Le
insistenti turbolenze prodotte dai vuoti
d'aria scuotevano la struttura metallica
dell'elicottero proiettandolo verso il
basso. Un movimento improvviso e
radicale della direzione del velivolo mi
fece sobbalzare dal sedile dove ero
appollaiata lasciandomi senza fiato.
Scivolai addosso a una delle compagne di
volo e in maniera indelicata le fasciai
una tetta con il palmo della mano.
Rimanere sospesi per aria,
volteggiando sulla città, serviva ad
accertare l'idoneità del personale
infermieristico che bramava fare parte dell'unità
operativa di elisoccorso.
In quella occasione eravamo
in cinque a bordo del velivolo. Il
pilota e il capo equipaggio occupavano i
sedili posti al cospetto del pannello di
comando dell'elicottero. Sul sedile
posteriore, oltre alla sottoscritta,
c'erano Irma e Giuditta: due infermiere
in volo d'addestramento, per niente a
disagio in quella situazione di volo che
a me invece pareva di estremo pericolo.
Mi tremavano le gambe per la paura e non
vedevo l'ora di mettere i piedi a terra
al più presto.
Le grosse ali rotanti
dell'elicottero producevano un fracasso
infernale. Le vibrazioni del gruppo
rotore si propagavano all'intera
struttura metallica del velivolo,
percuotendosi sulla massa scheletrica
del mio corpo da capo a piedi. In
precedenza avevo già sperimentato
l'ebbrezza del volo in aereo, ma era la
prima volta che mi spostavo nel cielo a
bordo di un elicottero.
Nel mio inconscio
avvertivo un dannato bisogno di
sensazioni forti per scuotermi dallo
stato di apatia in cui ero precipitata
da un po' di mesi. Ma il breve volo
sopra la città mi fece capire che
prestare servizio in una unità
operativa di soccorso che agiva in
elicottero non era un lavoro adatto a
me.
Tirai un lungo respiro di
sollievo quando il velivolo atterrò
nella piazzola dell'area d'emergenza
dell’ospedale Maggiore, poco lontano
dalla centrale operativa del Pronto
Soccorso.
- Qui non mi ci vedrete più!
- dissi appena misi piede a terra,
decisa a ritirare la domanda di
trasferimento all'unità operativa di
elisoccorso, domanda che soltanto
qualche settimana addietro avevo
presentato alla Direzione Sanitaria
dell'Azienda Ospedaliera.
Quel pomeriggio, di ritorno
dal volo in elicottero, mi ficcai sotto
la doccia e rimasi tappata dentro le
mura di casa per il resto della
giornata. Dopo cena, passata
l'arrabbiatura, ero pronta a scoparmi
qualunque maschio si fosse mostrato
desideroso di possedermi.
Mi è sempre piaciuta la
compagnia di gente allegra, ma detesto
le combriccole in cui si fa uso di
beveroni o peggio ancora di pastiglie
che ti fumano la testa. Non ho bisogno
di sostanze allucinogene per raggiungere
uno stato di benessere. La mia unica
droga è il sesso, solo il sesso, tanto
sesso.
*
* *
Il Moulin Rouge è uno dei locali più
esclusivi della città. Quando mi
presentai alla porta d'ingresso della
discoteca l'addetto alla vigilanza non mi
chiese di mostrargli il pass, ormai ero di
casa lì. Andai a occupare una sedia a
trampolo dinanzi al bancone del bar.
Ordinai un drink di fragole e arancio
mischiato con whisky, dopodiché iniziai a
scrutare i visi delle coppie sedute ai
tavoli.
Sulla pista da ballo una
coppia conduceva dei sensuali passi di
danza. Erano le uniche due persone
presenti sulla pedana. L'uomo, un tipo di
mezza età, abbronzato, capelli
brillantati, neri, tirati all'indietro,
dava l'impressione d'essere un soggetto di
successo. Indossava una giacca in lino,
colore beige, e dei pantaloni dello stesso
colore. Nonostante la calura estiva
portava la cravatta annodata al collo e la
cosa mi lasciò perplessa.
La donna indossava un abito
nero che le giungeva fino ai piedi con una
abbondante spaccatura laterale. Un ampio
decolleté metteva in luce la rotondità
delle tette. I capelli biondi, lunghi e
lisci, le cadevano sulle spalle. Al collo
reggeva un doppio giro di perle che faceva
pendant con gli orecchini dello stesso
tipo.
La coppia era nuova del
locale, perlomeno non l'avevo mai notata
prima di quella sera. Fissai lo sguardo
sui movimenti dei loro passi tralasciando
di guardare altre due coppie che nel
frattempo erano salite sulla pedana per
ballare.
Seguitai a fissarli certa che
prima o poi si sarebbero accorti della mia
presenza. Tutt'a un tratto l'uomo si
rivolse alla compagna e le sussurrò
qualcosa all'orecchio. Lei girò lo
sguardo nella mia direzione, poi tornò a
rivolgere le sue attenzioni al compagno.
