118
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

  

 

     Le insistenti turbolenze prodotte dai vuoti d'aria scuotevano la struttura metallica dell'elicottero proiettandolo verso il basso. Un movimento improvviso e radicale della direzione del velivolo mi fece sobbalzare dal sedile dove ero appollaiata lasciandomi senza fiato. Scivolai addosso a una delle compagne di volo e in maniera indelicata le fasciai una tetta con il palmo della mano.
   Rimanere sospesi per aria, volteggiando sulla città, serviva ad accertare l'idoneità del personale infermieristico che bramava fare parte dell'unità operativa di elisoccorso.
   In quella occasione eravamo in cinque a bordo del velivolo. Il pilota e il capo equipaggio occupavano i sedili posti al cospetto del pannello di comando dell'elicottero. Sul sedile posteriore, oltre alla sottoscritta, c'erano Irma e Giuditta: due infermiere in volo d'addestramento, per niente a disagio in quella situazione di volo che a me invece pareva di estremo pericolo. Mi tremavano le gambe per la paura e non vedevo l'ora di mettere i piedi a terra al più presto.
   Le grosse ali rotanti dell'elicottero producevano un fracasso infernale. Le vibrazioni del gruppo rotore si propagavano all'intera struttura metallica del velivolo, percuotendosi sulla massa scheletrica del mio corpo da capo a piedi. In precedenza avevo già sperimentato l'ebbrezza del volo in aereo, ma era la prima volta che mi spostavo nel cielo a bordo di un elicottero.
    Nel mio inconscio avvertivo un dannato bisogno di sensazioni forti per scuotermi dallo stato di apatia in cui ero precipitata da un po' di mesi. Ma il breve volo sopra la città mi fece capire che prestare servizio in una unità operativa di soccorso che agiva in elicottero non era un lavoro adatto a me.
   Tirai un lungo respiro di sollievo quando il velivolo atterrò nella piazzola dell'area d'emergenza dell’ospedale Maggiore, poco lontano dalla centrale operativa del Pronto Soccorso.
   - Qui non mi ci vedrete più! - dissi appena misi piede a terra, decisa a ritirare la domanda di trasferimento all'unità operativa di elisoccorso, domanda che soltanto qualche settimana addietro avevo presentato alla Direzione Sanitaria dell'Azienda Ospedaliera.
   Quel pomeriggio, di ritorno dal volo in elicottero, mi ficcai sotto la doccia e rimasi tappata dentro le mura di casa per il resto della giornata. Dopo cena, passata l'arrabbiatura, ero pronta a scoparmi qualunque maschio si fosse mostrato desideroso di possedermi.
   Mi è sempre piaciuta la compagnia di gente allegra, ma detesto le combriccole in cui si fa uso di beveroni o peggio ancora di pastiglie che ti fumano la testa. Non ho bisogno di sostanze allucinogene per raggiungere uno stato di benessere. La mia unica droga è il sesso, solo il sesso, tanto sesso.
 

