, mi riprendo subito. - bisbiglia la donna girando lo sguardo nella mia direzione.
   - Sì, ma non si agiti. - la rassicuro.
   - Mi spiace, non so spiegarmi come sia potuto accadere. Non mi sono accorta della vettura che stava sopraggiungendo alla mia sinistra. E' tutta colpa mia, mi sono distratta e...
   - Non si preoccupi, stia calma, fra poco arriva l'ambulanza. Gli infermieri la tireranno fuori dalla vettura.
   - L'ambulanza?
   - Sì, certo, abbiamo avvisato il 118. Fra non molto arriveranno i soccorsi.
   - Non ho bisogno dell'ambulanza. Esco da sola dalla vettura, ormai mi sono ripresa, sto bene.
   - Ma si fermi! Cosa vuole fare? - la scongiuro. 
   La donna, facendo forza con un braccio e la mano che stringe il volante, esce dall'abitacolo seppure con qualche difficoltà.
   La massa adiposa del suo corpo ha di sicuro attutito la botta. Sta bene e non mostra tracce di ferite. Ma appena ha messo il naso fuori dall'abitacolo è costretta a mettersi seduta sul prato. Forse ha un capogiro, oppure le gambe non la sorreggono, penso, ma le mie sono solo supposizioni.
   Rimane in quella posa, seduta sul prato, con le ginocchia flesse, mentre la folla di curiosi, assiepata tutt'intorno, dà l'impressione d'interessarsi più alla stoffa delle mutandine, lasciate impudicamente scoperte in quella postura, piuttosto che al suo stato di salute.
   La invito a coricarsi sull'erba conscio che un maggiore afflusso di ossigeno al cervello potrebbe aiutarla a risolvere il problema. Lei dà seguito al mio consiglio e si sdraia sull'erba.
   La gonna, cortissima, si è arricciata sulle cosce imbottite di adipe e le ha lasciato scoperto lo slip. Il modello di mutande è piuttosto strano. E' di colore nero, realizzato in latex, con dei piccoli fori. Forse servono a lasciare traspirare la pelle sottostante, penso. La vista delle mutande, così oscenamente esposte, mi provoca un certo imbarazzo.
   - Ehi, sta di nuovo poco bene? - le chiedo dopo essermi inginocchiato sul prato accanto a lei.
   - Forse è meglio che rimanga coricata. Mi gira la testa.
   Mentre parla mi accorgo che nella mano, quella sinistra, stringe un aggeggio di plastica di colore bianco. L'apparecchio è molto simile a un telecomando ed è fornito di una pulsantiera. Sto per sfilarglielo dalle dita quando, inavvertitamente, premo uno dei pulsanti della tastiera.
   La donna incomincia ad agitarsi come fosse preda di convulsioni. Spaventato mi ritraggo e indietreggio di qualche passo.
   Un uomo anziano si fa largo tra la folla di curiosi. Mantiene le mani sui fianchi e si rivolge a me con un sorriso teso sulle labbra.
   - E' colpa delle botta che ha preso alla testa. Magari le si è rotto un vaso sanguigno nel cervello. E' probabile che sia questo il motivo dei tremori. Io me ne intendo sa, ho fatto il volontario della Croce Rossa per molti anni e sono stato testimone di parecchi traumi simili a questo.
   Cerco aiuto con lo sguardo fra la folla di persone che mi circonda. Sono tutti immobili e nessuno biascica una parola. Guardiamo con curiosità la donna che seguita ad agitarsi nel prato. Mi faccio coraggio e mi chino su di lei. Le mollo un paio di sberle sulle guance per scuoterla dallo stato di eccitamento in cui è precipitata, ma non ottengo nessun risultato.
   In maniera sbadata appoggio la mano sopra una delle sue cosce e resto sorpreso nell'avvertire un insistente tremore della pelle. Alzo lo sguardo verso le mutandine e noto che anche il tessuto del tanga vibra in modo impercettibile al pari delle cosce. Con un certo imbarazzo lascio cadere le dita sul tanga senza curarmi di quello che potrebbero pensare le persone che mi circondano. Il contatto della mano sul tessuto e la percezione di una vibrazione meccanica mi confermano che l'origine dei sussulti proviene da sotto il tanga.
   Guardo il telecomando che stringo nella mano e mi viene da pensare che ci possa essere una relazione fra quell'oggetto e il tremore della donna.
   - Quello che stringe nella mano è il telecomando di uno stimolatore per clitoride. - dice una voce dal timbro giovanile che avverto alle mie spalle.
   Incuriosito giro lo sguardo nella direzione della voce. A parlare è stato un ragazzo che scorgo in sella a una mountain-bike. Mi rivolge lo sguardo con aria distaccata mentre seguita a masticare un chewing-gum.
   - La signora ha addosso un perizoma vibrante che le stimola il clitoride ed è azionato da quel telecomando. Ci vuole tanto a capirlo? Ma in che mondo vivete?
   Confuso osservo l'oggetto che stringo nella mano. Leggo la scritta impressa sopra i tasti: "Vibro thong - stimolatore per clitoride con vibrazione regolabile."
   - E' un vibratore a batteria, molto silenzioso. Forse anche in questo momento le sta stimolando il clitoride con spillate di intenso piacere. E' probabile che il meccanismo del vibratore sia andato fuori controllo. Questo spiegherebbe tante cose, anche il mancato arresto dell'automobile allo stop. Magari ha esagerato con il moto delle vibrazioni e ha incominciato a tremare quando ha raggiunto l'acme del piacere, dopodiché ha avuto un malore ed è svenuta. Capita quando una donna raggiunge l'orgasmo.
   Le parole pronunciate del ragazzo, un tipo dal musetto sifilitico e un ciuffo di capelli spalmati di gelatina, molto simile a quello di Elvis Presley, hanno incuriosito non solo me, ma l'intero gruppo di persone che fanno circolo intorno alla donna coricata nell'erba, e circondata da fiori, come fosse in un camposanto.
   - Beh allora che faccio?
   - Spenga il vibratore premendo il tasto STOP del telecomando! - urla un uomo alle mie spalle. - Ci vuole tanto a capirlo!
   Sì, certo, devo farlo. Afferro il telecomando che in precedenza ho lasciato cadere nel prato e premo il tasto blu dello STOP.
   La donna smette d'agitarsi a conferma che la tesi sostenuta dal ragazzo è giusta. Lo svenimento è stato provocato dal vibratore del clitoride, adesso ne sono certo. Non ha avuto né convulsioni né tanto meno emorragie al cervello, per fortuna. E' tutto merito di una super eccitazione se si è ridotta in questo stato catatonico. Eccheccazzo!
   - Visto? Che le l'avevo detto? La colpa è di quell'aggeggio infernale. - conferma soddisfatto il ragazzo col ciuffo all'Elvis Presley e giubbotto di pelle nera, prima di allontanarsi in sella alla sua mountain-bike. - Certi vibratori, specie quelli Made in China, andrebbero usati soltanto da chi ne capisce qualcosa, altrimenti...
   L'osservo stupefatto. Lo stesso fanno le persone assiepate intorno alla donna rimasta coricata sull'erba.