Non smisi di guardarli e feci in modo di
darglielo a intendere.
Era plausibile che anche
loro, come la maggior parte delle coppie
presenti nel locale, fossero alla ricerca
di forti emozioni. Purtroppo quella sera
ero sola, senza compagno con cui
progettare uno scambio di coppia, ragione
per cui non potevo aspirare a soddisfare
le loro voglie, anche se esisteva la
remota possibilità che potessi
interessargli comunque.
Stavo sorseggiando il drink
quando uno dei camerieri si avvicinò alla
mia postazione.
- Mi scusi signorina... -
disse rivolgendosi a me. - I signori del
tavolo cinque, quello vicino alla pedana,
sarebbero felici di averla al loro tavolo.
- Grazie, molte grazie. -
risposi accordandogli un sorriso.
Girai lo sguardo e incrociai
il viso dei due ballerini. Entrambi
abbozzarono un cenno di saluto, chiaro
invito a raggiungerli. Abbandonai lo
sgabello, attraversai la pedana da ballo,
e mi avvicinai a loro.
- Buonasera. - dissi quando
raggiunsi il tavolo.
- Si accomodi. - disse l'uomo
indicando la sedia vuota.
Ero consapevole delle
motivazioni che li avevano spinti a
invitarmi al loro tavolo. Lo scopo dei
miei ospiti era quello di procurarsi una
compagna di giochi. Fu la donna a prendere
per prima l'iniziativa invitandomi a
concludere la serata nella loro villa. Lo
fece dopo che il marito si fu allontanato
per recarsi alla toilette.
Respinsi l'offerta di
prendere posto sulla loro Mercedes, come
avrebbero voluto loro. Li seguii
d'appresso ala guida della mia Golf fino
all'immediata periferia della città dove
era ubicata la loro villa.
Avevo accettato di
catapultarmi in quell'avventura senza
troppo rifletterci, attratta dall'inusitata
bellezza dei miei ospiti.
Mi fecero accomodare nel salotto e
prendemmo posto su due divani: io da una
parte e loro di fronte a me. C'eravamo da
poco seduti quando l'uomo si allontanò e
fece ritorno subito dopo stringendo nelle
mani un vassoio con tre calici e una
bottiglia di champagne.
Sorseggiammo il prezioso
nettare di cui apprezzai l'impagabile
sapore mentre le bollicine salivano dal
fondo del bicchiere ed entravano nel mio
stomaco.
I miei ospiti, seduti sul
divano uno accanto all'altro, non
lasciarono trascorrere molto tempo prima
di esibirsi. Serbai lo sguardo su di loro
ignara del ruolo che mi avevano riservato.
Disinibiti lo erano, infatti, iniziarono a
baciarsi penetrando con la lingua la bocca
dell'altro.
A turno volgevano lo sguardo
nella mia direzione senza chiedermi di
partecipare ai loro giochi amorosi. Tutt'a
un tratto la mano della donna sparì nella
patta dei pantaloni del compagno e
ricomparve subito dopo stringendo il cazzo
in piena erezione.
La donna girò lo sguardo
nella mia direzione lusingandomi con un
ammiccante sorriso, poi cominciò a
smanettare il cazzo. Curvò il capo sulla
cappella e iniziò a succhiarla con
apparente avidità. L'uomo reclinò il
capo e fissò lo sguardo su di me
compiaciuto del piacere che sapeva
trasmettergli la sua donna mentre gli
succhiava il cazzo.
Per nulla imbarazzata
assistetti alla loro esibizione
compiaciuta del ruolo affidatomi ed
eccitata per il piacere che entrambi erano
capaci di comunicarmi. Avevo la figa
bagnata e avrei desiderato toccarmi il
clitoride, ma nessuno dei miei ospiti mi
chiese di farlo e io rimasi ferma al mio
posto, ad aspettare.
La donna ci sapeva fare con
la bocca. Accompagnava la cappella fra le
labbra ruotando il cazzo con la mano
mentre lo masturbava, riproponendo il
gesto con ostinazione. L'uomo gemeva di
piacere eccitato dal pompino e dalla
situazione in cui c'eravamo venuti a
trovare. Improvvisamente con un movimento
brusco delle braccia allontanò da sé la
compagna, dopodiché si liberò degli
abiti e la donna lo imitò denudandosi
pure lei.
L'uomo mise in mostra una
muscolatura sufficientemente in rilievo e
con il petto a
tartaruga, tipico di chi è abituato a
trascorre molte ore in palestra. La donna
ostentava fianchi stretti, un bacino non
troppo largo, e la pelle era chiara come
il latte. Le tette, a forma di calice,
avevano i capezzoli pronunciati, di colore
rosa, e mi stregarono immediatamente tanto
erano belli a vedersi.