* * * 

   Il Moulin Rouge è uno dei locali più esclusivi della città. Quando mi presentai alla porta d'ingresso della discoteca l'addetto alla vigilanza non mi chiese di mostrargli il pass, ormai ero di casa lì. Andai a occupare una sedia a trampolo dinanzi al bancone del bar. Ordinai un drink di fragole e arancio mischiato con whisky, dopodiché iniziai a scrutare i visi delle coppie sedute ai tavoli.
   Sulla pista da ballo una coppia conduceva dei sensuali passi di danza. Erano le uniche due persone presenti sulla pedana. L'uomo, un tipo di mezza età, abbronzato, capelli brillantati, neri, tirati all'indietro, dava l'impressione d'essere un soggetto di successo. Indossava una giacca in lino, colore beige, e dei pantaloni dello stesso colore. Nonostante la calura estiva portava la cravatta annodata al collo e la cosa mi lasciò perplessa.
   La donna indossava un abito nero che le giungeva fino ai piedi con una abbondante spaccatura laterale. Un ampio decolleté metteva in luce la rotondità delle tette. I capelli biondi, lunghi e lisci, le cadevano sulle spalle. Al collo reggeva un doppio giro di perle che faceva pendant con gli orecchini dello stesso tipo.
   La coppia era nuova del locale, perlomeno non l'avevo mai notata prima di quella sera. Fissai lo sguardo sui movimenti dei loro passi tralasciando di guardare altre due coppie che nel frattempo erano salite sulla pedana per ballare.
   Seguitai a fissarli certa che prima o poi si sarebbero accorti della mia presenza. Tutt'a un tratto l'uomo si rivolse alla compagna e le sussurrò qualcosa all'orecchio. Lei girò lo sguardo nella mia direzione, poi tornò a rivolgere le sue attenzioni al compagno. Non smisi di guardarli e feci in modo di darglielo a intendere.
   Era plausibile che anche loro, come la maggior parte delle coppie presenti nel locale, fossero alla ricerca di forti emozioni. Purtroppo quella sera ero sola, senza compagno con cui progettare uno scambio di coppia, ragione per cui non potevo aspirare a soddisfare le loro voglie, anche se esisteva la remota possibilità che potessi interessargli comunque.
   Stavo sorseggiando il drink quando uno dei camerieri si avvicinò alla mia postazione.
   - Mi scusi signorina... - disse rivolgendosi a me. - I signori del tavolo cinque, quello vicino alla pedana, sarebbero felici di averla al loro tavolo.
   - Grazie, molte grazie. - risposi accordandogli un sorriso.
   Girai lo sguardo e incrociai il viso dei due ballerini. Entrambi abbozzarono un cenno di saluto, chiaro invito a raggiungerli. Abbandonai lo sgabello, attraversai la pedana da ballo, e mi avvicinai a loro.
   - Buonasera. - dissi quando raggiunsi il tavolo.
   - Si accomodi. - disse l'uomo indicando la sedia vuota.
   Ero consapevole delle motivazioni che li avevano spinti a invitarmi al loro tavolo. Lo scopo dei miei ospiti era quello di procurarsi una compagna di giochi. Fu la donna a prendere per prima l'iniziativa invitandomi a concludere la serata nella loro villa. Lo fece dopo che il marito si fu allontanato per recarsi alla toilette.
   Respinsi l'offerta di prendere posto sulla loro Mercedes, come avrebbero voluto loro. Li seguii d'appresso ala guida della mia Golf fino all'immediata periferia della città dove era ubicata la loro villa.
   Avevo accettato di catapultarmi in quell'avventura senza troppo rifletterci, attratta dall'inusitata bellezza dei miei ospiti. 
   Mi fecero accomodare nel salotto e prendemmo posto su due divani: io da una parte e loro di fronte a me. C'eravamo da poco seduti quando l'uomo si allontanò e fece ritorno subito dopo stringendo nelle mani un vassoio con tre calici e una bottiglia di champagne.
   Sorseggiammo il prezioso nettare di cui apprezzai l'impagabile sapore mentre le bollicine salivano dal fondo del bicchiere ed entravano nel mio stomaco.
   I miei ospiti, seduti sul divano uno accanto all'altro, non lasciarono trascorrere molto tempo prima di esibirsi. Serbai lo sguardo su di loro ignara del ruolo che mi avevano riservato. Disinibiti lo erano, infatti, iniziarono a baciarsi penetrando con la lingua la bocca dell'altro.
   A turno volgevano lo sguardo nella mia direzione senza chiedermi di partecipare ai loro giochi amorosi. Tutt'a un tratto la mano della donna sparì nella patta dei pantaloni del compagno e ricomparve subito dopo stringendo il cazzo in piena erezione. 
   La donna girò lo sguardo nella mia direzione lusingandomi con un ammiccante sorriso, poi cominciò a smanettare il cazzo. Curvò il capo sulla cappella e iniziò a succhiarla con apparente avidità. L'uomo reclinò il capo e fissò lo sguardo su di me compiaciuto del piacere che sapeva trasmettergli la sua donna mentre gli succhiava il cazzo.
   Per nulla imbarazzata assistetti alla loro esibizione compiaciuta del ruolo affidatomi ed eccitata per il piacere che entrambi erano capaci di comunicarmi. Avevo la figa bagnata e avrei desiderato toccarmi il clitoride, ma nessuno dei miei ospiti mi chiese di farlo e io rimasi ferma al mio posto, ad aspettare.
   La donna ci sapeva fare con la bocca. Accompagnava la cappella fra le labbra ruotando il cazzo con la mano mentre lo masturbava, riproponendo il gesto con ostinazione. L'uomo gemeva di piacere eccitato dal pompino e dalla situazione in cui c'eravamo venuti a trovare. Improvvisamente con un movimento brusco delle braccia allontanò da sé la compagna, dopodiché si liberò degli abiti e la donna lo imitò denudandosi pure lei.
   L'uomo mise in mostra una muscolatura sufficientemente in rilievo e con il petto a tartaruga, tipico di chi è abituato a trascorre molte ore in palestra. La donna ostentava fianchi stretti, un bacino non troppo largo, e la pelle era chiara come il latte. Le tette, a forma di calice, avevano i capezzoli pronunciati, di colore rosa, e mi stregarono immediatamente tanto erano belli a vedersi.
   I miei ospiti rimasero in piede, uno di fronte all'altro, senza abbracciarsi. L’unico punto di contatto erano le loro labbra da cui non si staccarono scambiandosi la lingua e leccandosela a vicenda.
   Seguitarono a lungo a sfiorarsi in quel modo accrescendo il mio desiderio di masturbarmi. Rimasi con lo sguardo fisso sulla cappella che premeva sull'addome della donna, mentre le tette sfioravano il petto del compagno di giochi.
   Una mano della donna afferrò il cazzo, dopodiché cominciò a metterla in azione, lentamente, lo stesso fece l'uomo carezzandole la figa. Di tanto in tanto volgevano lo sguardo nella mia direzione per sincerarsi che li stessi osservando. In molte altre occasioni mi era capitato di guardare due persone impegnate a fare l'amore, ma loro due avevano fatto di tutto per rendermi complice dei loro gesti senza permettermi di entrare a contatto con il loro corpo.
   Guardandoli mi prese la voglia d'intingere le dita nella figa e masturbarmi il clitoride come sono solita fare quando davanti alla tivù guardo un film porno, ma la situazione in cui mi ero venuta a trovare era migliore di qualsiasi cortometraggio.
    L'uomo s'inginocchiò ai piedi della donna, introdusse il naso nella fessura della vagina e strofinò a lungo il clitoride.
   Mi sarebbe piaciuto prendere il posto dell'uomo e mettermi a succhiare il clitoride della compagna, pronunciato quanto basta da apparirmi spropositato nelle dimensioni. Avevo l'acquolina in bocca come spesso mi succede quando sono davanti a una cosa appetitosa, e la sua figa la era.
   Deglutii più volte la saliva convinta che non sarei riuscita a resistere a lungo senza masturbarmi, cosa che iniziai a fare appena l'uomo mise la compagna carponi sul pavimento col viso davanti a me. Solo allora sollevai la gonna e misi in mostra le mutandine di pizzo che avevo indosso.
   Cominciai a toccarmi la figa eccitata dalle tette pendule della donna che mi stavano davanti. L'uomo, da dietro, le cinse i fianchi, attirò a sé le natiche, e la penetrò. Consumai l'eccitante momento mantenendo le fibre delle mutandine scostate dalla passera mentre con l'altra mano mi masturbavo.
   I miei ospiti, stimolati dagli spostamenti delle mie dita, coordinarono i movimenti dei loro corpi dandosi da fare in perfetta sincronia con me. Stare a guardare l'espressione dei loro volti mentre esibivo la mia passera mi eccitava tantissimo. Cominciai a toccarmi il clitoride anche se avrei voluto essere scopata da entrambi, ma sapevo bene che non sarebbe stato possibile perché il loro gioco sembrava non prevedere questa possibilità.
   La donna mugolava di piacere mantenendo fisso lo sguardo sulla mia figa mentre seguitavo a masturbarmi. L'uomo, bagnato di sudore, seguitò a spingere il cazzo fra le cosce della compagna inarcando i muscoli delle natiche ansando per l'impegno che metteva nel movimento del bacino. 
   Raggiunsi per prima l'orgasmo e dalla bocca mi uscì un lungo gemito di piacere. I visi dei miei ospiti cambiarono d'espressione quando anche loro raggiunsero l'apice del godimento.
   La donna urlò mentre il compagno dava le ultime spinte prima di riversarle addosso lo sperma che custodiva nello scroto. Concluso l'amplesso si allontanarono tutt'e due dalla stanza. Fecero ritorno qualche istante dopo con indosso l'accappatoio e l'espressione del viso tipica di chi è soddisfatto. Durante la conversazione che seguì il coito nessuno fece cenno a quanto era accaduto, vollero sapere che tipo di professione esercitavo e glielo confidai. Io, al contrario, non ero per niente interessata a loro. Ci lasciammo con la promessa di risentirci al più presto.