   La sirena di una pantera della polizia stradale anticipa di poco il sopraggiungere di una ambulanza. Un medico rianimatore, coadiuvato da un paio di infermieri, si prende cura della donna.
   Sono allontanato dai poliziotti insieme alla folla di curiosi. Medico e infermieri caricano la donna su di una barella che si premurano di trascinare sull'ambulanza. Il mezzo di soccorso riparte subito dopo, stavolta senza azionare la sirena.
   Uno dei poliziotti mi si avvicina e mi chiede la carta di circolazione del Bmw e la patente di guida. Subito dopo va al posto di guida della sua vettura per controllare i miei dati attraverso la radio collegata alla centrale operativa della questura.
   Quando ritorna gli racconto la mia versione sull'incidente, ma anche della presenza del perizoma vibrante che ho trovato addosso alla conducente. Lui mi guarda perplesso e stenta a credere a ciò che gli ho raccontato a proposito del vibratore. Mi fa firmare un paio di fogli e mi informa che sono libero di andarmene.
   Mentre il carro attrezzi  trascina via il Bmw mi viene da pensare che potrei fare dono a Rossana, la mia compagna, di un perizoma vibrante simile a quello utilizzato dalla cicciona alla guida del Suv. Glielo potrei fare indossare durante una delle prossime sere, magari mentre siamo a cena con i nostri amici, e azionare il vibratore a distanza utilizzando il telecomando. Conoscendo Rossana sono certo che le procurerei un inusuale piacere sessuale. Spero soltanto che non s'inceppi il meccanismo come è accaduto alla cicciona. Sarebbe davvero imbarazzante se succedesse.

 

 

 
 

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