I miei ospiti rimasero in
piede, uno di fronte all'altro, senza
abbracciarsi. L’unico punto di contatto
erano le loro labbra da cui non si
staccarono scambiandosi la lingua e
leccandosela a vicenda.
Seguitarono a lungo a
sfiorarsi in quel modo accrescendo il mio
desiderio di masturbarmi. Rimasi con lo
sguardo fisso sulla cappella che premeva
sull'addome della donna, mentre le tette
sfioravano il petto del compagno di
giochi.
Una mano della donna afferrò
il cazzo, dopodiché cominciò a metterla
in azione, lentamente, lo stesso fece
l'uomo carezzandole la figa. Di tanto in
tanto volgevano lo sguardo nella mia
direzione per sincerarsi che li stessi
osservando. In molte altre occasioni mi
era capitato di guardare due persone
impegnate a fare l'amore, ma loro due
avevano fatto di tutto per rendermi
complice dei loro gesti senza permettermi
di entrare a contatto con il loro corpo.
Guardandoli mi prese la
voglia d'intingere le dita nella figa e
masturbarmi il clitoride come sono solita
fare quando davanti alla tivù guardo un film porno, ma la situazione in
cui mi ero venuta a trovare era migliore
di qualsiasi cortometraggio.
L'uomo s'inginocchiò
ai piedi della donna, introdusse il naso
nella fessura della vagina e strofinò
a lungo il clitoride.
Mi sarebbe piaciuto prendere
il posto dell'uomo e mettermi a succhiare
il clitoride della compagna, pronunciato
quanto basta da apparirmi spropositato
nelle dimensioni. Avevo l'acquolina in
bocca come spesso mi succede quando sono
davanti a una cosa appetitosa, e la sua
figa la era.
Deglutii più volte la saliva
convinta che non sarei riuscita a
resistere a lungo senza masturbarmi, cosa
che iniziai a fare appena l'uomo mise la
compagna carponi sul pavimento col viso
davanti a me. Solo allora sollevai la
gonna e misi in mostra le mutandine di
pizzo che avevo indosso.
Cominciai a toccarmi la figa
eccitata dalle tette pendule della donna
che mi stavano davanti. L'uomo, da dietro,
le cinse i fianchi, attirò a sé le
natiche, e la penetrò. Consumai
l'eccitante momento mantenendo le fibre
delle mutandine scostate dalla passera
mentre con l'altra mano mi masturbavo.
I miei ospiti, stimolati
dagli spostamenti delle mie dita,
coordinarono i movimenti dei loro corpi
dandosi da fare in perfetta sincronia con me.
Stare a guardare l'espressione dei loro
volti mentre esibivo la mia passera mi
eccitava tantissimo. Cominciai a toccarmi
il clitoride anche se avrei voluto essere
scopata da entrambi, ma sapevo bene che
non sarebbe stato possibile perché il
loro gioco sembrava non prevedere questa
possibilità.
La donna mugolava di piacere
mantenendo fisso lo sguardo sulla mia figa
mentre seguitavo a masturbarmi. L'uomo,
bagnato di sudore, seguitò a spingere il
cazzo fra le cosce della compagna
inarcando i muscoli delle natiche ansando
per l'impegno che metteva nel movimento
del bacino.
Raggiunsi per prima l'orgasmo
e dalla bocca mi uscì un lungo gemito di
piacere. I visi dei miei ospiti cambiarono
d'espressione quando anche loro
raggiunsero l'apice del godimento.
La donna urlò mentre il
compagno dava le ultime spinte prima di
riversarle addosso lo sperma che custodiva
nello scroto. Concluso l'amplesso si
allontanarono tutt'e due dalla stanza.
Fecero ritorno qualche istante dopo con
indosso l'accappatoio e l'espressione del
viso tipica di chi è soddisfatto. Durante
la conversazione che seguì il coito
nessuno fece cenno a quanto era accaduto,
vollero sapere che tipo di professione
esercitavo e glielo confidai. Io, al
contrario, non ero per niente interessata
a loro. Ci lasciammo con la promessa di
risentirci al più presto.
Ero
in compagnia di un amico quando, qualche
mese dopo quell'avvenimento, feci ritorno
al Mouilin Rouge. Poco lontano dal nostro
tavolo, vidi la coppia con cui avevo fatto
sesso l'ultima volta che avevo messo piede
nel
locale. Erano in compagnia di una
ragazza mora e dalle curve prorompenti. Per un
istante pensai che avrei potuto esserci io
al posto della loro ospite.
Stare a guardarli mentre
facevano l'amore mi aveva fatto godere, ma
ciò di cui avevo bisogno era di un cazzo,
di un grosso cazzo! Era questa la ragione
per cui ero ritornata al Moulin Rouge. Ero
lì perché desideravo scambiare quello
del mio compagno con il cazzo di un altro
uomo, possibilmente facendo uno scambio di
coppia. Stavolta non mi sarei accontentata
di stare guardare qualcun’altro che fa
l'amore.
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