    Ero in compagnia di un amico quando, qualche mese dopo quell'avvenimento, feci ritorno al Mouilin Rouge. Poco lontano dal nostro tavolo, vidi la coppia con cui avevo fatto sesso l'ultima volta che avevo messo piede nel locale. Erano in compagnia di una ragazza mora e dalle curve prorompenti. Per un istante pensai che avrei potuto esserci io al posto della loro ospite.
   Stare a guardarli mentre facevano l'amore mi aveva fatto godere, ma ciò di cui avevo bisogno era di un cazzo, di un grosso cazzo! Era questa la ragione per cui ero ritornata al Moulin Rouge. Ero lì perché desideravo scambiare quello del mio compagno con il cazzo di un altro uomo, possibilmente facendo uno scambio di coppia. Stavolta non mi sarei accontentata di stare guardare qualcun’altro che fa l'amore.

 

 
 

----------------------------------------

 
 

Racconti
1 - 100

Racconti
101 - 200

Racconti
201 - 300

Racconti
301 - 400

Racconti
401 - 500

Racconti
501 - 600

Racconti 601-700


.E' vietato l'utilizzo dei testi ospitati in questo sito in altro contesto senza autorizzazione dell'autore
I racconti sono di proprietà di Farfallina e protetti dal diritto d'autore.
L'usurpazione della paternità dei testi costituisce plagio ed è perseguibile a norma di legge.